**Prologo**

<< Mai, se vuoi>>

Mi risvegliai di colpo, come sempre, il respiro mozzato, azzerato da quel sogno, quel sogno maledetto.

Lo stesso, da anni e anni.

Lui.

Accanto a me, Jake russava della grossa, un braccio poggiato sulla mia pancia e l'altro allungato sopra la testa, a sfiorare la testata in legno intarsiato del letto, regalo di mia nonna Esme. Lo guardai per un poco, con amore, mentre il mio respiro si faceva pian piano più calmo, tornando alla normalità, cercando di riempirmi di quella pace cui lui nel sonno si immergeva pienamente.

Nada, Ness.

Con uno sbuffo scocciato, sapendo benissimo che non sarei tornata a dormire, non quella notte, mi alzai del tutto dal letto, poggiando i piedi sul fresco pavimento della camera. L'orologio digitale- lo stesso che da vent'anni mi faceva compagnia con i suoi numeri azzurrini- mi fece notare che erano solo le quattro di mattina, e che il resto della casa si sarebbe svegliata solo molte ore dopo.

Era quel giorno.

Da quasi quattro ore.

Il dolore all'improvviso riesplose nel mio petto, conosciuto e ormai parte di me. Ogni anno, ogni anno. Ogni anno, quello stesso dolore, tenuto a bada per i restanti trecentosessantaquattro giorni, esplodeva di nuovo in me, forte come un tempo.

Non era cambiato nulla, in fin dei conti.

Non ero cambiata io, o Jacob, o la mia famiglia di vampiri. Vivevamo ancora nei intorni di Forks- ormai ci eravamo affezionati al luogo- anche se ormai la città era per noi proibitiva. Troppi avrebbero parlato, troppi si sarebbero fatti domande. Ancora, i lupi continuavano il loro silenzioso compito, anche se dopo la ritirata dei Volturi solo qualche vagabondo si era spinto fin da noi, facendo la fine che si meritava. I mutaforma di LaPush non perdonavano, nonostante le pressioni di Carlisle.

Non era cambiato il dolore, quel dolore assurdo.

Non era cambiata la mia incapacità di non soffrire, ogni ultimo giorno di Giugno.

Era quel giorno, ma nello stesso tempo anche un altro, relativamente felice.

Il vestito bianco. Tu, al braccio di Jake. I tuoi figli intorno a te.

La tua famiglia.

Questo è importante.

Non convinsi nessuno, neppure me stessa.

Come sempre, mi sedetti sul divano del salotto con un bicchiere di latte in mano, sfogliando con gli occhi della mente vecchi ricordi, in quella sorta di muto rito ormai parte di me da tanto, troppo tempo.

Era l'ultimo giorno di Giugno.

Bill era morto da sedici anni e stavo per sposarmi per la seconda volta.








Angolo Autrice
Ebbene, gente, sono tornata. Mi mancava troppo scrivere di loro <3
Vi ho almeno un poco incuriositi, nella introduzione??
Spero di sì.
Volevo aspettare, a iniziare di nuovo con una long, ma come si fa? Non sono riuscita a trattenermi.
Vi avverto, ho in pentola troppe cose al momento, tra cui una Originale (passate se vi va, i lettori sono sempre ben accetti xD), un esame di riparazione  tra diciotto giorni e forse anche qualche dilemma di cuore, siccome non mi decido >.<
Quindi, gli aggiornamenti saranno moolto lenti, eh già.
Ma se avete voglia di seguirmi, in questa mia avventura, allora... grazie. Vi ringrazio, voi che mi avete sempre letto, e voi che mi leggerete.
Sundown è per voi.
Grazie, Vi :3