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Autore: live in love    13/08/2011    7 recensioni
Tratto dal Prologo:
[- Portane uno anche a lei, va - la indicò con un gesto del capo ridacchiando, indignandola lievemente per quel suo modo sbruffone.
Il barista le posò davanti in meno di un secondo un bicchiere dello stesso liquore, felice che avesse ordinato qualcosa di più forte della sua coca-cola.
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- E sentiamo, Mr- sono-bravo-a-leggere-le-persone, cosa te lo fa capire?- chiese pungente e sarcastica, guardandolo con un sopracciglio inarcato. Di solito non rispondeva così, se non quando una persona la provocava particolarmente.
Lui, tuttavia, sembrò divertito dalla sua risposta.]
Salve, questa è la nuova versione della storia che avevo già pubblicato.
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Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I WILL ALWAYS CHOOSE YOU


I WILL ALWAYS CHOOSE YOU


1: Prologo.

Nuova vita, vecchia casa.







Punto uno: dimenticare immediatamente il sole di New York.

Se lo era annotato mentalmente non appena aveva visto le nere e cupe nubi addensate in cielo e lo aveva capito ancor più chiaramente quando era atterrata all’aeroporto ed era stata investita da un violento acquazzone estivo, che, oltretutto, l’aveva bagnata da capo a piedi nel giro di cinque secondi.

Non che poi le dispiacesse più di tanto dimenticare la Grande Mela. Nonostante infatti avesse sognato fin da piccola di vederla, e magari viverci, si era accorta vivendola ogni giorno che non era propriamente nel suo stile tutta quella freneticità e sole perenne ad illuminare i grattaceli, a cui lei preferiva nettamente le case abituali.

Le piaceva il bel tempo ma amava anche la pioggia e la tranquillità. Era stato uno dei tanti motivi che l’avevano spinta ad alzare il telefono e prenotare un volo di sola andata per Mystic Falls.

Beh, ovviamente era un motivo molto più importante che l’aveva portata a quella drastica decisione.

E dopo tutto era felice così.

Scrollò le spalle, cercando di togliersi tutta l’acqua possibile di dosso assomigliando fin troppo ad un cane. Si premurò di rimanere sotto il portico in modo da non bagnare il pavimento di casa, sapendo per

fettamente che se no poi sarebbe toccato a lei pulire visto l’allergia acuta di Jenna ai lavori domestici.
Sorrise a Rick che le teneva aperta la porta ed entrò finalmente in casa, lasciando il trolley nell’entrata.

La prima cosa che percepì distintamente mettendo piede in salotto fu l'odore familiare di biancheria appena lavata e biscotti alle spezie che la fece sorridere con un velo di malinconia che, però, scacciò subito.

La porta si chiuse alle sue spalle con un tonfo sordo mentre la luce appena accesa ora le permetteva di guardarsi intorno con più chiarezza.

Era tutto come lo aveva lasciato, più o meno. Le tende color panna, il divano avorio con i cuscini colorati e la libreria stracolma di cd e libri. No, non era cambiato poi molto. Forse solo qualche foto e stampa di quadri famosi in più.

Sorrise, notando che erano decisamente più del gusto di Jenna che di quello di Alaric.

- Mi ha obbligato a metterli- intercettò l’oggetto dei suoi pensieri l’uomo con un’evidente smorfia di disappunto in volto. – Se no mi avrebbe mandato in bianco per…-

- Non penso che ad Elena interessi, tesoro- lo interruppe subito con le guance rosse Jenna, calcando sull’ultima parola .

Si rivolse poi a lei con un sorriso – Com’è stato il volo?-

- Passabile, anche se con un po’ di turbolenze-

Si lasciò cadere sul divano

respirando nuovamente l’aria di casa, mentre Alaric scompariva in cucina.

Il divano si abbassò al suo fianco, sotto il peso di un altro corpo pochi secondi dopo. Si voltò, trovandosi davanti il volto di sua zia che le sorrise.

Sapeva che se anche non lo diceva apertamente le era mancata. Era nel carattere orgoglioso dei Sommers cercare di dimostrarsi sempre forti, e lei aveva decisamente ereditato quel tratto.

Calò un momentaneo silenzio nella stanza e il dubbio che l’aveva tormentata per tutto il volo e le settimane precedenti tornò a farle visita con una certa insistenza.

- Sicura che posso restare?- domandò nuovamente, risultando ripetitiva e noiosa alle sue stesse orecchie . Ok, doveva essere circa la duecentesima volta che glielo chiedeva da quando era venuta a prenderla all'aeroporto circa un'ora prima, ma non ci poteva fare niente: era nel suo dna pensare anche al bene degli altri, oltre che al suo. Anzi, il più delle volte metteva quello altrui davanti al proprio e non sempre era stato un vantaggio, come dimostravano molti eventi non proprio piacevoli della sua adolescenza. Come quando aveva accettato di aiutare a mettere a posto lo spogliatoio femminile al posto di una sua compagna ma, a causa di un black out, vi era rimasta chiusa per due ore. Oppure come quando aveva cercato di recuperare una palla finita su un albero a dei bambina ed era caduta rompendosi il braccio, rovinandosi le vacanze estive. Una sana dose di egoismo non fa mai male, era solita ripeterle con tono canzonatorio Caroline in quei momenti e forse non aveva tutti i torti.

Era un altro punto che avrebbe dovuto mettere nella lista delle cose da cambiare.

Punto due: pensare un po’ più a se stessi che agli altri; aggiunse.

- Che razza di domanda è? – la interruppe inchiodandola con il suo sguardo chiaro, appoggiandosi con un braccio alla testiera del divano.

- Perché se no, guarda che posso and..- continuò titubante stringendosi nelle spalle, andando contro l’obbiettivo che si era appena prefissata. D’altronde non si poteva cambiare mica da un momento all’altro. Jenna però la interrupe dopo poche parole.


- Certo che sono sicura!- sospirò esasperata alzando gli occhi al cielo.

Si morse colpevolmente il labbro inferiore, proprio come faceva da bambina quando combinava qualcosa. Doveva essere almeno la centesima volta che glielo chiedeva. Si rendeva conto di essere snervante e ripetitiva ma l’ultima cosa che voleva era dare fastidio.

- Davvero? Si, insomma- la guardò ancora indecisa, umettandosi le labbra - Vista la situazione non vorrei essere di impiccio- proseguì con una semplice alzata di spalle al suo indirizzo.

Ancora faticava a credere che alla fine quella eterna ragazzina di sua zia e quel testone del suo ex professore di storia avessero deciso di mettere la testa a posto: si sarebbero sposati la seconda domenica di agosto.

E , nonostante tutte le rassicurazioni che entrambi le avevano fatto, aveva paura di intromettersi nell’intimità della loro nuova alcova o, peggio, fare da terza incomoda durante i loro momenti sdolcinati.

Non ci teneva proprio a beccarli in atteggiamenti intimi ogni volta che svoltava un angolo.

Ricordava ancora alla perfezione la telefonata che avevano avuto neanche due settimane prima. Era stata proprio durante quella chiamata che l'aveva avvisata del suo ritorno ma quando sua zia, con entusiasmo palpabile e voce squillante, le aveva dato la lieta notizia si era sentita un po' in colpa.

Le era sembrato quasi di violare la loro intimità, ma Jenna l'aveva tranquillizzata dicendole che le faceva piacere riaverla a casa e che tanto, con l'arrivo di Jeremy, sarebbero stati comunque in più di due in casa.

Già, Jeremy. Il suore le si strinse in una morsa dolce a quel pensiero. Sarebbe tornato per le vacanze dal campus fra una settimana e non vedeva l'ora di riabbracciarlo, visto che era da Natale che non lo vedeva.

- Sicurissima, sei la mia nipotina un posto per te lo trovo sempre- le sorrise maternamente, circondandole le spalle con un braccio.- E poi ricordati che questa è casa tua, qualunque cosa succeda- sussurrò, ricordandole che prima o poi avrebbe dovuto dirle il vero motivo per cui era tornata. Non sarebbe bastato in eternità la mezza verità della sua inadeguatezza a New York.

Ricambiò l'abbraccio, riassaporando quel calore familiare che le era mancato soprattutto negli ultimi mesi.

- Avanti Rick, esci da lì dietro - affermò poi Jenna lanciando un cuscino contro la porta scorrevole, semichiusa, della cucina da cui spuntò l’uomo che lo afferrò prontamente.

- Il momento sdolcinato è finito?- chiese con un sorriso divertito sulle labbra tenendo fra le mani il cuscino rosa antico.

- Si - ridacchiò lei.

- E poi sono felice di preparare di nuovo la colazione per più di due persone, mi ero stufato di preparare sempre e solo frittelle per Jenna. - scherzò lui.

- Ehi- mormorò offesa la diretta interessata.

- Mangi ancora i cereali con il latte tiepido , vero? -

- Certo -

- E' meglio che vada a farmi una doccia prima che mi prenda un malanno- affermò sorridente come da tanto non era, alzandosi e afferrando il bagaglio a mano.

Al resto delle valigie ci avrebbe pensato dopo o magari anche il giorno successivo.

- Ok, io penso alla cena!- saltellò su allegra invece Jenna, dirigendosi decisa verso la cucina.
Elena si scambiò un’occhiata preoccupata con Alaric, sbarrando gli occhi.

Le sue doti culinarie non erano mai state un granché, motivo per cui era sempre stato Rick a cucinare, e dubitava fortemente che fossero migliorate con gli anni. Anche perché nel caso di Jenna era necessario un miracolo o roba simile.

- Ehi, non guardatemi così! Guarda che Rick mi ha dato qualche lezioni- ribatté piccata e imbronciata, incrociando le braccia sotto il seno.

Ricordava ancora perfettamente i suoi toast con la crosta abbrustolita o l'odore di frittelle al miele bruciate.
No, decisamente non era una buona cuoca.


- L'ultima volta Jeremy ha rischiato l'intossicazione - le ricordò inarcando un sopracciglio scuro .

- E’ stato un fortuito incidente- si difese la donna stringendosi risentita nelle spalle.

- Sei riuscita perfino a provocare un blocco intestinale al cane – le venne in soccorso Rick, non riuscendo però a trattenere una mezza risata.
- Ok, va bene. Ho capito, andiamo a mangiare una pizza fuori - rise anche lei alzando le mani in segno di resa.

- Datemi il tempo di una doccia veloce –

- Io intanto chiamo il ristorante per prenotare un tavolo – affermò lui, andando a prendere il telefono portatile.
Continuando a sorridere iniziò a salire le scale diretta verso il bagno. Le ci voleva proprio una doccia.

-Ah Jenna?- la chiamò poi giunta ormai al secondo piano, sporgendosi dalla balaustra delle scale.

-Si?- alzò il capo nella sua direzione.

- Anche tu mi sei mancata- mormorò vedendo aprirsi sul volto a cuore della donna un sorriso dolce.
Era bello essere tornata a casa.

****************

Appoggiò i gomiti sul bancone, percependo il freddo del legno sulle braccia lasciate nude dalla sola canottiera rossa che indossava.

L'acquazzone aveva lasciato il posto a un caldo piacevole e una brezza leggera appena percepibile che l’aveva indotta a vestirsi leggersi.

Seduta su uno degli alti sgabelli lasciò vagare lo sguardo per il locale, la guancia appoggiata sul palmo della mano. Era annoiata, ecco, ma di andare a casa a dormire non ne aveva molta voglia.

Aveva aggiunto un terzo punto alla lista: divertirsi.

Non che prima non lo facesse, ma da quando i suoi erano morti aveva perso quel velo di follia nel buttarsi nelle cose che l’aveva sempre caratterizzata e aveva preferito badare a suo fratello. Ora era tempo di tirarlo fuori nuovamente.

Il Grill non era molto affollato quella sera, forse complice anche l'ora tarda.

Tamburellò le dita sul legno lucido seguendo il ritmo della canzone in sottofondo.

La piccola orchestra , composta da si e no mezza dozzina di musicisti, ora stava suonando una melodia jazz lenta in attesa che il cantante tornasse dalla sua momentanea pausa.

Continuò a guardarsi intorno, trovando il locale molto cambiato per quello che riuscì a vedere nella penombra delle luci soffuse.
Le pareti erano state ridipinte di un azzurro intenso in netto contrasto con i tavolini neri.

Il barista le si avvicinò con calma distogliendola dai suoi pensieri, chiedendole cosa volesse ordinare.

Ordinò una semplice coca-cola beccandosi un'occhiataccia indignata dall'uomo, decisamente abituato a servire super alcolici a quell'ora della notte.

Si sarebbe dovuta vedere con Caroline dopo cena, ma all’ultimo minuto la bionda aveva disdetto per un improvviso servizio da montare. Ormai davanti al locale, che sarebbe dovuto essere il luogo di ritrovo, si era decisa ad entrare per bere lo stesso qualcosa e passare un po’ di tempo.

Il barista, che non aveva mai visto prima di allora, le servì con sguardo scettico la bevanda facendola scivolare sul legno tirato a lucido del bancone fino a lei che lo ringraziò con un timido sorriso.

Giocò con la cannuccia colorata smuovendo il ghiaccio per poi berne un pò, continuando ad osservare le persone nel locale.

La metà di esse le erano totalmente sconosciute, mentre aveva riconosciuto solo alcune sue ex compagne di liceo con cui non era andata mai particolarmente d'accordo che l'avevano salutata quando era entrata.
Prese lentamente un altro sorso della sua bibita.

- E' libero?- domandò all'improvviso una voce maschile, bassa e suadente, lievemente strascicata.

Annuì, senza neanche curarsi di alzare lo sguardo per vedere chi era, restando voltata di tre quarti verso il palco, troppo presa dal maledire Caroline per averle dato buca.

- Il solito, Jim - lo sentì affermare poi con voce insufficiente, quasi cantilenata.
Fu l'occhiata incuriosita e indagatrice che percepì sulla sua pelle che le fece avvertire una presenza al suo fianco.

Si voltò verso lo sconosciuto ma invece lo trovò intento a fissare da tutt’altra parte. Se lo doveva essere immaginato, le ore di viaggio iniziavano a farsi sentire probabilmente.

Perse comunque qualche attimo a fissarlo. Era un ragazzo più o meno della sua età, ma tutto ciò che riuscì a vedere, a causa della sua posizione e delle luci soffuse, furono una camicia scura leggera e un sorrisetto fastidioso, oltre a dei capelli corvini. Aveva lo sguardo fisso sul suo bicchiere pieno di liquore, cosa che non le permise di vederlo bene in volto.

Tuttavia, lui dovette percepire il suo sguardo perché sorrise sbiecamente, quasi compiaciuto.

- Portane uno anche a lei, va - la indicò con un gesto del capo ridacchiando, indignandola lievemente per quel suo modo sbruffone.
Il barista le posò davanti in meno di un secondo un bicchiere dello stesso liquore, felice che avesse ordinato qualcosa di più forte della sua coca-cola.

- No, grazie – rifiutò cercando di essere il più gentile possibile, respingendo il bicchiere di liquore ambrato verso il ragazzo al sua fianco.

Il ragazzo, che solo in quel momento notò di sfuggita avere gli occhi chiari, si voltò quasi totalmente nella sua direzione.

- Eppure sembri averne decisamente bisogno- affermò con una sfumatura saccente nella voce.

- E sentiamo, Mr- sono-bravo-a-leggere-le-persone, cosa te lo fa capire?- chiese pungente e sarcastica, guardandolo con un sopracciglio inarcato. Di solito non rispondeva così, se non quando una persona la provocava particolarmente.

Lui, tuttavia, sembrò divertito dalla sua risposta.

- Sei seduta da sola al bancone del bar e non ad un tavolino quindi: O sei una solitaria o qualcuno ti ha dato buca. E visto la tua espressione seccata direi più la seconda- le spiegò con espressione ovvia.

- Salute!- affermò un secondo dopo sorridendo accattivante prima di finire il liquore restante in un sorso e risospingere con la mano libera il bicchiere verso di lei, ignorando bellamente ciò che gli aveva appena detto.

Come diavolo l’aveva capito?

- In verità, dovevo vedermi con una vecchia amica ma all’ultimo momento ha dovuto disdire per motivi di lavoro- ci tenne a precisare. Non ci teneva proprio a sembrare una ragazza a cui gli uomini davano buca, anche se non ne sapeva bene il motivo. In fondo quello era solo uno sconosciuto.

Giocò con il bicchiere che le aveva offerto , indecisa se berlo o no.

- Sei appena arrivata in città?- cambiò repentinamente discorso, tornando a guardarla.- Non ti ho mai vista e io conosco praticamente tutti qui- le lanciò un mezzo sorriso sicuro di se.

- In un certo senso - ridacchiò enigmatica e divertita da quella mezza verità ,spostandosi una ciocca di capelli da volto e guadagnandosi un’altra sua occhiata intrigata.

In un certo senso era vero, dopotutto.

Alzò lo sguardo .

Il barista si era allontanato e ora stava asciugando alcuni bicchieri mentre il resto del Grill era occupato da persone in solitudine e da qualche rara coppietta liceale imboscata negli angoli più bui e riservati. Praticamente erano rimasti solo loro al bancone.

- Benvenuta, allora - affermò lo sconosciuto con un ghigno, inclinando il suo secondo bicchiere verso di lei.

Ma si, per una volta poteva fare uno strappo alla regola. Alzò anche lei il bicchiere e lo scontrò contro il suo, in un muto brindisi. Se lo portò poi alle labbra, bevendolo tutto in un sorso. Percepì il bruciore dell’alcool giù per la gola che le diede, stranamente, una strana euforia.

Il ragazzo al uso fianco cambiò postura, girandosi di tre quarti verso di lei, permettendole ora di vederlo un po’ meglio in volto.

Aveva dei lineamenti decisi ma anche dolci, labbra carnose e dei sorprendenti occhi azzurri, tendenti al grigio.

- Un altro giro?- le chiese inclinando il volto verso destra, in un sussurro che sapeva di malizia e caccia.

Annuì decisa senza neanche un attimo di riflessione, sentendosi già la testa un po’ più leggera.

C’era un altro punto da aggiungere alla sua lista: carpe diem.















   
 
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