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Autore: MedusaNoir    13/08/2011    5 recensioni
Io e le donne come me aspettiamo miracoli.
Nona classificata al Five Days contest di Erica Weasley e vincitrice del premio Song-fic.
La canzone è "Angelus" di Patty Pravo.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Pansy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Angelus

 Eccomi qui,

pronta e muta come un pianoforte,

pettinata e vestita

come un angelo da collezione.

 

Mi guardo ancora una volta allo specchio, controllando di essere a posto. Un ultimo tocco di mascara, un po’ di ombretto ed eccomi, sono pronta.

Le mie labbra si increspano in un sorriso amaro: già, come se un po’ di trucco lo convincesse a lasciare la moglie.

Mi alzo in piedi cercando di non spiegazzare il vestito nuovo, anche se so bene che non servirà a niente; scruto fuori dalla finestra e lo vedo, è quasi arrivato al portone.

Pettino ancora una volta i capelli e poi mi preparo per andargli ad aprire.

 

Non c’è sentimento

che non sappia desiderare;

anche una luce piccola basta,

io so farla bastare.

Io so farla bastare.

 

Sono innamorata di lui, il nostro rapporto non è una banale relazione clandestina di qualche settimana, ad essere fortunati mesi. Siamo amanti da un anno e mezzo: inizialmente erano incontri fugaci, distratti, ma con il tempo hanno cominciato a far parte della quotidianità.

Ed è per questo che io ancora ci spero, perché non siamo due sconosciuti che si incontrano solo per il sesso. Noi parliamo, abbiamo interessi in comune, ci piace addormentarci abbracciati.

Non sono da biasimare, quindi, se continuo a mantenere accesa una piccola luce.

 

Alla mia volontà affamata

tu parlavi gentile:

voglio dirti che le parole

non mi bastano più.

 

Con il tempo ha cominciato a promettermi che avrebbe lasciato Asteria, dal momento che il loro matrimonio stava ormai naufragando. Ho visto sua moglie qualche giorno fa e non mi sembrava sconvolta né tantomeno infuriata.

Le sue parole cominciano ad apparirmi vuote, proferite banalmente solo per ricordarmi che potrebbe avere chiunque, ma ha scelto me.

Mi ama.

Sorrido amareggiata pensando a come, ai tempi di Hogwarts, avrei reagito sentendomelo dire. Avrei saltellato allegramente per la Sala Comune? Lo avrei abbracciato con foga, mostrando tutto l’amore che non riuscivo ad esprimere a voce? Mi sarei vergognata sapendo che la me futura non era nemmeno arrossita, ma si era limitata a sbuffare due parole in risposta?

- Era ora.

Avrei odiato questa Pansy.

 

Così vengo nel nome 


delle carezze dimenticate, 


parole femmine scompagnate 


sul fango selciato del mondo.

 

Nonostante le sue vane promesse, non appena avrà varcato questa soglia io mi getterò tra le sue braccia, cercando carezze e baci, e poi ancora baci e carezze, fino a sentirmi piena di lui.

In fondo, sono rimasta la stessa: sciocca, imprudente, talmente schiava dei sogni da non riconoscere la realtà.

E allora? La realtà è che Draco Malfoy ha sposato un’altra. Non è forse meglio sognare?

Voglio proprio vedere se qualcuno si azzarderebbe a dire il contrario, al posto mio.

 

Ma tu lo senti o no 


l'esatto suono delle mie ragioni? 


Lo capisci cos'è 


la rinuncia al pudore?

 

Ho gettato il mio pudore al vento, rischiando di diventare l’amante di una notte, ma a quanto pare mi è andata bene; sempre se con “bene” si possa definire la mia situazione.

Chissà se lui ricorda la prima volta che abbiamo ceduto alla passione; o forse è meglio parlare di amore, perché non sono certo più bella e formosa di Asteria. Tuttavia, potrebbe non essersi trattato nemmeno di amore: nostalgia per ciò che non era mai successo?

Ridevamo come due vecchi amici che si erano appena incontrati dopo tanti anni, ricordando tra una pinta di Burrobirra e l’altra quanto fossero sudici i vestiti dei Weasley o come odiavamo Daphne quando si impuntava a voler essere la ragazza più bella della Casa. Poi mi ha preso una mano, ha pagato il conto e mi ha chiesto di seguirlo.

Un bacio, un altro, le mani sotto il mio vestito scollato.

Già, scollato: quel pomeriggio avrei rivisto dopo tanto tempo Draco Malfoy, perché allora non tentare?

Era andata bene, ma solo una settimana dopo avevo scoperto che quella scollatura non era servita a niente e che Draco si soffermava più sul mio volto che sui miei seni.

 

Vuol dire chiamami come vuoi,

ma non chiamarmi amore.

Chiamami come vuoi,

io sono degna del mio nome.

 

Certe volte, però, nella penombra della mia stanza, quando i giorni che ci separano sono più numerosi delle ore del giorno, mi capita di chiedermi se lui abbia veramente intenzione di lasciare sua moglie per me, di distruggere tutto ciò che hanno costruito insieme.

In quei momenti mi chiamo “povera illusa” e riempio il letto di lacrime, dicendomi che sono solo un gioco per lui, che non mi ama veramente, che ha bisogno semplicemente di un’avventura passeggera, niente di più. Mi viene da pensare che si prenda gioco di me.

 

Vuol dire chiamami come vuoi,

ma non chiamarmi amore.

Chiamami come vuoi,

chiamami come vuoi…

 

Quindi? Cosa dovrei fare, cacciarlo via, gridargli di non farsi più vedere? Dovrei fare una cosa del genere?

Se quella è l’unica alternativa, allora preferisco rischiare di essere un’amante da poco.

Hai sentito, Draco? Puoi chiamarmi avventura, amica di una notte, diversivo dalla monotonia del matrimonio.

Va bene tutto, che scelga pure: l’importante è che smetta di dichiararmi il suo amore, che finisca di illudermi, perché in fondo non so quanto tempo ancora posso sopportare.

No, non è vero. Posso ancora aspettare, e aspettare, e aspettare.

Chiamami come vuoi.

 

Eccomi qui,

pronta e muta come un calendario,

adornata e gentile.

Eccomi qui.

 

Mentre sono immersa in questi pensieri, apro la porta al mio amante.

Lui sorride beffardo, pronto a darmi una dimostrazione del suo amore.

Come avevo immaginato lo bacio con tutta l’energia che trovo in corpo; poi mi allontano verso il letto e, anche se so che non servirà a molto, mi muovo faccio ondeggiare i fianchi, messi in risalto da un attillato vestito rosso.

E lui cosa fa? Si avvicina, mi cinge la vita e mi accarezza i capelli. Avrei potuto anche indossare un pigiama.

Mi guarda negli occhi. Continua a farlo. Non nota le imperfezioni del mio volto, il naso schiacciato, la fronte troppo ampia.

Guarda, ma non vede. O forse vede altro.

 

Io e le donne come me

aspettiamo miracoli.

Eccomi qui,

eccomi qui.

 

Tornerà qui anche la prossima settimana, si farà amare e mi regalerà un po’ di felicità. Mi basta questo ora.

Magari un giorno deciderà di lasciare Asteria per trascorrere il resto della vita con me, per ora io aspetto. Lui è sempre lo stesso, fin da quando era bambino: uno sconvolgente, incorreggibile codardo.

E io? Anche io sono rimasta una bambina, non cambierò mai.

Continuo a credere nei miracoli.

 

Io e le donne come me

aspettiamo miracoli.

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Nona classificata

Angelus di MedusaNoir
Totale: 41,10/45

Grammatica e sintassi: 9,50/10

Un verbo sbagliato nella frase: “Ridevamo come due vecchi amici che si sono appena incontrati dopo tanti anni”, dove al posto di “… si sono appena incontrati…” avrebbe dovuto essere “… si erano appena incontrati…”. Tutto qui.
Pt.: -0,50 per errato tempo verbale. Totale: -0,50 pt.
Lessico e stile: 9,10/10
Solo due cosuccie riguardo al lessico e una per quanto riguarda lo stile.
Nella frase: “… sempre se con “bene” si può riassumere la mia situazione.” sostituirei il verbo “riassumere” con uno più appropriato, come “definire”. Infatti lei non sta facendo il riassunto di nulla, ma sta cercando di definire la sua situazione. E poi nella domanda: “Dovrei fare una cosa del genere?” cambierei “del genere” con “simile”, perché diventa altrimenti, a mio avviso, troppo colloquiale.
Per quanto riguarda lo stile cambierei la costruzione di questa frase: “Mi alzo in piedi cercando di non spiegazzare il vestito nuovo, anche se so bene che non servirà a niente; scruto fuori dalla finestra e lo vedo, è quasi arrivato al portone.”. Qui dopo il punto r virgola, per rendere più scorrevole la frase, scriverei: “… scruto fuori dalla finestra e vedo che è quasi arrivato al portone”.
Per il resto nulla da dire; sai che amo il tuo stile e che si adatta perfettamente al contesto in cui è trattato. Non risulta mai pesante o povero, fornisce una descrizione dettagliata dei sentimenti anche attraverso poche parole, e l’unione dei pensieri di Pansy con la canzone di Patty Pravo è un accostamento perfetto.
Pt.: -0,60 per lessico errato o poco appropriato; -0,30 per una costruzione poco scorrevole di una frase. Totale: -0,90 pt.
Caratterizzazione: 10/10
Allora. La tua Pansy è ancora totalmente, incondizionatamente innamorata di Draco sebbene lui sia sposato con un’altra. Il suo essere semplicemente “un’amante” non l’abbatte, o almeno non del tutto: usando dei piccoli trucchetti (come per esempio vestirsi scollata, muoversi ondeggiando i fianchi) Pansy si riconosce come una Serpeverde perfetta, che ancora è determinata a conquistare ciò che, per un motivo o per l’altro, considera suo. Perfetta anche la risposta che dà alla dichiarazione di lui: “Era ora” mi ha fatto vedere una ragazza che non è più succube del suo amore, o almeno, non tanto come lo era a Hogwarts. Ma, nonostante le sue reazioni siano un po’ più fredde, e non è la solita ragazza disperata e distrutta dall’amore per Draco, resta ancora lì, ad aspettarlo sulla soglia. L’ho trovata davvero molto IC, in ogni pensiero. E allora ho solo una parola da aggiungere: dieci.
Originalità: 7,50/10
E qui, come già avevi intuito, sei caduta un po’. Non avrei voluto abbassarti tanto la media, ma non ho potuto fare altrimenti. Su questa coppia non vengono mai scritti – o almeno, non tra ciò che ho letto finora – momenti particolarmente originali. Pansy viene sempre descritta come una ragazza che Draco usa, o almeno sembra di usare, e lei ci sta male. Ti ha salvata il fatto che comunque non avevo mai letto nulla che relazionasse Draco e Pansy dopo il matrimonio di lui con Asteria (o magari ce ne sono un migliaio e io non ne ho mai beccata una, probabile), ma non ho potuto darti un punteggio più alto di questo, perché alla fine la loro relazione è tutta lì, descritta in un momento comune.
Gradimento personale: 5/5
Sarà che amo la canzone, sarà che mi ritrovo molto in alcuni pensieri di Pansy, sarà che ho letteralmente adorato alcune frasi come: “Nostalgia per ciò che non era mai successo?” o ancora: “… in fondo non so quanto tempo posso sopportare. No, non è vero. Posso ancora aspettare, e aspettare, e aspettare. Chiamami come vuoi.”, ma qui il mio cinque ci sta tutto. Complimenti. ♥

Premio Song-Fic: MedusaNoir.
   
 
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