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Autore: Echoes of a VOice    13/08/2011    1 recensioni
E' impensabile, a volte, come il più piccolo dei gesti possa portare a riflessioni ben più grandi e importanti. E' altrettanto strano come una donna, che apparentemente ha ricevuto tutto dalla vita, possa sentirsi inadeguata ad affrontare il presente, a disagio nei confronti del proprio atteggiamento passato, incompleta; una Regina incompleta, più precisamente.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Evans, Petunia Dursley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La Regina incompleta
 


Se a Little Whinging ci fosse stato un concorso per premiare la “Migliore casalinga del quartiere”, il primo posto se lo sarebbe aggiudicato, senza ombra di dubbio, Petunia Evans, la stimata consorte di Vernon Dursley.

Come poteva essere il contrario, del resto? La concorrenza non era molto competitiva, dopotutto, e l'esperienza in materia della Evans era notoriamente ineguagliabile, a giudicare dai risultati e dai complimenti, più o meno sinceri, che riceveva. Infatti, quando le vicine di casa -un nutrito gruppo di casalinghe bisbetiche e impiccione di mezza età, che avrebbero fatto di tutto pur di riuscire a trovare il benché minimo pretesto per strapparle il titolo di “Mrs. Pulizia”- le venivano a far visita rimanevano estasiate dal modo in cui Petunia Dursley si prendeva cura della sua “reggia”: non scovavano una traccia di polvere nemmeno negli angoli più nascosti, non un alone che rovinasse i suoi vetri tirati a lucido; rimanevano persino quasi abbagliate dallo splendore delle padelle e delle stoviglie della cucina: erano talmente lucenti che non è esagerato affermare che alle vicine dei Dursley sembrava di essere in una cassaforte piena di gemme preziose. Uno splendore che suscitava l'invidia di tutto il vicinato casalingo perché, quando si trattava di pulizie e detersivi, Petunia Dursley ci sapeva proprio fare, eccome!

D'altronde la casa era il suo regno, e Petunia ne era la regina indiscussa e incontrastata: non c'era una macchia che non venisse intercettata dal suo fido “Giustiziatore”, anche conosciuto come “Terrore dello Sporco”, ovvero il famigerato canovaccio della signora Evans: dovunque ella lo passasse, ovviamente con l'aiuto di un'ampia gamma di prodotti sgrassanti, pulenti e brillantanti, non c'era macchia di unto o sporco che potesse resistergli. Guanti gialli di gomma alle mani -immancabili, per affrontare ed eliminare anche il più inestinguibile sudiciume- e via, Petunia era subito pronta a debellare qualsiasi cosa potesse intaccare il candore di casa sua: quello sì che si chiamava fare “piazza pulita” della sporcizia!

Ma si sa, “chi bello vuole apparire, un po' deve soffrire”, questo è noto a tutti: e così è stato anche per la guru degli sgrassatori che, infatti, ha dovuto e deve tuttora fare un bel po' di fatica per riuscire ad ottenere quei fantastici risultati così splendenti e invidiati che tutti vorrebbero. Quante ore spese a far sì che i vetri fossero lucidi come diamanti -uno stratagemma utilissimo per ficcanasare meglio oltre la finestra nel giardino dei vicini!-, per fare in modo che le piastrelle riflettessero chi ci camminava sopra...ma alla fine, abbattendo anche il potere pulente del più forte dei detersivi, arrivava sempre lei, con quella sua lurida bestiaccia bavosa e puzzolente, che lasciava orribili zampate dappertutto e macchie di terra ovunque: sull'orlo di una crisi isterica, Petunia l'aveva fatto notare più e più volte al suo amato Vernon, il quale però non aveva osato aprir bocca contro la mole possente della sorella Marge. E così, a Petunia toccava ancora pulire ogni volta che la cognata faceva loro visita! Il risultato? Una casa sempre risplendente e profumatissima, certo...ma quanto tempo sprecato!

 

Naturalmente, casa Dursley rimaneva comunque un gioiello impareggiabile, un impeccabile monumento allo splendore che, se paragonato con la mediocrità delle villette circostanti, le avrebbe fatte sfigurare tutte quante, talmente erano identiche l'una all'altra in maniera troppo banale. Tuttavia, anche ai migliori capita di sbagliare e talvolta pure di non riuscire in quello in cui hanno sempre eccelso.

E fu così che, una mattina, Petunia Dursley dovette affrontare il peggiore dei suoi incubi -ok, forse il secondo, visto che il primo era la paura di trovare, nel bel mezzo del salotto, quel gigante che aveva fatto la sua comparsa il giorno dell'undicesimo compleanno di Harry Potter-: l'impossibilità di eliminare una macchia!
Petunia, quel giorno, infatti, si stava dedicando ad uno dei suoi hobby preferiti, ovvero la pittura: prima delle pulizie la signora Dursley si concedeva spesso il piacere di ritrarre paesaggi, figure astratte o addirittura ritratti umani. I suoi soggetti preferiti? Lei, Vernon e il loro figlio Dudley, tutti e tre estremamente rosei e felici! 
Dipingere la distraeva e in un certo senso le permetteva anche di tendere per bene le orecchie su quanto accadeva nel vicinato: qualche volta, infatti, al di là del solito rumore fastidioso del tagliaerba del vicino, si poteva captare persino qualche conversazione interessante, o un battibecco infuocato tra marito e moglie! Roba da leccarsi i baffi e sfregarsi le mani contemporaneamente, per una curiosa come lei! Sta di fatto che, mentre si accingeva a stendere una corposa pennellata di un bell'azzurro cielo sulla tela, accadde l'irreparabile: una goccia le cadde inavvertitamente sul maglioncino nuovo che stava indossando.

Apriti cielo! Il guaio peggiore era accaduto; la cosa peggiore, però, era il fatto che non le era mai capitato prima che un vestito le si sporcasse così irreparabilmente. Tuttavia, non si sarebbe data per vinta, non di certo davanti ad un problema del genere. Avrebbe intrapreso una lotta all'ultimo colpo di spugna con quella macchia di colore e non si sarebbe lasciata sconfiggere, mai e poi mai.

 

Pochi minuti dopo, come era prevedibile, Petunia era già nella lavanderia a darsi da fare: con le braccia fino al gomito in una tinozza di acqua tiepida e schiumosa strofinava con forza il maglioncino per eliminare quell'inespugnabile azzurro, ma non c'era verso di farlo venire via. Mentre era a mollo, pensò improvvisamente: “Cosa darei perché Lily fosse qui! Un colpo di bacchetta e...”

Avete sentito bene: in un momento di estrema necessità come quello, Petunia Evans aveva desiderato di poter riavere quella stramba e spostata di sua sorella Lily perché l'aiutasse con quel disastro! Ma come? Proprio quella Lily, quella sorella che si divertiva a chiamare mostro fuori natura?

Petunia quasi si pentì di aver pensato a lei: quasi trent'anni prima, aveva giurato a sé stessa che avrebbe escluso la sorella dalla sua vita, e quando quest'ultima era stata uccisa -in un incidente d'auto o per mano di chissà chi, non aveva molta importanza- lo sforzo per cancellare sua sorella dalla sua vita si era fatto anche più semplice: i ricordi di Lily, piano piano, iniziarono a sparire anno dopo anno, e con loro anche tutto l'odio e il rancore che Petunia aveva serbato e provato contro di lei. Ma era bastato un nonnulla come una macchia su un vestito per farle desiderare di riavere con sé la sorella.

Perché?

Molto semplice: mentre strofinava con tutte le sue forze, Petunia si ricordò di un episodio della sua adolescenza.

Era un' estate di quando le due erano ragazze, e Lily era appena tornata da Hogwarts: con una smorfia, Petunia non poteva fare a meno di ricordare come la sorella non sprecasse nessuna occasione per poter sfoggiare a tutta la famiglia la sua bravura magica o come Lily non si lasciasse pregare per mettere in mostra tutte quelle stramberie che aveva imparato durante l'anno.

Come era successo quella volta in cui, accidentalmente, la madre delle due aveva fatto cadere un vaso di fiori sulle piastrelle bianche del salotto: tutta la terra si era sparpagliata sul pavimento, sporcandolo. Petunia avrebbe dato sicuramente una mano a pulire e a raccogliere tutto, se solo Lily non fosse intervenuta all'istante, lasciandola da parte: “Non ti preoccupare, Tunia! Io ci metto di meno!”. Aveva agitato la bacchetta e subito il vaso si era ricomposto: la terra era sparita dalle piastrelle. “Oh, grazie al cielo, Lily cara! Chissà quanto ci avrei messo se non ci fossi stata tu!” aveva esclamato estasiata la loro mamma che, ancora dopo gli innumerevoli “show di magia” della figlia, si stupiva in continuazione della bravura della sua Lily. E Petunia, ogni maledetta volta, sprofondava nel suo sentirsi soltanto un'enorme e futile nullità: era stata sempre sicura di sé e di poter far bene, ma la sorella non esitava mai ad intervenire di continuo con la sua bacchetta riuscendo inspiegabilmente meglio di lei e causando una sensazione che non faceva altro che portare la maggiore ad accrescere l'odio e l'invidia nei confronti della più piccola. Forse non lo faceva di proposito, Petunia pensava ogni tanto, e non si accorgeva di farle del male, ma che razza di sorella vuole mettersi in luce mettendo nell'angolo l'altra, relegandola nel suo inutile ruolo di Babbana senza la minima traccia di magia? Quella stessa magia che era stata la causa della morte di Lily...

Ben le sta! A lei e a quello scansafatiche di Potter!” aveva esclamato a Vernon il giorno dopo la sua morte, quando ancora il piccolo nipote aspettava sulla soglia di casa di essere accolto. Nessuno sapeva, però, che la notte del 1 novembre 1981, quando un piccolo Harry Potter giaceva ormai da qualche ora in una culla al numero 4 di Privet Drive, Petunia Dursley era scoppiata in lacrime: contrariamente a tutto il rancore che aveva provato e soprattutto all'invidia per il fatto che Lily era una strega, lei era pur sempre sua sorella, sangue del suo sangue. E non ci sarebbe stata più.

E' facile capire quindi come, talvolta, in momenti come quelli, Petunia si sentisse una “regina incompleta”: aveva avuto tutto ciò che una donna potesse desiderare nella propria vita per definirsi una signora rispettabile: un marito benestante e compiacente, un figlio meraviglioso e uno stile di vita altamente dignitoso.

Eppure, c'era qualcosa che ancora le mancava: l'affetto che solo una sorella avrebbe potuto darle, e tutte quelle cose con le quali una sorella come Lily l'avrebbe potuta aiutare, magie comprese. Petunia però, dal canto suo, non l'avrebbe mai ammesso apertamente nemmeno sotto tortura: se Vernon avesse scoperto questa sua debolezza, l'avrebbe dapprima disconosciuta e poi si sarebbe sparato un colpo. Lui non avrebbe mai capito: era fin troppo convinto dell'importanza dell'immagine e dell'apparenza e che bisognasse privilegiare tutte quelle cose che potevano in qualche modo aumentare la rispettabilità della famiglia a discapito di ciò che avrebbe potuto demolirla, parenti compresi. Lily inclusa.

E così, decisa a togliersi dalla testa il ricordo della giovane Lily -“è meglio tornare alla normalità”, si disse-, Petunia abbandonò definitivamente i tentativi di eliminare quella macchia di pittura azzurro cielo.

Un evento memorabile, per i Dursley: la Regina della casa, che in quel momento più che mai si sentiva irreparabilmente incompleta, gettò la spugna -letteralmente- e si diede definitivamente per vinta.

   
 
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