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Autore: Scar    13/08/2011    1 recensioni
[Alles was zählt]: Passano gli anni, ma certe cose restano le stesse, per fortuna.
- “Ascoltare è il mio mestiere”
- “Perché sei un barman?”
- “Perché sono tuo padre”
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Autrice: Scar
Categoria: Soap opera
Serie: Alles was zählt
Personaggi: Marian Öztürk, Deniz Öztürk
Genere: introspettivo, malinconico
Rating: PG, giallo
Avvertimenti: slash, spoiler, one shot
Note: Si tratta di una one shot evocativa, scritta sulla base dei pochi elementi raccolti nel corso di tutte le puntate e sugli spoiler fino a metà settembre, quindi chi non vuole sapere non legga. L'introduzione è solo l'inizio di un ipotetico dialogo che mi sono immaginata tra padre e figlio, non esiste nella shot.
Passano gli anni, ma certe cose restano le stesse, per fortuna.
- “Ascoltare è il mio mestiere”
- “Perché sei un barman?”
- “Perché sono tuo padre”


***

Einen Chat mit Dad
(Una chiacchierata con papà)


Di sicuro non sei mai stato un tipo di molte parole. Hai sempre preferito l'azione alle chiacchiere inutili e, all'occorrenza, più portato ad ascoltare, anche quando si toccavano argomenti che non ti facevano particolarmente felice.
Quando decidesti di sposare la donna che amavi, ad esempio, avevi solo diciott'anni. Ascoltasti in silenzio le ragioni dei tuoi genitori, contrari a quella relazione dal primo giorno, e poi facesti di testa tua.
I problemi coniugali, però, cominciarono già da subito, ma eravate giovani e non ci pensavate più di tanto; poi, pochi mesi dopo la nascita del secondo figlio, tutto andò in frantumi. In poco tempo conoscesti la sensazione di decine di mazzetti di denaro frusciare tra le tue dita, seguita dall'umiliazione delle sbarre e dall'amarezza del divorzio.
Quando Veronika ti lasciò, portandosi i figli con sé, ti rendesti conto di quanto avessi sbagliato fino allora, soprattutto con i ragazzi, quasi fossero stati dei giocattoli da prendere e riporre in uno scaffale a tuo piacimento.
Deniz, il primogenito, era quello che ne risentì maggiormente, essendo sempre stato molto legato a te, e anche quello più vicino al tuo carattere. Non avevi mai nascosto a te stesso che la cosa ti terrorizzava un pochino.
Tuttavia, lui non era un buon ascoltatore, e tanto meno loquace, in compenso era lo tsunami della casa. Ne sapevano qualcosa i letti trasformati in tappetini elastici, i mobili di casa in pareti per l'arrampicata libera e i corridoi incerati in piste per pattinare. Il problema venne risolto iscrivendolo a una palestra dove aveva preso a praticare tutti gli sport possibili e immaginabili. Il più piccolo, invece, amava la musica, ogni anno cambiava strumento e insegnante; Veronika i bei vestiti. E tu eri quello che finanziava tutte queste attività, lavorando come un mulo e avendo sempre meno tempo da trascorrere con loro. Poi Veronika lasciò la città, e di tempo ne rimase ancora meno. Potevi vedere i ragazzi solo una volta l'anno e se decidevi di andare in vacanza, la tua ex era così magnanima da lasciarti portare quello meno gestibile, Deniz.
Trascorrendo più tempo con te, tuttavia, tuo figlio aveva potuto perfezionare il suo turco e meglio apprendere le abitudini di quelle tradizioni che ti erano state inculcate fin dalla nascita, diventando parte del tuo essere.
L'estate prima che lui compisse quindici anni fu indimenticabile.
Una stagione intera, tutta per voi, il campeggio, la finale di ice-hockey nella Repubblica Ceca. Ma nemmeno quella volta ci fu modo di approfondire la vostra reciproca conoscenza. Deniz non parlava mai della sua vita a Monaco, degli amici, della scuola, di sua madre, di un'eventuale ragazza; i suoi argomenti preferiti erano per lo più i record personali nelle competizioni sportive, il computer, i jeans di marca, lo scooter che avrebbe voluto come regalo di compleanno. E tu quasi ti ritenevi fortunato a ritrovarti un figlio adolescente come tanti altri, sebbene il timore che potesse imboccare una cattiva strada non ti abbandonasse mai. Per questa ragione passavi il tuo tempo a parlargli, visto che un buon esempio non eri stato capace di darglielo.
L'estate prima che compisse diciott'anni, invece, si presentò nel tuo pub all'improvviso, arroganza e maleducazione elevati all'ennesima potenza. Quasi stentavi a riconoscerlo e, per quanto non ci pensassi, sapevi che dietro a quel capolavoro di buone maniere non ci fosse solo sua madre.
Deniz non solo ti rispondeva male, ma ti ascoltava meno del solito in quel periodo, e tu non riuscivi a gestire quella situazione, e soprattutto non riuscivi a gestire il fatto di esserti ritrovato, tra capo e collo, a fare il padre a tempo pieno, per la prima volta in vita tua.
Avresti voluto che ti parlasse e ti spiegasse che cosa gli stesse accadendo, ma erano pochi i pensieri che lui riusciva a comunicarti e altrettanto pochi quelli che volevi sentirti spiegare, in verità. Spesso i vostri tentativi di conversazione si concludevano con liti furiose.
Scoprire che tuo figlio non fosse come avevi sempre immaginato, poi, e che preferisse i ragazzi alle ragazze, fu come una doccia gelata e improvvisa. Ma ci avresti fatto il callo, prima o poi, proprio come ti saresti abituato nel vederlo andare in giro con Roman, mano nella mano.
In quel periodo Deniz si era calmato parecchio, per fortuna, forse perché finalmente stava accettando se stesso, ma soprattutto perché lo stavi accettando tu, suo padre.
Delle volte vi ritrovavate seduti uno di fronte all'altro, davanti a una birra fresca o a un caffè caldo, uno a fare domande scomode e l'altro a rispondere a malapena. L'impegno era da premiare, ma i risultati appena appena accettabili. E quando cominciò a uscire con Vanessa, ti diede l'impressione di essersi finalmente lasciato dietro le spalle la turbolenta fase della sua adolescenza, ti sembrava addirittura cresciuto, solo che tu eri troppo impegnato con i tuoi casini sentimentali per apprezzarlo in pieno. Ma, ammettiamolo, non riuscivi a nascondere il sollievo di vederlo finalmente con una ragazza, e della sua età per giunta.
Purtroppo anche la storia con Vanessa andò a monte, e tuo figlio cominciò ad entrare lentamente in una spirale autodistruttiva; di colpo non gli interessava nient'altro che il lusso e il divertimento; l'alcol e la droga divennero i suoi amici più cari. E voi due non solo smetteste di parlare, addirittura vi evitavate.
Di tentativi ne facevi a bizzeffe per cercare di recuperare il tuo rapporto con lui, o quello che n'era rimasto, certo, ma mettere un freno a tuo figlio era sempre stato come cercare di afferrare un'anguilla affetta da epilessia, o un serpente pronto a morderti.
L'unica cosa che ti auguravi per lui era che potesse finalmente rendersi conto di quello che stesse facendo e che non finisse immischiato in problemi che non sarebbe stato capace più di risolvere.
Quante volte, però, sarebbe tornato da te in lacrime, facendoti promesse che non avrebbe saputo mantenere il giorno dopo!
A diciannove anni, il tuo ragazzo non sapeva ancora quali fossero la sua strada e le sue attitudini. E pensare che, alle sua età, tu eri già padre e con una famiglia da portare avanti.
Poi venne il giorno in cui cominciasti a intravedere qualcosa di diverso in lui. Di fondo era rimasto lo stesso Deniz, ovviamente, ma più tranquillo; i sospiri di quando era innamorato, ma più malinconici.
Allora ti sedevi al suo fianco e lo guardavi senza parlare, come per dirgli: Ehi, sono qui, quando vuoi. Ma la sua mente era completamente da tutt'altra parte.
Un padre ha sempre delle aspettative quando mette al mondo un figlio: un'istruzione decente, un buon lavoro, una famiglia, e soprattutto che sia sempre felice e non commetta i tuoi stessi sbagli. Ma sapevi già da anni che la felicità di tuo figlio non sarebbe mai stata conciliabile con le tue visioni, e quando Deniz ti confessò di essere di nuovo innamorato di Roman, capisti che avresti dovuto metterci un macigno sopra le tue speranze. Definitivamente.
Poi li vedesti insieme, abbracciati a farsi coccole come due innamorati da manuale, e ti scappò persino un sorriso.
Un quarto delle tue visioni si era già avverato ed era la parte che più contava. D'altro canto, voi due non eravate mai stati così vicini e affiatati, persino quando lui andò via di casa per vivere insieme all'uomo che amava.
Ma quando può durare una bella giornata di sole quando all'orizzonte si profilano minacciose nuvole cariche di pioggia?
Un padre non vorrebbe mai che suo figlio soffrisse per un tradimento, né che tradisse a sua volta. Un padre non vorrebbe mai deludere un figlio, né essere deluso da lui. Ma non esiste una ricetta per impedirlo, tanto meno una legge. E quando tuo figlio andò a letto con la donna che avresti voluto sposare, il dolore e la delusione furono immensi, paragonabili solo a quando perdesti la bambina avuta da Nadja, o a quando era morta Jenny, o ad altre decine di cose orribili che ti erano capitate in quarant'anni di vita. Non avevi che da scegliere.
Ma anche quella passò, proprio come passa un brutto temporale estivo, con tanto frastuono e un residuo di elettricità nell'aria, perché, proprio come avevi sempre affermato, tuo figlio sarebbe rimasto tuo figlio anche quando si comportava da coglione, e tu non potevi farci assolutamente nulla. Del resto, non siete mai stati tanto diversi voi due.
Fortunatamente anche la sua caparbietà l'aveva ereditata da te e, alla fine, dopo aver attraversato mezzo inferno, anche a causa tua, Deniz riuscì a ottenere di nuovo quello che desiderava più di ogni altra cosa al mondo: Roman.
Ma ci sono battaglie che non si possono vincere, tu l'avevi sempre saputo, mentre tuo figlio dovette scoprirlo nel più terribile dei modi.
“Dieci giorni di lotta ogni due di pace”, così si diceva circa la relazione tra Deniz e Roman. Purtroppo, quella volta, non ci sarebbe stato più modo di riparare. Nulla si può contro la morte.
Nei giorni a seguire, il tuo povero ragazzo divenne solo l'ombra di se stesso, lo sguardo vacuo, le spalle cascanti. Non riuscivi nemmeno a parlarci, blindato com'era nella sua disperazione. Poi, una sera, entrò nella tua camera in punta di piedi e s'infilò nel tuo letto, proprio come da bambino, e pianse sulla tua spalla per tutta la notte.
Da quella volta tuo figlio non parlò più di tanto, l'unica cosa che lo ossessionava era il lavoro, lavoro, e ancora lavoro. E, dopo solo pochi mesi dalla tragedia che lo aveva colpito, ebbe l'idea di organizzare una competizione di pattinaggio in memoria di Roman.
Al principio sembrava uno dei soliti sogni ad occhi aperti di Deniz, qualcosa destinato ad affievolirsi con il tempo, proprio come il dolore che poco a poco si ammorbidisce dentro l'anima, fino a diventare parte integrante della nostra carne e delle nostre molecole. Ma non fu così.
La Wild Cup arrivò, negli anni, a essere una competizione tra le più prestigiose e, grazie all'impegno di Deniz e dei suoi collaboratori, di portata internazionale. E proprio durante l'ultimo evento, tuo figlio ha conosciuto Frederick, voluto dal Centro Steinkamp come nuovo allenatore. Non hai avuto bisogno di sentirti dire da lui che qualcosa di nuovo soffiava nell'aria, poiché potevi leggerglielo negli occhi, come avevi sempre fatto.
Deniz ha trent'anni adesso. È un manager di successo, con delle idee sempre nuove e lucrative, ma è ancora solo, o almeno lo era fino a qualche settimana fa.
È sera e gli chiedi se ha voglia di festeggiare il suo compleanno con te, ma lui ti risponde di avere già un appuntamento, con quel suo abituale sorriso che gli solleva asimmetricamente le labbra.
Così prendi una bottiglia di raki dal frigo e due bicchieri piccoli dalla credenza, e lo inviti a sedersi con te, per cinque minuti. Anche adesso tu sei pronto ad ascoltarlo, mentre lui, a differenza di tante altre volte, sembra molto più propenso a parlare. E, infatti, ti parla entusiasta della settima edizione della Wild Cup, delle nuove prospettive del Centro Sportivo, della vacanza prenotata per Natale. Sembra quasi felice.
Poi bussano al campanello, e un uomo della stessa età di Deniz appare sulla soglia. Lui te lo presenta come nuovo allenatore al Centro e suo amico. Poi vanno via insieme.
Ritorni al tuo tavolo e alla tua bottiglia di raki.
Un padre fa sempre dei progetti quando mette al mondo un figlio e in questi progetti vorrebbe che gli fossero precluse le vie del male e del dolore, ma sono speranze sempre infrante, in un modo e nell'altro. E allora ci si augura perlomeno di veder tornare il sorriso sul volto del proprio ragazzo dopo un brutto temporale, proprio come è accaduto pochi minuti prima.
E, infine, pensi che un altro bicchierino di raki sia la maniera più adeguata per poterlo celebrare.
  
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