PAIRING:
Merthur,
of course.
RATING: La storia è ancora in fase di stesura, ma credo che oltre il giallo non mi spingerò. Il verde la farà da padrone, insomma.
GENERE: Comico, Romantico, Parodia.
AVVERTIMENTI: “Fiat
slash, et slash fuit” (cit.) e
OOC grande come una casa per tutti i personaggi (tranne, forse,
Merlin): Uther,
Morgana, Arthur, Gaius… Non si salverà nessuno.
*risata malefica*
DISCLAIMER: I personaggi non
mi appartengono, né
i diritti della serie (ahimè) che vanno tutti alla BBC; non
guadagno niente dal
mio fangirleggiare.
DEDICA: A Cloud, che
crede fermamente nei
Merthur, nello slash compulsivo e anche in questa storia (il
perché mi sfugge,
ma grazie mille per la fiducia!).
NOTE: Premetto che
questo delirio merliniano
in salsa shakespeariana non è del tutto farina del mio
sacco. L’evolversi della
trama s’ispira moltissimo a Were
the
world mine, geniale ed onirico film-musical che vi consiglio
caldamente di vedere quanto prima,
a sua volta
scritto sulla falsa riga di Sogno di una
notte di mezz’estate di messer Scuotilancia. Una
precisazione sullo stile:
l’alternarsi di espressioni moderne e termini desueti/aulici
è voluta. Se vi
dovesse turbare o infastidire, non esitate a farmelo presente!
Ah sì, questa fanfiction è autobetata. *sudori
freddi*
Detto
questo, non mi resta che augurarvi buona lettura (e buon delirio!).
Due poderose
bussate fecero tremare il legno della porta.
“Merlin!
Merlin!” chiamò una voce profonda e maschia.
L’interpellato
non diede segni di vita.
“Merlin,
luce dei miei occhi, fammi entrare! Perché rifuggi il mio
amore per te?”
proseguì la voce, adesso vagamente lamentosa ed accorata.
Il suddetto
Merlin, valletto personale del principe Arthur Pendragon di Camelot,
nonché
futuro cofondatore di Albion, nonché mago in incognito,
nonché protagonista
delle nostra storia, si guardò bene dal rispondere allo
spasimante che languiva
fuori dalla sua stanzetta.
Tirato il chiavistello e bloccata la porta con tutti i -pochi- mobili a
disposizione, si rannicchiò sul suo umile giaciglio, le mani
tra i capelli e
l’irresistibile desiderio di sbattere la testa contro il
muro, nella speranza
di risvegliarsi da quell’incubo allucinante o di procurarsi
una commozione
cerebrale che lo mettesse k.o. per i decenni successivi. La sua
disperazione
crebbe d’intensità al solo pensiero che il fedele
libro di magia non poteva
essergli d’aiuto in alcun modo, non questa volta. Solo
Kilgharrah, che gli
aveva gentilmente fornito la
formula,
di sicuro ne conosceva l’antidoto…
Gli occhi
blu mare di Merlin fiammeggiarono indignati: era tutta colpa di quel
dannato
drago e del suo perverso senso dell’umorismo! Certo, se ora
si trovava lì,
barricato nella sua camera da letto per sfuggire alle ridicole ed
imbarazzanti
avances di un regal babbeo, era anche a causa della sua congenita e
conclamata
goffaggine. Ciò non toglieva, però, che
l’origine di tutte le sue disgrazie,
almeno in questa circostanza, fosse da ricercarsi proprio nel
centenario lucertolone. L’unica
soluzione possibile, in
conclusione, era quella di convocare al più presto
Kilgharrah e imporre la
propria autorità di ultimo Signore dei Draghi -ovvero, se
necessario
supplicarlo in ginocchio- perché lo tirasse fuori dal guaio
in cui l’aveva
cacciato.
Un poco
sollevato dalla decisione presa, tuttavia Merlin ripiombò
nello sconforto non
appena l’instancabile pretendente (che da almeno due ore
esasperava il giovane
mago con le sue profferte amorose) prese a dare mostra delle sue
alquanto
discutibili doti canore e compositive, intonando
“un’ode scritta in tuo onore,
colombello mio”.
<<Merlin, oh Merlin, creatura
soave
del tuo cuore,
ti prego, donami la
chiave;
anche quella
della tua stanza mi farò
bastare,
così
finalmente ti potrò sco->>
Merin,
creatura non soave ma decisamente pudica, pose fine a quello scempio
prima che
la situazione degenerasse e lui venisse giustiziato con
l’accusa di omicidio
volontario premeditato e di lesa maestà urlando stizzito:
“SMETTETELA
DI VIOLENTARE I MIEI TIMPANI UN ALTRO SECONDO DI PIU’, RAZZA
DI SOMARO REALE
CHE NON SIETE ALTRO!”
Codesto
angelico gorgheggio ebbe l’effetto di zittire, almeno
temporaneamente, il
molesto corteggiatore. Con le orecchie paonazze e fumanti di rabbia,
Merlin
stabilì di schiacciare un pisolino in attesa
dell’incontro col drago. L’idiota
là fuori, rifletté, avrebbe retto per un altro
paio d’ore, ma poi sarebbe
arrivato il vespro e con esso il momento di desinare; e per quanto
gagliardo,
prestante e forgiato da anni di durissimo addestramento militare,
persino
l’erede al trono non sapeva resistere alle leccornie del real
desco.
A quel
punto, con il corridoio libero, Merlin se la sarebbe svignata.
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La mia prima
long fiction, e per di più su “Merlin”!
Che emozione! *si fa
aria con una mano* (In realtà sono nel
panico più totale).
A coloro che
-si spera- mi faranno l’onore di lasciare un commento e/o di
seguire questa
storia: grazie di cuore. Per quanto riguarda i prossimi aggiornamenti,
mi impegnerò
per postarli ogni due settimane, ma non garantisco nulla.