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Autore: Archybald    14/08/2011    2 recensioni
"A Gilbert, per un attimo, si fermò il cuore. Non seppe in verità definirne bene il perchè. O meglio. Il per chi." Piccola Oneshot dedicata a Gilbert, e al suo rapporto con Ludwig e Feliciano.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Prussia/Gilbert Beilschmidt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DECLAIMER: I Personaggi non mi appartengono affatto. Tutti i diritti riservati (?) 

 

Vorrei dedicare questa fic ad una mia amica, fanatica di coppie assolutamente assurde e che per un sacco di tempo mi ha assillato chiedendomi di fami venire a piacere il Germancest. Ecco, questo è il mio rapporto con questa coppia, un rapporto tutto particolare che spero che vi piacerà, e che possiate capirlo, come l'ho capito io! ^^ Perdonate eventuali errori, so già che ce ne saranno diversi xD Mi scuso in anticipo ancheper le fan che invece vorranno linciarmi, GOMME!! ;A;! Buona lettura a tutti!! Spero che vi piaccia~~                                                  

 

 

EINSAMKEIT

 

 

 

Entrò piano in casa, girando lentamente la chiave nella serratura, senza farsi sentire. Non accese nemmeno le luci, buttando con foga la giacca che con un tonfo sordo finì sul divano alla sua sinistra. La casa intera era buia e silenziosa ma lui, appena tornato dalle sue solite serate passate in birreria, sapeva che non era vuota. Sapeva chi al piano di sopra dormiva nella sua stanza, sfibrato dal duro lavoro. Infondo suo fratello era così. Lavorava sodo per poi arrivare alla sera, sfinito, senza neanche la voglia o la forza di uscire con lui a bere. Si diresse svelto verso le scale che portavano alle stanze da letto, al piano di sopra, un sorriso un po' ebete dipinto sul viso. Non aveva molta voglia di dormire. Le sue giornate non erano affatto faticose come quelle del fratello. Il massimo divertimento era occuparsi di dar fastidio ad Roderich e il massimo sforzo fisico che poteva compiere era quello di fuggire ridendo da quella pazza di Elizabeta. Rise sciocco scuotendo la testa nel ripensarci. Disturbare il fratello era il culmine della sua giornata tipo. Non che lo facesse spesso. Anzi. Ma quelle poche volte che entrava in camera sua, con pretesti assurdi, solo per il gusto di svegliarlo e vedere la sua faccia a metà tra il furioso e il rintronato. Ecco. Quello era decisamente il massimo. Gli bastava questo. Disturbare un po'. Svegliarlo. Fargli sentire la sua presenza. Osservare la sua reazione e poi fuggire nella propria stanza, ridendo contro l'eco delle imprecazioni di Ludwig. 

 

Giunse in cima alle scale, il fiato leggermente corto per via dello sforzo, seppur minimo, appena compiuto. Si appoggiò alla ringhiera elaborando quale scusa usare questa sera. Stava già prendendo in considerazione un'ideuccia niente male quando si stupì nel vedere un filo di luce, piuttosto fioco, probabilmente della bajour accanto al letto. Non stava leggendo. Questo era certo. Pensò al loro capo. Alle centinaia di lettere che gli inviava. Possibile che fosse ancora intento a rispondergli?

Si avvicinò piano, curioso, il cuore che batteva forte, come i bambini quando giocano alle spie. Si distese contro il muro, percorrendolo per la sua lunghezza. Fu costretto a fermarsi a pochi metri dalla porta. Sentì dei rumori, sospiri probabilmente. Non era Lud. O meglio, non era SOLO Lud. Si scoprì spaventato. Spaventato dalla presenza estranea in camera del fratello. Nella loro camera. 

Si avvicinò appena, qualche passo, per guardare. La bajour accanto letto era effettivamente accesa ma nessuno vi si era poggiato sopra a scrivere, ne il calamaio vi giaceva inutilizzato sotto. Pochi centimetri e lo vide. Il braccio morbido, portato sulla chioma rossiccia, la linea del busto, il collo sottile. Non ne vide il volto ma non faticò ad immaginare che si trattasse di Feliciano. A volte gli capitava di sospettare qualcosa, un accenno di relazione, tra lui e il fratello. Ma ogni volta si fermava ridendo. Lud era troppo rigoroso per portare avanti come si doveva una storia e Feli... beh. Non c'era neanche bisogno di dirlo. In lui davvero non riusciva a vederci nulla. Era un bambino, un giovane poco cresciuto. Innocente e splendido, certo. Ma mai abbastanza malizioso da poter giungere a tanto. L'aveva spesso abbracciata, l'Italia. Un abbraccio blando, quasi sciocco. E Lud non diceva nulla, nessun segno di gelosia, a volte addirittura scocciatura. 

Si sentì tremare. Dalla fessura della porta, lasciata incautamente leggermente aperta, folle per Ludwig che eppure, nella foga, se ne era dimenticato, il prussiano riusciva a intravedere le sagome, quasi completamente chiare, dei due corpi. La schiena fin troppo muscolosa del tedesco, scolpita e tesa dallo sforzo, le gambe morbide e infantili dell'italiano. E poi ancora i capelli sfatti, biondi, privi del gel che li teneva costantemente legati. A Gilbert, per un attimo, si fermò il cuore. Non seppe in verità definirne bene il perchè. O meglio. Il per chi. Quella 'cosa', quell'ammasso che si consumava nella sua casa, di lui e di suo fratello. In fatto che non glielo avesse mai detto, l'averglielo tenuto nascosto, come un dolce segreto tra lui e l'italiano. Il fatto che molto probabilmente, Gilbert, era troppo sicuro di se', troppo convinto, per poter ammettere a se' stesso che l'amato fratello avesse qualcuno, accanto a se, oltre a lui. Per un attimo l'invidia gli si insinuò nel sangue. Si sentì solo. La sua Italia, che tanto aveva coccolato, anche se per gioco. La sua Italia a cui si era affezionato, anche se non l'aveva mai dato a vedere. Impazziva per lei, moriva di dolcezza ad ogni suo sorriso e sapeva che quelli che gli dedicava erano nemmeno la metà di quelli lanciati al fratello. TAnte volte avrebbe voluto andare oltre ai blandi abbracci lasciatigli. Tante, parecchie volte. 

In quel momento, da solo, a dover osservare quella scena di tradimento, si sentì per un attimo partecipe. Avrebbe desiderato mettersi in mezzo a quei due. Essere ancora una volta "il magnifico". Ancora una volta LUI, il protagonista della scena. Avrebbe voluto essere sovrastato dai muscoli del fratello, essere posseduto da lui. Avrebbe voluto cingere con foga le morbide natiche dell'italiano e possederlo fino in fondo, osservandone le espressioni di passione e dolore che nemmeno nei suoi sogni proibiti prendevano forma tanto bene e col collo avrebbe voluto sentire il fiato del suo Lud, i suoi sospiri, al culmine dell'eccitazione. 

Così, dietro la porta, mentre le due nazioni si amavano con tutto loro stesse, la Prussia moriva di dolore, accasciandosi al suolo, e desiderando soltanto che quell'incubo finisse presto.

 

Einsamkeit. 

  
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