Lo so, lo so! Dovrei aggiornare le long, ma ultimamente è venuta meno l'ispirazione. Vi spiego un attimo da cosa è nata questa one-shot. Ieri sera ero seduta fuori al terrazzo a riflettere e, dopo un pò, ho notato che c'era la Luna piena. In genere, quando accade, mi ripeto sempre questa frase "Se esistesse Remus Lupin, a quest'ora si starebbe strasformando!". E poi è venuta fuori questa storia! Spero che vi piaccia! :D
C’è la Luna piena anche stasera
-Stai attento…- gli aveva detto.
Lui, sorridendo amaramente, rispose
-Non preoccuparti. Sopravviverò, come ogni volta.-.
Avere continuamente davanti agli occhi quella bizzarra ragazza dai capelli rosa era una vera gioia per lui. Inconsapevolmente riusciva ad alleviargli le sofferenze della giornata e sapeva trasmettergli il buon umore. Remus aveva provato a resisterle, a non incrociare i suoi grandi occhi scuri, a non soffermare lo sguardo sulle labbra carnose o sulle sue forme sinuose; eppure Ninfadora riusciva ad attrarlo come nessun altra aveva mai fatto. Ogni volta che si erano trovati a parlare, Tonks lo ascoltava, come una giovane allieva ammaliata dalle parole del proprio professore. Provava certamente qualcosa per lei, ma era consapevole del fatto che non ci sarebbe mai potuto essere nulla tra loro due. Lui era troppo vecchio, troppo povero e troppo pericoloso per una ragazza giovane e piena di vita come lei. Tonks meritava un uomo migliore, un uomo che l’avrebbe resa felice e le avrebbe dato tutto ciò di cui aveva bisogno. Eppure l’immagine di Ninfadora tra le braccia di un altro uomo lo faceva letteralmente impazzire.
Scosse energicamente la testa per scacciare quei pensieri dalla propria mente e ritornò ad osservare la Luna. Le mancava solo uno spicchio e, poi, sarebbe stata maledettamente perfetta in tutto il suo splendore. Allora si allontanò dal sentiero e si addentrò nella boscaglia più fitta. Dopo aver camminato per un po’, trovò una piccola radura. Al centro vi era un enorme masso, ricoperto di muschio, su cui si sedette. Si tolse lentamente il mantello e, dopo averlo piegato, lo poggiò alla base della roccia. Alzò di nuovo lo sguardo al cielo e vide che, finalmente, la Luna aveva raggiunto la sua posizione. Così, rassegnato, chiuse gli occhi e aspettò che la maledizione avesse inizio.
* * *
-Secondo te, sta soffrendo molto?-.
Tonks alzò, ansiosa, lo sguardo su Sirius, che le sedeva di fronte nella cucina di Grimuland Place.
Il cugino, prima di risponderle, si allungò di poco sulla sedia e si rigirò in mano il bicchiere pieno per metà di Whisky Incendiario.
-Preferisci la verità o una bugia?-.
Ninfadora attirò a sé le ginocchia e le circondò con le braccia, poggiando i piedi sulla sedia.
-Vorrei solo che non soffrisse più.- ammise lei, mentre si voltava verso la finestra per guardare la Luna –Non merita tutto questo…-.
-Nessuno merita il destino assegnatogli, ma non possiamo farci nulla…- commentò Sirius, non celando il tono amaro della voce.
Ci fu qualche secondo di silenzio tra i due, durante il quale entrambi tennero gli sguardi fissi sulla tavola.
-Insomma…- continuò Tonks, portandosi dietro l’orecchio una ciocca di capelli –Remus è intelligente, arguto, simpatico, premuroso, gentile, dolce ed è stato uno dei migliori insegnanti di Difesa contro le Arti Oscure che Hogwarts abbia mai avuto…perché proprio a lui?-.
Il cugino, però, cominciò a ridacchiare e si passò stancamente una mano sugli occhi.
-Che c’è? Perché ridi?- chiese la ragazza innocentemente.
Sirius la guardò per un attimo e poi, sorridendole, le rispose
-Perché ne sei proprio innamorata…-.
* * *
Remus, o meglio, il mostro che aveva preso il suo posto, affondò gli artigli nella terra. Era umida e fredda, ma, allo stesso tempo, piena di vita. Il lupo godè a pieno di quel contatto con la natura e annusò soddisfatto l’aria della notte, lasciando che il freddo gli invadesse i polmoni. Poi, improvvisamente, emise un forte ululato, rivolgendosi alla sua cara madre, la Luna, che sembrava guardarlo amorevolmente dall’alto.
Il lupo era finalmente libero. Aveva atteso quel giorno con ansia e ora poteva correre liberamente per i boschi. La sua parte razionale, il suo nemico, colui che gli si opponeva con una costanza incredibile, Remus Lupin, per quella notte se ne sarebbe stato in un angolino, senza cercare di fargli la guerra.
Allora cominciò a correre per il bosco. Sfrecciava veloce tra gli alberi, incurante dei graffi o delle ferite che i rami gli avrebbero procurato, tanto sapeva che sarebbe stato Remus ad occuparsene il giorno dopo.
All’improvviso si bloccò, fermandosi bruscamente, alzando un cumulo di foglie secche. Annusò avidamente l’aria intorno a sé e guardò attentamente nel buio. Era l’odore di un animale, era vicino, era giovane, era vivo. Allora si mosse più lentamente e si acquattò, in modo tale da confondersi con la boscaglia più fitta. Ogni volta che poggiava una zampa a terra, cercava di farlo sempre nel modo più silenzioso possibile.
Poi lo vide. Era una cerbiatta, indifesa, gracile, innocua, che mangiava dell’erba poco più avanti. Era una preda facile da catturare, non aveva la sua stessa potenza, quindi non avrebbe corso per molto.
Fece un altro passo in avanti, ma per sbaglio spezzò un rametto e in quel momento il rumore, che emise, gli sembrò il più assordante che avesse mai sentito. Istintivamente si abbassò ancora di più, poiché la cerbiatta alzò la testa e guardò nella sua direzione. Furono dei secondi interminabili, ma, alla fine, il docile animale tornò a mangiare innocentemente l’erba.
Allora il lupo si fece più vicino e, quando arrivò il momento giusto, fece un balzo in avanti e per la cerbiatta non ci fu più nulla da fare.
* * *
-Ho notato che è restio a parlarne. Deve essere difficile per lui…- disse Tonks, mentre si buttava poco aggraziatamente sulla poltrona vicina.
Il cugino aveva lo sguardo fisso sulle fiamme vorticanti del camino. Sembrava immerso in ricordi lontani.
-Crede di essere un mostro e che non può amare nessuno, perché farebbe solo del male a chi gli sta intorno…-.
-Ma è assurdo!- esclamò la ragazza incredula –Remus è la persona più innocua che conosca!-.
-Già…- concordò Sirius, voltandosi verso di lei –Ma non lo hai mai visto trasformato. E’ capace di cose di cui lui stesso si vergogna.-.
Tonks rimase in silenzio per un po’, come se stesse riflettendo sulle notizie che aveva appena ascoltato. Quando il cugino si girò verso di lei, notò che si era improvvisamente rabbuiata e che aveva un’espressione sconsolata sul viso.
-Ti ho spaventato, raccontandoti queste cose? Spero solo che l’opinione che hai di Remus non cambi per colpa mia!-.
-Oh, no assolutamente…- disse Ninfadora, scuotendo leggermente la testa –E’ solo che…ecco…pensavo che io non devo interessargli nemmeno, se, come dici, non vuole legarsi a nessuno.-.
-Di questo non devi preoccuparti!- rispose Sirius, facendo un gesto di non curanza con la mano –Lui ti ama già, solo che non lo ammetterà mai.-.
* * *
-Sei ferito gravemente?-.
-No, non è mio il sangue- ammise l’altro, scuotendo leggermente la testa –E’ di una povera cerbiatta, vittima di un mio agguato…-.
-Dai, entra!- disse l’amico, facendogli un cenno con la testa.
Mentre entrambi si dirigevano in salotto, continuarono a parlare.
-Dove sei andato per la trasformazione?- domandò Sirius, entrando per primo nella stanza.
-In un bosco nei pressi di Birmingham. Ho trovato una ra…-, ma Remus non terminò la frase, poiché il suo sguardo fu catturato dalla figura di Ninfadora che dormiva, rannicchiata, sul divano. L’amico se ne accorse e disse
-E’ rimasta sveglia tutta la notte per te. Voleva vederti, quando saresti tornato, ma è crollata un’ora fa.-.
Remus non riuscì a nascondere un sorriso nel osservare l’espressione innocua e gentile sul viso della ragazza. -E’ innamorata di te, Lunastorta. Più di quanto immagini…- confessò Sirius.
L’altro, continuando a guardare Ninfadora, rispose
-Lo avevo capito, ma io non posso ricambiare il suo amore. Non potrei mai sopportare di averla condannata a una vita da reietta.-.
-Ti prego, Remus! Non ricominciare ad autocommiserarti!- commentò Sirius, andandosene in cucina.
“E’ così dannatamente bella…” pensò lui, tenendo lo sguardo fisso sul volto rilassato di Tonks.
Gli sembrò che avesse freddo, poiché aveva le ginocchia quasi tirate al petto e le braccia incrociate. Allora si sfilò il mantello e lo poggiò delicatamente su di lei, coprendola fino alle spalle.
Poi si abbassò in avanti e, dopo averle spostato i capelli dietro l’orecchio, le diede un leggero bacio sulla guancia e disse, quasi in un sussurro
-Meriti un uomo migliore, Tonks. Non sono io quello giusto per te.-.
Così lasciò la ragazza a dormire per andare a riposare e, mentre saliva le scale, sperò, nonostante tutto, che Tonks lo stesse sognando.