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Autore: whateverhappened    14/08/2011    7 recensioni
Non avrebbe mai creduto possibile che lui, che aveva avuto la prima manifestazione di magia ad otto anni, avrebbe mai potuto combattere in prima persona contro il mago più pericoloso di tutti i tempi. Mai avrebbe detto che sarebbe riuscito a vendicare i suoi genitori. E mai avrebbe creduto possibile che lui, impacciato e timido, potesse risultare attraente per una ragazza. Che una ragazza potesse addirittura innamorarsi di lui, come era invece successo. E non era una qualsiasi: era Hannah, quella stessa Hannah che lui guardava di nascosto mentre ricostruiva le vetrate.
[Neville/Hannah]
Per Ilaria ♥
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Hannah/Neville
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Have you ever felt this way?
 

It's only half past the point of oblivion
The hourglass on the table
The walk before the run
The breathe before t
he kiss
And the fear before the flames
Have you ever felt this way?

(Glitter in the Air – Pink)

 

Erano diversi giorni che lo osservava di nascosto. Non le piaceva spiarlo, non era nelle sue abitudini e le sembrava di violare in qualche modo il legame che si era creato fra loro, ma era preoccupata. Era incredibilmente preoccupata. Aveva notato già da tempo che Neville si comportava in maniera insolita, sembrava sempre distratto e spesso scompariva da un momento all’altro come se si smaterializzasse. In un primo momento non aveva dato peso alla cosa, pensando semplicemente ad impegni diversi che impedivano loro di incrociarsi e fare una bella chiacchierata, ma quando anche Luna le aveva detto di trovarlo strano si era preoccupata. Non era da Neville far impensierire le persone, anzi, di solito cercava di evitare che gli amici si creassero problemi per lui.

Quando arrivò nella Sala Grande, non ancora ricostruita del tutto dalla battaglia, lo trovò seduto su una panca malferma. Sembrava fissare un punto in lontananza, come incantato. Aveva un’espressione malinconica, come mai gliene aveva viste, nemmeno nei momenti più duri della lotta contro Voldemort. Sospirò, avvicinandoglisi lentamente. Neville si accorse della sua presenza solamente quando lei gli posò una mano sulla spalla, stringendo leggermente, come per confortarlo.

«Ginny» sorrise appena, invitandola a sedersi.

«Era un po’ che non ti vedevo, ho pensato di venire a salutarti» mentì. Un saluto non era abbastanza: voleva capire il comportamento dell’amico, dargli una mano, sostenerlo come lui faceva sempre con tutti. Neville sospirò.

«Mi piace venire qui, mi fa capire come va la ricostruzione. Ormai non manca molto, almeno in quest’ala del castello. Stanno lavorando duramente» Ginny annuì, voltandosi a guardare le persone che si occupavano del rifacimento della Sala. Era gente di tutte le età, da professori a semplici studenti. Vide Hannah Abbott e Ernie MacMillan, volenterosi come sempre, lavorare alle vetrate.

«Lo stiamo facendo tutti: noi qui ad Hogwarts e voi là fuori» Neville non rispose.

Ginny osservò in silenzio il lieve sorriso sulle labbra dell’amico. Quando Kingsley Shacklebolt, ormai nuovo Ministro, gli aveva chiesto di aggiungersi alla squadra di Auror per la ricerca degli ultimi Mangiamorte Neville non aveva osato rifiutare. Non l’avrebbe mai fatto, anche solo per rendere onore ai suoi genitori, spedendo ad Azkaban gli ultimi aggressori ancora in vita, ma Ginny sapeva che quella non era la vita giusta per Neville. Harry le aveva confidato che Kingsley aveva chiesto loro di rimanere a tempo pieno nell’Ufficio Auror, ma era abbastanza certa che Neville avrebbe gentilmente declinato l’offerta. Era coraggioso e aveva dato il meglio di sé nella battaglia, ma fare l’Auror non era mai stata la sua più grande ambizione. Una volta le aveva confidato che gli sarebbe piaciuto approfondire lo studio dell’Erbologia.

«Ginny» chiamò Neville dopo qualche minuto di silenzio. «Come fai a sapere se sei innamorato?»

Ginny strabuzzò gli occhi. Fra tutte le ipotesi che aveva vagliato, fra tutte le cause ipotizzate per il comportamento dell’amico, il mal d’amore non le era nemmeno passato per la testa. Eppure, ora che ci pensava, era dannatamente ovvio. Sorrise dolcemente a Neville, che la guardava come se potesse rivelargli una verità assoluta.

«Non lo sai, Neville. Lo capisci, lo senti» gli strinse una mano sul ginocchio, sempre sorridendo. «Quando pensi sempre a una persona e senti una stretta allo stomaco ogni volta che la vedi o la senti parlare. Quando non riesci a smettere di sorridere se c’è lei nelle vicinanze e ti senti come calamitato nella sua direzione, non puoi fare a meno di guardarla, e tutto all’improvviso ti sembra più bello. E poi…» sorrise apertamente. «…capisci il senso delle canzoni d’amore!»

Neville annuì appena, voltandosi nuovamente verso il gruppo di studenti che stava lavorando alle vetrate. Ginny lo vide sorridere, illuminarsi, e senza che l’amico dicesse nulla seppe che qualcuno era riuscito a conquistarlo. Seguì lo sguardo di Neville, notò come seguisse in particolar modo i movimenti di Hannah Abbott, e non poté fare a meno di rallegrarsi. Neville era uno dei suoi migliori amici, gli aveva spesso affidato la sua stessa sicurezza, e per lui desiderava il meglio. Hannah era una persona meravigliosa, lo sapeva, e avrebbe davvero potuto rendere felice Neville.

«Dovresti confidarle quello che senti» gli disse dopo qualche istante di silenzio, facendolo sussultare.

«E se mi rifiuta?» Neville appariva sinceramente spaventato da quell’eventualità, terrorizzato. Poteva capirlo: aveva trascorso gran parte dell’adolescenza a esser preso in giro, attacchi che avevano attaccato la sua autostima. Ginny gli sorrise, stringendolo in un abbraccio.

«Neville, ora come ora sei fra i migliori partiti d’Inghilterra! Non c’è ragazza che abbia visto quello che hai fatto, come ti sei comportato in tutta questa situazione, che non ti concederebbe almeno il beneficio del dubbio. Sei un Grifondoro, tira fuori il coraggio e invitala a uscire!»

Neville le sorrise apertamente, in un muto ringraziamento. Nel ricambiare l’abbraccio di Ginny il suo sguardo tornò ad accarezzare il profilo di quella ragazza che aveva riempito i suoi pensieri. Era ricoperta dalla polvere che si alzava coi lavori, il sudore le appiccicava i biondi capelli alla fronte, ma a lui sembrava sempre più bella.

 

***

 

Era già passata una settimana da quando aveva parlato con Ginny, che gli aveva dato quella spinta che gli occorreva per decidere definitivamente di invitare Hannah ad uscire. Negli ultimi anni aveva scoperto in sé un coraggio che non sospettava di avere, una caratteristica che lo aveva portato a fronteggiare Mangiamorte e Voldemort stesso, eppure in quei giorni sembrava averlo abbandonato. Aveva provato diverse volte ad invitare la ragazza, ma si era sempre bloccato a qualche metro da lei. Diverse volte Hannah lo aveva notato, salutandolo, e lui aveva balbettato qualcosa in risposta. Perché doveva essere tutto così difficile?

L’occasione propizia giunse in un momento quasi inaspettato. Neville si era recato a Hogwarts per riferire alla ormai Preside McGranitt un messaggio di Kingsley, non aveva considerato l’idea di incrociare Hannah né tanto meno di sfruttare l’occasione. L’aveva scorta mentre passava davanti ad un’aula che sapeva essere usata come locale ristoro, lì si ritrovavano a mangiare le persone che stavano lavorando alla ricostruzione. Hannah si stava destreggiando fra i diversi tavoli, portando delle vivande ai nuovi arrivati e ripulendo alla fine di ogni pranzo. Si muoveva agile, sicura, e Neville concordò con Ernie quando quello disse all’amica che avrebbe dovuto aprire un ristorante. Hannah aveva riso appena, scuotendo la testa, e Neville si era ritrovato a sorridere. Come sempre quando lei era in zona, aveva fatto caso. Proprio come aveva detto Ginny si sentì calamitato dalla sua presenza e, quasi senza rendersene conto, si ritrovò a camminare nella sua direzione.

«Neville!» lo salutò lei, mentre un sorriso si allargava sul suo volto. «Mangi con noi? Oggi ho preparato il tacchino arrosto con le patate».

«Sei tu a cucinare?» Neville era sinceramente sorpreso. Non si fermava a Hogwarts da diverso tempo e, oltre ad un’idea generale su come si stavano svolgendo i lavori, non sapeva nulla sulle attività quotidiane.

«Sì» Hannah arrossì, lisciandosi invisibili pieghe sul grembiule che indossava. «All’inizio facevano tutto gli elfi, ma per preparare il pranzo dovevano smettere di aiutare nei lavori. Sono di grande aiuto, sai, e mi dispiaceva farli smettere per preparare quei piatti meravigliosi che ci facevano quando frequentavamo la scuola. Così, qualche mese fa, ho iniziato a fare io da cuoca. È la mia passione, la cucina, e mi fa piacere dare una mano in questo senso».

Neville annuì, mentre percepiva distintamente qualcosa esplodergli a livello del petto. Non sapeva come potesse essere possibile, ma Hannah riusciva sempre a sorprenderlo, giorno dopo giorno. Non l’aveva vista per quasi due anni e, quando l’aveva ritrovata, se ne era innamorato quasi subito. Ogni cosa che scopriva non faceva altro che rafforzare quel sentimento.

«Mi piacerebbe assaggiare il tuo tacchino. Magari…» Neville divenne rosso solo al pensiero della proposta che stava per fare, rivelando a pieno la timidezza che lo aveva sempre caratterizzato. «Magari potresti mangiare con me. Mi sembri stanca, dovresti riposare».

Hannah arrossì, torturandosi le mani. Neville ebbe l’impressione che fosse combattuta sul da farsi, ma Ernie venne in suo soccorso. Non lo avrebbe mai ringraziato abbastanza.

«Neville ha ragione, Hannah. Stai lavorando senza sosta da questa mattina! Siediti e pranza tranquilla, ci penso io a portare avanti tutto» prese l’amica per le spalle e la guidò verso un tavolo libero, facendola sedere. Prima di andarsene sorrise a Neville, facendogli un occhiolino. Di nuovo, Paciock si sentì arrossire, consapevole che Ernie aveva capito le sue intenzioni.

«Allora… ehm, come va?» Neville maledisse mentalmente la sua timidezza e la poca dimestichezza che aveva nelle questioni amorose.

«Bene, grazie» rispose gentile Hannah, fissando le proprie mani con un’attenzione incredibile. «E tu? Come procedono gli arresti?» per la prima volta lo guardò negli occhi e, solo con quello sguardo, Neville si sentì come elettrizzato.

«Bene, sono quasi ultimati. Hanno iniziato i processi già da un paio di settimane» Ernie portò due piatti di tacchino e Neville lo assaggiò immediatamente. «È buonissimo! Straordinario, complimenti!»

Hannah arrossì e a Neville non sfuggì il sorriso soddisfatto che le decorò il viso per qualche istante.

«Non è nulla, solo un tacchino arrosto» replicò modesta. «Il trucco sta tutto nel tempo di cottura. Non bisogna cuocerlo troppo o si secca».

«Dovresti davvero aprire un ristorante, hai un gran talento» commentò Neville, gustando la pietanza fino all’ultima briciola. «Madama Rosmerta sta pensando di dare in gestione i Tre Manici di Scopa, saresti perfetta per quel lavoro».

«Sarebbe meraviglioso!» gli occhi di Hannah brillarono a quella prospettiva e Neville vi lesse un desiderio al di là di quella proposta. Hannah desiderava davvero un locale, ne era certo. Le sorrise gentile.

«Credo che stia sentendo delle proposte. Se vuoi ti posso accompagnare, ultimamente passo così tanto tempo alla locanda che io e Rosmerta siamo diventati amici!» Neville si rese conto della proposta solamente quando Hannah acconsentì. Non era proprio un appuntamento, avrebbero potuto obiettare, ma era pur sempre un’uscita con lei.

 

***

 

Have you ever wished for an endless night?
Lassoed the moon and the stars and pulled that rope tight
Have you ever held your breathe and asked yourself will it ever get better than tonight?
Tonight

(Glitter in the Air – Pink)

 

Ripensando alla sua vita, agli anni trascorsi ad Hogwarts, ricordava ben pochi momenti come quello. Era tremendamente agitato, tanto da non riuscire a stare fermo nello stesso posto per più di due minuti, e quel nodo allo stomaco proprio non voleva saperne di allentarsi. Ma sentiva l’euforia attraversare ogni angolo di sé, l’adrenalina che lo aveva tante volte salvato dai Carrow mettersi in moto per qualcosa di molto più piacevole.

Era felice, nonostante l’agitazione disarmante. Felice come non lo era da quando Harry aveva finalmente messo al tappeto Voldemort. Contento come quando la nonna aveva gridato ai quattro venti che lui era suo nipote, quello che si era ribellato e, con la spada che solo i veri Grifondoro meritano, aveva ucciso il serpente di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.

Eppure in tutto quello c’era qualcosa di nuovo, che premeva gli angoli della sua bocca per farlo sorridere. Qualcosa che non aveva mai provato, nemmeno quando quella ragazza di Corvonero l’aveva baciato all’improvviso finita la Battaglia. Neville non sapeva ancora identificare quel qualcosa di nuovo, sapeva solo che si sentiva in quel modo solamente pensando ad Hannah. E si sentiva bene.

Quel giorno aveva iniziato a prepararsi alle tre, per uscire alle sette. Dean lo aveva preso in giro dicendogli che era peggio di una ragazza, gli aveva persino chiesto se non volesse spendere ore davanti allo specchio. Seamus invece lo aveva sostenuto, aiutandolo a scegliere la camicia che gli stava meglio. I due amici avevano bussato alla porta della sua camera proprio quando Neville stava cominciando a svuotare l’armadio e, sebbene non li avesse chiamati, fu immensamente grato della loro presenza. Seamus e Dean sapevano sempre arrivare al momento giusto, quasi come quando al quinto anno si chiamavano tramite le monete create da Hermione. Neville aveva lasciato che lo consigliassero, dall’alto della loro maggiore esperienza, Dean era perfino stato insieme a Ginny, e alla fine erano stati loro a buttarlo fuori dalla camera quando era giunta l’ora dell’appuntamento. Lui, che i giornali indicavano come il Grifondoro Modello, non aveva il coraggio di uscire dalla stanza.

Si era ritrovato davanti a un albero vicino ai Tre Manici di Scopa con mezz’ora di anticipo. Per paura di arrivare tardi ad un’occasione così importante aveva dato a Dean e Seamus un orario anticipato rispetto a quello realmente concordato con Hannah, col risultato che si dondolava su se stesso da ormai venti minuti buoni. Era totalmente preda dell’ansia, mescolata ad un pizzico di impazienza. Quando Hannah arrivò, però, Neville divenne immediatamente consapevole che avrebbe aspettato anche tre ore per poterla vedere in quel modo.

Si era innamorato di lei vedendola ricoperta di polvere e terriccio, i capelli scompigliati e la determinazione nello sguardo. Si impegnava a fondo, Hannah, lo aveva sempre fatto. Anche quando era una semplice studentessa, quando Neville la vedeva solo come una ragazza bionda nei colori di Tassorosso, era solita riversare tutte le sue forze in quello in cui voleva riuscire. L’aveva vista combattiva nel sostenere Cedric al quarto anno, così come l’aveva vista sudare negli incontri dell’ES. Era già bella di suo, ma quella determinazione le dava un’aria fiera che Neville adorava. Quella sera era meravigliosa, semplicemente. Non era il vestito estivo che indossava, quello non lo aveva quasi notato, così come i capelli lasciati sciolti, era l’aria che emanava. Era semplicemente radiosa, non avrebbe saputo definirla in altro modo. Aveva riposto la fatica delle giornate lavorative, rievocando la spensieratezza di quei primi giorni dopo la vittoria finale, quando tutto pareva essere possibile. Aveva uno sguardo deciso, forte, come se volesse conquistare il mondo.

E forse era davvero così: quella sera avrebbe potuto conquistare un mondo tutto suo, una locanda da gestire come nei suoi sogni.

Quando Hannah gli fu davanti e lo salutò con un gran sorriso, Neville ebbe una certezza: quella sera sarebbe stata straordinaria e, se fosse stato per lui, non avrebbe mai avuto fine.

 

***

 

I thought love was
Only true in fairy tales
Meant for someone else
But not for me
Love was out to get to me
That's the way it seems
Disappointment haunted
All my dreams
And then I saw her face
Now I'm a believer
Not a trace
Of doubt in my mind
I'm in love
I'm a believer
I couldn't leave her
If I tried

(I’m a Believer – Smash Mouth)

 

Se qualche anno prima gli avessero detto cosa sarebbe successo non avrebbe mai scommesso uno zellino su quella previsione. Probabilmente l’avrebbe attribuita alla Cooman.

Non avrebbe mai creduto possibile che lui, che aveva avuto la prima manifestazione di magia ad otto anni, avrebbe mai potuto combattere in prima persona contro il mago più pericoloso di tutti i tempi. Mai avrebbe detto che sarebbe riuscito a vendicare i suoi genitori. E mai avrebbe creduto possibile che lui, impacciato e timido, potesse risultare attraente per una ragazza. Che una ragazza potesse addirittura innamorarsi di lui, come era invece successo. E non era una qualsiasi: era Hannah, quella stessa Hannah che lui guardava di nascosto mentre ricostruiva le vetrate.

Chiaramente sua nonna aveva sempre progettato il suo matrimonio. Fin da piccolo gli aveva parlato del suo prototipo di nuora ideale, che doveva valere anche per la sua futura moglie, e la definiva “la principessa di Neville”. Quando nonna Augusta faceva progetti Neville si sentiva sempre un po’ a disagio: sapeva che l’amore esisteva, i suoi genitori ne erano un chiaro esempio, ma non credeva che fosse possibile anche per lui. La sua bassa autostima, cresciuta nei primi anni ad Hogwarts, si opponeva ai progetti della nonna.

Ma si era dovuto ricredere.

Il tempo aveva fatto il suo dovere, facendo sì che tutte le sue qualità venissero fuori al momento giusto. Aveva acquisito sicurezza, aveva dimostrato il suo valore, e si era innamorato. Quasi per caso, senza rendersene conto. L’aveva rivista in una luce nuova e in un attimo aveva capito che quella era la donna con cui avrebbe voluto trascorrere il resto della sua vita, senza alcun dubbio. E, a dimostrazione che l’amore non era solamente un elemento delle favole, Hannah lo ricambiava. Gli aveva confidato di essersi presa una cotta per lui già al quinto anno, rafforzatasi poi nei mesi trascorsi fianco a fianco.

Erano fidanzati da poche ore, Neville le aveva regalato l’anello sotto quell’albero dove l’aveva aspettata la sera del loro primo appuntamento. Erano insieme da un anno e mezzo, tempo trascorso a restaurare i Tre Manici di Scopa, ora di proprietà di Hannah. In quelle poche ore Hannah non aveva smesso di raccontargli come aveva sempre sognato il suo matrimonio, sperando di trovarlo d’accordo, così da dare il giusto coronamento alla loro favola.

Neville la ascoltava in silenzio, gli sarebbe andato bene anche un matrimonio sulla luna, pur di sposarla. Gli interessava solamente non lasciarla mai.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Con due giorni di ritardo ecco il mio piccolo pensiero per i diciotto anni della Ila, che con una pazienza tutta Tassorosso passerà sopra questo piccolo inconveniente, vero? Tanti auguri, ma chérie ♥

 

Era il mio primo esperimento con Neville e Hannah, che con loro sfortuna è capitato proprio nel mio periodo di apatia scrittoria. Mi perdoneranno anche loro, spero.

Le canzoni le ho già quotate, mentre devo segnalare che la frase “capisci il senso delle canzoni d’amore” è una citazione della puntata 3x4 di Castle, un insieme di due cose dette da Alexis (“Provo quelle cose di cui parlano le poesie e le canzoni, ma che non avevo mai capito. Ora invece le capisco!”) e Beckett (“Da che cosa capisci che sei innamorato?” “Dalle parole delle canzoni”).

Per il resto ho solo qualche precisazione. Neville non ha visto Hannah per quasi due anni in quanto lei aveva lasciato Hogwarts all’inizio del sesto anno, dopo l’uccisione della madre da parte dei Mangiamorte, e vi è tornata per la battaglia finale. Che dopo la battaglia Neville abbia fatto parte di una squadra di Auror l’ho letto su Lexicon, mentre Hannah impegnata nella ricostruzione e cuoca provetta… beh, mi piaceva così :)

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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