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Autore: Camelia Jay    14/08/2011    2 recensioni
Lisbeth Salander. Innocente. Lei non aveva ucciso nessuno. Chiuse gli occhi con questa consapevolezza, sentendosi, tutto sommato, la coscienza pulita.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Oskuld - Coscienza pulita

Ambientato dopo "La regina dei castelli di carta"

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Come spesso faceva, Lisbeth Salander andò a sedersi sul vano della finestra. Guardava il mondo al di fuori del suo grande appartamento a Stoccolma mentre si accendeva una sigaretta – la quinta della giornata.

Pensò che, per avere ventisette anni, aveva vissuto finora una vita piuttosto movimentata. Era una donna gracile dall’aspetto quasi adolescenziale, ma era stata ritenuta da molti pericolosa – anzi, da quasi tutta la Svezia. Alla fine, però, era stata sollevata dalle proprie accuse.

Rifletté.

All’età di dodici anni aveva deciso di ribellarsi a suo padre, per difendere se stessa e sua madre. Sì, l’aveva ucciso, ma solo con la mente. In concreto non aveva fatto niente, se non renderlo handicappato. Ma più tardi era tornato comunque a darle delle rogne.

L’avvocato Bjurman. Nils Bjurman, il sadico. Oh, lui sì che l’avrebbe voluto uccidere. A volte pensava a come sarebbe stato, se fosse stata lei a giustiziarlo. Poi però tornava ad essere razionale, e a pensare che in fondo era stato meglio così. Analisi delle conseguenze. Quella frase insegnatale dal suo precedente tutore Palmgren le era servita.

IO SONO UN SADICO PORCO, UN VERME E UNO STUPRATORE.

Sì, ripensare a quella invece, di frase, faceva il suo bell’effetto. Non l’aveva ucciso, eppure era stata accusata di averlo fatto. Sembrava quasi che l’avvocato l’avesse voluta perseguitare anche dall’aldilà.

Martin Vanger. Un altro sadico porco che odiava le donne. L’aveva colpito violentemente con una mazza da golf – la prima arma che aveva trovato – ma non l’aveva ucciso. Aveva assistito alla sua morte, mentre andava a schiantarsi in automobile, ma anche lì, lei non c’entrava.

E poi c’erano Dag e Mia. Aveva fatto loro visita, e poco dopo il loro assassino aveva bussato alla loro porta. Anche di quello, era stata accusata. Per un bel po’ di tempo furono tutti convinti che fosse stata lei, a giustiziarli in modo così brutale. Ma ucciderli non era mai stato nemmeno nei suoi pensieri.

Peter Teleborian. Ricordava quella notte in cui compì tredici anni; lui le venne a fare visita. E sì, anche lì stava fantasticando su una tanica di benzina e un fiammifero. Anche lui, sulla lista nera. Ma non era mai riuscita a torcergli un capello, a parte quell’episodio del suo mignolo sinistro, che l’aveva riempita di soddisfazione.

Poi c’erano Mimmi e Paolo Roberto, che avevano rischiato di tirare le cuoia a causa sua. Immaginarsi la sua amica Miriam Wu immobile su un letto d’ospedale la faceva tutt’ora rabbrividire. Le dispiaceva che fosse andata così. Ma fortunatamente erano vivi entrambi, e quel che era stato era stato.

Magge Lundin e Sonny Nieminem. Se l’erano vista con lei, quei due. Il secondo se l’era cavata con poco: una scarica dalla sua pistola elettrica sulle parti basse. Al primo aveva assestato solamente un colpo di pistola al piede. Sonny Nieminem era poi morto cercando di farsi strada sparando quando la polizia era arrivata per Niedermann, ma anche lì, lei non aveva ucciso.

Ronald Niedermann. Inevitabilmente, Lisbeth arricciò un labbro con disgusto. E pensare che, biologicamente, lui era suo “fratellastro”. Ricordava quando Zalachenko le disse che aveva molti più fratelli e sorelle sparsi per il mondo di quanti immaginava. E non faticava a crederci. Comunque sia, anche lui era uno di quegli elementi che non avrebbe esitato a punire. Peccato che, anche lì, ci aveva pensato qualcun altro. Gli aveva permesso di seppellirla viva, e non l’aveva dimenticato. Poi era stata quasi uccisa, l’ultima volta che si erano incontrati. Si era difesa come poteva, ne era uscita incolume, e alla fine ci aveva pensato sempre qualcun altro ad eliminarlo. Un regolamento di conti, a quanto pare, le aveva detto Blomkvist. No, pensò, quel bestione non poteva essere suo fratello.

Dulcis in fundo, rimaneva Alexander Zalachenko, disertore nonché suo padre, che aveva fatto partire il cerchio e l’aveva anche concluso.

Faticava a riconoscerlo suo padre biologico, e non era fiera di essere sua figlia. Lui era il peggiore di tutti. Le aveva reso la vita un inferno. Ma alla fine aveva preso quel che si meritava. Un delinquente che odiava le donne.  La notte in cui era stata seppellita era tornata, per vendicarsi, aveva preso un’altra arma improvvisata – un’accetta trovata vicino alla legnaia – e l’aveva conficcata sulla parte destra del volto del disertore, frantumandogli lo zigomo, e poi avrebbe tanto voluto fracassargli la testa, ma si era dovuta accontentare della rotula.

Il vecchio aveva ricevuto il colpo di grazia quand’era ancora in ospedale, dove in quel momento era anche lei. Ma lei non era stata – anzi, aveva quasi rischiato di essere uccisa a sua volta, se non fosse stato per l’avvocato Giannini, nonché sorella di Blomkvist.

Lisbeth Salander. Innocente. Lei non aveva ucciso nessuno. Chiuse gli occhi con questa consapevolezza, sentendosi, tutto sommato, la coscienza pulita.

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Jade's place:

Salve a tutti! Ecco qui la mia prima fanfiction non originale, un "omaggio" - o almeno questo era il mio tentativo - al mio "maestro" Stieg Larsson. I suoi libri mi hanno insegnato veramente tanto, e devo ringraziare lui e la sua trilogia se la mia passione per la scrittura si è accesa ancora di più.

Avendo tuttavia letto la trilogia Millennium tempo fa, certi ricordi potrebbero essersi sfocati, ergo se qualche lettore dovesse mai trovare una dimenticanza, un errore – anche stilistico/grammaticale, intendiamoci – o dovesse notare che ho fatto confusione in qualcosa, per favore me lo accenni =) grazie e buona lettura.

   
 
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