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Autore: BlueMoon1996    15/08/2011    5 recensioni
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Salve, sono di nuovo io! Moon1996! sono tornata con una fanfiction su Ron e Hermione, in un loro ipotetico settimo anno ad Hogwarts, dopo la guerra, dove Ron decide di prendersi un pò di tempo per pensare in seguito alla morte di suo fratello.
Questa storia la dedico a Desirèe, che mi ha sempre supportato e che ama particolarmente questa coppia.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Salve a tutti!

Eh già, sono tornata. Così presto? Direte voi. Si, sentivo la mancanza di scrivere qualcosa.

In realtà questa fan fiction è su richiesta, ma mi sono divertita a scriverla.

La dedico alla mia amica Desirée, che ama la coppia Ron-Hermione e mi ha chiesto di creare qualcosa che li riguardi. E io ho accettato.

Sapete, questa dedica è speciale, perchè io voglio veramente bene alla mia amica, e questa storia è tutta per lei, e per voi, se la seguirete.

L'amicizia è qualcosa di molto importante, che va preservato, e sono nei piccoli gesti, nelle piccole cose, che si vede quando qualcuno tiene a te realmente. Io ci tengo a lei, e le regalo, il mio modesto dono, in segno della mia amicizia, che spero apprezzerà.

Tutte le volte che cadrai, l'amicizia sarà la mano che ti aiuterà a rialzarti.

Buona lettura!

 

 

Quella che ho chiamato casa....

Erano passati solo tre mesi dalla fine della guerra, eppure sembrava che fosse passato molto più tempo. Il sole filtrava attraverso le finestre della Tana, dove due giovani maghi, ancora addormentati, facevano sogni un po' movimentati sul loro prossimo anno a Hogwarts. Come sarebbe stato d'ora in poi? Cosa sarebbe successo? Tutto sarebbe stato come prima? Ne dubitavano. Niente torna mai come prima quando succede qualcosa di così grosso, e una guerra è una cosa grossa. Le perdite subite erano state dolorose e si sa, il tempo guarisce le ferite anche se non le rimargina.

 

Harry Potter e Ron Weasley russavano ancora sonoramente, quando una luce più forte di quella tenue del sole arrivò a svegliarli.

< ma cosa? > farfugliò Ron, ancora mezzo addormentato. La risposta venne quando si ritrovò davanti un volto a lui famigliare. Hermione Granger cercava di svegliarlo, ma di sicuro, dopo averla vista, il ragazzo era già sveglio di suo.

< Hermione? > sbottò Harry < ti pare il modo di svegliarci? Che ore sono? > farfugliò l'altro, osservando la bacchetta della giovane strega che era accesa e emanava una luce fortissima.

La ragazza sbuffò impaziente e assunse il solito cipiglio da non-ti-accorgi-che-sta-succedendo-qualcosa?

< Harry la Signora Weasley ha detto di prepararci in fretta! Fra due ore dobbiamo prendere il treno! Ma insomma! > aggiunse, dopo che l'amico si era rintanato di nuovo sotto le coperte, sperando di non essere notato.

Dopo un po' di secchi d'acqua gelata i tre scesero a colazione, dove Ginny e i signori Weasley li stavano aspettando.

< George? > chiese Harry, sedendosi accanto alla sua fidanzata.

< oh. Questa mattina non è sceso, ha fatto progressi ma... > qui la signora Weasley si interruppe. Ogni volta che si parlava di George o di come si sentiva, inequivocabilmente si tirava fuori anche il nome di Fred, perchè lo stato d'animo del ragazzo era dipeso dalla morte del suo gemello, durante la guerra, che aveva lasciato non pochi vuoti nelle anime dei sopravvissuti.

Mangiarono in silenzio, poi i quattro che dovevano tornare ad Hogwarts tornarono di sopra per definire le ultime cose. Harry e Ron si ritrovarono a parlare in camera loro, da soli.

< prima o poi dovrai farlo Ron > stava dicendo Harry al suo amico, mentre appellava una pila di magliette che filarono dritte nell'enorme baule.

< non so cosa dirle. Cosa dovrei fare? Andare da lei e chiederle: ehi Hermione, non è che ti ricordi che ci siamo baciati durante la guerra? Mi affatturerebbe, e non solo! È ovvio che si aspetta un discorso serio da me, magari una dichiarazione, ma io proprio non ci so fare. E se poi la deludo? Per ora lasciamo le cose così > rispose l'altro quasi terrorizzato all'idea di dover parlare con Hermione su quello che era successo davanti agli occhi del loro migliore amico.

< andiamo! Per questi tre mesi lei ha rispettato il fatto che tu ancora non te la sentivi ma... ora credo che, beh... sia arrivato il momento. Non sarà poi così terribile no? >

Ron lanciò uno sguardo assassino ad Harry, ma poi mutò espressione. Sembrava rassegnato.

< la fai facile tu. Ginny pende dalle tue labbra. Scommetto che ti è bastato schioccare le dita per riaverla > e sbuffando si accasciò sul letto, afflitto.

Harry, intanto, era arrossito di botto, forse al ricordo di cosa era successo appena dopo la guerra.

< ehm... in realtà non è andata proprio così > disse.

< come? Non ti è bastato farle gli occhi dolci? >

< no, Ron io... beh... ecco... a dirla tutta mi sono dovuto inginocchiare e le ho dovuto giurare che non sarei mai andato da qualche parte senza di lei e che non l'avrei più abbandonata e... lei mi ha quasi affatturato ma... alla fine ha ceduto > rispose Harry, ancora rosso in viso.

< wow! Un osso duro mia sorella! Ma Hermione è un altro paio di maniche lo sai. Non si sa mai cosa le frulla per la testa. Se sei troppo cattivo perchè sei cattivo, se sei troppo dolce perchè sei troppo dolce, dimmi tu cosa dovrei fare! Oh miseriaccia! >

La conversazione fu interrotta da una trafelata signora Weasley che entrò nella stanza di corsa con al seguito Hermione e Ginny.

< andiamo andiamo! > disse < è tardi. Ci smaterializzeremo, siete tutti capaci no? Quindi possiamo fare così >.

Tutti annuirono e in un attimo si ritrovarono sul binario nove e tre quarti, gremito di gente. Una fortuna che ci fossero così tante persone, pensò Harry, almeno non sarebbero stati al centro dell'attenzione, ma sfortunatamente, si sbagliava. Ogni volta che passava vicino a qualcuno quello si zittiva di botto e cominciava a confabulare con il suo vicino; i più coraggiosi andavano da lui e gli dicevano “sei stato la nostra salvezza!” oppure “non saprò mai come ringraziarti!” e ogni tipo di commento, che in genere si fa, quando qualcuno ha salvato un intero mondo da un folle sadico armato della più potente bacchetta di tutti i tempi.

Tra saluti, incontri, occhiate ritrovamenti e quant'altro, i quattro ragazzi, insieme alla signora Weasley (il signor Weasley era andato a lavoro) riuscirono a raggiungere la locomotiva scarlatta per poter finalmente tornare ad Hogwarts.

La signora Weasley, come al solito, aveva gli occhi lucidi, ma quell'anno ne aveva più motivo del solito, per una serie di fatti. Il primo, era che suo figlio Ron, l'anno precedente, se ne era andato senza avvertire e lasciarlo partire, secondo lei, era come perderlo di nuovo. Il secondo, era che non sarebbe stato come al solito, perchè la casa sarebbe stata silenziosa e triste senza loro quattro in giro. Il terzo, era che gli sarebbero mancati, tutti quanti, e che era strano tornare su quel binario, come era solito fare il primo di settembre per i Weasley, dopo tutto quello che era successo.

< dai mamma non fare così > disse Ron abbracciando la madre, che stava singhiozzando sempre più forte. < torneremo a casa per Natale, così potremmo rimpinzarci a dovere con quello che cucinerai eh? >

< Oh, Ronald! > disse la signora Weasley abbracciando il figlio. Poi abbracciò Ginny ed infine Harry ed Hermione.

Successivamente i ragazzi salirono sul treno, che partì pochi secondi dopo, con il braccio ancora alzato per salutare una Molly Weasley sempre più in lacrime.

< povera mamma > disse Ginny, aprendo la porta di uno scompartimento vuoto e lasciando entrare gli altri tre. < non ce la fa a tirare avanti. Sfoga sul cibo, o meglio, si sfoga cucinando cibo >

< bisogna capirla > commentò Hermione con aria malinconica < non è un bel momento >.

Ron si agitava sul sedile e Harry guardava fuori dal finestrino, apparentemente assente, ma aveva ascoltato la conversazione. Entrambi non volevano parlare di Fred, per due motivi distinti. Il primo, perchè non riusciva a non dimostrare il dolore come Ginny, che soffriva dentro ma non lo dava a vedere. Il secondo perchè si sentiva tremendamente in colpa per tutto quello che era successo, anche se, nessuno gli dava la colpa di nulla, anzi, lo ringraziavano per averli salvati da morte certa.

Il viaggio trascorse lentamente. Nessuno parlava, non perchè non ne avessero voglia, ma perchè tutti stavano riflettendo per conto proprio.

Ginny pensava a suo fratello e a Harry, a come avrebbe fatto per farlo sentire meno responsabile.

Ron pensava a cosa sarebbe successo con Hermione quell'anno.

Hermione pensava lo stesso di Ron, solo al contrario.

Harry pensava alla guerra, era un chiodo fisso ormai.

Dopo quelli che parvero secoli, l'espresso si fermò e gli studenti scesero alla stazione di Hogsmeade, per poter prendere le carrozze.

Harry, Hermione, Ron e Ginny incontrarono Neville e Luna, e presero una carrozza con loro.

Appena dietro una piccola curva, scorsero Hogwarts. Una fitta attanagliò lo stomaco dei passeggeri, al pensiero, di cosa era successo solo pochi mesi prima.

Sembrava impossibile, eppure era vero, Hogwarts era lì, bellissima, intatta, come non le fosse successo nulla, come se il castello fosse pigramente rimasto su quella roccia inerme, senza vita, senza distruzione, da sempre; come se non fosse stato ricostruito mattone su mattone, per continuare a sorridere ancora una volta alla sua vista e ad imparare, chini sui libri ma felici, in quella scuola, che significava casa.

Harry lo osservò per bene, poi distolse lo sguardo. In quel momento quasi si pentì di non aver accettato la proposta di Kingsley di diventare subito Auror, senza il diploma, data l'esperienza sul campo. L'aveva fatta anche a Hermione e Ron, ma la prima voleva terminare la sua istruzione e l'altro le sarebbe andato dietro anche in capo al mondo. In quanto a lui....

Harry guardò di nuovo la sagoma di Hogwarts che si faceva via via più vicina, e capì: aveva fatto bene. Quel luogo aveva significato per lui essere a casa, più di quanto non lo fosse mai stato dai Dursley. Certo la Tana era come casa sua, ma il castello era qualcosa di diverso, come fosse più privato, nonostante ci vivessero centinaia di studenti. Era il primo luogo, e forse era questo la cosa che lo rendeva privato, dove si era sentito accettato, voluto, protetto. Era stata la scelta giusta, salutare Hogwarts come ci era entrato, da studente, non da eroe. Da una persona, quantomeno normale, anche se non lo era mai stato sotto tanti punti di vista.

 

Le carrozze si fermarono, e gli studenti scesero, diretti alla Sala Grande per la cena.

Varcata la soglia del castello, tutti si accorsero che nulla era stato cambiato, perchè era stato ricostruito esattamente come prima che fosse distrutto; l'unico elemento in più, Harry lo notò dopo, erano come degli altarini, dove c'era un mazzo di fiori, una foto e il nome di uno dei caduti in battaglia.

La Sala Grande era splendida come sempre e tutti si costrinsero a non pensare più alla guerra, ma al nuovo anno che sarebbe arrivato di lì a poco. La professoressa McGranitt, che nel frattempo era diventata preside, entrò con i bambini del primo anno, dopo che tutti si misero seduti, e Harry, Ron, Hermione e Ginny, notarono infatti che Hagrid li stava salutando con tanta energia, da mandare a gambe all'aria il povero professor Vitious con una sola manata, dall'altro lato della sala.

La cerimonia dello smistamento durò più del solito, dato che i bambini nati babbani, che l'anno prima non avevano potuto frequentare Hogwarts, avrebbero recuperato quell'anno.

Dopo che la McGranitt si fu alzata per dare i soliti annunci cominciò il banchetto e Ron si buttò a capofitto sul cibo mentre Hermione alzava gli occhi al cielo.

< non cambierai mai vero Ron? > chiese la ragazza, osservandolo trangugiare il suo piatto pieno di cibo in cinque minuti.

< mai > rispose lui con qualche difficoltà.

< è strano > cominciò Harry, sotto gli occhi curiosi degli altri < questo sarà il nostro primo e anche ultimo anno ad Hogwarts tranquillo. Non ne abbiamo mai avuto uno >

< hai ragione amico! > esclamò Ron mandando giù un boccone < quest'anno niente avventure, solo tranquillità. È vero che sarà un po' strano, ma non è che mi dispiaccia >

< no, neanche a me > disse Harry.

 

Alla fine del banchetto, si ritirarono tutti in sala comune, e dopo un po' di chiacchiere, Ron e Harry diedero la buonanotte a tutti, e salirono su per il loro dormitorio, ancora deserto, dato che gli altri stavano di sotto a chiacchierare ancora un po'.

< devi deciderti Ron > disse Harry tutto d'un botto.

< ma cosa? Come? >

< hai capito bene. Se non vuoi perdere Hermione devi darti una mossa amico >

< che intendi dire? > chiese Ron.

< beh, prima ho sentito parecchi ragazzi a cui sarebbe piaciuto uscire con lei, e non solo di grifondoro, tassorosso o corvonero > rispose Harry serio.

Ron sbiancò, Hermione con un altro? Poi gli venne in mente la seconda parte della risposta dell'amico.

< intendi anche serpeverde Harry? Anche le serpi, che odiano i mezzosangue, uscirebbero con Hermione che ha i genitori babbani? > chiese, ormai terreo in volto.

Harry annuì.

< no, non è possibile, devo darmi una smossa! >

< oh, si che devi Ron, ma possibilmente pensiamoci domani, sto morendo dal sonno >

Così si misero il pigiama e si abbandonarono tra le braccia di Morfeo, in un sogno, stranamente, senza incubi.

La mattina dopo, insonnoliti e rassegnati all'inizio delle lezioni, i quattro scesero giù per la colazione.

< cosa abbiamo oggi? > chiese Ron con la bocca piena.

Hermione lo guardò scettica e poi lesse l'orario.

< oh, stamattina abbiamo un'ora di trasfigurazione, una buca, erbologia e... basta, non abbiamo lezioni per il pomeriggio. Strano, forse perchè non abbiamo un insegnante di difesa contro le arti oscure > concluse un po' perplessa. A Ron andò di traverso la colazione e quasi non si strozzò.

Dopo qualche pacca sulla schiena per farlo rinsavire disse con tono sconvolto < non abbiamo un insegnante di difesa contro le arti oscure? Che storia è mai questa? Pensavo che non ce l'avessero presentato ma non che non ci fosse proprio >

Hermione assunse la solita espressione di quando era pensierosa, ed infatti un minuto dopo spiegò

< io credo che nessuno voglia prendere quell'incarico, voglio dire, sono ancora tutti un po' spaventati, e poi, dopo quello che è successo, chi se la sentirebbe di ricoprire un posto così... importante ecco. Dopo una guerra, gli incantesimi di difesa sembreranno barzellette per coloro che l'hanno vissuta no? Quindi non accettano anche perchè hanno paura di non essere all'altezza per mantenere vivo l'interesse. Andiamo, voi seguireste interessati difesa contro le arti oscure? > chiese Hermione con la faccia di una che sa già la risposta.

< non credo > rispose Ron.

< appunto. Tu Harry? >

< non so Hermione, penso che non mi serva sinceramente! >

< infatti. Staremo a vedere. Io ehm... vado in biblioteca > disse la ragazza lievemente imbarazzata.

< a quest'ora? Hermione le lezioni non sono neanche iniziate! > si intromise Ginny, che fino a quel momento aveva dormito con la testa sulla spalla di Harry.

< oh, ehm... beh.... non si sa mai > e corse via, alla volta (loro credevano) della biblioteca.

< dove credi che sia andata? >

< non lo so Ron, ma non credo che la destinazione fosse quella che ci ha detto... >

 

 

Hermione si rifece viva solo per l'inizio della lezione di trasfigurazione. La McGranitt entrò nell'aula con uno strano sorriso dipinto in volto e non cominciò subito a spiegare, ma si rivolse alla classe con un tono... dolce?

< buongiorno ragazzi. Ora... io so che molti di voi hanno fatto fatica a tornare qui a Hogwarts > e qui scoccò un'occhiata in particolare a Ron < dopo tutte le perdite subite. Ma la vita va avanti, e noi dobbiamo cominciare un nuovo anno, ed essere sereni anche per coloro che non ci sono più. Non chiudetevi in voi stessi, le persone che vi hanno amato e che sono morte per questo mondo non lo vorrebbero. Vi chiedo di cercare di superare questo dolore, anche se non sarà facile, e la ferita non guarirà mai, provate ad essere quantomeno in pace con voi. Detto ciò cominciamo la lezione >

Per tutto il discorso, Ron era rimasto con la testa china, i pugni stretti, trattenendosi dall'urlare in faccia alla McGranitt per avergli detto che doveva cercare di superare, mentre Harry e Hermione lo guardavano tristi e preoccupati.

La lezione passò senza alte allusioni alla guerra e i ragazzi si ritrovarono nel parco, sotto una quercia, a godersi il sole di settembre.

< sapete che la Cooman deve aspettare un semestre per lavorare sulla sfera di cristallo? > chiese Harry, abbastanza divertito.

< in che senso? Cosa glielo impedisce? > disse Hermione, più incline a smorzare la tensione che si era creata dopo trasfigurazione che curiosa.

< ha lanciato tutte quelle che aveva ai mangiamorte, ed ora deve aspettare per riaverle perchè il negozio dove le vendevano all'ingrosso è andato distrutto > rispose Harry, mentre sorrideva all'idea della professoressa di divinazione che lanciava sfere di cristallo ai mangiamorte che cercavano di penetrare nel castello. Ma si accorse subito che forse non era una cosa da dire perchè ricordava la guerra, in un certo senso, e Ron sarebbe stato peggio. Invece no. Rise, forse per la prima volta dopo quei tre mesi. Rise. Portandosi dietro anche i suoi due amici, che, increduli, avevano cominciato a ridere come lui.

< Oh Merlino! Ve la immaginate? > disse, dopo aver smesso di ridere.

Rimasero un po' così, ogni tanto qualcuno faceva un sorrisetto, ma per il resto erano in silenzio. Fu Hermione ad interromperlo, diventando tutta rossa e borbottando che doveva andare da qualche parte.

< secondo te dove va? > chiese Ron ad Harry, dopo che si fu allontanata alla volta del castello.

< non ne ho idea amico > rispose l'altro con aria annoiata.

< non... cioè... non potremmo seguirla? >

< seguirla? Ron! Prima di tutto è la nostra migliore amica e dobbiamo fidarci di lei, secondo è troppo intelligente per farsi beccare, qualunque cosa stia facendo > disse Harry.

< per quanto riguarda il primo, Harry, non è la mia migliore amica è la tua, in quanto io ne sono praticamente innamorato > Harry sbuffò come a voler dire che era ora di dirglielo, ma Ron continuò a parlare < per quanto riguarda il secondo... beh... abbiamo un mantello dell'invisibilità no? >

Harry lo guardò per un attimo spaesato poi disse < no, non ci penso proprio! >

< e dai! Sei mio amico! >

< no Ron, non è corretto >

< e dai! Solo un'occhiatina per vedere ciò che fa! È la seconda volta in una giornata che sparisce >

< senti Ron, appunto perchè sono solo due volte, aspettiamo, magari non lo farà più! >

L'altro sbuffò ma acconsentì.

 

Harry aveva torto. Nelle due settimane successive, Hermione spariva di botto, e nessuno sapeva dove andasse. Avrebbero potuto guardare sulla mappa del malandrino, ma l'avevano dimenticata alla Tana, quindi non potevano fare altro che aspettare che tornasse da chissà dove e chiedere “dove sei stata” per ottenere sempre la solita risposta “in biblioteca”. Ma non era possibile che una persona, nonostante il suo nome fosse Hermione Granger, passasse così tanto tempo in biblioteca, perchè la ragazza spariva per qualche ora al giorno. E poi loro avevano controllato, e Hermione non era lì quando invece diceva che c'era. Era sospetta la faccenda, e i due mesi successivi passarono così, tanto che Ron, una sera di novembre, chiese di nuovo ad Harry di usare il mantello.

< no Ron, non mi sembra il caso, dobbiamo fidarci > rispondeva quello seccato.

< andiamo Harry! Anche tu sei curioso di scoprire che combina Hermione! >

< no, no e poi no >.

 

Dieci minuti dopo camminavano per i corridoi di Hogwarts con addosso il mantello dell'invisibilità, pedinando Hermione, che gli stava davanti, ignara di tutto.

< è facile convincerti Harry > disse Ron ridendo sotto i baffi.

< oh, sta zitto o ci scoprirà! > rispose l'altro.

Hermione, infatti si girò di scatto, come avesse appena sentito qualcosa. I due, sotto il mantello si irrigidirono, ma lei scrollò le spalle e tornò a camminare.

Dopo cinque minuti, si ritrovarono sul corridoio del quinto piano e la ragazza si guardava intorno furtivamente. Restarono ad aspettare lì per un po', ma non successe nulla, così Harry propose di tornare in dormitorio, ma Ron fu irremovibile: voleva andare fino in fondo.

Erano passati circa quindici minuti prima che succedesse qualcosa. Un ragazzo, alto, bello e grifondoro andava incontro ad Hermione, che lo guardava freddamente.

< ehi Granger > disse quello < sei venuta alla fine >

< e tu sei in ritardo > rispose Hermione stizzita. Era buio pesto, ma per un attimo la luna, che era uscita da fuori una nuvola, illuminò il volto del ragazzo. Era Cormac McLaggen. Ron fu trattenuto da Harry, perchè sembrava volesse ridurlo in poltiglia.

< allora? > chiese McLaggen ad Hermione.

< i-io... non so... >

< andiamo Hermione, devi darmi una risposta! Tu mi hai aiutato tanto in questi ultimi due mesi, e noi ci siamo conosciuti meglio, la scuola non è solo il nostro punto in comune. Ci siamo anche baciati! Vuoi o no diventare la mia ragazza? > chiese il ragazzo, mentre Ron quasi non si faceva scoprire per quanto la sua rabbia aveva voglia di uscire.

  
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