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Autore: Lely1441    15/08/2011    4 recensioni
Siamo ormai al sesto anno per Lily Evans e i Malandrini: James dedica come sempre troppe attenzioni alla ragazza di cui innamorato e lei, come al solito, cerca in tutti i modi di liberarsene... Ma non è l'unica a cui il modo di fare di Ramoso dia ai nervi.
James Potter si è totalmente dimenticato della componente gelosa del suo migliore amico e, purtroppo per lui, imparerà ben presto che sottovalutarla è stato uno sbaglio.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Cave canem!
 
 
Dedicata a lady hawke
Un ringraziamento speciale a Rowena, ovviamente, che ho costret-coff, che mi ha fatto da beta! ^^
 
 
Primo capitolo ~ L’apparenza inganna
 
Remus Lupin si arrampicò a fatica per lo stretto passaggio che portava alla sala comune. Era talmente stanco che si era dovuto imporre di rispondere con un sorriso di cortesia alla battuta piuttosto lasciva della Signora Grassa, e lui non si doveva mai costringere ad essere gentile: lo era di natura. Purtroppo anche il fattore luna piena contava: mancava solo un paio di giorni alla sua trasformazione, e questo contribuiva ad accrescere il suo senso di malessere generale.
Si accorse di una figura seduta su una delle poltrone davanti al camino, e un sospiro gli sfuggì suo malgrado dalle labbra: quella era l’inconfondibile nuca di un Black di sua conoscenza.
Era chiaro che lo stava aspettando: l’intenzione di andarsene a dormire ad un orario decente scomparve come neve al sole.
«Lily è già tornata?», gli chiese, sedendosi per terra, sul tappeto. La luce della fiamma viva quasi gli feriva lo sguardo, ma ebbe il modo di accorgersi comunque dello scatto irrequieto delle gambe dell’amico, che le aveva incrociate di scatto.
«Già. Pensavo saresti venuto insieme a lei».
Remus sporse un po’ indietro la testa, incuriosito.
«Infatti di solito è così. Però si è sentita poco bene durante la ronda, quindi ho insistito perché andasse a riposarsi».
Sirius era l’emblema dello spirito tormentato annoiato. Aveva abbandonato totalmente la testa sul bordo morbido dello schienale, fissava il soffitto con aria pensierosa ed a braccia incrociate, ma il suo piede continuava a disegnare piccoli cerchi nell’aria. Era chiaro che non riuscisse a prendere sonno.
Non era raro che soffrisse di quei momenti di puro tedio, ma solitamente cominciava a dar fastidio ai primini oppure a corteggiare più o meno sfacciatamente le ragazze; forse il non avere vittime da torturare era il motivo per cui avesse deciso di attendere lui.
«Felpato, qualcosa non va?», gli domandò, rompendo il silenzio. Sirius sciolse le braccia per poi incrociarle di nuovo.
«No. C’è qualcosa che non dovrebbe andare?»
Remus alzò un sopracciglio. Sirius era sempre stato una primadonna. Era talmente cocciuto ed orgoglioso e vanaglorioso e vanitoso… E tutta un’altra infinita lista di difetti. Ogni volta che era indispettito da qualcosa, metteva il muso e spargeva tutt’intorno la sua aura nefasta, rifiutandosi di parlare perché voleva essere pregato. In ginocchio. Con le ceneri cosparse sul capo.
Be’, Lunastorta non era decisamente in vena.
«Ti darò un’unica possibilità. O parli e ti togli questo peso dallo stomaco - perché sai che c’è e sai che io so che c’è -, oppure puoi restare con il muso a passare una notte insonne, senza che questo mi provochi il minimo senso di colpa. Non sarò io ad implorarti di rivelarmi i tuoi pensieri».
Sirius sollevò appena il capo; stette a guardarlo per qualche istante, assorto, prima di lasciarsi sfuggire un sorrisetto ironico: «Non avresti il minimo senso di colpa, eh? Ti ricordo chi è il più maturo tra noi due. Non resisteresti due giorni prima di cercare di riaggiustare le cose».
L’altro sospirò e si passò una mano sul viso. Si dette silenziosamente dell’imbecille, perché ovviamente Felpato aveva ragione e questo lo faceva sentire ancora più irritato. Di solito era lui quello che non aveva mai torto.
«Avanti, dimmi».
Sirius si mosse di nuovo, posando un piede sul ginocchio dell’altra gamba e iniziando a giocherellare con i lacci della scarpa. Sapeva che a Lunastorta la faccenda non sarebbe piaciuta, ma aveva una voglia terribile di sfogarsi un po’. Anche a costo di prendersi una ramanzina.
«Ho litigato con James».
«Uh. E come mai?»
«Era iperattivo ed io in un momento no. Mi ha dato un calcio sugli stinchi perché gli ho risposto male e io ho reagito con un pugno sul naso. Non l’ha presa bene, temeva gliel’avessi rovinato per sempre. Secondo lui ora è storto... e figurati se può andare dalla Evans con il naso storto».
Remus sorrise. La famigerata fissa per Lily aveva qualcosa di parossistico.
«Su, una bella dormita e domani sarà tutto come prima».
Era già capitato che James e Sirius litigassero. Avevano due personalità forti e dominanti, ed entrambi erano cresciuti viziati fino all’inverosimile, l’uno per l’affetto dei suoi genitori, l’altro per il buon nome della famiglia. Ad entrambi non era mai mancato nulla. Erano anche due immaturi - due eterni bambinoni, considerò con un altro sorrisino -, quindi i piccoli scontri non erano mai mancati; finivano con l’avere dei terribili rimorsi che i poveri Remus e Peter dovevano ogni volta sorbirsi, per poi alzarsi una mattina e comportarsi entrambi come se nulla fosse accaduto.
Non gli era mai capitato di sentirli chiedersi scusa a vicenda, a ben pensarci.
Il capo di Sirius crollò nuovamente sulla spalliera, e dopo un attimo di esitazione aggiunse:
«Sì, ma se io non avessi voglia di fare pace? Non stavolta. Voglio che mi chieda scusa».
Remus cominciò a subodorare qualcosa di strano nell’aria, e la cosa più che interessarlo lo fece preoccupare. Non veniva fuori troppo spesso il lato di Felpato più serio - anzi, era in grado di contare quei momenti sulle dita di una mano monca -, e poteva essere solo sintomo di guai.
«Felpato, cosa c’è sotto?»
L’altro sbuffò sonoramente. Poteva fidarsi di Remus, e lo sapeva benissimo, però non poteva neanche dimenticare il fatto che fosse amico sia suo che di James. Lo avrebbe considerato malissimo, lo sapeva.
Eppure, era rimasto in piedi ad attenderlo, perché il suo dannato subconscio gli imponeva di affliggere qualcun altro con i suoi patetici patemi d’animo.
Anche il suo subconscio era un fottuto bastardo, bene. Sono queste le scoperte che ti cambiano la vita.
«È per la Evans… Mi ha veramente infastidito che invece di pensare al fatto che stesse litigando con me, continuasse a blaterare sul suo conto».
«Cielo, Sirius!», esclamò Remus, tanto allarmato che gli uscì fuori il nome di battesimo. «Non sarai mica geloso?»
I Black non arrossiscono, non se riescono ad evitarlo. I Black si fanno mortalmente pallidi.
«Non sono geloso. Semplicemente non riesco a capire perché si sia dovuto fissare tanto con una ragazza quando ne può avere mille altre! Perché proprio lei? Conosci Ramoso, è incapace di restare focalizzato su un obiettivo per più di due settimane… Lunastorta, sono due anni. Sono due dannatissimi anni. Comincio a non sopportarlo più».
Remus continuò a sogghignare, e Sirius sentì di odiare anche lui. «Ok, sai cosa ti dico? Pensala come ti pare», sibilò, alzandosi in piedi e sovrastandolo in altezza. Sembrava davvero arrabbiato.
«Certo che la penserò come mi pare, Felpato. Se mi fossi fatto condizionare da voi, ora sarei a correre nudo sul prato in direzione della Foresta Proibita, proclamando il mio eterno amore alla vita da selvaggio».
Sirius lo fissò con odio.
«Non mi è mai parsa un’idea migliore».
Remus fece un gesto con la mano a mezz’aria, come per volerlo blandamente trattenere.
«Guarda che può capitare di essere gelosi del proprio migliore amico. In effetti, ultimamente ogni volta che Ramoso nomina Lily sembra che ti parta un embolo…»
«Indovina il perché!», rispose l’altro, avvelenato, mentre saliva le scale a chiocciola che portavano al loro dormitorio.
Si sentiva orribilmente frustrato. Ciò che non riusciva a capire di quella assurda non-coppia era quale dei due fosse l’elemento sbagliato. Era James ad essere un coglione, oppure la Evans  un’asessuata?
Andiamo, dopo quasi due anni di corte spietata qualunque donna avrebbe ceduto alle avances di Ramoso. Se non altro per esasperazione. Non riusciva proprio a mettersi nei loro panni, anche perché a lui la maggior parte delle volte servivano pochi giorni per ottenere quello che voleva.
A volte persino ore.
Si bloccò con il piede che quasi toccava l’ultimo gradino. Ecco una cosa che avrebbe risolto i suoi dubbi e avrebbe fatto decisamente infuriare Ramoso. Le avrebbe chiesto di uscire, e sicuramente avrebbe ricevuto un sì come risposta, dimostrando al suo migliore amico che poteva definitivamente togliersi dalla testa la Evans.
E, nel remotissimo caso si fosse beccato un due di picche, avrebbe dimostrato quanto fosse frigida.
Sbuffò ancora, ripensando alle parole di Lunastorta. Lui non era in alcun modo geloso di James. Né della sua amichetta.
 
*
 
«Vuoi uscire con me, Evans?»
Lily lo fissò storto, prima di sillabargli un secco:
«No».
“Be’, un passo in avanti rispetto a James. Almeno non mi ha augurato di finire preda del furore sessuale di Mirtilla Malcontenta”.
«Oh, e potrei sapere il perché?»
Lily, che era in ritardo per la sua lezione di Rune Antiche, accelerò il passo.
«Perché mi stai antipatico quanto il tuo amichetto. Cioè, prima di oggi non tanto quanto lui, dato che almeno tu non mi chiedevi di uscire nei momenti meno opportuni. Però ti sei appena giocato l’ultima chance, mi spiace». Lei lo guardò di sottecchi e Sirius fece spallucce. «Non sembri granché disperato, Black».
Lui si riscosse dai propri pensieri e le sorrise, sornione.
«Avresti preferito che ti supplicassi in ginocchio nel bel mezzo del corridoio?»
Lily quasi rabbrividì. Ci bastava Potter ad esporla quotidianamente al pubblico ludibrio.
«No, Black, ma mi domando perché tu sia venuto proprio da me, visto la tua amicizia con quello scemo».
«Abbiamo litigato».
«Di nuovo?», chiese, per nulla stupita. Dopo averli visti tirarsi addosso a vicenda il cibo della cena, aveva intuito che l’amicizia maschile segue parametri un tantino diversi da quella femminile. Figuriamoci per quei quattro.
«Sì. E sai, mi domandavo se fosse lui lo stupido o tu la frigida».
Lily arrossì per la rabbia. Certo non era il modo migliore per corteggiare una ragazza.
«Black, se sei qui per insultarmi puoi anche andartene».
Sirius sorrise automaticamente. Iniziava a prenderci gusto.
«Evans, te lo richiedo. Sicura che tu non voglia uscire con me? Ti libereresti di James in men che non si dica, e io sarei l’unico oggetto della sua ira funesta. Sarebbe divertente e non avresti nessun tipo di controindicazione».
«Mi spiace, non gioco con i sentimenti degli altri. Per quanto sia insopportabile, trovo meschino il fatto che sia proprio il suo migliore amico a cercare di fargli una cosa del genere».
Erano ormai davanti alla porta dell’aula, e Sirius si fermò.
«Credimi, sono più scocciato di te da questa situazione. Perlomeno, riusciremmo a togliergli dalla testa l’immagine di te che, come ogni cara mogliettina che si rispetti, lo attende a casa dopo una giornata di duro lavoro. Pensaci. Anche io ti sopporto poco, Evans: almeno in questo modo riuscirei a riportare le cose com’erano prima».
«Arrangiati», fu l’unica risposta.
Il ragazzo rimase a guardarla mentre prendeva posto accanto ad una compagna di dormitorio, prima che un’alterata professoressa Wilson gli chiudesse la porta in faccia. Sempre agitata quella donna.
Si girò e percorse con calma il corridoio nel verso contrario. Ora che ci pensava, anche lui era in ritardo per le lezioni.
 
*
 
Quando Lily era entrata in classe, Remus aveva involontariamente alzato lo sguardo e gli era parso decisamente strano intravvedere Sirius sulla porta. Aveva cercato di capire cosa fosse accaduto dall’espressione di Lily, ma lei non sembrava turbata e Remus non era ancora un Legilimens. Per il momento.
Aveva atteso pazientemente la fine dell’ora ed aveva fermato Lily prima che uscisse, affiancandosi a lei, che fu ben lieta di vederlo.
«Remus! Ancora grazie mille per ieri sera, mi hai salvato! Non fosse stato per te, stamattina avrei ancora avuto il mal di testa…»
«Sono contento tu ora stia meglio», le disse sorridendo, prima di cambiare faccia e chiederle: «Lily, come mai Sirius era con te?»
La vide corrucciare la fronte, prima di dare un’occhiata nervosa alla professoressa che stava sistemando degli appunti sparpagliati sulla cattedra.
«Vieni, andiamo in qualche posto più tranquillo».
Remus annuì e si fece guidare lungo i corridoi, fino ad arrivare al portone d’ingresso della scuola e superarlo. Continuarono per un po’, arrivando quasi in prossimità delle serre di Erbologia. Era novembre ed erano usciti senza coprirsi ulteriormente, quindi lui sperò si trattasse di una cosa di breve durata.
«Scusa se siamo usciti, ma onestamente avevo paura che qualcuno ci sentisse», disse lei, cominciando a sfregarsi le mani sulle maniche della divisa. «Vedi, volevo chiederti… Ma Potter e Black hanno litigato davvero? E così gravemente?»
Remus la guardò, perplesso.
«Be’, sì, ma penso che non duri più di tanto… Come al solito, no?»
Lily fece una smorfia poco rassicurante.
«Vedi, Black mi ha chiesto di uscire».
«Felpato ti ha chiesto di- Oh. Quel grandissimo idiota».
Si passò una mano sul viso, chiudendo gli occhi e rimanendo a pensare per parecchio tempo in silenzio. Cielo, le cellule celebrali di Sirius si erano decisamente volute buttare insieme nell’acido.
All’improvviso, si ricordò che c’era altro di cui invece preoccuparsi.
«Ehm, scusa se te lo domando, ma tu… Tu cosa gli hai risposto?»
La ragazza scosse la testa.
«Di no, ovviamente. Sai che uno dei miei più grandi desideri di sempre è quello di vederli sparire dalla faccia della Terra, possibilmente insieme».
Remus abbozzò un sorrisino e si sentì sollevato: lei sembrava sinceramente sincera e vagamente disgustata. Il fascino Black pareva non averla nemmeno sfiorata. E pensare che la maggior parte delle ragazze ne veniva investita come da un treno in corsa.
La sua stima per la sua compagna di Casa crebbe molto, in quei pochi secondi.
«Bene. Anche perché temo sia uno dei suoi capricci… Sirius non è un cattivo ragazzo, solo che durante questi mesi è stato messo davvero a dura prova», si precipitò ad aggiungere, vedendo l’espressione di Lily rabbuiarsi pericolosamente. Paragonarla ad un giocattolino per ricchi ragazzi annoiati era stata una mossa degna di James, accidenti a lui.
«Tranquillo, Remus, non avevo intenzione di dargli corda. Poi se è davvero una sua voglia passeggera, dubito che la cosa ricapiterà».
Lui annuì e ricominciò a camminare in direzione del castello.
«Vedrò di parlare con Felpato, tranquilla. Intanto incamminiamoci».
Lily annuì e lo seguì, in silenzio, finché il ragazzo non inciampò su una radice che sporgeva dal terreno. Di riflesso si aggrappò a lei, e fu solo per questo che non cadde.
«Oh, scusa Lily!»
Lei scoppiò in un’allegra risata e lo prese a braccetto, come un buon amico.
 
*
 
James Potter aveva bisogno di riflettere. Era ovviamente ancora arrabbiato con Sirius - oh, andiamo, aveva rischiato di menomarlo seriamente e non se ne era neppure pentito! -, e visto che all’ora di pranzo mancava ancora un po’, non era riuscito a resistere alla tentazione di farsi un giro sulla sua scopa, una delle poche attività in grado di dargli l’ebbrezza necessaria per avere poi la concentrazione adatta per meditare. Stava fischiettando tra sé e sé quando intravide due figure che risalivano verso di lui; curioso com’era, li fissò senza curarsi affatto di quello che potevano pensare quando se ne fossero accorti.
Non si era mai preoccupato di creare meno fastidio agli altri, anzi.
Il volo di uno stormo di uccelli spaventati lo distrasse; quando tornò ai due, sentì il sangue ghiacciarsi nelle vene. La chioma di Lily non era confondibile con quella di nessun’altra, non dopo gli anni passati ad osservarla, e l’altro era…
Per le mutande sporche di Merlino! Era Lunastorta! E si stavano fissando teneramente negli occhi come due disgustosi piccioncini il giorno di San Valentino! Dettagli che anche lui mostrasse la sua aria da trota se la trovava in giro, anche quando non era la festa degli innamorati.
Ridevano spensierati, e lei l’aveva appena preso a braccetto. James era troppo sconvolto per muoversi, quindi rimase fermo, impotente, finché non gli furono davanti. Remus aveva cominciato a salutarlo dieci metri prima.
Brutto infame.
«Ramoso, vai a farti un giro? Temo che fra poco inizi a piovere, non farti prendere la mano come al solito», gli disse Giuda una volta che fu a portata di voce. «Noi adesso andiamo a pranzo, a dopo!»
Se ne andarono così, sempre vicini, sempre sorridenti. Lily gli aveva rivolto il suo classico sguardo vagamente disgustato, ma non aveva commentato.
Quel traditore figlio di buona strega. Non poteva andare da Felpato perché il suo orgoglio glielo impediva, e il ragazzo per cui aveva sudato sette vesti da mago pur di accompagnarlo come Animagus nelle notti di luna piena… lo aveva raggirato crudelmente. Da quanto andava avanti quella storia?
Erano entrambi Prefetti, chissà cosa avevano combinato insieme nelle lunghe notti d’ispezione… La sua mente si popolò di immagini raccapriccianti, e si sforzò con tutto sé stesso di cancellarle.
Gli rimaneva un solo amico, l’unico che sicuramente si era salvato da tale congiura. Il povero, piccolo e così spesso sottovalutato Codaliscia. Improvvisamente, sentì un moto d’affetto nei suoi confronti.
Fece rapidamente dietrofront e tornò a castello, meditando su come poter utilizzare la scopa che aveva in mano per fare del male - molto male - ai suoi due ex-migliori amici fedifraghi.
 
 
 
 
Note dell’autrice: questa storia è stata scritta su richiesta di lady hawke, durante una delle solite conversazioni sceme su Skype. Onestamente non ricordo più come sia venuta fuori la SiriusLily, ma non fa niente, suvvia.
La storia verrà aggiornata ogni dieci giorni (a meno di non avere impegni improrogabili).
Se vorrete farmi sapere cosa ne pensate, la sottoscritta ne sarà ben più che lieta, ovviamente!
See ya, guys!
   
 
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