Coraggio
La luna ghigna
-ghigna sempre, anche in un momento così buio della storia, illuminando la finestra
della stanza, giocando con le ombre della notte, ritagliate sulle pareti
bianche.
Si volta,
schiudendo piano le palpebre. Nella pallida e fioca luce si intravedono due
iridi scarlatte fiammeggiare con un velo di mal celata esasperazione. Una mano
arriva a coprirle, risalendo alla chioma argentata, scostando annoiata i ciuffi
ribelli dal viso.
Sa bene che la notte è troppo silenziosa per credere che la shokunin
dorma. La notte
lo sente, il suo respiro, farsi leggero e regolare, quando si addormenta. Quella
sera proprio non sente nulla.
Si alza,
raggiungendo la porta e abbassa piano la maniglia, anche se non deve aver
timore di svegliare qualcuno, dato che Maka è sveglia. Avanza nel corridoio,
seguendo la flebile luce proveniente dal salotto. Si appoggia allo stipite
della porta, conscio del fatto che lei l’abbia sentito uscire dalla sua camera
e aspetta.
«Soul?»
«Sì?»
Maka si ammutolisce
e abbassa il viso, precedentemente poggiato contro lo schienale del morbido
divano, le parole che si rifugiano tra le corde vocali, timorose di essere
pronunciate.
La tensione pervade
la stanza, una viscida sensazione che sembra essersi bloccata nella gola di
entrambi.
Soul, deciso
a spezzare il silenzio, parla, anche se è sicuro della muta risposta che lo
attende: «Pensi ancora alla cartolina che ti ha spedito tua madre?»
E difatti…
Maka non sembra intenzionata a rispondergli.
Uno spiffero
gelido entra all’improvviso nella stanza, facendo tremare leggermente il corpo
della ragazza, non adeguatamente coperto: una maglietta le copre a malapena le
ginocchia, schiacciate contro il petto e le spalle scoperte sono ormai fredde
da vari minuti.
Soul sbuffa
a bassa voce, andando a chiudere la finestra. Quando si volta, nota gli occhi
di Maka fissare
un punto imprecisato, avvolti da una rete di pensieri. Emettendo
l’ennesimo sbuffo, si dirige in cucina, indifferente al fatto che Maka possa
averlo sentito.
«Vuoi del
tea?» le chiede, agguantando il bollitore da un’anta della cucina.
Maka nega
col capo, ma, resasi conto che non è nel campo visivo della sua buki, risponde: «No. Mi faresti della camomilla, per
favore?»
«D’accordo.»
Soul mette
l’acqua sul fuoco e, in attesa che bolla, si avvicina alla finestra; osserva il
paesaggio notturno di Death City, addormentata e silenziosa. Quante volte dovrà ancora svegliarsi perché
quella stupida non riesce a
trovare coraggio in se stessa?
Quando sente
il bollitore fischiare insistente, si riscuote dai suoi pensieri e spegne il
fornello. Prende una tazza da un ripiano, ne versa dentro il liquido assieme a
una bustina di camomilla, aggiungendo una fetta di limone -conosce così bene i
suoi gusti, che talvolta si domanda se non siano diventati anche i suoi. Porta
il tutto in sala e lo appoggia sul tavolino.
Maka gli
rivolge un flebile ringraziamento e prende in mano la tazza. Con uno scatto la
appoggia sul tavolino e si accarezza il palmo, più caldo del normale a causa
del contatto con la ceramica rovente. Soul scuote la testa, sospirando: «L’ho
appena fatta, è bollente.»
Se fosse la Maka di sempre gli avrebbe ribattuto, con tanto di stizza: «Potevi farla raffreddare prima, baka!»
e forse nessuno gli avrebbe risparmiato un pesante Maka-chop, ma quella Maka sembra
essere scomparsa, sostituita da un’altra piagnona,
silenziosa e rompipalle. Sì, perché sono due
notti che Soul non chiude occhio per colpa sua!
Maka afferra
la tazza dal manico, facendo attenzione a non scottarsi nuovamente; anche se
non apre bocca, si è accorta che Soul le ha preso la sua tazza preferita.
Gliel’ha regalata sua madre quand’era bambina: è azzurra, con il suo nome
disegnato sopra.
Il ragazzo le
si siede affianco, appoggiando la testa allo schienale e chiude le palpebre. La detesta, la detesta fino al midollo,
quella secchiona senza-tette, ma non può fare a meno di preoccuparsi per lei. È
compito suo prendersene cura e proteggerla, aiutarla nei momenti difficili.
Quando riapre gli occhi, Maka sta bevendo la camomilla e osserva assorta la
cartolina che la madre le ha spedito, soffermandosi sulla scritta dai caratteri
esotici riportata in fondo. Sembra una di quelle scritture dei paesi dell’Asia
sud-occidentale, forse è arabo.
“Mamma si trova
in un posto così lontano?” pensa di riflesso Maka.
La strana
sensazione della nostalgia, che ormai da mesi non prova più, ritorna a roderla,
proprio lì, alla sinistra del petto.
«Soul?»
Maka si
volta a fissarlo per la prima volta da quando è arrivato; i loro occhi si
specchiano l’uno nell’altro, un legame magico e potente quanto quello delle
loro anime. Quando incontra quello sguardo, troppe volte i brividi le scuotono
la schiena: è capace di trasmetterle emozioni che non è capace di spiegarsi -in quelle occasioni, i
suoi libri non hanno la soluzione che cerca. Li ama, quando, attraversati
da un luccichio malizioso, la scrutano con attenzione, come per scandagliare ogni suo pensiero
e la sua voce calda sussurra il suo nome.
«Cos’è il
coraggio?»
Soul sbatte
le palpebre confuso: non crede di aver capito esattamente la domanda. Sta per
ribattere con una qualche battutina su come lei,
una secchiona che legge così tanti libri, non sappia cosa significhi quella
parola, ma si ferma. Ci pensa un po’ su: il coraggio di fare una scelta, il
coraggio di dire la verità, il coraggio di sconfiggere la paura; il coraggio è una grande dote.
«Dì, secchiona,
credi di essere coraggiosa?»
«Non lo so.»
scuote la testa Maka, la mente un groviglio di domande senza risposta che
giocano a rincorrersi.
«Non
ricordavo di avere scelto una shokunin così indecisa!»
Maka sta per
ribattergli a tono, ma si trattiene e replica: «Io… non sono più sicura di
sapere per cosa combatto.»
È poco più
d’un sussurro, ma Soul ha sentito perfettamente. Scocciato e incredulo si volta
a guardarla, arpionandola per le spalle ed esclama: «Cosa stai dicendo?! Come
non sai per cosa combatti?»
Maka abbassa
lo sguardo, puntandolo altrove, lontano da quegli occhi la fanno sentire in
soggezione quando la scrutano così severi, alla ricerca della verità che le sue
parole non sanno esprimere. Apre la bocca per parlare, ma la richiude senza
sapere cosa rispondere.
Soul la scuote,
sconcertato, sbraitando: «Dannazione, Maka, rispondimi!»
La ragazza
abbassa ancora di più il viso in risposta, la frangia bionda le cade sopra gli
occhi con un’ombra.
«La DWMA è
così strana in questo ultimo periodo. Shinigami-sama
prende decisioni così assurde e controsenso. Ci stiamo schierando dalla parte
del nemico.»
«Sì, forse Kid ha ragione. Ma rifletti un attimo: qual è sempre stato
il nostro obbiettivo? Per cosa combattevamo?»
Maka
trattiene il respiro, le parole di Soul che toccano le corde più profonde della
sua anima. Sgrana gli occhi e alza il capo, incontrando il suo sguardo fermo -inossidabili
iridi scarlatte. Si dà della stupida
mentalmente mentre accenna un lieve sorriso e gli occhi sembrano
riacquistare vivacità, una scintilla di determinazione che si riaccende.
Soul la
osserva, sorridendo a sua volta e pensa: “La mia shokunin è tornata.”
«Soul.» lo
chiama con voce decisa. «Ho scelto di essere shokunin per seguire il destino di
mia madre. Il mio compito… il nostro
compito è mietere l’anima del Kishin e, quando tutto
sarà finito, ritornare a cacciare le uova. Terrò fede alla mia promessa
nonostante le circostanze. Sei con me?»
Il ragazzo
accentua il sorriso, scoprendo i denti aguzzi e replica: «Sempre.»
Si perde ad
osservarla mentre si dirige in cucina: brandisce la tazza come fosse un’arma e
al pensiero gli viene da ridere. Non è più la Maka cupa e malinconica di
qualche giorno prima; percepisce la
lunghezza d’onda della sua anima: è più potente di prima, è determinata e non si arrenderà.
Poi il suo sguardo viene catturato dal movimento delle sue gambe, che avanzano
sicure, senza incespicare nell’insicurezza, dai capelli sciolti sulla schiena che
ondeggiano ad ogni passo e i pensieri viaggiano già verso altre direzioni.
«Forza Soul,
domani sarà una giornata lunga e intensa. Voglio allenarmi tanto!» esclama
l’oggetto dei suoi pensieri -dei suoi
desideri. «Perciò a letto!»
Maka fa per
sparire nel corridoio, quando ritorna sui suoi passi. Entra in sala e si avvicina
al divano, come per recuperare qualcosa che ha dimenticato. Invece si avvicina
a Soul e afferra la sua maglia, abbassando il viso alla sua altezza.
«Grazie.» sussurra
e lo bacia, labbra calde contro labbra fresche.
Poi si
allontana, mormorando un “Buonanotte.” tra le pareti del corridoio.
«Davvero cool…»
riflette ad alta voce Soul, alzandosi dal divano e raggiungendo la sua stanza.
Solo dopo aver afferrato Maka per la vita e averla trascinata con sé, non senza ricevere un pugno in testa ed essere costretto a dissuaderla con un bacio -decisamente meno casto del precedente.
Il coraggio che sai infondermi è
ineguagliabile, Soul.
Buon
giorno e buon Ferragosto! -una
decina di minuti ed è già martedì, ma meglio tardi che mai, no?
È
la primissima volta che pubblico in questo fandom e sono emozionata! Ho scoperto da poco Soul Eater, anime bellissimo, che mi ha semplicemente
conquistata. Tra poco comprerò anche i manga e sono curiosa di vedere lo svolgimento
che prenderà la storia -ho letto in giro che ad un certo punto la trama si
divarica. Avevo deciso già da un po’ di tempo di scrivere qualcosa su Soul e
Maka, ma ancora non sapevo cosa esattamente. Alla fine, riguardando l'anime, l’episodio 41 mi ha offerto l’ispirazione che cercavo.
Mi è proprio piaciuta
scriverla: amo Soul e Maka, insieme danno vita alla perfezione. Ho cercato di
mantenerli IC, nelle parole, nei gesti, nei pensieri e spero di esserci
riuscita.
Non ho altro da
aggiungere, perciò ringrazio tutti coloro che sono giunti fin qui! Sayonara
:3