Storie originali > Fantascienza
Ricorda la storia  |      
Autore: Dantalion    16/08/2011    1 recensioni
Paura, odio, disperazione...vendetta.
Tutto si confonde distortamente...
So solo il mio sparo deve essere il più preciso possibile.
Genere: Drammatico, Science-fiction, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La sesta porta_
 
 
Tutto è perduto adesso, a dire il vero.
Per cosa sto lottando?
Perché continuare?
Il mio corpo è a pezzi...si muove a stento.
Mi trascino accanto a una pozzanghera sotto una lampada al neon.
Vi si riflette il mio viso...è così surreale.
I capelli castani bruciacchiati sulla destra, il lungo taglio sulla guancia...
Solo l'interno dei miei occhi verdastri sembra vero.
Solo il vuoto che vi si scorge.
Il contrasto tra il silenzio e la calma, terrificanti, che regnano nella mia mente, ed il convulso caos di dolori che affanna il mio corpo è sorprendente.
Tremo per un brivido di freddo, e quasi mi spavento da sola per il grattare metallico della pistola sul pavimento.
Una donna...con una pistola.
Già è strano vedere un'arma...poi in mano a me...
Del resto, perché mai una donna avrebbe dovuto impugnare un'arma?
Qui...su questa colonia lontana dalla Terra, popolata solo da quegli eletti dalla scienza che mirano a salvare un'umanità ingrata e dalle loro famiglie...a che pro strumenti di distruzione?
Quaggiù, lontani da qualunque forma di vita aggressiva...o almeno così pensavamo.
 
Poi si è sentita un'interferenza nei sistemi della Città-Nave.
Un istante brevissimo, in tutta la Città, uno strano gorgoglio è fuoriuscito da tutti i sistemi vocali automatici.
Poi sono arrivati...beh, loro.
Non posso fare a meno di trasalire sentendo i passi di uno di quelli nel corridoio che fa angolo col mio: impossibile sbagliarsi, il rumore è quello stridente del tipo 'metallo-contro-metallo'.
Un gorgoglio roco...mi deve aver sentito...
Non ho neanche la forza di disperarmi...
Mi tiro a sedere contro la parete e carico la pistola in un gesto meccanico.
Tantissimo tempo fa, prima di tutto questo, prima della colonia, prima dei miei figli ora morti, prima del mio marito ora morto, prima di studiare ingegneria bio-meccanica all'università...sparavo al poligono con mio padre, un poliziotto.
 
''La vita è semplice'' si divertiva a ripetermi ''e anche se sembra non finire mai, quando arriverai alla mia età ti sembrerà esser passata velocissima...proprio come uno sparo. All'inizio non sai se centrerai il bersaglio, ma arrivati alla mia età puoi fare dei calcoli approssimativi. Ebbene, io so che lo centrerò! Il mio è stato un bellissimo sparo: preciso, pulito...perfetto! Ho avuto tutto quel che volevo...e se da morto dovessi guardarmi indietro, non avrei rimpianti! Tanto più ci si avvicina al bersaglio, tanto più bisogna chiedersi questo...cosa potrei rimpiangere? Ogni decisione può ancora modificare la tua traiettoria...ma il tuo fine è quello: non avere rimpianti. Morire avendo dato il meglio di sè''.
 
Ora sto per schiantarmi contro il bersaglio.
Ma l'ho centrato davvero?
Mi sembra che tutto sia sbagliato...sbagliato...
Morendo, fra qualche istante, che rimpianti avrò...?
Tanti...ma uno...uno in particolare...
Non aver trascinato all'Inferno con me quante più di quelle bestie possibile.
 
Brucio!
Ora la mia mente non è più vuota...va a fuoco!
E riesce a concepire una sola, crudele e bellissima parola: vendetta.
Mi alzo e svolto l'angolo all'improvviso, piantando i piedi per terra.
Il mostro, si ferma anche lui, sulle sue esili e acuminate zampe color antracite come tutto il corpo.
Le sue 'braccia', simili a spettrali rami metallici, tengono quasi al petto una specie di arma da fuoco, ingombrante ma dall'aspetto feroce.
La testa allungata, senza occhi e dalle fauci piene di zanne affilate, mi fissa da chissà dove, lasciando che una minima parte del mio cervello ne captì un'espressione, se così si può definire, sorpresa.
Gli urlo contro, spinta da un'ira cieca, ruggendo come una donna di trent'anni senza più niente al mondo può ruggire...strillando fin quasi a lacerarmi l'anima.
Colpita da questa esibizione bestiale, la creatura inciampa indietreggiando per lo spavento e cade a terra poggiata sui gomiti, con la mascella spalancata.
Alzo il braccio destro e sparo.
Il rimbombo quasi cancella il rumore vischioso delle sue cervella verdastre che si sparpagliano sul pavimento oltre la sua testa.
 
''Uno''.
Sorrido, ma non ha niente di umano.
Va bene così.
Non sono umana.
è come se fossi già morta, ma fossi tornata per rimediare ai miei rimpianti.
Butto a terra la pistola e imbraccio l'arma aliena: è straordinariamente comoda e leggera, a dispetto delle apparenze.
Cerco qualcosa di simile a un grilletto, e, trovatolo, miro al cadavere e sparo.
L'ormai familiare stridio elettrico che aveva già ucciso davanti i miei occhi tutti i miei amati trafigge con un lampo bluastro il corpo senza vita, sfondandogli mezzo petto.
Soddisfatta, mi chino e frugo tra le varie cinte di cui è rivestito l'alieno, fino a trovare qualcosa che mi ricorda vagamente il blaster che gli ho sottratto.
Uno, due...tre caricatori.
Bene.
Ne metto uno per tasca ed uno infilato nei pantaloncini di jeans, dietro.
Inizio a camminare, a passi decisi, verso l'uscita dei tunnel della discarica.
Non che importi poi molto, ma spero che alla fine di questo giorno maledetto, l'inceneritore debba fare gli straordinari con i resti fumanti di questi mostri invece che con i miei.
 
Una volta fuori, il sole artificiale mi abbaglia per qualche istante prima che io possa guardarmi intorno.
Tutto è deserto.
La bella giornata che il nostro Malvin ci aveva programmato splende su una città che sembra già morta.
Non vedo alieni nelle vicinanze, ma neanche corpi dei miei simili: ci sono le chiazze di sangue, le striature rosse lungo i muri, ma non i corpi.
Cosa cazzo ci vogliono fare con i corpi?!
Se solo provano a...a mettere i miei figli su un tavolo per...oh...dannazione!! No!!
Una nuova vampata d'ira mi avvolge mentre corro verso il centro della città.
Mi fermo all'improvviso e torno dietro all'angolo che avevo appena svoltato, poi mi affaccio cautamente.
In fondo alla via, nella piazza grande c'è un veicolo...senz'altro non umano.
è grande, spigoloso, simile a una manta con la cresta ma senza coda.
Tutt'intorno si affaccenda una decina di alieni...sebbene si assomiglino, vedendoli tutti insieme e con relativa calma, noto che non sono tutti uguali.
Uno è più alto, uno più basso, le forme dei visi sono differenti, lo spessore dei corpi, delle braccia...
Sono tutti diversi, come noi.
 
Sono-come-noi...?
Questa scoperta...anzi, questa supposizione, mi sbalordisce sul momento.
Poi realizzo.
Se i miei figli li avessero uccisi degli altri umani...dei terroristi magari...non avrei reagito allo stesso modo?
Sorrido di nuovo, inumana...avevo dimenticato...
Non è quello che sei a fare la differenza...
è semplicemente quello che fai.
Mi avvicino furtiva alla piazza, nascondendomi dietro ad ogni angolo, fino all'edicola mezza bruciata appena al di fuori di essa.
Mi sporgo, miro, sparo.
Uno stridio, e un primo alieno si accascia a terra.
Gli altri sussultano vistosamente per lo spavento, emettono gorgogli terrificati, e, guardando com'è caduto il compagno, cioè verso la mia destra, si voltano tutti dal lato opposto, puntando i blaster nervosamente.
Come sono...dannatamente umani!
Ma perché diavolo allora sono venuti qui a farci fuori tutti?!
Che stanno facendo?
Noto che mentre quelli di guardia scrutano i dintorni, un paio sta recuperando il cadavere...no, un momento.
è vivo, gli ho solo staccato un braccio.
Dannazione, la mia mira è peggiorata negli anni.
E quegli altri due? Issano una specie di barella sulla nave...
Che strano, sembrano i resti di uno di loro...i resti mozzati ed ordinatamente riposti...
 
Un pensiero mi balena dentro.
Oh mio Dio no, no...
Se fosse così...oh no, no, no...
Ora sono di fronte a un bivio.
Potrei sterminare questi...'esseri' qui, ora, e forse pentirmene per tutta la vita scoprendo di aver ucciso i mostri sbagliati...oppure tornare al laboratorio...e forse scoprire che invece ho lasciato scappare gli assassini della mia famiglia.
''Morire avendo dato il meglio di sè''.
Il meglio che posso fare è accertarmi di non uccidere ancora degli innocenti...
Meglio rinunciare alla propria vendetta che rischiare una simile nefandezza.
Dannazione...
Una parte di me si sforza di provare rabbia e risentimento per la scelta che sto facendo, ma un'altra sa che è la scelta giusta.
Devo andare al laboratorio.
 
La porta dell'edificio è sfondata, i vetri sono in frantumi.
Sento un boato alle mie spalle e mi volto a guardare: l'astronave aliena decolla sopra i palazzi del centro, si inclina verso l'alto e sfreccia via rumorosamente.
Giusto così, è giusto così...spero.
Il corridoio è buio..chissà se questo affare inutile ha una torcia incorporata...
Inutile...vedremo se sarà inutile.
Eccola!
Vediamo la piantina sul muro...ma guarda...il reparto di scienze bio-spaziali, che si occupa della ricerca e della catalogazione dei micro-organismi presenti su altri astri, è accanto a quello bio-meccanico.
Cammino verso il mio ufficio, ben sapendo che troverò le traccie di sangue della mia famiglia prima della mia meta.
Erano venuti a trovarmi a lavoro...magari, se solo fossero rimasti a casa...
Salgo le scale ed imbocco il corridoio, ben decisa a passare oltre...no...!
No!! NO!!
Sono ancora lì! Non li hanno portati via, sono lì, sono lì, oddio non posso guardarli, non posso...
Chiudo gli occhi e procedo accostata alla parete destra...una porta...due porte...
Tre porte...proprio qui alla mia sinistra ci sono...
Sento un nodo fortissimo alla gola strozzarmi.
Le lacrime mi bagnano la mano sinistra che mi copre gli occhi.
Lacrime calde.
Quarta porta.
Quinta porta.
Sesta porta.
Entro e apro gli occhi, ma non riesco a vedere niente...
Me li asciugo e tiro su col naso:in questa stanza c'è solo un tavolo, ma in fondo ci sono due porte, di cui una è rinforzata, metallica e spessa.
E socchiusa.
La apro e mi affaccio cautamente, intimorita dall'atmosfera e dall'oscurità.
Punto la torcia intorno ed osservo: fiale, microscopi, appunti...
Bisturi...
Entro e mi avvicino al carrello su cui sono posati...ma, cosa...?
Urto con le gambe qualcosa ribaltato a terra...è un lettino per le operazioni.
Faccio per tirarlo su ma dove lo afferro è bagnato e mi scivola di nuovo giù fragorosamente.
Illumino la mano e la scopro sporca di sangue...
 
Sangue verde.
 
Maledetti schifosi...allora lo hanno fatto davvero...
Mi precipito fuori con la nausea che sale...mostri...!
Vomito in un angolo, sembra che la stanchezza ed il dolore fisico mi siano drammaticamente ripiombati addosso con il deviare della mia rabbia verso i veri assassini della mia famiglia...
Una penna cade dal tavolo, facendomi sobbalzare e gemere per lo spavento.
L'altra porta...perchè andarci? dovrei tornare indietro e...
Ma all'idea di tornare indietro immediatamente associo l'immagine sfocata e lontana dei corpi senza vita dei miei...
 
Entro nell'altra stanza: c'è un portatile acceso sulla scrivania.
Sullo schermo c'è un documento aperto che riporta una serie di date e di informazioni...
Ne avevano mandati tre.
Tre ambasciatori, disarmati.
Ok, disarmati...ma non si può dire che avessero un aspetto rassicurante, magari si sono lasciati prendere dal panico e...
E invece no...!
Dopo aver già intrapreso i primi contatti, avvenuti con i soli membri del reparto bio-spaziale, hanno scelto di catturarli per studiarli...!
Ma ne hanno preso uno solo...gli altri due sono scappati dimostrando straordinarie capacità atletiche...
Disgustosi pezzi di...le hanno definite interessanti e degne di nota, come se fossero solo bestie appena scoperte...!
Maledetti bastardi...maledetti!
Per colpa loro la mia famiglia è morta...i miei figli sono stati ammazzati...!
Per colpa loro! Quegli...esseri erano solo venuti a cercare di salvare il loro compagno...che distinzioni potevano fare tra noi umani? Bambini, innocenti...l'unica cosa che sapevano di noi era che ci eravamo dimostrati incredibilmente infidi nell'unico altro incontro avvenuto...come stabilire chi fosse una minaccia e chi no...
Come stabilirlo...
 
Sono tutti morti a causa di disgustose ambizioni...
Tutti morti...
Mi lascio cadere a terra...e piango...
Piango finché un pensiero pressante non si fa strada tra il dolore, con prepotenza.
Un pensiero, un desiderio di vendetta ancora tutt'altro che sazio...
Quegli schifosi non hanno neanche ancora pagato in prima persona...erano di turno su Veris, il satellite più vicino alla colonia, per ricerche sul campo...
Il commando di alieni è sbarcato nella piazza centrale ed ha mietuto vittime lungo tutto il percorso fino al laboratorio, seguendo le indicazioni degli ambasciatori superstiti...poi si sono istintivamente difesi da ogni singolo essere incontrato sino alla sesta porta del primo piano, sicuri che il loro unico vantaggio in quell'operazione fosse l'effetto sorpresa (non potevano infatti immaginare che fossimo perlopiù disarmati...).
Infine hanno scoperto che il loro compagno era stato orribilmente sezionato; ne hanno raccolto dignitosamente i resti e li hanno trasportati fino alla navicella...senza ovviamente tralasciare di sfogare la loro umana ira su ogni abitante malcapitato della città...probabilmente quello...quello che io avevo ucciso stava inseguendo qualcun altro...o chissà, forse si era solo perso...
Rimorso...terribile rimorso...
Anche se anch'io ho le mie scusanti...
Ma loro non le sapranno mai...
 
Devono...morire...
 
Sono passate 6 ore dall'incursione del commando alieno.
Sono morte solo alcune decine di noi, su diverse centinaia che abitano la colonia.
Ho raccontato ogni mia scoperta alla gente.
Tutta la popolazione è ora riunita all'Hangar, con il Console in testa, in attesa dell'atterraggio della Virtus-6, la navicella dei ricercatori bio-spaziali, per procedere al loro arresto...parlano tutti di crimini contro l'umanità, di omicidio aggravato...ma ammetto che non mi interessa un granché per cosa li vogliono processare.
Non mi interessa, perché ho freddo al fianco sinistro.
La navicella arriva con un rombo, atterrando con leggerezza di fronte a noi.
Eccoli.
Un portello si apre sul fianco e ne scende una scala mobile, col sottofondo di un lavorio meccanico.
Gli scienziati che ne vengono fuori, nei loro camici bianchi, sembrano alquanto sorpresi.
Il Console, con alle spalle quattro uomini in nero muniti di corde, si fa avanti verso di loro:''Siete tutti in arresto''.
''Perché?''chiede il primo scienziato, con un accento marcatamente russo''Cosa abbiamo fatto?''.
Un boato si solleva dalla folla alquanto inferocita, lasciandoli alquanto confusi.
''Perché''dice il Console quando è riuscito ad ottenere il silenzio''sono venuti a riprendersi l'alieno che voi avete catturato...uccidendo molti di noi''.
 
Il Russo rimase interdetto, con la bocca socchiusa e gli occhi sgranati: evidentemente non si aspettava una simile rappresaglia da parte degli alieni.
 
Oh...povero...non se l'aspettava...bastardo schifoso...
 
Con calma, tiro fuori l'arma, miro, e sparo.
Il Russo si accascia a terra col cranio trapassato.
La folla grida e scappa, il Console viene portato via dai quattro uomini in nero, mentre io mi avvicino agli scienziati, che inciampano sulle scale dell'astronave.
 
Sono tre.
''Ferma, fer..''grida uno prima di morire.
''No, no, no mi spiace, mi disp...''balbetta l'altro, interrotto anch'egli dal mio sparo.
L'ultimo invece se ne sta lì, caduto con la schiena sulle scale, terrorizzato, con la bocca spalancata.
Mi ricorda un'altra mia vittima.
Una più umana.
Gli sparo, spargendogli le cervella rossastre sulla sommità della scala.
Poi butto la pistola a terra e mi giro, scendendo le scale.
Il Console mi si fa vicino, sconcertato ''Dottoressa Rain...! Proprio lei...come...?''
Lo guardo, sconsolata ''Vorrei dirle che mi dispiace proprio tanto...ma non è vero...Vi prego, fate di me quel che volete''.
Le persone riunite intorno a me, volti familari che ho visto tutti i giorni per tanto tempo, si guardano tra di loro, interrogativamente, con pietà.
Il Console mi si rivolge di nuovo, dopo aver discusso brevemente e a bassa voce con alcuni astanti ''Siamo a una distanza infinita dal nostro pianeta...qua la legge siamo noi... Per quanto ha sbagliato, lei è una eccezionale professionista...e, soprattutto, quello che ha fatto è stato estremamente...umano. Sono così disgustato da quello che hanno fatto gli scienziati bio-spaziali...che non me la sento di punire lei per qualcosa di così passionale ed a noi pertinente come la vendetta''.
 
Lo guardo con gli occhi sgranati.
Poi sorrido un poco, mostrando appena i denti.
Ma è il sorriso più vero che ho avuto nelle ultime ore.
Come puoi negarlo a una persona che, nonostante forse stia sbagliando, ti sta mostrando quanto di più bello c'è nelle emozioni di un essere umano?
Solidarietà e fratellanza.
Le stesse di cui si erano fatti portavoce loro.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: Dantalion