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Autore: _Alien_    16/08/2011    2 recensioni
Johnny vive una vita tranquilla a Nashville, dove però è in continuo conflitto con se stesso. Mother Monster pensa di lasciare il palcoscenico per sempre. Ma,quando si incontraranno, tutto cambierà...
Genere: Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                     Poker Face: da Monster a Monster...
...Can’t read my
Can’t read my
No he can’t read my poker face
(She’s got me like nobody)…
 
Johnny guardava ancora compiaciuto la nota sul registro del prof:

L’alunno Johnny O’Grady, nonostante i ripetuti richiami, continua a sostenere che non riuscirò mai a leggere la sua faccia da poker.

Ma che ci poteva fare? Lui adorava quella canzone! Quel ritmo trascinante, quella melodia accattivante e, soprattutto, quella voce così intensa gli piacevano da impazzire. Prima era fissato con cose tipo il calcio e gli sport in generale, poi il cinema e tutti i film di Tim Burton e, infine, il collezionismo di cappelli. Negli ultimi tempi, invece, aveva iniziato ad ascoltare una cantante moooolto particolare: Stefani Joanne Angelina Germanotta alias Lady GaGa. Con lei, le sue giornate avevano sempre una nota (è il caso di dirlo, visto che parliamo di musica) diversa. Così, anche nei classici interrogatori di fine giornata (come è andata a scuola? e cose varie) Johnny poteva affermare con orgoglio:- Oggi ho ascoltato l’ultimo singolo di Lady GaGa.

La sua era una famiglia normale. Papà avvocato penalista di successo, che però non vedeva mai, e mamma consulente immobiliare, sempre in giro per la nazione. Così ad occuparsi di lui c’erano Dollar, il suo golden retriver, e nonna Jackie. A scuola, era noto per le sue note di demerito assurde tipo quella di quel giorno. Storica era la seguente:

L’alunno Johnny O’Grady si giustifica per il ritardo dicendo che, lungo la strada, ha incontrato i Tokio Hotel che chiedevano indicazioni. Non conoscendo la lingua in cui si esprimevano, l’alunno li ha accompagnati all’ambasciata tedesca, in quanto la band è originaria di quella nazione.

Oppure:

L’alunno Johnny O’Grady, durante la lezione di biologia, afferma con convinzione di aver visto un UFO e mi chiede di fargli posto vicino alla cattedra per spiegare alla classe le tradizioni folkloristiche degli extraterrestri. Richiedo seri provvedimenti da parte del dirigente scolastico.

Ma nessuno sapeva che Johnny, in realtà, era uno studente modello. Nessuno si era mai soffermato a leggere la sfilza di buoni voti che prendeva e tutti lo evitavano come la peste. Non sarebbe stato meglio se avessero visto la pagella del ragazzo perché l’avrebbero soltanto sfruttato per migliorare la media. Certo, doveva ringraziare di non essere vittima di Paul Connor e della sua banda di bulli, come il povero Nick. Lui sapeva dei maltrattamenti che subiva, ma non osava denunciare la cosa per evitare la ritorsione dei bulli. Così la sua vita si aggrappava solo a quattro cose: sua nonna, che dispensava buoni consigli mai seguiti; il suo cane, con cui viveva straordinarie avventure; Jessica Regani, ragazza di origini italiane, che lui amava segretamente, ed infine Lady GaGa.
 
 Dopo l’assurda ennesima nota di demerito, il preside chiamò nonna Jackie per discutere sulla condotta del nipote. Una volta letta la nota giornaliera, la nonna ebbe un lampo di genio:
- Chi è l’autrice di questa canzone?
- Credo che si chiami Miss NaNa o Signorina LaLa...- le rispose con voce incolore il preside.
- No... Lady GaGa! La contatti immediatamente, ho un piano...
- Ma è una popstar internazionale! Come faccio a contattarla?
- Trovi il modo. Solo così mio nipote potrà tornare ad essere se stesso.
 
- Ok, voglio sapere perché sono finita qui, Steve! Cosa devo fare a Nashville?- chiese inviperita Stefani al cellulare. Stava attraversando un brutto periodo, emotivamente parlando, e non capiva perché il suo agente l’avesse mandata in quella città. Si sentiva come una star che fa i capricci, quando invece non era affatto così.
<< Devi andare a St. Louis Square, al numero 10. Mi hanno detto che è molto importante che tu vada lì.>> le rispose la voce gracchiante di Steve.
- Ma perché?- si spazientì Stefani, sempre più convinta di stare impazzendo – Ok, ti richiamo io. Ci si vede.
Aveva intenzione di mollare tutto. Avrebbe fatto come le aveva suggerito il padre sin dall’inizio, si sarebbe laureata in giurisprudenza e la sua avventura nel mondo della musica sarebbe finita lì. Non voleva più tutto quel successo, voleva smetterla con la droga e l’alcool che prendeva perché si sentiva infinitamente sola. Sarebbe stata ricordata per il suo singolo Poker Face e per l’album The Fame, ma non avrebbe mai più pubblicato altro.
- Siamo arrivati, Miss Germanotta.- le comunicò il suo autista.
- Grazie, Larse. – ma quando scese, si rese conto che quello era un liceo. Si infilò rapidamente il cappuccio della maglietta sulla testa e controllo l’indirizzo. Era esatto. Entrò nella scuola e, senza dare nell’occhio, raggiunse la presidenza.
 
“Congratulazioni, Johnny. Ti sei fatto convocare dal preside. Come hai fatto a finire in questa situazione?”pensava in maniera insistente il ragazzo. Era seduto di fronte al preside, il signor Trash, che scrutava la finestra in maniera preoccupata e scettica. Poi d’improvviso, i suoi occhi si illuminarono e, dopo un po’, si udì un tonfo sordo, come di chi bussa alla porta. Il preside si precipitò ad aprire. Entrò una ragazza sui vent’anni, di media statura, vestita in modo un po’esuberante, il cui viso era nascosto da un cappuccio...
- Salve, è lei Miss Germanotta?
- Sì, sono io. - rispose la ragazza, in maniera asciutta. Johnny aveva già sentito quella voce da qualche parte...
- Johnny, Miss Germanotta è venuta appositamente per te. Chiacchiererete un po’, per oggi sei esonerato dalle lezioni, ma non potete lasciare l’area del liceo.
- Sì, signor Trash.- risposero i due ragazzi in maniera non troppo entusiasta. Si alzarono e si incamminarono verso il giardino scolastico.
 
- Ma chi sei? Una dei servizi sociali?- le chiese Johnny, incuriosito dalla tipa col cappuccio.
- No, faccio la cantante.- rispose lei, con il tono secco di poco prima, come se non capisse il perché di quell’incontro.
- Pop?
- Sì.
- Quindi... conosci Lady GaGa?
- Ehi, come hai detto che ti chiami?
- Johnny O’Grady.
- Ebbene, Johnny, io sono Lady GaGa. - e scoprì il viso. Johnny la riconobbe subito.
- Io... non... posso... crederci...- farfugliò lui - Sei il mio mito, GaGa! Le tue canzoni, il tuo stile, tu... tu sei unica!- si animò, felicissimo di avere davanti l’unica cosa che dava un reale senso alle sue giornate.
- Grazie. Lo apprezzo molto.- gli sorrise lei – Ma non sai cosa ho dovuto fare per arrivare fino a qui. E sono ancora agli esordi... non credo di continuare.
Johnny si parò di fronte a lei e la prese per le spalle:- Tu devi continuare! Devi! Senza di te, non sarebbe la stessa cosa...
GaGa lo guardò smarrita: non aveva tenuto conto, nella sua scelta di abbandonare il palcoscenico, dei suoi fan. Loro la adoravano e quel ragazzo ne era l’esempio vivente. Forse doveva davvero smetterla di drogarsi e di bere, poteva voltare pagina, era ancora in tempo.
- Non credo di essere venuta qui per parlare di me... ma di te. Voglio conoscerti meglio. Raccontami un po’ com’è la tua vita.
E Johnny le raccontò tutto, dai suoi genitori a Dollar e Jackie, dalla sua falsa cattiva reputazione alla banda dei bulli, fino al suo amore segreto per Jessica.
- Le ragazze italiane sono forti. Ricordatelo.- disse Stefani, con orgoglio.
- Perché?
- Non hai sentito il mio cognome: Germanotta? Sono italiana, o almeno così mi sento, da papà palermitano e mamma veneziana. – e anche lei raccontò di sé, anche della crisi che stava vivendo a causa del successo improvviso.
- La fama può essere un mostro...- rifletté a voce alta Johnny.
- La fama è un mostro... La fama mostro... The Fame Monster...- ragionò anche Stefani. Quello era un nome azzeccatissimo per un eventuale nuovo album.
- Comunque, non puoi continuare così, Johnny. Devi smetterla di raccontare agli altri e a te stesso che sei solo un pagliaccio. Devi essere solo una persona: te stesso. Aiuta Nick e reagire contro quei bulli perché anche loro possono essere persone migliori. E, soprattutto, parla con Jessica. Il dialogo è sempre il primo passo! Fallo per te, c’è in gioco il tuo modo di vivere.
- D’accordo. Ma tu devi continuare la tua carriera e voglio ascoltare un nuovo singolo al più presto!
- Affare fatto!- e i due si strinsero la mano.
 
Stefani uscì dalla crisi e incise il nuovo album, The Fame Monster. Ma, soprattutto, smise di farsi del male.
 
Johnny aiutò Nick a difendersi da Paul e lo denunciò dal preside. Smise di inventare stupide scuse e di ricevere note ogni giorno, ma si distinse per la sua condotta eccellente. Parlò finalmente con Jessica, anche lei Little Monster (cioè fan di Lady GaGa) e nacque prima una bella amicizia e poi...
Paul Connor e i suoi vennero affidati ai servizi sociali e, dopo tre mesi, quando tornarono a scuola, cercarono Johnny.
- Volevamo solo ringraziarti per averci portato sulla giusta strada.
- Di niente. Ma dovete delle scuse a qualcuno.- disse, rivolto a Nick. Lui prima guardò impaurito Paul e i suoi, ma poi anche loro divennero amici. Fu così che Johnny poté finalmente essere se stesso. E oggi, canta a squarciagola Poker Face mentre si diploma col massimo dei voti, i suoi genitori, Dollar, nonna Jackie, Paul e la sua banda, Nick, Jessica e... Stefani Joanne Angelina Germanotta.
 
Note dell’autrice:salve a tutti i Little Monsters che hanno letto questa fanfic. L’ispirazione mi è venuta proprio mentre ascoltavo Poker Face e su Facebook condividevo, come post, la prima nota giornaliera di Johnny qui citata. Ogni critica e recensione è bene accetta.
Paws Up,
Mai Annabeth Lily Cullen
  
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