Serie TV > The Vampire Diaries
Ricorda la storia  |      
Autore: _eco    16/08/2011    6 recensioni
{Caroline/Liz}
« Avevamo un patto, Mark. Non dovevi portarlo a casa. Non con Caroline che gira per il corridoio, che sale e scende le scale, che potrebbe entrare qui da un momento all’altro! », inveì la donna, strozzando la voce con i singhiozzi imminenti.
Sentendo pronunciare il suo nome, la bambina dagli occhi turchesi si ritrasse, allontanandosi di poco dal muro. Somigliava tanto ad una di quelle mimose che al tocco si rintanano nel loro cantuccio sicuro, rendendosi più piccole di quanto già non lo siano.
« Forse alla mamma non piace il nuovo amico di papà », ipotizzò richiamando l’attenzione delle amiche, che smisero di ascoltare.
« Forse », concordò debolmente Elena, scendendo dallo sgabellino di legno sul quale si era arrampicata per sentire meglio.
Genere: Fluff, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bonnie Bennett, Caroline Forbes, Elena Gilbert, Liz Forbes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Personaggi: Caroline Forbes( e quando mai??), Liz Forbes, Mark Forbes (il papà), child!Elena, child!Bonnie, child!Caroline.
Genere: Fluff, Malinconico, Triste.
Avvertimenti: One-shot, Missing Moments.
Parole: 1918
Pagine: Cinque
Ultime parole famose: "Doveva essere qualcosa di leggibile" *si sbatte la testa al muro e incrocia le dita*

Ferite che si riaprono

“Lo so. So che posso fidarmi di te. Ma tu non ti fiderai mai di loro. Dimenticherai che sono un vampiro.”
“Dimenticherò che sei un vampiro”
“Ricorderai di aver preso l’influenza. Di aver avuto la febbre, i brividi e la nausea. Ma ti ho preparato la minestra. Ed era veramente salata. Quindi abbiamo bisticciato. Poi ti sei ripresa. E allora la tua figlia egoista, che ti vuole bene nonostante tutto, ha ricominciato ad ignorarti. E l’ordine dell’universo è stato ristabilito”
Tratto dal dialogo Liz/Caroline della 2x06


 

La guarda dormire e un sorriso si dipinge sul suo volto di cera. Ha gli occhi socchiusi, a lasciar intravedere le iridi nocciola, e la bocca lievemente dischiusa.
E’ quasi irriconoscibile mentre dorme. I lineamenti solitamente decisi sono ora rilassati, se non completamente cancellati dal volto. La fronte corrucciata in una delle sue espressioni di perenne rimprovero, è ora liscia e adornata dalle semplici rughe che presagiscono l’imminente vecchiaia. I corti capelli biondicci sfiorano appena la federa candida.
Seduta sull’orlo del letto, Caroline sfiora con le dita le increspature della coperta, sollevandola appena. Tentenna un po’, combattendo contro l’orgoglio e quel leggero pizzicorino che probabilmente è paura. Poi si decide a scoprire per qualche secondo il corpo della madre e lo scosta di poco, spingendolo per le ginocchia. Si rannicchia accanto a lei, sentendo il caldo petto di Liz sfiorarle la schiena gelida. Le sembra quasi di poter sentire il proprio cuore ricominciare a battere, ma è solo una grande illusione. E’ il cuore di Liz che tamburella lentamente dentro il suo petto, in corrispondenza di quello di Caroline. Il suo udito percepisce alcune parole appena sussurrate e poi il respiro concitato della madre.
Caroline si volta appena, rimanendo ferma nella sua posizione fetale.
«Non…dovevi…portarlo…a casa », ripete a fatica la donna, passandosi inconsapevolmente una mano sulla fronte sudaticcia.
«Mamma? », la chiama Caroline, premendole una mano sul braccio magro.
«Hai…rovinato…tutto », continua Liz, ignorando i flebili tentativi della figlia di riportarla alla realtà.
Caroline poggia la testa sul cuscino, rassegnandosi a dover sentire i lamenti della madre per almeno un’altra ora. Ed è inevitabile, che in ascolto di quei discorsi frammentati, non si riapra quella ferita che aveva faticato tanto a ricucire.
 

 

***


«Caroline, vieni qui », bisbigliò Elena, l’occhio color cioccolato vicino alla serratura.
Bonnie sbucò appena dalla porta, osservando le amichette che si intrufolavano con lo sguardo all’interno della camera dei signori Forbes.
« Non si deve spiare », le ammonì con tono debole, quasi inesistente per le due bambine più avanti.
Caroline ed Elena erano immobili, guardavano a turno attraverso la piccola fessura e commentavano con sguardi indecifrabili ciò che vedevano.
«Perché nella camera dei tuoi genitori c’è un uomo? », chiese Elena, accertandosi di star parlando a bassa voce.
Bonnie si avvicinò, tentata dalla curiosità di poter dare una sbirciata anche lei, con la scusa di portare le amichette a continuare i loro giochi in camera.
«Si stringono la mano », commentò Bonnie, facendosi spazio fra Caroline ed Elena.
Elena scollò il viso dalla porta, rivolgendo un’occhiata perplessa alla biondina che, le mani incrociate sul petto, si limitava a trovare una spiegazione plausibile.
«E’ un amico del tuo papà? », domandò Elena avvicinandosi.
«Non lo so », mormorò Caroline, lanciando un’occhiata furtiva alla bambina color caffè che osservare con attenzione oltre la porta.
«E’ un po’ strano, però », s’intromise Bonnie, dando le spalle alla porta.
Caroline si strinse nelle spalle, inclinando di poco la testa.
«No, non lo è », ribatté sporgendo le labbra rosee.
«Il mio papà non li fa entrare i suoi amici maschi in camera », spiegò la prima.
«Ma il mio papà ha il computer in camera. Forse devono lavorare », insisté l’altra, assottigliando gli occhi azzurri.
Elena roteò gli occhi, portandoli prima sulla bionda e poi sulla mora, e scoccando occhiate di rimprovero ad entrambe.
Improvvisamente sentirono alcuni rumori provenire dalla camera da letto. Sembrava che si fosse rotto qualcosa di pesante, o che fosse semplicemente rovinato a terra con un frastuono assordante.
«Torniamo in camera », propose Elena, avvertendo i passi felpati di Liz salire le scale.
Bonnie la seguì all’istante, ma Caroline rimase in piedi davanti alla porta, combattuta se dare un’ultima sbirciata o meno. Elena le allungò una mano per stringere quella dell'amica e portarla dentro, e una Caroline titubante si decise ad afferrarla soltanto quando la zazzera bionda dello sceriffo comparve dalle scale.
Le tre bambine si chiusero in camera, spostando la poltroncina rosa davanti alla porta affinché nessuno la aprisse. Liz aveva la tendenza a nascondere quasi tutte le chiavi delle camere, e fra queste c’era quella della stanzetta di Caroline.
Elena si precipitò verso il muro adiacente all’altra camera da letto, poggiandovi l’orecchio. Bonnie si voltò e strinse appena le labbra, mordendosi l’interno della guancia con i denti da latte. Chiunque avrebbe pensato che fosse una bambina piuttosto nervosa. Tutti tranne Caroline, che aveva praticamente istituito una sorta di codice segreto per parlare senza aprir bocca.
La bambina annuì, scuotendo i lunghi capelli color grano, sfoderando un timido sorriso che stava a significare: “Scuse accettate”.
E con il visino premuto sul muro fresco a causa dell’umidità, le tre bambine si misero in ascolto, senza proferir parola.
«Ti avevo detto che non dovevi portarlo qui! », gridò Liz irrompendo in camera da letto.
Caroline immaginò l’espressione arrabbiata della madre, eppure non riuscì a farla somigliare a quella di quando la rimproverava per una delle sue marachelle. Nella mente della bambina, sua madre aveva un viso sconvolto, deluso, quasi ferito.
«Liz, fammi spiegare », fu il vano tentativo di Mark.
«Portalo fuori di qui! », sillabò la donna, sovrapponendosi alla voce atona del marito.
Qualcosa si ruppe in quella stanza, perché un rumore simile al frantumarsi del vetro arrivò alle orecchie delle tre piccole ascoltatrici.
«Cosa succede? », mormorò con voce tremante una Bonnie spaventata.
«Non lo so », ripeté Caroline, premendo di più la testa contro il muro, nella speranza di poter capire qualcos’altro.
«Avevamo un patto, Mark. Non dovevi portarlo a casa. Non con Caroline che gira per il corridoio, che sale e scende le scale, che potrebbe entrare qui da un momento all’altro! », inveì la donna, strozzando la voce con i singhiozzi imminenti.
Sentendo pronunciare il suo nome, la bambina dagli occhi turchesi si ritrasse, allontanandosi di poco dal muro. Somigliava tanto ad una di quelle mimose che al tocco si rintanano nel loro cantuccio sicuro, rendendosi più piccole di quanto già non lo siano.
«Forse alla mamma non piace il nuovo amico di papà », ipotizzò richiamando l’attenzione delle amiche, che smisero di ascoltare.
«Forse », concordò debolmente Elena, scendendo dallo sgabellino di legno sul quale si era arrampicata per sentire meglio.
La porta della camera da letto si aprì, cozzando contro la sporgenza del muro.
«Sono usciti », intervenne Bonnie, allontanando la poltroncina dalla porta e aprendola di poco.
Affacciò il viso paffuto e quando si accorse che il corridoio era sgombro, mosse appena il braccio, invitando le amichette ad uscire con lei.
Com’era prevedibile, la porta della camera dei Forbes era spalancata, e si potevano vedere le lenzuola del letto stravolte da grosse increspature, e la lampada da comodino che Liz amava tanto frantumata sul pavimento. Caroline rabbrividì, allungando una gamba per superare la stanza in un passo solo. Avvolse le dita sul corrimano bianco e si affacciò, per dare un’occhiata al piano di sotto.
Liz puntava un dito contro la porta d’ingresso aperta, che affacciava sul giardinetto curato e appena falciato.
«Vai via », urlò, rivolgendo lo sguardo sul marito.
Mark, un omaccione grande quanto un armadio, stava lì, impotente davanti l’espressione ferita della moglie.
Con un calcio, la donna spinse un grosso borsone dentro il quale aveva gettato la roba del marito senza un preciso ordine.
«Liz, lasciamela salutare », la implorò l’uomo, alzando le braccia in segno di resa.
« Hai rovinato tutto », insisté la donna, spingendo il borsone giù dai gradini all’ingresso, e facendolo rotolare sul prato.
«No, non mandarmi via. E’ stato solo un errore che non si ripeterà mai più », le assicurò Mark.
Accanto a lui c’era un uomo mingherlino con i capelli rossicci e gli occhi trasparenti, che sembrava tremare.
«Va’ via, e non tornare mai più! », concluse Liz spingendolo per la schiena e chiudendogli la porta alle spalle.
Si accasciò sul legno chiaro della porta, scivolando con la schiena sempre più in basso.
Alcuni goccioloni salati offuscarono la vista di Caroline, che si precipitò giù dalle scale, correndo verso l’atrio. Elena e Bonnie la seguirono, rimanendo in piedi sugli ultimi gradini, colte da un’ondata di imbarazzo per la situazione in cui si erano ritrovate.
«Perché è andato via? », esclamò Caroline correndo incontro alla madre e portando le mani sui fianchi.
«Papà non poteva più rimanere qui », spiegò Liz con voce vuota.
«Sei tu che lo hai cacciato! E’ colpa tua! », strillò la bambina in preda ai singhiozzi.
Si sentiva tradita persino dalla sua stessa madre. Sentiva che tutto sarebbe cambiato irrimediabilmente, che quel piccolo cuoricino si era spezzato e nemmeno con la migliore colla del mondo sarebbe tornato come prima. Cominciò a correre su per le scale, ma qualcosa la bloccò, afferrandola per la vita e portandola in alto. Istintivamente affondò il viso rigato dalle lacrime sulla divisa della madre, che non aveva ancora avuto il tempo di potersi cambiare. La mano di Liz percorse la schiena ossuta della figlia, sentendo i singhiozzi scuoterle il corpicino. Caroline si dimenava, lanciava deboli calci alle ginocchia della madre, ma c’era qualcosa, nel profondo, che le impediva di staccarsi dalla stretta di Liz e scappare in camera.
«Scusami », soffiò la donna, facendo un leggero solletico alla orecchie della bambina.
I singhiozzi furono soffocati per qualche secondo da Caroline, ma poi ritornarono, prepotenti a scuoterle il petto.
«Come facciamo senza papà? », chiese la bambina, tremando sotto la stretta materna di Liz.
Con quella domanda tentava invano di far accorgere alla madre che senza Mark, la famiglia sarebbe caduta in rovina, che ci sarebbero stati problemi su problemi da affrontare sole.
«Ce la caveremo », fu la risposta di Liz.
Caroline annuì, gli occhi stanchi dalle troppe lacrime, la gola che bruciava, il petto stremato per i sussulti.
«Io e te, Caroline », disse la donna, poggiando un bacio sulla cascata di boccoli della figlia.
 

 

***
 


Liz sembra aver cessato di parlare, e ora respira regolarmente, la bocca ancora semiaperta e le ciglia che vibrano febbrilmente.
Apre gli occhi, correndo con lo sguardo lungo la camera, sino ad incontrare lo sguardo azzurro di Caroline, che la osserva con dolcezza già da un po’.
«Caroline? », mormora la donna, con la voce ancora impastata dal recente sonno.
La ragazza annuisce, mentre un sorriso le illumina il volto pallido.
« Credo di aver fatto un incubo », confessa la donna, mettendosi a sedere con la schiena contro al muro.
«Lo so », ammette Caroline.
«C’era papà e poi è tutto confuso », tenta di raccontare la madre, scuotendo appena la testa.
«Ti ho sentita parlare », racconta la ragazza.
Il suo viso si rabbuia, inghiottito dalle tenebre. Si distinguono solo gli occhi: due pozzi trasparenti, che osservano Liz timidamente, quasi titubanti.
«Ho detto qualcosa di brutto? », domanda la donna.
Caroline inclina il capo e solleva le punte delle labbra in un sorriso forzato.
«Va tutto bene », le assicura.
Poi, senza sapere bene cosa fare, allunga le braccia e le avvolge intorno al busto della madre.
«Io e te, mamma », le soffia in un orecchio.
Liz annuisce, ma sa che Mark ci sarà sempre, in quei profondi occhi azzurri che ogni mattina la scrutano furtivi prima di sparire per una giornata di scuola. Mark c’è ancora, nello sguardo a volte preoccupato e a volte ammonitore che Caroline le rivolge.


l u l l a b y's space: Se siete arrivati sin qui, avete superato metà della vostra missione, e io vi ringrazio infinitamente.
Era da un po' che mi frullava in mente il desiderio di poter scrivere qualcosa su queste due, che adoro sin dall'inizio per il loro rapporto tormentato fra madre e figlia.
E trovo che rispecchino molto alcune realtà fra genitori e figli.
Certo, nel nostro mondo nessuno può diventare vampiro, ma credo che la nuova natura di Caroline sottointenda tutte quelle caratteristiche di un figlio che un genitore non riesce ad accettare sin da subito. Come avrete capito, la shot è divisa in tre parti: presente (inizio), passato, e di nuovo presente (fine).
Mark Forbes è l'unico personaggio che mi appartiene realmente, e non è la prima volta che lo tiro fuori dal mio cervellino bacato per metterlo in qualche shot.
Dubito che il padre di Care possa chiamarsi così, ma io mi sono divertita ad attribuirgli un'identità.
La shot dove questo personaggio fa la sua vera e propria comparsa è questa: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=767648&i=1
Il titolo è "Far Far..." e se siete sopravvissuti a questa shot, potete anche leggerla. :)
Aspetto le vostre recensioni, le critiche, i consigli e bla bla bla...
Grazie =)
l u l l a b y

  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: _eco