Titolo: Realizzarsi nonni non
è ovvio come sembra
Pairing: Sherlock/John, proprio
accennatissimo e velatissimo
(della serie se volete ce lo vedete, altrimenti no u.u)
Trama: John ha la pessima idea di
mandare Sherlock e
Gladstone al parco da soli.
Rating: C'è qualcosa
più basso del verde?
Genere: fluff all'ennesima potenza.
Promp: Sherlock, John, cucciolata
[Dedicata a Rem, che
mi minaccia sprona sempre a scrivere in questo
fandom]
Realizzarsi
nonni non è ovvio
come sembra
“John? JOHN!?”
Sherlock sbuffò sonoramente e si costrinse a girarsi di
fianco, le spalle
rivolte alla testiera del divano di pelle e il viso verso il salotto.
Deserto.
Il silenzio che aleggiava attorno a
lui gli diede l’input
per il recupero di un’informazione che il suo efficientissimo
computer mentale
aveva cestinato immediatamente: John era uscito.
John era uscito con Gladstone e non
sarebbe tornato prima di
un’ora, il che significava che si sarebbe dovuto alzare per
prendere il libro
sulla mensola – I delitti più efferati
dal 1950 ad oggi . Stupido cane.
Eppure l'aveva portato fuori il
giorno prima (John era a
lavoro), ritrovandosi poi la sera, come ricompensa, almeno una decina
di
bustine di formaldeide sul letto e un John molto entusiasta. Tanto era
stato
impegnato a provare il suo compenso – era anche passato da
Molly a prendere un
paio di dita mozzate per controllarne lo stato di necrosi in vari stadi
– che
si era scordato di rendere partecipe John del fatto che il loro
Gladstone era
diventato grande.
La fortunata era una simpatica
bulldog di nome Clarence, che
era stata molto felice di condividere l'esperienza con il loro
cane. O almeno
così era parso a Sherlock
mentre li guardava, prima di arrivare alla conclusione che
sì, effettivamente
guardare due cani consumare vicino alla padrona scioccata non aveva
nulla di
interessante. Ma forse questo sarebbe stato meglio non accennarlo a
John.
Sherlock allungò il
telefono quel tanto che bastava per
prendere il cellulare dal tavolino e digitò velocemente sui
tasti.
Quanto gli manca?
S
Quando la risposta tardò
ad arrivare sbuffò ancora più
forte, maledicendo John la sua pigrizia.
Porta a casa il
sacco di pulci, devo testare un nuovo anestetico di cui ho letto.
S
Nulla di più ovvio che
minacciare il loro cane per ottenere
una risposta da John.
Non proverai i
tuoi anestetici sul mio cane.J
Il nostro cane.
Allora torna a
casa, mi serve un libro. S
Devo passare in
biblioteca? J
Se vuoi. Ma
sarebbe inutile, è sulla mensola del soggiorno. S
Questa volta il telefono
impiegò un po' più di tempo per
squillare.
...Avrei dovuto
immaginarlo. Sto tornando. J
Sherlock gettò soddisfatto
il cellulare da qualche parte
verso la fine del divano e si sistemò meglio la vestaglia.
***
“Sherlock, sai nulla della
signora Stevenson?”
“Non ho idea di chi
sia”
“La padrona dell'amica di
Gladstone, Clarence. Saranno
almeno tre settimane che non la vedo”
“Oh”. Sherlock
finì di leggere – per la terza o quarta volta
- il paragrafo su
un triplice omicidio
perpetuato a Baltimora “No, non mi dice nulla”.
“Dai, quella signora che
incontriamo sempre al parco!
Capelli castani, alta così, occhi scuri...”
“Se l'ho conosciuta l'ho
scordato. A differenza di te, noto”
John lo guardò con il
cucchiaio a mezz'aria, la bocca aperta
e un'espressione di stupore stampata in faccia. Ci mise qualche minuto
a
mettere giù la posata e pulire i resti di cibo che erano
caduti sulla tavola.
“Forse è solo
malata”. Borbottò, e chiuse l'argomento con
un'altra cucchiaiata di porridge.
Sherlock sorrise interiormente: era
troppo facile far
sentire John in colpa.
***
“John suonano!”
“Vai ad aprire!”
“Sono impegnato!”
“Importunare Anderson via
SMS non è essere impegnati!”
Sherlock sbuffò,
registrando in un piccolo angolo della sua
mente che, da quando aveva un coinquilino, i suoi sbuffi erano saliti
del 17%.
L'informazione venne persa tanto velocemente quanto era stata formulata.
Fece violenza su se stesso per
alzarsi, appuntandosi di
chiedere una lauta ricompensa per i suoi sforzi, e andò ad
aprire allo
scocciatore. Si rivelò essere una scocciatrice, alta
così, con i capelli
castani e gli occhi scuri. E un box parecchio rumoroso tra le mani.
Lo guardò con
un'espressione selvaggia, come se le avesse
fatto il torto più grande della sua vita, lui che nemmeno si
ricordava della
sua esistenza, “quella vostra bestiaccia ha fatto i suoi
danni!”
Gli ficcò il box tra le
braccia e si girò in fretta e furia,
borbottando qualcosa di isterico quando incrociò la Signora
Hudson sull'uscio
di casa, appena tornata dal mercato.
Sherlock chiuse la porta prima che la
sua padrona di casa –
non la cameriera – potesse chiedergli delucidazioni.
Posò la scatola uggiolante
nel soggiorno e la guardò interessato per un momento, prima
che il suo
coinquilino facesse il suo ingresso nella sala, preoccupato
dall'improvviso
silenzio.
“John, qual'è
approssimativamente il periodo di gravidanza
di un bulldog inglese?”
“Cos- non sono un
veterinario, Sherlock” rispose confuso il
dottore. La scatola si mosse brevemente, continuando a emettere suoni
ambigui.
Gladstone si avvicinò, annusando entusiasta tutt'intorno al
box piagnucolante e
scodinzolando. “Gladstone, che diavolo fai?! Sherlock, ti
spiace spiegarmi?”
Ma Sherlock aveva già
messo mano al suo Blackberry e
borbottava tra i click dei tasti spinti
velocemente.
“Eccolo qui, dura in media
sessantatre giorni, il tempo
dello svezzamento... Direi che ci siamo. Prendi la scatola,
John”.
“Se è un tuo
esperimento non ne ho alcuna intenzione.” disse
allarmato.
Holmes sospirò, facendo
salire la sua personale statistica a
picchi mai raggiunti e si chinò a prendere il cartone,
scansando un Gladstone
altamente esagitato.
“Mio caro John, hai
presente quando mi hai chiesto di
portare Gladstone al parco?”
“L'unica volta in cui l'hai
portato da solo?” chiese
dubbioso.
“Esattamente. Da quel
giorno la signora Stevenson non si è
più fatta viva, credo i motivi siano il trauma causato dall'
entusiasmo che la
sua Clarence ha dimostrato nell'accettare le avences del nostro sacco
di pulci,
e l'improvvisarsi infermiera. Anche se immagino che qualcuno con i
vestiti
freschi di lavanderia, la manicure e la messa in piega, senza contare
la
perfetta manutenzione dentistica e i recenti ritocchi al botulino
vicino alla
bocca e sul collo...”
John lo guardava mentre snocciolava
quel fiume di parole
“Sherlock...”
“Possa permettersi di
affidarsi a una clinica veterinaria.
Avanti, John, ormai ci devi essere arrivato anche tu.”
“Vuoi dire...”
“Siamo diventati nonni,
John! Saluta i tuoi nipotini!”
John fissò sbigottito i
tre minuscoli cuccioli nella
scatola, ignorando Gladstone che cercava di fargli un buco nei
pantaloni nel
tentativo di guardare i suoi piccoli. Si riscosse quando
sentì le parole
“tavolo della cucina” e “maledetta
provetta”, prese i suoi nipotini e li portò
al sicuro in camera, lasciando il suo coinquilino ad armeggiare con i
suoi
veleni.
***
NdA:
1) Spero che il salto temporale da
una scena all’altra si
comprenda ç_ç in caso contrario ve lo dico io ora
xD:
Nella seconda parte sono passate
circa tre settimane, lo
dice John quando parla della signora/ comparse inutile
Nella terza parte sono passati circa
2 mesi e mezzo, giorno
più giorno meno.
I tempi della gravidanza sono presi
da Internet, quindi
prendetevela con chi di dovere se ho scritto una boiata u_u
2) E’ un’idiozia
che mi è stata ispirata da una Fanart su
Deviantart (spettacolare**) e c’era un bel Prompt che
aspettava di essere usato
**
3)Immagino si capiscano i rimandi al
film di Guy Ritchie.
4) Più che una Nota
è una speranza: spero di aver mantenuto
IC i nostri eroi ç_ç
Questa storia è stata
scritta per la Sherlock Fest_ ita a
cui mi ha iniziata Rem ( hai visto, ho pubblicato qualcosa! )