Mycroft.
Era l’unico che fosse a conoscenza della loro
relazione.
In realtà, Watson non sapeva neanche perché. Non
che fosse contrario, quando il
fratellino li appoggiava e spalleggiava così calorosamente.
Solo che non capiva
quando avesse saputo.
Quando Holmes andava a trovare il fratello,
Watson andava con lui e non avevano
mai detto niente a riguardo. Non poteva avergli scritto,
perché Holmes
commissionava i telegrammi e le lettere a Mrs. Hudson e Watson, per
assicurarsi
che non avesse ordinato qualcosa di pericoloso per gli esperimenti,
controllava
sempre prima della spedizione e non c’era mai stata una
lettera al fratello.
“Hai proprio ragione, Sherlock” annuì
Mycroft all’improvviso, interrompendo il
silenzio che solitamente regnava al Diogenes Club. “Ha
proprio delle belle
mani” continuò.
Watson si voltò a guardare il suo compagno, stupito del
fatto che gli avesse
parlato della sua ossessione per una delle parti del corpo che
preferiva del
dottore e dal fatto che, ancora una volta, in qualche modo che a lui
era
sfuggito erano riusciti a parlarsi.
“Perché non guardi quelle di quel tipo
laggiù, invece?” ed indicò un uomo in
fondo alla stanza. Mycroft rise.
“La tua gelosia è adorabile, Sherlock. Come quando
non volevi che papà mi desse
attenzioni e lo volevi tutto per te”
“Questa conversazione sta diventando ridicola”
“No, è interessantissima, invece” si
intromise Watson, adesso incuriosito dal
passato di Holmes “continui” chiese a Mycroft.
Mycroft e Watson divennero ottimi amici.