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Autore: nightswimming    17/08/2011    2 recensioni
Matt e Brian impegnati in discorsi di un certo peso.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Brian.M/Matthew.B
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: non posseggo né Matthew Bellamy né Brian Molko né alcuna pretesa di veridicità su quanto scritto di seguito. E non ne ricavo nulla, no need to say it.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Brian sorrise intrigato e scese con un saltello dal letto per recuperare i boxer.
Matt lo guardò divertito e un po’ inquietato. Era subito risalito sulle lenzuola, ravviandosi i capelli con una mano e stringendo sigarette e accendino nell’altra.
- Va bene. – disse, allegro, dopo essersene accesa una e aver espirato bruscamente la prima boccata. – Comincio io? –
Matt fece spallucce e si lasciò andare contro al cuscino, tirando a sé il copriletto dopo aver sentito un brivido serpeggiargli lungo le gambe.
- Ok. – acconsentì. – Però si fa a turno, no? –
Brian annuì con espressione disponibile.
- Certo. –
- D’accordo. Vai. –
- Comincio con le cose banali. – aggiunse esitante, gesticolando con la mano che reggeva la sigaretta a mo’ di spiegazione.
Matt allargò le braccia.
- Come vuoi. –
- Ok. In macchina? –
Matt inarcò un sopracciglio.
- Sì. – disse, in tono ovvio e persino un po’ allibito. Brian scoppiò in una delle sue risate scrocchianti.
- D’accordo. Non così banali. In treno? –
Matt ci pensò per un po’.
- Si conteggiano anche i preliminari o proprio solo l’atto completo? – chiese poi, dubbioso.
Brian si prese il mento con una mano.
- Beh… Facciamo… Facciamo i preliminari più l’intenzione. – disse poi, spegnendo la sigaretta nel posacenere poggiato sul suo cuscino con gesto pratico. – Non è necessario aver consumato per intero. –
- Ok, allora sì. –
- Mh. Aereo? –
- No, non ci ho mai nemmeno pensato. Mi è sempre saputo di terribilmente scomodo. Tu? –
Gli sembrò di averlo visto rabbrividire.
- Io detesto gli aerei. – sussurrò, schifato. – E quando ci sono sopra, scopare è l’ultima cosa a cui penso. –
Matt si mise a sedere, sorpreso.
- Ma dai! Sul serio hai paura degli aerei? –
Brian arrossì leggermente e per contrasto assunse un tono sbruffone.
- Tecnicamente non ho paura degli aerei, ho paura del senso di soffocamento che mi provoca lo stare in uno spazio ristretto che non mi offre possibilità di fuga. – puntualizzò. – Prato? –
- Sì. –
- Spiaggia? –
- Sì. –
- Mare? –
Matt prese un lungo respiro e si mise un braccio dietro la testa, muovendo da un parte all’altra un piede.
- Nel senso, in acqua? – domandò. Brian annuì.
- Sì. –
- Beh, qualcosa… Però niente di che. –
Brian raddrizzò le spalle, un sorriso impertinente che gli trasfigurò la faccia.
- Io sì. –
- Cosa? –
- Tutto. –
Matt lo guardò arcigno.
- Non ci credo. – sussurrò lento e minaccioso, come a volerlo sfidare a ripetere quella bugia.
- E invece sì. –
- Come? –
- Scogli particolarmente piatti. –
Brian sogghignò e Matt cominciò a innervosirsi – non che fosse sorpreso: quando Brian gli proponeva quegli stupidi giochi lui finiva sempre con l’arrabbiarsi.
- Va bene, tocca a me. Muro? –
Brian agitò la mano con un gesto che era presunzione pura.
- Eh beh. – declamò superiore, accendendosi un’altra sigaretta.
- Non darti arie. Non è certo un motivo di orgoglio. –
- E chi l’ha mai detto. –
- Libreria? –
Brian si sfilò la sigaretta ancora spenta di bocca e gli lanciò un’occhiata infastidita.
- No. – ammise poi, facendo scattare la fiamma dell’accendino.
Matt gongolò silenziosamente.
- Scrivania? –
- Sì. –
- Piano cucina? –
- Sì. –
- Pavimento? –
- Sì. –
Matt ricominciò a seccarsi.
- Un secondo. – lo interruppe, puntiglioso. - Pavimento vuol dire tappeti… -
Brian annuì con diligenza.
- …Sì… -
- …Moquette… -
- … Sì… -
Matt era disperato.
- …Parquet? –
- Sì. – dichiarò Brian, soddisfatto. – Tocca di nuovo a me. Scale? –
- No. Tu? –
- No. Divano? –
- Hai voglia! –
- Poltrona? –
- Sì. –
Brian fece una breve pausa per radunare le idee.
- Terrazzo? –
- No. –
- Io sì. –
- E com’è? –
- Beh, se lo fai in inverno… Freddo. –
Matt si lasciò sfuggire una risatina.
- Ok, di nuovo io. Ospedale? –
Brian assunse un’aria interdetta.
- Prego? –
- Ho detto: ospedale. –
- No, per carità di Dio! Non dirmi che tu-
- Sì - e avevo pure una flebo attaccata al braccio. –
Brian era inorridito.
- Non ho parole. –
Matt scrollò le spalle, come a significare che lui non poteva farci niente.
- Ero appena stato operato. Avevo bisogno di un po’ di conforto. –
Brian storse la bocca in una smorfia disgustata.
- Chi è la pazza o il pazzo che ha acconsentito a… -
L’altro lo interruppe con un gesto deciso della mano.
- Avevamo detto niente commenti. Sala prove? –
Brian gli rivolse un’occhiata eloquente e Matt capì al volo.
- …Domanda retorica. Scuola? –
- Oh, Santo Cielo, sì. Dio. Dovevo essere pazzo. –
Matt vide con sollievo che scoppiava a ridere.
- Io mai. –
- Beh, niente di che. Però a diciassette anni rappresentava la trasgressività per eccellenza. –
- In effetti… -
- Di nuovo io. Barca? –
- Sì. –
- Luoghi pubblici? Del tipo viette, portici, giardinetti… -
- Giardinetti sì. Portici no, viette no… Androni sì. –
- Androni anch’io. –
- E giardinetti? –
Brian gli lanciò un’occhiataccia. Era inviperito.
- No. – ribatté, immusonito. Matt sogghignò.
- Lo sapevo. –
- Capirai che roba. –
- Non mi faccio dire nulla da uno che scopa abbarbicato a uno scoglio come una cozza. –
Si guardarono. Scoppiarono a ridere.
- Dandomi corda in discorsi come questo mi fai sentire come se ce li avessi ancora, diciassette anni. – sussurrò Brian, strisciando sul letto fino a stendersi accanto a lui con la testa sulla sua spalla. Matt gli cinse i fianchi con un braccio in un gesto automatico.
- E’ positivo? – gli chiese, le labbra sui suoi capelli. Brian sospirò.
- Teoricamente, dovrei essere un maturo trentenne. – disse, in tono a metà fra il sofferto e il sarcastico.
Sentì che annuiva – il mento gli rintoccò sulla nuca con un suono buffo.
- E a diciassette anni ero terribilmente infelice. – aggiunse piano.
Matt d’istinto lo strinse più forte. Brian sorrise.
- Sì, è positivo. -
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice: pfff. A pensarci bene, mettendo diciassette anni sono stata troppo buona – dovevo mettere tredici XDDD
Una scemata leggerina senza pretese nata dalla noia post-Ferragosto milanese e da un’insonnia che non mi dà pace ç__ç Prendetela per quello che è.
P.S. Il titolo è un omaggio ai fratelli Cohen. (Sììììììì, vabbé).
  
   
 
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