Ok
piccolo spin off de “ La valle delle lacrime” da
collocare subito
dopo il capitolo 7, ovvero: i pensieri di Shaka post prima volta con
la sua Nefertari. Spero piaccia.. nel caso.. ci ho provato XDD
ciau!
La dedico a tutti gli appassionati di quella storia^^
Il
vento gelido sferzava la piccola casupola cercando di piegarla, al
suo interno una ragazza dormiva profondamente, raggomitolata in una
pelle di volpe che serviva a darle calore, e circondata dal candido
braccio di un ragazzo con lunghi capelli biondi che teneva le
palpebre abbassate. Non si muoveva, non una parola usciva dalle sue
labbra ma non dormiva, anche se le palpebre abbassate potevano
indurre altri a crederlo. Ma in quella piccola abitazione nessuno
poteva osservarlo, neppure la fanciulla che sembrava dormire
serenamente; Shaka spostò la mano a scostarle una ciocca di
capelli
e di nuovo quel profumo struggente lo catturò,
costringendolo a
conservare una perfetta calma. Lo aveva già percepito,
quell'odore,
era ciò che l'aveva lentamente indotto ad abbassare le
difese e a
giungere fin nel più profondo della sua anima; strinse le
palpebre
cercando di sfuggire a quella tentazione che gli aveva fatto
accantonare tutto tranne lei.
Posò lo
sguardo su di lei,
inquieto. Non aveva bisogno della vista per accertarsi della sua
identità, ormai ne conosceva ogni singola emozione e trovava
sconvolgente che il palpito del suo cuore era perfettamente in
sincronia con il proprio; una leggerissima sensazione di calore lo
pervadeva, in quei punti in cui le gambe e le braccia si
intrecciavano con quelle di lei. Non era spaventato dalla sensazione
della pelle scura di lei contro la sua, non più anche se
all'inizio
era stato diverso e la tentazione di fuggire era stata tanta. Ora,
riguardandola, si sentiva in colpa.
Aveva fatto bene a
seguire
quell'istinto? La logica gli diceva che aveva commesso un errore, e
che aveva insudiciato il corpo e l'anima della fanciulla mentre il
suo cuore raccontava tutta un'altra storia. A chi doveva dare
ragione?
Si mise seduto
cercando di non sbegliarla, osservando le
fiamme del camino abbassarsi sempre di più. Pensò
che somigliavano
molto a ciò che aveva provato lui in quelle ore: all'inizio
incerto,
per poi lasciarsi consumare lentamente da quella passione inattesa
che avevano condiviso, fino a spegnersi lentamente lasciando la
cenere come sola traccia di quanto accaduto. Un solo istante in cui
qualcosa lo aveva convinto che accostarsi alla moglie non doveva
essere necessariamente un male. Era sembrato tutto così
naturale e
spontaneo che ora si chiedeva se non fosse impazzito; quelle pelli
macchiate di sangue gli ricordavano il sacrificio che la ragazza
aveva versato per essere sua. Così gli aveva detto, non
aveva usato
parole diverse.
Ma l'aveva davvero
voluto?
Non era abituato,
Shaka, a preoccuparsi di sensazioni tanto lontane dall'illuminazione;
quel viaggio doveva servire a riportare la pace nell'animo turbato
della ragazza che aveva sposato poche settimane prima, non aveva
previsto quel brusco cambio di programma che l'aveva portato a
conoscere da vicino i piaceri della carne. Li aveva sempre tenuti a
distanza ma all'improvviso non ce l'aveva più fatta, e aveva
fatto
sua Nefertari. Non l'aveva minacciata al contrario, si era dimostrato
forse molto disponibile a scostarsi da lei, ma sapeva bene che era
stata solo una formalità: dopo quel bacio che le aveva
rubato sul
treno, quando non erano ancora giunti a destinazione, aveva deciso
che voleva quella ragazza. Non gli bastava più sentire solo
la sua
presenza vicino, doveva assolutamente approfondire quel rapporto. E
non era stato il suo corpo a deciderlo, non solo, bensì
anche la
mente aveva più volte accarezzato l'idea di convincerla a
concedersi.
Quella certezza era
sconvolgente, e si era impadronita
molto in fretta di lui, e in silenzio al punto che non si era neppure
accorto di quel desiderio per lui immorale, che andava contro a tutto
quanto l'aveva sorretto nei lunghi anni da buddista.
Era stato
tutto troppo rapido? Nonostante le lunghe ore che avevano impiegato
per congiungersi, ora gli sembrava che tutto fosse stato fatto troppo
precipitoso, era capitato all'improvviso: l'aveva guastato con la sua
fretta, avrebbe potuto attendere del tempo per capire se ne valeva la
pena, se magari lei non preferisse conservarsi intatta. Forse
Nefertari aveva avuto paura di porre un rifiuto.. la conosceva, aveva
sempre avuto timore di lui e dei suoi modi di fare, e forse adesso
era pentita.. Si rialzò, rabbrividendo. Più per
il pensiero che per
il gelo che poteva scacciare dal corpo col proprio cosmo.
La
Siberia non era il posto adatto a lui, quel clima lo rendeva
nervoso.. e difatti le conseguenze non si erano fatte attendere. La
lontanaza l'aveva reso debole, vulnerabile, umano.. Non sarebbe
dovuto accadere, si disse con quell'aria impassibile che lo rendeva
tanto inavvicinabile. Non tanto per sè stesso quanto per
quell'azione che aveva profanato la purezza di entrambi, la sua e
sopratutto quella di lei; non avrebbe più potuto dire di
disprezzare
le gioie di un rapporto fisico, non quando le aveva sapientemente
assaporate senza averne diritto. Avrebbe dovuto lasciarla intatta,
trovare un altro modo per esserle vicino quella notte; invece aveva
ceduto a quegli istinti terreni. L'aveva voluta e l'aveva ottenuta,
perchè lui otteneva sempre ciò che desiderava. E
la cosa che lo
irritava era la certezza che una parte di sè non voleva
cedere, e
desiderava nuovamente godere del piacere che lei gli aveva fatto
provare. Non era giusto questo, se lo ripetè alcune volte,
anche se
erano legati dal matrimonio non era ciò che sarebbe dovuto
accadere.
Aveva il dovere di proteggerla, non avrebbe dovuto inquinarla ma
mantenerla pura come era sempre stata.
E se ora, al
risveglio, lei
se ne fosse vergognata? Se avesse desiderato cancellare dalla mente
ciò che aveva fatto? Se avesse sbagliato lui, ad
interpretare la
condiscenzenza con la paura? Non aveva mai commesso un errore,
proprio lui il potente Shaka della Vergine, ed ora il dubbio lo
attanagliava. Che cosa sarebbe accaduto, in quel caso? L'avrebbe
odiato, ne era certo, e non voleva che accadesse.. anche se non
poteva più evitarlo ormai . Riportò lo sguardo
sulla ragazza,
cercando di non ricordare quanto vellutata fosse quella pelle scura
sotto le sue carezze, e voltò le spalle mettendosi ad
osservare la
notte al di fuori della finestra. Sentiva la mancanza del tempio
indiano in cui vivevano, della pacata calma della sesta casa dove era
solito meditare; lì il mare era ghiacciato e l'aria gelida.
Era un
bel quadretto, osservarla dormire, non rispecchiava assolutamente il
clima della regione: era come un fiore di loto cresciuto in
cattività
che era riuscito a rimanere puro e delizioso.
Sorrise decidendosi
nuovamente a distendersi su quel giaciglio; chissà
perchè non si
sentiva in colpa tenendola abbracciata, forse dopotutto non aveva
commesso un'azione immorale? Non sapeva che era semplicemente
l'inizio di quell'amore rimasto sopito fino a quel momento, e che non
era più riuscito ad ignorare.
Forse avrebbe trovato
un modo per
farsi perdonare: renderla felice.