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Autore: Nyappy    17/08/2011    2 recensioni
Una spiaggia, una notte d'estate; due anime che soffrono e che non sono sole.
Voglia di fare, di andare, di vedere... è crudele solo pensarlo.
[Partecipa al concorso "One-shot dell'estate"]
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I'll move to Paris, shoot some heroin and fuck with the stars

Il cielo era scuro, striato di blu e spruzzato di stelle, luminose e chiare.
Non stavano parlando, ascoltavano i suoi della natura: le onde dell’oceano che s’infrangevano sul bagnasciuga, il vento che muoveva i ciuffi di erba scura sulla sabbia, che accarezzava la loro pelle e dava loro sollievo, in quell’estate torrida che avevano cercato di fuggire.
Le luci della macchina parcheggiata poco distante non li colpiva, erano sdraiati sugli asciugamani umidi al buio, senza distinguere tra le loro mani che si stringevano, i piedi intrecciati, i capelli di lei che venivano mossi dal vento e gli finivano sul viso.
 
«Nick.» lo chiamò lei in un sussurro, stringendogli le mani; Nick l’attirò ancor di più a sé, sciogliendo la stretta per abbracciare quel corpo ossuto, spigoloso, che aveva amato e che amava nonostante il tempo lo avesse consumato.
«Sono qui.» la rassicurò facendole poggiare la testa nell’incavo della sua spalla; sotto i palmi sentiva ogni sua vertebra, le scapole che sembravano ali monche, le ali del suo angelo che non poteva alzarsi in volo.
«Non voglio addormentarmi.» continuò lei e Nick aguzzò la vista per cercare nel buio le stelle riflesse nei suoi occhi, i suoi capelli come una carezza.
 
«Vorrei tanto portati in Europa.» sospirò lui.
Non avrebbe potuto farlo, era crudele anche solo esprimere questo desiderio ad alta voce, eppure quella notte era loro, quel piccolo momento era solo per loro due.
«E farti incontrare la Regina. Portarti a Londra nei pub e a Parigi, Amsterdam...» ma Nick continuò.
Si sentiva meglio a dire tutte quelle cose.
«Scappare sotto la pioggia di Berlino e farti vedere la Fontana di Trevi.»
«Nick.» lei lo fermò, la voce rotta.
Era crudele il solo pensiero.
«Anche solo fare l’amore con te.»
Si strinse forte a lei, come per allontanare tutto quello.
 
«Scusami, mi dispiace.»
Il suo seno premeva contro il suo petto, l’unica cosa morbida di lei, l’unica cosa che la ricordava.
Anche questi erano pensieri crudeli.
Lei si mise a canticchiare, piano, una canzone vecchia di un paio d’anni che si sentiva ogni tanto alla radio.
«Jane? Che fai?»
«Vorrei aver fatto di più.» lei smise di cantare per accarezzargli una spalla, minuta in confronto al corpo di lui.
«Vorrei essere già stata in Europa e raccontarti com’è, riuscire a fare l’amore senza rompermi.»
Non era una cosa che potevano fare.
Non così, non dopo aver aspettato troppo, troppo tempo.
 
Avevano avuto il liceo per amarsi, ma gli anni erano scivolati via come una goccia di pioggia su un vetro.
Ora Nick doveva stare attento anche solo nel darle un bacio, a non far agitare quel cuoricino fragile che martellava tra le costole tenere.
Avvicinò il viso di Jane al proprio, le labbra un tempo piene di lei ed ora sottili e provate, le accarezzò cercando di dirle, attraverso quel contatto, molto, molto di più.
Jane non sarebbe sopravvissuta all’estate, ma Nick l’aveva scoperta come fiore appassito, amandola come se i petali fossero stati ancora freschi, ancora vivi, ancora sani.


Il titolo è una frase presa dalla canzone "Time to Pretend" degli MGMT. Questa storia mi è uscita fuori pensando a quanto vorremmo poter fare nella vita ma... c'è sempre un "ma" a fermarci.
Può essere un "ma" piccolo che riusciamo a superare con un po' di volontà, un "ma" tragico che non lascia alcuna possibilità.
Ogni paragrafo è di cento parole esatte, per un totale di cinquecento precise secondo il contatore di Word, tecnicismi che ho cercato di rendere fini alla storia per esaltarla.
Sono per la scuola di pensiero "poche ma buone" :)
Spero vi abbia suscitato qualcosa, mi piacerebbe davvero sapere che ne pensate.
   
 
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