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Autore: Yumi_Slyfox483    18/08/2011    3 recensioni
Questa Fan Fiction è scritta a quattro mani da Yumi483 e Arancina22.
In qualità di Fan di Harry Potter, nonostante ci sia piaciuto il finale, ci è venuta in mente un'idea su come Harry Potter doveva realmente finire. Quindi abbiamo deciso di scrivere un finale alternativo, appunto finale B. Il titolo è provvisorio.
Speriamo troviate la nostra idea originale. Detto questo... buona lettura.
"Perché lui? Perché non io?" sentì George urlare quelle parole fuori di sè, mentre Lee tentava di calmarlo abbracciandolo.
"Dai, George, non fare così!" disse Jordan con la voce rotta dal dolore e ridotta ormai a un sussurro "ti prometto che non lasceremo che Fred sia morto invano."
La mente di Harry era zeppa di pensieri. Le parole di George lo aveva colpito. Ripensò a Neville e ripeté nella sua testa: "Perché io? Perché non lui?
... e improvvisamente tutto fu chiaro!
Genere: Avventura, Drammatico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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La Profezia.



Finalmente la verità.
Harry stette qualche istante steso a terra incapace di ripensare a quello che aveva appena visto. Com'era possibile che Piton fosse riuscito a nascondere per tutti quegli anni di aver provato un sentimento così grande per sua madre? Tutte quelle volte che aveva pensato male di lui, lo aveva odiato, che avrebbe voluto che sparisse persino, quando in realtà il professore aveva passato una vita intera a proteggerlo, lo fecero improvvisamente sentire in colpa. Se non fosse stato per Piton, lui e moltre altre persone non sarebbero state in vita in quel momento, ad esempio George Weasley che quella sera di dieci mesi prima aveva perso l'orecchio invece della sua vita.
Si alzò cercando di mantenersi in equilibrio sulle gambe malferme e fece qualche passo verso la scrivania di Silente, come se riuscisse a vedere l'immagine di Piton ancora seduta ad osservare il preside. E improvvisamente Harry si vergognò di averlo chiamato codardo quel giorno di un anno prima, dopo che Piton aveva ucciso Silente. All'epoca non sapeva, ma ora capiva le ragioni che lo avevano costretto a farlo. Esisteva un uomo più coraggioso di Severus Piton?
C'era anche quel ricordo... quello che riguardava la Profezia.
Era quello il suo destino, dunque. Silente lo aveva veramente allevato per mandarlo a morire? Sembrava proprio così. Avrebbe tanto voluto che ci fossero stati Ron o Hermione accanto a lui in quel momento. Quante le volte in cui aveva creduto che loro non potessero capire, che non potessero aiutarlo nonostante fossero i suoi migliori amici, quante le volte che si era arrabbiato con loro per questo tenendosi tutto dentro. Ora, invece, proprio quando aveva bisogno di confidare ciò che aveva appena scoperto, era solo. Solo contro la morte, solo con sè stesso e i ricordi di Piton.
In particolare quel ricordo.
Piton si era avvicinato a Silente e gli aveva chiesto la fine della profezia, che lui non aveva scoperto.
"Tu non hai mai ascoltato la profezia completa, Severus." Aveva risposto Silente con lentezza "la profezia non riguardava solo Harry."
Lo sguardo di Piton si era spostato sul preside con un'espressione sbalordita. "Che cosa intendi dire, Albus?"
"Quel giorno quando rivelasti la Profezia all' Oscuro Signore, non avevi ascoltato per intero. Ecco giungere il solo col potere di sconfiggere l'Oscuro Signore... nato da chi lo ha tre volte sfidato, nato sull'estinguersi del settimo mese... l'Oscuro Signore lo designerà come suo eguale, ma egli avrà un potere a lui sconosciuto... e l'uno dovrà morire per mano dell'altro, perché nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive... il solo col potere di sconfiggere l'Oscuro Signore nascerà all'estinguersi del settimo mese..."
Non appena Silente aveva smesso di parlare, Piton lo aveva guardato come se fosse appena stato folgorato da una rivelazione improvvisa.
"Stai dicendo che..."
"... che la Profezia riguardava sia Harry Potter che un altro ragazzo: Neville Paciock."
Dopo una breve pausa di silenzio, Piton aveva guardato Silente come se avesse appena fatto un battuta di pessimo gusto.
"Non è possibile... Paciock non avrebbe avuto le capacità di uccidere l'Oscuro Signore."
"Sembra di sì." Aveva risposto Silente, mentre il suo sguardo fissava il vuoto lontano dagli occhi di Piton.
Un'esplosione all'esterno del castello riportò bruscamente Harry alla realtà. Cosa intendeva dire Silente con quella risposta? Da molto tempo credeva di aver interpretato correttamente la Profezia, ma non ne era più tanto sicuro. Che ruolo aveva Neville in quella situazione? Chiuse gli occhi, cercando di pensare a una plausibile risposta, anche se la sua mente non riusciva a concentrarsi come avrebbe dovuto.
Il pensiero della morte lo raggiunse di nuovo più forte di prima. Aveva sempre creduto di essere lui ad avere il compito di uccidere Voldemort, in realtà lo sentiva come un dovere, come un dato di fatto, un'inevitabile conseguenza, ma se ora il suo destino era morire, forse anche le speranze sarebbero andate perse assieme a lui. A meno che... qualcun altro non dovesse farlo al posto suo.
Non è possibile... Paciock non avrebbe avuto le capacità di uccidere l'Oscuro Signore.
Harry ripensò attentamente alle parole di Piton come se nascondessero un segreto che lui doveva conoscere. Ma quale?
Il ricordo riguardava la Profezia e Neville... evidentemente c'era un legame tra di loro.
Decise di non pensarci in quel momento e concentrarsi, invece, su qualcosa di più concreto.
Doveva morire.
Consegnarsi volontariamente di fronte a Lord Voldemort e porre fine alla sua esistenza. Anche se non conosceva ciò che sarebbe accaduto dopo la sua morte era più che sicuro che Ron e Hermione, in qualche modo, avrebbero sistemato tutto.
Chissà come avrebbero reagito. I suoi pensieri si rivolsero completamente a Ginny e a fatica trattenne l'istinto di urlare e sfogare la sua rabbia. Avrebbe voluto sposarla, avere dei figli con lei, ma la salvezza del mondo magico e dei suoi abitanti, compresi i suoi amici e Ginny, dipendevano da lui. Non avrebbe permesso che altri morissero al posto sua e per colpa sua.
Con passo svelto uscì dall'ufficio un tempo appartenuto a Silente e Piton, consapevole che non ci avrebbe mai più fatto ritorno, e si diresse verso la Sala Grande. Era coperto dal Mantello dell'Invisibilità. Non voleva che nessuno lo vedesse, soprattutto non voleva essere visto dai Weasley dopo quello che era successo a Fred.
Non dovette camminare molto prima di raggiungere la Sala Grande, dove studenti, professori, ma anche ex-alunni venuti a dare una mano, stavano sistemando i corpi dei propri cari o di persone che neppure conoscevano.
Vide Lee Jordan correre e attraversare la Sala Grande piangendo, quando si fermò di fronte a Ron e lo abbracciò cercando di consolarlo.
I morti erano depositati in fila al centro della Sala. Harry non riusciva a vedere il corpo di Fred perché era circondato dalla sua famiglia, a cui si era appena aggiunto Lee Jordan, il migliore amico dei gemelli. La signora Weasley era accasciata sul petto del figlio, scossa dai singhiozzi, il signor Weasley le accarezzava i capelli e aveva le guance inondate di lacrime. Lee Jordan osservava la scena piangendo, Ron era abbracciato ad Hermione e Ginny guardava in silenzio, come paralizzata dal dolore, fino a quando non fu raggiunta da Percy, che aveva ormai perso la sua aria di superiorità e aveva gettato un braccio attorno alle spalle di sua sorella.
George si teneva la testa tra le mani accucciato vicina a quella del gemello come se stesse pregando un altare invisibile. Harry non lo aveva mai visto così. Se non fosse stato sicuro che quello era veramente George Weasley, non avrebbe potuto riconoscerlo.
Quando uno dei fratelli che Harry riconobbe come Bill, si avvicinò a lui, egli rimase immobile, come pietrificato, e al tentativo di allontanarlo dal corpo di Fred alzandolo da terra, Bill rivelò il viso di George completamente ricoperto di lacrime.
Ma non stava piangendo in quel momento. Sembrava piuttosto caduto in uno stato di trance da cui non riusciva a svegliarsi. Sul suo volto come su quello dei fratelli e dei signori Weasley, si leggeva chiaramente l'incredulità e il rifiuto di accettare la realtà. Harry stesso non poteva ancora credere che Fred Weasley fosse morto. Provò un senso di colpa che ben presto si accentuò alla vista degli altri cadaveri vicini a quello di Fred: Remus e Tonks.
Harry provò un'improvvisa nausea e per poco non vomitò, ma si ricordò che non poteva farsi scoprire.
Lupin e Tonks giacevano pallidi e immobili, sembravano tranquilli, addormentati sotto il buio soffitto incantato.
Quella storia doveva doveva finire al più presto.
Guardò ancora una volta la famiglia Weasley e notò sorpreso che George si era staccato dai fratelli accompagnato da Lee Jordan. Non piangeva, ma l'amico gli sussurrava parole di conforto.
"Perché lui? Perché non io?" sentì George urlare quelle parole fuori di sè, mentre Lee tentava di calmarlo abbracciandolo.
"Dai, George, non fare così!" disse Jordan con la voce rotta dal dolore e ridotta ormai a un sussurro "ti prometto che non lasceremo che Fred sia morto invano."
La mente di Harry era zeppa di pensieri. Le parole di George lo aveva colpito. Ripensò a Neville e ripeté nella sua testa: "Perché io? Perché non lui?
... e improvvisamente tutto fu chiaro!
Rivolgendo un'ultima occhiata alla famiglia Weasley, soprattutto a Ron, Ginny e Hermione, consapevole che non li avrebbe mai più rivisti, si allontanò in tutta fretta cercando disperatamente Neville.
Ora aveva capito tutto. Silente si era sempre sbagliato, ed ora toccava a lui rimediare a qull'errore. Aveva pochissimo tempo e non poteva sprecare neppure un secondo.
Correva a perdi fiato ignorando le persone che urtava per sbaglio sotto il Mantello dell'Invisibilità. Quando finalmente intravide Neville Paciock tra la folla si fermò di colpo e lo guardò per qualche istante. Era ferito, ma stava bene e aiutava alcuni compagni a sistemare i corpi. Harry notò che tra di loro giaceva quello di Colin Cannon. Distolse lo sguardo e si avvicinò a Neville, chino su un cadavere, togliendosi il Mantello dalle spalle.
"Neville."
"Cavolo, Harry, mi hai fatto prendere un colpo! Dove stai andando da solo?" gli chiese Neville, sospettoso.
"Fa parte del piano" rispose Harry "Devo fare una cosa. Ascolta... Neville..."
"Harry!" Neville si spaventò "Harry, non starai pensando di consegnarti?"
Harry esitò qualche istante prima di rispondere, come per trovare le parole giuste, ma poi si rese conto che non doveva sprecare altro tempo.
"Sì, Neville." rispose e prevedendo la reazione dell'amico si affrettò ad aggiungere "ma prima devo dirti una cosa..."
Vedendo che Neville lo fissava senza proferire parola, Harry continuò: "Neville, ti ricordi quella volta all'Ufficio Misteri? Quella Profezia che portava il mio nome?"
"Sì, certo! Ma pensavo che l'avessi già interpretata!"
"Lo pensavo anche io." rispose Harry cercando di mantenere un tono calmo, per non far agitare l'amico. "Ma sia Silente che io abbiamo commesso un errore nel trovare la giusta interpretazione. Abbiamo sbagliato tutto e l'ho capito solo ora! La Profezia..." e fece una pausa "non si riferisce solo a me e Volemort!"
Neville apparve confuso e poi disse: "e... cosa c'entro io?"
"Beh..." disse Harry a disagio "la frase nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive non era riferita a me e Voldemort..."
"E a chi, insomma?"
"... a noi."
"Noi chi?"
"Io e te..."
"Io?" Neville boccheggiò incredulo ed Harry annuì lentamente. Dopo aver ripreso un po' di colore in viso, Neville balbettò "Io... non... io non voglio che... che tu muoia... come fai ad essere sicuro che la Profezia riguardi anche me?"
Harry sospirò. Da dove cominciare? Decise di tralasciare la parte che riguardava l'Horcrux e cominciò a spiegare "ecco... mettiamola così! Io ero comunque destinato a morire, sin da quando Voldemort mi ha scelto. Quando lo fece mi trasferì i suoi poteri per ucciderlo, ma non sapeva che in questo modo avrebbe privato l'altro ragazzo a cui si riferiva la Profezia dei suoi. E sei tu, Neville!"
"Scusami, Harry..." lo interruppe Neville sempre più confuso "ma io continuo a non capire."
"Ok," rispose Harry cercando di spiegarsi meglio "diciamo che serve il potere combinato di entrambi per uccidere Voldemort e, come mia madre con la sua morte mi trasferì un incantesimo di protezione, io con la mia ti trasferirò i miei poteri e quelli di Voldemort e tu potrai finalmente porre fine a tutto."
Neville rimase a bocca aperta quando Harry terminò di parlare. Non sapeva cosa dire e il solo suono che gli uscì dalla bocca fu un secco "Ah!"
"Voldemort non sapeva che se avesse trasferito i suoi poteri a me, qualcun altro avrebbe potuto usarli per ucciderlo."
"Non sei costretto, Harry! Potremmo ucciderlo insieme! Non devi per forza morire!" Neville sembrava agitato e Harry giurò di aver intravisto una timida lacrima scendere lungo la sua guancia.
"Non posso, Neville!" fu la risposta di Harry e dal suo tono di voce, Neville capì che c'era qualcos'altro che non gli aveva detto e che non poteva dirgli.
Il ragazzo rimase in silenzio. Guardava Harry come se volesse trovare per forza un'altra scappatoia, ma era evidente che non ce n'erano. E senza preavviso si buttò al collo dell'amico abbracciandolo stretto.
"Mi dispiace, Harry" pronunciò Neville "non volevo che finisse così. Tu sei il mio migliore amico."
"Lo so, Neville, neanche io lo volevo, ma sono convinto che ce la farai! Credo in te, amico mio!" Harry ricambiò l'abbraccio con presa ferrea. Era sicuro che lasciava tutto in buone mani. Si fidava di lui più di chiunque altro.
"Per favore... prenditi cura di Ginny, Ron e Hermione. Non sanno nulla di tutto ciò. All'inizio non capiranno, ma spiega loro i motivi per cui lo sto facendo... e ringrazia George da parte mia. Lui non sa il perché, ma io sì... dirgli che Fred non è morto invano... può darsi che capisca."
Neville annuì, non riuscendo a pronunciare un'altra parola.
"Beh... io vado" esclamò Harry "buona fortuna, Neville!"
"Anche a te, Harry." rispose l'amico e a malincuore si staccò da lui e lo lasciò andare.
Dopo essersi congedato da Neville, Harry uscì dal castello dirigendosi a passo deciso verso la Foresta Proibita.
Non aveva fatto neanche due passi che una voce fin troppo familiare lo raggiunse esclamando "Harry, dove stai andando?"
Non ebbe neppure bisogno di voltarsi per scopire la fonte di quella voce. Era l'ultima persona che voleva vedere in quel momento. Se fosse rimasto a parlare con lui non avrebbe avuto la forza di inoltrarsi nella foresta.
"Ron!" esclamò "che ci fai qui?" aveva dimenticato di rimettersi il Mantello dell'Invisibilità dopo aver lasciato Neville.
Ron si fermò davanti a lui annaspando. "Ero venuto per prendere una boccata d'aria." rispose. Due enormi occhiaie contornavano i suoi occhi ancora arrossati e lucidi, mentre uno sguardo triste lo fissava "non ce la facevo più a stare lì dentro. Tu dove vai, Harry? Non vorrai consegnarti a Voldemort?" aveva pronunciato quelle parole con una punta di terrore nella voce e non perché era finalmente riuscito a dire il nome di Lord Voldemort.
"Ma certo che no stupido!" rispose Harry abbozzando un sorriso "ero uscito per prendere anch'io una boccata d'aria. Piuttosto... tu e Hermione dovete trovare il serpente e ucciderlo!" gli ricordò Harry. Doveva essere sicuro che dopo la sua morte, il serpente e Voldemort fossero eliminati esattamente in quell'ordine. Con la morte del serpente tutti gli Horcrux sarebbero stati distrutti e Voldemort non poteva più tornare in vita.
"Lo uccideremo insieme, Harry. Io, Hermione e..."
"RONALD!"
Una voce alle loro spalle li interruppe e Harry vide Neville Paciock accanto all'ingresso del castello. La decisone che portava sul viso lo faceva sembrare un uomo vissuto e maturo.
"Vieni dentro!" lo intimò Neville e Ron si voltò a guardare prima lui e poi di nuovo Harry.
"Vieni con me, Harry!" esclamò prendendogli la mano, ma l'amico non si mosse. Rimase immobile senza alcuna intenzione di seguirlo. Come resistette alla forza di seguirlo fu un mistero, qualcosa che non credeva possibile.
"Harry, vieni con me che cosa aspetti?"
"No, Ron, rimarrò un altro po' qui se non ti dispiace. Neville ha bisogno del tuo aiuto... va' da lui."
"Cosa dici? Vieni dentro, Harry, non ti lacio..."
"Ti fidi di me, Ron, vero?" domandò Harry d'improvviso. Ron Weasley lo guardò negli occhi con un'espressione terrorizzata. I suoi occhi si riempirono di nuovo di lacrime ma non pianse.
"Certo..." rispose e lasciò andare la mano di Harry, senza però rompere il contatto visivo "certo che mi fido... lo sai."
"Allora non preoccuparti. Andrà tutto bene!"
Ron annuì in silenzio. "Ci vediamo dopo, Harry."
"Sì..." rispose quest'ultimo sorridendo a fatica. Sapeva che non era uno stupido. Ron aveva capito che cosa aveva intenzione di fare e gli fu grato che lo lasciasse libero di decidere.
"A dopo allora... Ron."
Ron sorrise a sua volta, poi si voltò e tornò al castello per raggiungere Neville che lo stava aspettando. Harry attese che i suoi due amici sparissero dalla vista prima di muoversi, si voltò verso la foresta e riprese ad avanzare.
Mentre la attraversava vide un ragazzo biondo che tentava di nascondersi con aria davvero spaventata.
Malfoy...
"Potter!" esclamò Draco accortosi di lui, ma Harry lo guardò e passò oltRe. Non aveva tempo di indugiare.
"Potter? Che stai facendo? Dove stai andando?" continuava a gridare Draco. Diventava sempre più difficile ingorarlo, poi dopo qualche minuto, inaspettatamente Draco disse: "Non farlo, Potter!"
Harry si voltò di scatto tornando sui suoi passi. Quando fu faccia a faccia con Draco sorrise. Ma non il solito sorriso beffardo che gli aveva riservato per anni per i corridoi di Hogwarts.
"Paura, Malfoy?" chiese, sperando che capisse le sue vere intenzioni.
Draco chinò il capo e sogghignò "ti piacerebbe?" rispose e sembrava proprio di essere tornati al Club dei Duellanti.
Entrambi capirono che le ostilità erano cessate proprio in quel momento e dopo qualche secondo di imbarazzo, Harry gli mise una mano sulla spalla e lo salutò per l'ultima volta.
"Beh... io devo andare... abbi cura di te... ehm... Draco." quasi trovò strano il suono di quel nome detto da lui.
Malfoy rimase qualche istante in silenzio, sembrava indeciso su cosa dire o fare. Combattutto sul trattenerlo o lasciarlo andare.
"Anche tu... Harry."
Ora Harry poteva dire di essere veramente pronto a morire.
Si allontanò da Malfoy addentrandosi nel buio della foresta. Il vento che frusciava tra gli alberi sembrava accompagnare Harry Potter verso il suo ultimo viaggio.

***

Salve a tutti. Come annunciato nella presentazione, questa Fan Fiction è il frutto di una collaborazione a 4 mani, tra me e Arancina22. Spero che l'idea vi sia piaciuta, abbiamo lavorato molto per fare in modo che tutto potesse combaciare e devo dire che non è stato per niente facile. Speriamo di riuscire a postare il seguito il prima possibile... a presto
Yumi e Arancina :)
   
 
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