Precisione
Wan Stiller [...] allungò rapidamente l’archibugio e lasciò partire il colpo.
Lo spagnuolo, colpito in pieno petto, lasciò cadere lo spadone, allargò le braccia e cadde addosso ai compagni che gli stavano dietro.
La palla lo aveva fulminato.
da “La Regina dei Caraibi”, quarto capitolo
Ha diciassette anni quando per la prima volta prende in mano un archibugio. Ne percorre con le mani ogni imperfezione e ne saggia il peso con le braccia che minacciano di piegarsi, prima che uno scapaccione di Bok lo riporti alla realtà.
Da quel momento quella sarà la sua sola arma di difesa, il suo solo mezzo per procacciarsi di che vivere.
L’amerà, il cuore gonfio di orgoglio, quando una palla ben aggiustata andrà a segno.
E l’odierà quando, tornato a mani vuote da una battuta di caccia, dovrà starsene in un cantuccio con lo stomaco brontolante - “Chi non coglie non mangia, ragazzo.”
Passeranno tre anni prima che Wan Stiller impari a usare davvero quello strumento che si nutre di piombo e polvere. E prima che, spinto da voglia di ricchezze e avventure, ne rivolga la canna verso bersagli ben diversi dai bufali selvatici di Santo Domingo.
Bersagli umani.
L’amburghese osserva Carmaux, energico e scattante, che tempesta il nemico di una grandinata di botte.
Lui no. Lui, dietro gli insegnamenti di Bok, ha imparato a misurare i colpi. “Se il primo non coglie la preda, il secondo la farà fuggire.”
Ha imparato a dosare le energie. “Chi spreca le forze lascia spazio al nemico.”
Ha imparato a perfezionare le sue azioni. E ad andare sempre a segno.
Wan Stiller ha fatto della precisione il suo cavallo di battaglia.
E quando al termine dello scontro gli avversari sono stati inchiodati o fulminati, lui sospira.
Perché nulla lo solleva più che l’aver ancora un altro giorno da vivere.
[260 parole]
Note dell’autrice: non ci sono molti particolari che, nei romanzi del ciclo, differenziano Wan Stiller dal suo migliore amico. Nell’ultimo capitolo di “Jolanda, la figlia del Corsaro Nero”, durante lo scontro con l’ufficiale spagnolo, Salgari lo definisce “più flemmatico del francese, quantunque non meno valente di lui”: mentre Carmaux attacca con rabbia il capitano Valera e non lesina parole e stoccate, lui rimane fermo al suo posto e dosa i colpi (doti che lo faranno vincitore per ben due volte).
Inoltre, come Salgari ci dice ne “Il Corsaro Nero”, sappiamo che è stato bucaniere: da questo si deduce un’ottima esattezza di tiro che, credo, si sia riversata anche nell’arte della scherma; pochi colpi precisi che vadano a segno inchiodando l’avversario, piuttosto che uno sciabolare furioso. Devo dire, però, che Salgari non approfondisce mai questa precisione o perlomeno non l’evidenzia come invece ho fatto io; diciamo che mi è sempre riuscito facile immaginare Wan Stiller come eccellente archibugiere (dote che contraddistingueva solitamente i bucanieri).
Per quanto riguarda i particolari della sua giovinezza sono stati del tutto inventati da me, al pari di Bok, il suo maestro bucaniere.
Approfitto di queste note per ringraziare Crow F che mi ha recensito e ha inserito questa raccolta tra le preferite. È sempre piacevole scoprire che vi sono altri salgariani in giro ^_^
Satomi