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EFP: Exentia_dream Forum:
_Exentia_dream_
Titolo: Un motivo per crescere…
Genere: Romantico, introspettivo, fluff
Rating: Verde
Avvertimenti: One shot,
N.d.A: OCCAVOLO, volevo scrivere una mini-long, ma poi le mie mani
hanno
cominciato a battere i tasti e non hanno voluto saperne di
fermarsi… e ne è
uscito fuori questo piccolo “trauma letterario”.
Forse
non sarà il massimo
dell’originalità, ma ho cercato di descrivere il
perché e il momento in cui
James decide di crescere, per amore di Lily.
Spero
che ti piaccia!!!
Si
sentiva emozionato al pensiero che,
appena l’avesse vista, le avrebbe chiesto ancora una volta di
stare con lui.
Lily
era davvero strana come ragazza,
perché non gli stava dietro, non gli dava importanza e, a
volte, passava più
tempo con quel ragazzo dai capelli perennemente unti.
Lo
difendeva sempre, neanche fosse il
suo fidanzato.
Steso
sul letto, James si piegò su se
stesso: il dolore che aveva avvertito a quel pensiero era stato come un
pugno
nello stomaco.
Scosse
la testa, perché no, non era
possibile che Lily riuscisse a nascondere una cosa simile: era stata
smistata a
Grifondoro perché era coraggiosa e onesta, non avrebbe mai
potuto mentire
riguardo al suo rapporto con Piton.
Tornò
a stendersi, portando le mani
dietro la nuca.
Gli
occhi di Lily sembravano trovare
cavità in qualsiasi oggetto su cui lui posava lo sguardo:
erano una maledizione
e una benedizione allo stesso tempo.
Una
maledizione perché, nonostante
fossero chiari e meravigliosi, era davvero difficile leggere quello che
in essi
era scritto; una benedizione perché, ogni volta che la
ragazza rideva, sembrano
scaldare il cuore di James.
Un
cuore che batteva a fasi alterne e,
spesso e volentieri, quando i gesti gentili di Lily non erano rivolti a
lui, si
fermava. Così come l’aria nei suoi polmoni.
Ma
lì era una discorso a parte, perché
a James mancava l’aria nei polmoni ogni volta che lei gli
rivolgeva la parola o
quando si accorgeva di lui.
Aveva
passato anni ad osservarla, a
studiarla per capirla, ma Lily Evans continuava ad essere un mistero
che,
probabilmente, non avrebbe mai capito.
Perché,
a dirla tutta, nonostante
l’aria intelligente che gli conferivano gli occhiali e,
nonostante il fatto che
era tanto ammirato dalle ragazze, James Potter era solo uno la cui
sorte era
girata nel verso giusto e al momento giusto.
Non
sapeva da dove cominciare per
capire le donne e, probabilmente, non aveva neanche tanta voglia di
impegnarsi
in un’impresa così difficile e da cui sicuramente non sarebbe uscito indenne.
Certo,
c’era Sirius, che era più
affascinante di lui e che di donne ne capiva davvero qualcosa, ma James
si rifiutava
di chiedere consigli ad uno dei suoi migliori amici ed apparire come un
ragazzino alla sua prima cotta.
Maledetta
Lily Evans e i suoi occhi verdi.
Quando
decise che non avrebbe passato
altro tempo a crogiolarsi nel suo letto con la scusa del mal di testa,
lasciò i
dormitori maschili per dirigersi in Sala Comune.
Stranamente,
era solo in quella sala
che, di solito, era piena di alunni intenti a svolgere le
più svariate
attività.
Era
vuota, ma non del tutto.
Da
una poltrona, accanto al camino,
notò dei capelli che coprivano il bracciolo.
Si
avvicinò e cominciò ad osservare
con devozione la ragazza che dormiva, tranquilla, appagata.
Non
l’aveva mai vista dormire, mai.
Per
la prima volta, sul viso di Lily
non c’era alcuna traccia del disprezzo che lei più
volte aveva espresso nei
suoi confronti; non appariva nessuna ruga di un muto rimprovero sulla
sua
fronte.
La
pelle era perfettamente stesa.
Avrebbe
pagato oro per accarezzarla e
lasciare lì la sua carezza, come una specie di protezione e
di desiderio
avverato in un sogno: il sogno di stare con lei.
Lily
piegò le labbra in sorriso.
Quanto
sei bella, Lily. Stai sognando? Cosa? Chi?
Seppure
evitava spesso di chiederselo,
quella domanda si presentava nella sua mente e, scostumata, insolente,
senza
neanche presentare l’invito, si sedeva al tavolo dei suoi
dubbi.
Quella
domanda aveva un peso
particolare nell’anima del ragazzo, perché lui
aveva paura di ricevere una
risposta, una qualsiasi risposta.
Se
Lily avesse dato un nome a quel
“Chi”, avrebbe voluto dire che il suo cuore era
già colmo di qualcuno; se non
avesse dato alcun nome, avrebbe voluto dire che il cuore di Lily era
libero e
che c’erano tanti, troppi possibili occupanti di quel posto
che James voleva
tutto per sé.
Lily
si mosse, poggiando la fronte
sullo schienale della poltrona e regalando al camino le sue spalle.
Allora,
James osservò il lento muoversi del respiro che lei aveva
regalato ad una
poltrona vecchia e polverosa, mentre lui l’avrebbe voluto
sentire addosso.
Era
ancora più bella quando dormiva,
perché era finalmente serena. Appariva in tutta la sua
particolare e semplice
avvenenza, come una bambina dalla pelle diafana e liscia come la seta.
In
fin dei conti, Lily poteva ancora
essere una bambina, perché aveva poco più di
sedici anni. Inoltre, aveva la
spensieratezza, la spontaneità, la gioia di una bambina in
quegli occhi, sulle
labbra, nei gesti e nella risata.
Ancora
una volta, Lily si mosse e cambiò
posizione: rivolta verso James, con il viso che si distendeva verso il
calore
del camino. Le labbra socchiuse, in una tacita richiesta di essere
baciate.
O,
almeno, era quello che James
immaginava di poter fare.
Avere
quelle labbra tanto vicine e non
poterle sfiorare sembrava essere uno stupido scherzo del destino.
E,
proprio convinto che il fato si
stesse prendendo gioco di lui e gli stesse ritorcendo contro gli
scherzi a cui
James sottoponeva gli altri alunni, il ragazzo calò la
testa, colpevole.
Gli
stava bene che lei lo
disprezzasse, perché non era giusto ciò che lui
faceva agli altri.
Gli
stava bene che lei gli negasse un
semplice sguardo o un semplice sorriso, perché lui non
meritava quelle
meraviglie spontanee e vitali.
Con
la mente e gli occhi spalancati
sul viso di Lily, James cominciò a ricordare in un
riassunto, che sembrava non
risparmiare nulla dei suoi anni a Hogwarts.
Aveva
realizzato tanti progetti e
sogni, come quello di diventare Animagus, per stare vicino a Lupin
nelle notti
di luna piena; era diventato il miglior cercatore di
Quidditch… eppure, sentiva
che gli mancava qualcosa.
Quando
tornò in sé, avvertì dentro lo
sguardo bruciante e spettacolare di Lily.
“Mi
stai spiando, Potter?”
In
quegli occhi nessun segno di
biasimo. C’era stanchezza, un po’ di imbarazzo e un
pizzico di meraviglia, ma
neanche un goccio di disprezzo.
E
James pensò che avrebbe voluto
trovarsi sempre quello sguardo
addosso, ad accarezzargli la pelle e i capelli.
“No,
Evans.” disse piano, come a non
volerla staccare troppo dal sogno da cui si era svegliata.
“Stavo solo
pensando.”
“A
cosa?”
”Un giorno diventerai mia moglie.”
“Ne
dubito fortemente.”
“Io
ne sono fermamente convinto.”
”Sempre così sicuro di te?”
“Ci
provo…”
“Puoi
anche smettere di farlo, perché
non fai altro che irritarmi.” una riga di un qualche
sentimento si disegnò
sulla fronte delicata della ragazza.
In
quel momento, sotto il peso di
quegli occhi verdi, sotto la freddezza di quelle parole e lambito dalla
voce di
Lily, James decise che avrebbe smesso di essere il ragazzino
scapestrato e
insolente che finiva troppo spesso in punizione.
Era
arrivato il momento di crescere,
il momento di dare spazio e importanza alle responsabilità.
Soprattutto, era
arrivato il momento di far vedere a Lily che lui non era solo una
zazzera nera
disordinata e un paio di occhiali rotondi.
“Un
giorno mi sposerai.” il sorriso
sulle labbra.
Un
sorriso che sapeva di decisioni
prese troppo tardi, ma meglio tardi che
mai; un sorriso che aveva il sapore delle incertezze su cui
si affacciava,
ma dietro cui appariva come un miraggio il viso rilassato di Lily; un
sorriso
che era nato dalla speranza che, nei sogni di Lily, ci fosse lui.
Finalmente,
dopo anni trascorsi a
cullarsi nella volontà di non crescere, James Potter aveva
trovato un motivo
per diventare adulto e mettere da parte qualsiasi forma di divertimento
che
feriva gli altri.
Quel
motivo, meraviglioso, speciale,
raro e desiderato, aveva gli occhi verdi, i capelli rossi e sapeva far
crescere
un fiore nel palmo di una mano.
Quel
motivo si chiamava Lily Evans.
Un
giorno, Lily, mi dirai di sì. Te lo prometto.
Giudizio della giudicia:
Totale:
47/50
Grammatica
e Punteggiatura: 9/10
Innanzitutto
hai scritto avesse
invece che avrebbe e
se
stesso senza
l'accento sul sé. E' inteso come lui, lui stesso, quindi ci
va l'accento (-1
punto per tutti e due).
Stile:
9/10
Nonostante
tu metta troppe virgole (e te lo ripeto eh u.ù) lo stile
è coinvolgente e
curioso, viene voglia di continuare a leggere la storia riga dopo riga.
Come ti
ho già detto cerca di mettere meno virgole e più
punti fermi, per rendere lo
stile anche fluido e scorrevole.
Originalità:
9/10
Come
hai voluto sottolineare tu la storia non è il massimo
dell'originalità, poiché
girano molte storie su J/L in cui l'argomento principale è
il motivo per cui
James abbia deciso di crescere un po'; i pensieri sono gli stessi, ma
la tua
storia mi ha dato un qualcosina di più delle altre uguale
alle tue; questa
sembra più vera, più umana.
Caratterizzazione
(IC): 10/10
Be'...
la caratterizzazione è il tuo forte Ex! Sei riuscita a
rendere perfettamente i
personaggi.
Rispetto
delle regole: 5/5
Gradimento
personale: 5/5
La
tua storia è così dannatamente vera Ex! I
sentimenti
di James sono quelli, c'è, sono davvero davvero umani. Sei
stata molto brava e
la tua storia mi è piaciuta da matti, complimenti. ^^
Angolo Autrice:
Sono contentissima di questa storia (riportata con le correzioni) e devo dire che non mi aspettavo di arrivare sul podio
E' un momento tra Lily e James di cui si parla molto, ma di cui io non ho mai parlato.
Bene, la giudizia ha espresso il suo giudizio e la ringrazio ancora.
Ora, l'arduo compito ai posteri, cioè a voi.
La
vostra Exentia_dream