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Autore: Heart InRussia    19/08/2011    2 recensioni
Ho paura a proporre questa storia! Cioè, è una cosa un po’strana: da una parte voglio pubblicarla, dall’altra mi dico che è una pazzia… Boh io provo e lascio giudicare a voi …per favore non linciatemi!!
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho paura a proporre questa storia! Cioè, è una cosa un po’strana: da una parte voglio pubblicarla, dall’altra mi dico che è una pazzia… Boh io provo e lascio giudicare a voi …per favore non linciatemi!!
Seduta su quello scoglio e avvolta dalla notte di quel 21 Luglio guardava la luna specchiarsi sulle onde, sentendosi come una naufraga che una volta raggiunta un’isola, al sicuro, guarda il mare a cui è sopravvissuta.
Beh, in effetti era così.
Gli eventi appena passati l’avevano travolta, sbattuta da una parte e poi dall’altra, in flutti che aveva creduto non finissero più.
E ora era lì, a ripensare a quei mesi.
Accese l’mp3 cercando una compagnia in quella notte serena. Gliel’aveva lasciato la sorella un sacco di mesi prima ma non l’aveva mai ascoltato. “Yellow” dei Coldplay, recitava il display. Mai sentita.
Partì una base strumentale che con il suo ritmo incorniciava perfettamente il movimento delle onde.
Sì sentì subito meglio con la musica nelle orecchie.
E poi, la batteria d’improvviso. Come un’onda che s’infrange su uno scoglio.
Perfetto.
 
Look at the stars
Look how they shine for
You
 
Kathrin, ne era certa, sapeva che l’ avrebbe ascoltata.
Guardò le stelle, in effetti. Da quanto non lo faceva.
Si perse in quell’istante di pace.
Da quanto non era in pace. Da quanto non  rimaneva da sola senza odiarsi.
 
And everything you do
Era la prima giornata di vacanza coi suoi e pensò che davvero era cambiato tanto da quell’inverno se quella sera avevano potuto lasciarla da sola senza preoccuparsi, senza temere che facesse qualche cavolata.
Qualche mese prima non sarebbe successo.
And they were all yellow.
Nero, Gennaio per lei era stato  un periodo di buio totale.
Era arrivata a non potersi guardare allo specchio senza odiarsi. Non si sopportava più, si odiava, si criticava continuamente, si sentiva sbagliata in ogni cosa che faceva.
Era la peggiore nemica di se stessa.
I came along
I swam across for you
Definire quel periodo era qualcosa di  terribilmente difficile, soprattutto perché farlo avrebbe richiesto di guardarlo in faccia, riaffrontarlo e lei non se la sentiva. Era qualcosa che voleva lasciarsi alle spalle.
Si era sentita sola, non c’era conforto che le arrivasse. Quando lo specchio ti insulta con il suo sguardo sprezzante, non riesci ad apprezzare più niente.
E ora era davanti al mare, con una canzone che Katherin le aveva lasciato sapendo che l’avrebbe sentita.
And it was all yellow
Una canzone dei Coldplay, un gruppo a cui non si era mai interessata. Ma era convinta che aprendosi alle novità ci sarebbe stato solo da guadagnarsi.
Fece caso alle sue braccia, raccolte intorno alle gambe: chiare, magre le ricordavano quel periodo passato a mangiare poco,  quando il pasto era solo un’abitudine che la manteneva in vita e lei rifiutava il suo stesso corpo. Non lo voleva, non lo voleva così.
Sospirò.
Your skin
Oh yeah Your skin  and bones
 
E ora cercava di accettarsi, di accettare se stessa per quello che era, ma-
Turn into
Something beautiful
 
Si morse il labbro. Doveva crederci, doveva volersi bene.
 
Do you know
You know I love you so
 
Sentì un moto di affetto verso la sorella. La canzone non era lì a caso, lo sapeva.
Era bello che la sua famiglia l’avesse accettata anche quando lei stessa non  riusciva a farlo.
E non solo loro. Le sue amiche.
Poche, in realtà.
Perché è così difficile stare accanto a qualcuno quando soffre, lo capiva.
You know I love you so
Guardò il mare che sembrava danzare  al ritmo lento della canzone.
Le onde, mai uguali e sempre nuove.
 
I swam across
 
Il mare che cambiava sempre idea.
Quella sera tranquillo, chissà magari il giorno dopo sarebbe stato in tempesta. Chi avrebbe potuto dirlo?
Chi avrebbe potuto programmare il suo viaggio facendolo in mare?
 
I jumped across for you
Oh what a thing to do
Cause it was all yellow
 
Voleva ripartire, voleva non ricadere più in quell burrone scuro che l’aveva inghiottita.
Voleva lasciarsi tutto alle spalle ma sapeva di non potere.
Era il punto da cui ripartire.
 
I drew a line
I drew  a line for you
 
Oh what a thing to do
 
Sì, era una pazza a credere di non poterci più pensare. Un giorno si sarebbe dovuta riappacificare col passato.
 
And it was all Yellow
Giallo, il colore del sole, del caldo, di quell’estate che l’aveva presa tra le sue braccia proprio in tempo.
Il tempo di pensare, il tempo di prendersi una pausa, di chiudere i libri e non dover subire i giudizi dei prof.
 
Il colore della sabbia, della vacanza al mare, quella in cui stai sul lettino e senti che non ti manca niente.
Oh sì, aveva proprio bisogno del Giallo.
 
Your skin, oh yeah your skin and bones
Turn into something beautiful
 
Stava crescendo, diventando la donna che era. E le faceva paura.
Non si sentiva all’altezza di quel compito.
Quattro anni di liceo scientifico le avevano impresso in testa che la vita è come un problema: se fai male un passaggio crolla tutto.
 
No, non ci credeva, si sorpresa a pensare: era una palla che nella vita non valeva.
Era la prima volta che lo pensava.
 
It’s true
Look how they shine for
You
 
La vita non le aveva voltato le spalle: lei era solo inciampata, ma si stave rialzando. Avrebbe ripreso a camminare più forte di prima.
 
Look how they shine for you
Sì, per lei, accidenti.
Perchè nessuno, nessuno ha una vita senza problemi. Eppure tutti possono raggiungere gli obbiettivi che si sono preposti.
Appoggiò la mano in  mezzo al petto. Era un gesto che l’aveva sempre confortata, perché nonostante tutto poteva sempre sentire il cuore battere. Il suo cuore voleva vivere. Tutto, in lei, era predisposto affinchè vivesse.
Era bello saperlo.
 
Look at the stars
Look how they shine for you
And all the things
 you
do
 
Così si spense quella canzone.
Premette OFF e rimase a sentire il mormorio del mare.
 
Quella canzone le aveva fatto dire a se stessa cose che non sapeva di pensare.
 
Un bisbiglio la fece voltare.
“Cosa ci fai qui?- Le chiese Kathrin sottovoce-è già la terza volta che ti chiamo!”
 
“Scusa-replicò lei-non ti avevo sentita”
 
Si voltarono entrambe verso il mare.
Così calmo, così chiaro, che mormorava tra sé e sé una canzone scritta nel linguaggio delle onde.
 
Kathrin le prese la mano. “Al mio tre”.
Annuì.
“Tre!” disse la sorella ridendo.
Iniziarono a correre ridendo come delle pazze e non si fermarono quando le prime onde opposero resistenza, non le fermò l’acqua sopra al ginocchio.
Si tuffarono.
Riemerse, e lasciò che una risata leggera sovrastasse  il rumore delle onde: “Sarà divertente spiegarlo, arrivate a casa.”
“Non avevi su le scarpe, vero?”
“No, però la canotta di Fiorucci e i pantaloni della Fornarina sì!”
Risero, godendosi quel momento.
Look at the stars
Look how they shine for you
“Siamo pazze” commentò Kathrin.
“Sì, molto!”
Si erano buttate in acqua senza pensare al dopo, senza programmarlo.
E le era piaciuto.
Si era sentita se stessa.
And everything you do.
  
  
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