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Autore: bittersweet Mel    19/08/2011    3 recensioni
«Non sono io, questo»
Lo sapeva bene, infondo. Roxas era un pezzo, solo un pezzo del grande puzzle chiamato Sora.
Eppure il biondo aveva provato a vivere. Pensava di poterlo fare da solo, senza l’aiuto di nessuno; ma adesso, come prima, sapeva che aveva bisogno di un’altra persona per essere completo.
Genere: Malinconico, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Axel, Roxas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Kingdom Hearts II
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Canzone da ascoltare: http://www.youtube.com/watch?v=x3U6BCUQqG8

Pieces

I'm here again
A thousand miles away from you 
A broken mess, just scattered pieces of who I am
I tried so hard
Thought I could do this on my own 
I've lost so much along the way 

 

«Ricordo … »

Un flash, mille immagini, i ricordi, le sensazioni, le risate, il dolore, la rabbia, la sua voce, le vostre voci e le vostre facce.
Roxas socchiuse gli occhi, accasciandosi a terra con entrambe le mani alla testa.
Le labbra aperte in un fremito, il respiro spezzato e di nuovo la sensazione di vuoto vicino al petto.
Ricominciava tutto da capo; la stessa consapevolezza e la stessa comprensione di sentire il proprio mondo cadere sopra la testa.
Sì, adesso ricordava tutto.
Un tempo – chissà quanti giorni  erano passati, poi- aveva lasciato l’organizzazione, aveva voltato le spalle al castello bianco, alla sua gabbia e non si era voltato indietro nemmeno una volta.
Voleva delle risposte, adesso ricordava, e le aveva cercate.
Ricordava Axel, che aveva provato a fermarlo. E adesso che si ricordava di lui gli veniva anche in mente la sensazione che aveva provato fino a pochi giorni prima, quando l’aveva visto ma non l’aveva riconosciuto.
Oh, ma adesso sapeva …
Non l’aveva riconosciuto con la mente, perché era stata corrotta.
Non l’aveva riconosciuto con il cuore, perché non ne aveva uno.
Però il suo corpo l’aveva riconosciuto, perché le sensazioni che si provano sulla pelle non si dimenticano.

Perché quella persona era Axel.
 Il corpo di Roxas aveva urlato il suo nome, aveva scavato nella sua memoria per poterlo ricordare. Una parte dentro di sé lo sapeva, sentiva che Axel era stato il suo primo amico, sapeva che Axel lo stava cercando, che magari stava anche disubbidendo all’organizzazione per lui – sì, sentiva anche questo-  ma non sapeva chi davvero fosse Axel.
Non riusciva a ricordare gli occhi verde smeraldo, i capelli infuocati e il tono sarcastico con cui ogni volta diceva “l’hai memorizzato?”; perché nel caso di Roxas la risposta era no.
Non aveva memorizzato il suo volto talmente bene da impedire a chiunque di cancellarlo.

Tremò, lasciandosi scivolare su un lato. Fece cadere entrambe le braccia a terra, mentre il respiro si regolarizzava.
Naminé gli aveva fatto ricordare , gli aveva tolto due volte la vita.
La prima volta facendogli dimenticare tutto, dandogli dei ricordi fasulli, la seconda volta cancellando anche quelli. Non aveva più Axel, non aveva più i suoi tre amici.
Sbatté le palpebre un paio di volte, facendo colare qualche lacrima lungo le guance.
Si rimise in piedi, vacillando. 
Davanti a lui il computer, ora mai a pezzi, di Diz emetteva delle strane scintille azzurre.
Roxas non sapeva che cosa fare, adesso.  Un sorriso amaro gli colorò il viso, mentre si portava una mano al petto. Aveva creduto di avercelo, un cuore.
Quando credeva di non essere un Nessuno, quando gli heartless, l’Organizzazione e tutto il resto non esisteva, era certo di averlo perfino sentito battere.
Ma anche quella era una finzione, un qualcosa di virtuale aggiunto da Diz nel suo sistema.

E nuovamente la rabbia si impossessò di lui.
Era ancora qui, al punto di partenza. A Twilight Town, lontano da qualsiasi cosa vorrebbe avere.
Lontano da una vita normale, da degli amici, dalla scuola, da una famiglia.
Si morse il labbro inferiore con i denti, emettendo un singulto.

«Non sono io, questo»

Lo sapeva bene, infondo. Roxas era un pezzo, solo un pezzo del grande puzzle chiamato Sora.
Eppure il biondo aveva provato a vivere. Pensava di poterlo fare da solo, senza l’aiuto di nessuno; ma adesso, come prima, sapeva che aveva bisogno di un’altra persona per essere completo.
Peccato che quella persona non era quella che voleva lui.
Camminò lentamente, ignorando i suoi stessi pensieri, verso una porta. Doveva raggiungere Sora e adesso che era così vicino non si sarebbe fermato.

 

Then I'll see your face
I know I'm finally yours 
I find everything I thought I lost before 
You call my name 
I come to you in pieces 
So you can make me whole

Le gambe lo trascinarono quasi automaticamente, facendolo camminare verso una delle sale della villa.
Tutto era blu, li sotto. A partire dalle parete al finire con il pavimento; l’unica cosa in cui il pavimento differiva con il resto era uno strano disegno azzurro che sembrava illuminare la stanza.
Non fece nemmeno in tempo ad arrivare al centro della sala che qualche Dusk gli apparve davanti agli occhi, pronto a fronteggiarlo e a impedirgli di andare avanti.
Socchiuse gli occhi e tese la mano destra, aspettando di veder comparire il suo Keyblade.
Con un bagliore bianco l’arma gli si materializzò nella mano, facendosi impugnare come sempre.
A quanto pare almeno la sua arma gli era fedele, non lo aveva dimenticato come aveva fatto lui con il resto del mondo. Anzi, dei mondi.
Quindi impugna il Keyblade, pronto a farsi valere e ad andare avanti.
I riflessi sono tornati quelli di un tempo e con qualche affondo e schivate riesce a distruggere tutti i Nessuno.
Ritira l’arma, camminando verso il centro della sala quando sente una voce.

«Semplicemente sorprendete, Roxas»

Non poteva nemmeno far finta di non averla riconosciuta, adesso.
Sentire la sua voce parlargli di nuovo, chiamarlo per nome come ai vecchi tempi … Un brivido di dolore gli scese lungo la schiena, facendogli abbassare lo sguardo pur di non vedere negli occhi il suo migliore amico.
Eppure non riesce a non dire il suo nome, lasciandoselo scivolare fuori dalle labbra con un sospiro.

«Axel»
«Così ti ricordi di me questa volta»

Roxas sollevò lo sguardo, osservando il volto del rosso che lo guardava sterile e privo di emozioni.
Eppure sembrava quasi rassegnato all'idea che il biondo non sarebbe andato da lui, non senza combattere.

«Ne sono lusingato»  lo sente urlare l’ultima parola e per un attimo sente un sobbalzo nel petto, come se il suo cuore sussultasse. 
Intorno a lui si innalzò un barriera di fuoco, chiudendolo dentro un cerchio ristretto.

«Ma è troppo tardi»

Quante volte avevano combattuto insieme, e adesso?! Adesso avrebbero dovuto combattere l'uno contro l'altro per sopravvivere.
Se il biondo avesse fallito sarebbe dovuto ritornare all’organizzazione, se invece fosse stato Axel a fallire … Probabilmente Xemnas lo avrebbe trasformato in un Dusk.
Ma adesso non importava, Roxas voleva solamente mettere fine a quella storia.
Portafortuna e Lontano Ricordo apparvero nelle sue mani, come quella volta al grattacielo della memoria.

Subito dopo anche i chakrams apparvero nelle mani di Axel, infuocati come sempre.
Video il rosso alzare il viso, guardandolo con un sorriso sulle labbra. Quel suo sorriso poteva considerarlo come un addio? Oppure come un " so che tanto ti porterò via con me"?
Era vero, oppure falso come solamente Axel era capace di essere?
Non fece in tempo a pensare ad altro che lo scontro iniziò.
Il pavimento sotto i piedi di Roxas iniziò a bruciare e ad ardere, mentre il calore del fuoco gli offuscava leggermente la vista.
Il biondo saltò sopra il muro infuocato che aveva evocato Axel poco prima, correndoci sopra fino ad assalire l’amico dall’alto, buttandolo a terra nel suo stesso fuoco.
Axel si rialzò, contrattaccando con i suoi chakrams. Roxas non riusciva a seguire tutti i suoi movimenti,  lo vedeva sparire e riapparire in un secondo e l’unica cosa che poteva fare era muoversi automaticamente, spegnere la mente e immaginare un qualsiasi Heartless davanti a lui.
Chiunque altro ma non Axel.

E lo contro andò avanti per poco, finché Roxas non riuscì a colpire il rosso e a farlo cadere a terra.
Ma tutto gli sembrava così facile. Lo scontro, le mosse di Axel … Sembrava quasi che l’altro lo avesse lasciato vincere.
Si guardarono per qualche secondo negli occhi, finché Roxas non riuscì a trattenersi e disse nuovamente il nome dell’altro, con voce roca.

«Axel»

Che altro poteva dirgli, infondo? Lo aveva tradito, lo aveva lasciato ma non aveva rimpianti.
la sua via oramai l’aveva scelta e non poteva, non voleva, tornare indietro.

«Ci rivedremo nella prossima vita» annaspò Axel, nello sguardo qualcosa che Roxas non riusciva a comprendere.
«Sì, aspetterò»

La speranza di poterlo rivedere, di mangiare ancora un gelato guardando il tramonto, era ciò che in quel momento gli serviva per andare avanti, per non crollare a terra e andarsene via.
Eppure per Axel non sembrava la stessa cosa, visto che si abbandonò in un sorriso assente.

«Sciocco» il fumo nero iniziò a formasi intorno a lui, coprendone pia piano il volto «Solo perché tu hai una prossima vita»
E scomparve.

 

I've come undone 
But you make sense of who I am 
Like puzzle pieces in your eye

La copia di DiZ era sparita, lasciandosi una risata dietro di sé.  Subito dopo la figura di Sora, galleggiante in aria, apparve davanti al volto arrabbiato di Roxas.
Tra le sue mani il Keyblade scompare con la solita luce, mentre un sorriso malinconico si dipinse sul suo viso.

«Sei fortunato. Pare che le mie vacanze estive siano … finite »

Sta per scomparire, eppure non prova tristezza.  Sora sistemerà tutto, metterà fine al piano dell’Organizzazione e libererà i Kingdom Hearts.
Roxas si fida ciecamente di Sora perché beh, infondo si tratta sempre lui.

Sollevò lo sguardo, osservando il volto di Sora e si perse dentro di lui, mettendo a posto l’ultimo tasselo per poter completare Sora.

 

 


Sora aprì gli occhi, mentre l’eco di una voce sconosciuta gli rimbomba nelle orecchie.

{ Ok, commentate pure con un " Ma che caz..?! ":
Perché anche questa è la mia reazione a questa storia. Doveva essere la mia prima song-fic, chiariamo. Quindi non ho idea se è giusta oppure no, visto che non ne ho nemmeno mai letta una. 
Però la canzone è bellissima e un pezzo rappresenta persino il mio tatuaggio -w-
Poi diciamo che le scene di lotta sono, come dire ... Sì,, orride. Però hey, non sapevo come descriverle bene ;A; Sembrava una cagata tutto quello che mettevo per iscritto.
Però questa storia dovevo postarla, visto che era mia intenzione dedicarla all'aAkuroku day. Peccato che non sia Akuroku e l'abbia postata secoli dopo.
Dettagli e stop. Ho finito.
Mel }

   
 
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