Canzone da ascoltare: http://www.youtube.com/watch?v=x3U6BCUQqG8
Pieces
I'm
here again
A
thousand miles away from you
A
broken mess, just scattered pieces of who I am
I
tried
so hard
Thought
I could do this on my own
I've
lost so much along the way
«Ricordo
… »
Un
flash, mille immagini, i ricordi, le
sensazioni, le risate, il dolore, la rabbia, la sua voce, le vostre
voci e le
vostre facce.
Roxas socchiuse gli occhi, accasciandosi
a terra con entrambe le mani alla testa.
Le labbra aperte in un fremito, il respiro spezzato e di nuovo la
sensazione di
vuoto vicino al petto.
Ricominciava tutto da capo; la stessa
consapevolezza e la stessa comprensione di sentire il proprio mondo
cadere
sopra la testa.
Sì, adesso ricordava tutto.
Un tempo – chissà quanti giorni
erano
passati, poi- aveva lasciato l’organizzazione, aveva voltato
le spalle al castello
bianco, alla sua gabbia e non si era voltato indietro nemmeno una volta.
Voleva delle risposte, adesso ricordava,
e le aveva cercate.
Ricordava Axel, che aveva provato a fermarlo. E adesso che si ricordava
di lui
gli veniva anche in mente la sensazione che aveva provato fino a pochi
giorni
prima, quando l’aveva visto ma non l’aveva
riconosciuto.
Oh, ma adesso sapeva …
Non l’aveva riconosciuto con la mente,
perché era stata corrotta.
Non l’aveva riconosciuto con il cuore,
perché non ne aveva uno.
Però il suo corpo l’aveva riconosciuto,
perché
le sensazioni che si provano sulla pelle non si dimenticano.
Perché quella persona era Axel.
Il corpo di Roxas
aveva urlato il suo nome, aveva scavato nella sua memoria per poterlo
ricordare.
Una parte dentro di sé lo sapeva, sentiva che Axel era stato
il suo primo
amico, sapeva che Axel lo stava cercando, che magari stava anche
disubbidendo
all’organizzazione per lui – sì, sentiva
anche questo- ma
non sapeva chi davvero fosse Axel.
Non
riusciva a ricordare gli occhi verde smeraldo, i capelli infuocati
e il tono sarcastico con cui ogni volta diceva
“l’hai memorizzato?”; perché
nel
caso di Roxas la risposta era no.
Non aveva memorizzato il suo
volto talmente bene da impedire a chiunque di cancellarlo.
Tremò,
lasciandosi scivolare su un lato. Fece cadere entrambe le
braccia a terra, mentre il respiro si regolarizzava.
Naminé gli aveva fatto ricordare , gli aveva tolto due volte
la vita.
La prima volta facendogli dimenticare tutto, dandogli dei ricordi
fasulli, la
seconda volta cancellando anche quelli. Non aveva più Axel,
non aveva più i
suoi tre amici.
Sbatté le palpebre un paio di volte, facendo colare qualche
lacrima
lungo le guance.
Si rimise in piedi, vacillando.
Davanti a lui il computer, ora mai a
pezzi, di Diz emetteva delle strane scintille azzurre.
Roxas non sapeva che cosa fare, adesso.
Un sorriso amaro gli colorò il viso, mentre si
portava una mano al
petto. Aveva creduto di avercelo, un cuore.
Quando credeva di non essere un Nessuno, quando gli heartless,
l’Organizzazione e tutto il resto non esisteva, era certo di
averlo perfino
sentito battere.
Ma anche quella era una finzione, un qualcosa di virtuale aggiunto da
Diz nel suo
sistema.
E
nuovamente la rabbia si impossessò di lui.
Era ancora qui, al punto di partenza. A Twilight Town, lontano da
qualsiasi cosa
vorrebbe avere.
Lontano da una vita normale, da degli amici, dalla scuola, da una
famiglia.
Si morse il labbro inferiore con i denti, emettendo un singulto.
«Non sono io,
questo»
Lo
sapeva bene, infondo. Roxas era un pezzo, solo un pezzo del grande
puzzle chiamato Sora.
Eppure il biondo aveva provato a vivere. Pensava di poterlo fare da
solo, senza l’aiuto di nessuno; ma adesso, come prima, sapeva
che aveva bisogno
di un’altra persona per essere completo.
Peccato che quella persona non era quella che voleva lui.
Camminò lentamente, ignorando i suoi stessi pensieri, verso
una porta.
Doveva raggiungere Sora e adesso che era così vicino non si
sarebbe fermato.
Then
I'll see your face
I know I'm finally yours
I find everything I thought
I lost before
You call my name
I come to you in pieces
So you can make me whole
Le
gambe lo trascinarono quasi automaticamente, facendolo camminare
verso una delle sale della villa.
Tutto era blu, li sotto. A partire dalle parete al finire con il
pavimento; l’unica cosa in cui il pavimento differiva con il
resto era uno strano disegno azzurro che sembrava illuminare la stanza.
Non fece nemmeno in tempo ad arrivare al centro della sala che qualche
Dusk gli apparve davanti agli occhi, pronto a fronteggiarlo e a
impedirgli di
andare avanti.
Socchiuse gli occhi e tese la mano destra, aspettando di veder
comparire il suo Keyblade.
Con un bagliore bianco l’arma gli si materializzò
nella mano, facendosi
impugnare come sempre.
A quanto pare almeno la sua arma gli era fedele, non lo aveva
dimenticato come
aveva fatto lui con il resto del mondo. Anzi, dei mondi.
Quindi impugna il Keyblade, pronto a farsi valere e ad andare avanti.
I riflessi sono tornati quelli di un tempo e con qualche affondo e
schivate
riesce a distruggere tutti i Nessuno.
Ritira l’arma, camminando verso il centro della sala quando
sente una voce.
«Semplicemente
sorprendete,
Roxas»
Non
poteva nemmeno far finta di non averla riconosciuta, adesso.
Sentire la sua voce parlargli di nuovo, chiamarlo per nome come ai
vecchi tempi
… Un brivido di dolore gli scese lungo la schiena,
facendogli abbassare lo
sguardo pur di non vedere negli occhi il suo migliore amico.
Eppure non riesce a non dire il suo nome, lasciandoselo scivolare fuori
dalle
labbra con un sospiro.
«Axel»
«Così ti ricordi di me questa volta»
Roxas
sollevò lo sguardo, osservando il volto del rosso che lo
guardava sterile e privo di emozioni.
Eppure sembrava quasi rassegnato all'idea che il biondo non
sarebbe andato da lui, non senza combattere.
«Ne
sono lusingato» lo sente urlare
l’ultima parola e per un attimo sente un sobbalzo nel petto,
come se il suo
cuore sussultasse.
Intorno a lui si innalzò un barriera di fuoco, chiudendolo
dentro un cerchio ristretto.
«Ma
è troppo tardi»
Quante
volte avevano combattuto insieme,
e adesso?! Adesso avrebbero dovuto combattere l'uno contro l'altro per
sopravvivere.
Se il biondo avesse fallito sarebbe dovuto ritornare
all’organizzazione, se invece
fosse stato Axel a fallire … Probabilmente Xemnas lo avrebbe
trasformato in un
Dusk.
Ma adesso non importava, Roxas voleva solamente mettere fine a quella
storia.
Portafortuna e Lontano Ricordo apparvero
nelle sue mani, come quella volta al grattacielo della memoria.
Subito dopo anche i chakrams apparvero
nelle mani di Axel,
infuocati come sempre.
Video il rosso alzare il viso,
guardandolo con un sorriso sulle labbra. Quel suo sorriso poteva
considerarlo come un addio? Oppure come un " so che tanto ti
porterò via con me"?
Era vero, oppure falso come solamente Axel era capace di essere?
Non fece in tempo a pensare ad altro che
lo scontro iniziò.
Il pavimento sotto i piedi di Roxas iniziò a bruciare e ad
ardere, mentre il
calore del fuoco gli offuscava leggermente la vista.
Il biondo saltò sopra il muro infuocato
che aveva evocato Axel poco prima, correndoci sopra fino ad assalire
l’amico
dall’alto, buttandolo a terra nel suo stesso fuoco.
Axel si rialzò, contrattaccando con i suoi chakrams. Roxas
non riusciva a
seguire tutti i suoi movimenti, lo
vedeva sparire e riapparire in un secondo e l’unica cosa che
poteva fare era
muoversi automaticamente, spegnere la mente e immaginare un qualsiasi
Heartless
davanti a lui.
Chiunque altro ma non Axel.
E
lo contro andò avanti per poco, finché
Roxas non riuscì a colpire il rosso e a farlo cadere a terra.
Ma tutto gli sembrava così
facile. Lo
scontro, le mosse di Axel … Sembrava quasi che
l’altro lo avesse lasciato
vincere.
Si guardarono per qualche secondo negli
occhi, finché Roxas non riuscì a trattenersi e
disse nuovamente il nome
dell’altro, con voce roca.
«Axel»
Che
altro poteva dirgli, infondo? Lo
aveva tradito, lo aveva lasciato ma non aveva rimpianti.
la sua via oramai l’aveva scelta e non poteva, non voleva, tornare
indietro.
«Ci
rivedremo nella prossima vita»
annaspò Axel, nello sguardo qualcosa che Roxas non riusciva
a comprendere.
«Sì, aspetterò»
La
speranza di poterlo rivedere, di
mangiare ancora un gelato guardando il tramonto, era ciò che
in quel momento
gli serviva per andare avanti, per non crollare a terra e andarsene via.
Eppure per Axel non sembrava la stessa
cosa, visto che si abbandonò in un sorriso assente.
«Sciocco»
il fumo nero iniziò a formasi
intorno a lui, coprendone pia piano il volto «Solo
perché tu hai una prossima
vita»
E scomparve.
I've
come undone
But you make sense of who I
am
Like puzzle pieces in your
eye
La copia di DiZ era
sparita, lasciandosi una risata
dietro di sé. Subito
dopo la figura di
Sora, galleggiante in aria, apparve davanti al volto arrabbiato di
Roxas.
Tra le sue mani il Keyblade scompare con la solita luce, mentre un
sorriso malinconico si dipinse
sul suo viso.
«Sei
fortunato. Pare che le mie vacanze
estive siano … finite »
Sta
per scomparire, eppure non prova
tristezza. Sora
sistemerà tutto, metterà
fine al piano dell’Organizzazione e libererà i
Kingdom Hearts.
Roxas si fida ciecamente di Sora perché beh, infondo si
tratta sempre lui.
Sollevò lo sguardo, osservando il volto di Sora e si perse
dentro di lui, mettendo a posto l’ultimo tasselo per poter
completare Sora.
Sora aprì gli occhi, mentre l’eco di una voce
sconosciuta gli rimbomba nelle
orecchie.
{ Ok, commentate pure con
un " Ma che caz..?! ":
Perché anche questa è la mia reazione a questa
storia. Doveva essere la mia prima song-fic, chiariamo. Quindi non ho
idea se è giusta oppure no, visto che non ne ho nemmeno mai
letta una.
Però la canzone è bellissima e un pezzo
rappresenta persino il mio tatuaggio -w-
Poi diciamo che le scene di lotta sono, come dire ... Sì,,
orride. Però hey, non sapevo come descriverle bene ;A;
Sembrava una cagata tutto quello che mettevo per iscritto.
Però questa storia dovevo postarla, visto che era mia
intenzione dedicarla all'aAkuroku day. Peccato che non sia Akuroku e
l'abbia postata secoli dopo.
Dettagli e stop. Ho finito.
Mel }