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Autore: aaarg    19/08/2011    3 recensioni
una piccola storia, potrebbe rimanere una one shot, ma mi piacerebbe continuarla: fatemi sapere che ne pensate!
La trama è semplice: e se Oscar avesse sognato tutto?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Scusatemi tutti per lo sfogo dell’ultima volta. E’ stato un periodaccio, davvero molto, molto triste. La voglia di scrivere è tornata. Vediamo se vi piace il seguito: è breve ma intenso. Mancherò per un po’. Ci vediamo a settembre.
 
 
Sette.
 
Era arrivata a casa prima, quella sera. Finalmente, dopo aver sistemato le cose con Lassalle era riuscita a prendersi una piccola pausa.
Mentre a cavallo si recava a casa aveva ripensato agli ultimi avvenimenti: il tenero rapporto che stava crescendo tra lei e André, le difficoltà di farsi accettare dalla sua nuova truppa, i duelli – già due – sostenuti per questo. E poi, quando tutto sembrava sistemarsi quell’aggressione ad André. Avrebbe voluto farli fustigare tutti, quegli ignoranti puzzolenti che avevano osato tendere un agguato a tradimento al suo André, solo perché avevano scoperto che lui era stato al suo servizio! Ma lui, ancora una volta l’aveva fatta desistere dai suoi propositi. Si rendeva conto che se avessero scoperto che oltre a dei trascorsi lavorativi vi era anche un rapporto amoroso, davvero i soldati della Guardia lo avrebbero linciato. No. LI avrebbero linciati.
Ma alla fine non tutti i mali vengono per nuocere e Oscar aveva approfittato della circostanza per concedere ad André qualche giorno di licenza. Sorrideva al pensiero. Finalmente avrebbero potuto stare un po’ insieme senza preoccuparsi troppo di farsi vedere insieme. In fondo a Palazzo Jarjayes era perfettamente normale vedere Oscar e André insieme da soli. Anche sparire insieme da soli lì non era considerato strano.
Era in camera sua quando sentì il cavallo di Andrè arrivare. Si affacciò e lo vide entrare nella stalla. Rientrò. “E ora, mia bella? Che si fa? Lo sai che se andrai da lui succederà un patatrac, ma se non vai gli spezzerai il cuore” - “Lo so lo so! Ma non ti preoccupare, preferisco di gran lunga il patatrac al suo cuore spezzato! Mi sacrificherò!” – “Ti ci vedo, riflessa in quello specchio: hai proprio la faccia di chi si sta sacrificando!
 
Con un leggero sorriso, una bottiglia del suo Brandy preferito e due bicchieri si avviò di nascosto verso la stanza dell’amico. Ma era da lì che provenivano quelle voci che sentiva? Pareva di sì. Una era di Nanny. L’altra, le rare volte che riusciva a infilare una parola, era di André. La governante stava dicendo “… farmi preoccupare così, screanzato senza cuore! Neanche farmi sapere dove vai! E dopo tanto tempo ricompari con una divisa addosso! Ci mancavi tu a fare il militare in questa casa! Ma che ti è preso?
“nonna…”
zitto e fammi parlare! Dicevo…. Ah sì! SCREANZATO!...” ma fu interrotta dalla voce di Oscar che chiamava: “Nanny, Nanny, dove sei? Nanny? Ah sei qui. Ciao André, bentornato. Nanny, mia madre desiderava un po’ della sua tisana per dormire”, disse la ragazza sperando che fosse vero, giacchè quello era l’orario in cui effettivamente sua madre prendeva la tisana. La vecchietta schizzò via, non prima di aver mandato un’ultima minaccia al nipote (“con te facciamo i conti dopo!”).
 
Appena si chiuse la porta, si ritrovò fra le sue braccia, le labbra di lui su quelle di lei, che ricambiava il bacio con un trasporto di cui solo pochi giorni prima non si sarebbe creduta capace, le labbra di lui sul collo di lei, le mani esigenti che la cercavano e la esploravano.
I bicchieri e il brandy furono in qualche modo poggiati su un tavolo e presto vi finirono anche i loro indumenti.
 
Dopo fu solo un volare nel cielo, in lidi sconosciuti e lontani. Sapevano di Arras, di Oceano, di monti e di laghi, ogni ondata di piacere era una vetta inesplorata, ogni bacio una goccia di miele, ogni carezza assenzio e oblio. Per tutta la notte furono solo Monsieur e Madame Grandier, dopo quel giorno per tutta la vita lo diventarono. Era un viaggio di sola andata, entrambi lo sapevano, ma nessuno dei due ci voleva rinunciare. Troppo avevano vissuto, troppo avevano sofferto prima di potersi abbandonare, prima di potersi abbeverare alla sorgente della vita. Niente e nessuno ormai avrebbe potuto separarli. Mai nessuno.
 
Era ormai quasi mattina. Nanny non si era più fatta vedere, per fortuna. Lei era tra le braccia del suo André, con la testa poggiata in quello che aveva già battezzato “il suo angolino”, nell’incavo dell’ascella, finalmente appagata, ed anche un po’ imbarazzata da tutto il trasporto dimostrato alla sua prima esperienza. C’erano dettagli che non immaginava (il leggero dolore la prima volta, il sangue), ma forse lui invece se lo aspettava, perché sul letto sopra le lenzuola c’era una coperta che non era di quella casa, quasi una cerata militare, sicchè non avevano lasciato tracce sospette. Pensava queste cose (“ma l’animo pratico non ti lascia mai?”, le disse la sua vocina) e assaporava la sensazione di dolcezza e serenità che gli dava quell’uomo. Il suo uomo. Il suo André.
E poi vide il sole fare capolino. A breve la casa si sarebbe risvegliata e non sarebbe stato saggio farsi trovare nell’ala destinata alla servitù. Gli diede un bacio. “Ehi bell’addormentato, devo andare o saranno guai per entrambi. Ti aspetto in sala da pranzo per la colazione” - “mmm…” rispose lui con il sorriso più dolce e sereno del mondo stampato sulla sua faccia.
 
 
Eccoci qua! È successo il patatrac! Che succederà ora?
  
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