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Autore: lady hawke    19/08/2011    2 recensioni
Conrad Lethifold è un mago qualunque, con una vita qualunque e una famiglia equamente divisa tra Babbani e maghi che ama e detesta allo stesso modo. Primo di quattro fratelli, privo di sentimentalismi, cinico e indifferente quasi a tutto, è costretto a rapportarsi ogni giorno con personaggi al limite del grottesco. Eccovi dunque uno spaccato di vita magica inglese in due atti, e i normali psicodrammi di una famiglia da un POV (punto di vista) tutto particolare.
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cornelia, Sirius e la famiglia Lethifold'
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Seconda parte

A Gerberula non pareva vero avere un ospite nuovo di zecca da importunare, e dall’aria così sinceramente simpatica, poi. Iniziò a interrogarlo insistentemente mentre portava le portate avanti e indietro dalla cucina con la magia. Catherine sopportava a fatica quel modo di fare della suocera: se poco le interessavano le domande della strega, era il via vai di vivande non portate a mano a indispettirla. Non avrebbe mai saputo spiegare il perché, visto che conviveva più che felicemente con la magia dei suoi famigliari, ma quel modo di fare le pareva tremendamente confusionario.
Un po’ per le parole di John e un po’ per i racconti di Connie, tutti presto seppero tutto quello che avrebbero potuto desiderare di sapere su di lui.
- Che vorrebbe dire che la tua famiglia possiede un’azienda che produce eclettonica? – domandò Gerberula, servendo il suo ospite per la terza volta con una notevole porzione di arrosto.
John rise educatamente, e la corresse. – Elettronica, per la verità. Non saprei come spiegarlo, a conti fatti…
- Produce gingilli per Babbani che non possono sventolare una bacchetta. – rispose Cornelia. – Tipo il televisore che abbiamo in casa, tutti gli elettrodomestici eccetera.
- Oh, quella roba strana che non serve a niente! – esclamò la strega più anziana, continuando a servire. L’intera tavolata rise.
- Ora direi che John avrebbe tutto il diritto di offendersi a morte, complimenti, mia cara. – la zittì Edward, facendo Evanescere almeno un paio delle sei fette di carne che la moglie gli aveva depositato nel piatto. – E’ anche per questo che ho sempre insistito tanto per avere cani per casa. – soggiunse, solo quando la moglie fu lontana, rivolgendosi ai figli.
Conrad notava che John il Babbano se la stava cavando quasi bene. Constance chiocciava allegramente con chiunque si prendesse la briga di starla a sentire, Nel parlava con sua moglie Violetta, e lui stesso, a dirla sinceramente, non aveva un interesse tale in quel ragazzo per stare a stuzzicarlo. Non valeva il suo tempo.
Doris, al contrario, pensava ne valesse assolutamente la pena.
- E come mai la nostra piccola Constance ha pensato fosse il caso di farti sapere dei suoi poteri? – chiese. – Viviamo in segretezza, e mia nipote cambia fidanzati con la stessa rapidità che avevo io alla sua età. Cos’è che hai di così speciale?
John impallidì visibilmente, e a quel punto Conrad spostò di nuovo l’attenzione su di lui: non era della magia che aveva paura.
- Oh, a questo posso rispondere io. – squittì Constance. – Volevo fare l’annuncio più avanti, ma visto che l’argomento sta uscendo meglio parlare subito. Ho spiegato a John che sono una strega perchè… be’… ho verificato a modo mio se ero incinta o meno, ed è così: aspetto un bambino. – concluse, mentre il suo viso assumeva un’espressione talmente innocente da risultare fuori luogo, considerando quello che aveva appena detto.
Per un attimo sembrò che l’aria fosse stata risucchiata via dalla stanza; l’intera tavolata rimase per un secondo in un silenzio irreale. Poi, semplicemente, esplose.
Conrad sentì un coro di voci levarsi urlando cose diverse e nell’insieme incomprensibili. Alice cominciò a urlare e a piangere a sua volta, e Violetta si alzò precipitosamente per andare a consolarla, lasciandolo solo e senza difesa.
Dopo qualche secondo una frase su tutte prese il sopravvento, e fu la voce di Connor che urlava un: - COME MORGANA E’ POTUTO SUCCEDERE? – che faceva vibrare i vetri.
- Credo che quello sia l’unico aspetto da non chiarire. – fece Benjamin, teso come raramente era stato visto.
- Si spiega la segretezza di questi giorni, Connie. – disse invece sua madre, Catherine, con tono abbastanza incolore.
- Evidentemente pensava di farci sorpresa gradita. – Conrad non aveva mai pensato che Constance potesse fare qualcosa di dannoso, qualcosa di stupido sicuramente, ma questo superava ampiamente le sue peggiori previsioni. Sua sorella era uscita da poco da scuola, ed era tremendamente giovane, ancora: figurarsi se sarebbe stata in grado di allevare un bambino.
Mentre la famiglia esprimeva i suoi sentimenti a caldo sulla faccenda, era evidente che John e Constance si sentivano sempre più accerchiati. L’unica silenziosa era Violetta che, non sentendosi in diritto di aprire bocca, si limitò ad ascoltare, cercando di proteggere la sua bambina dalla baraonda che continuava a farsi sempre più rumorosa.
- Non dovete preoccuparvi, so che è una cosa inaspettata. – fece Connie, cercando di rimanere serena e tranquilla. – E non me l’aspettavo nemmeno io, ma è una bella cosa, in fondo.
- Connie! Se il resto della tavolata ha paura di dirti in faccia quello che pensa perché ti vuole troppo bene, sappi che penso sia estremamente IDIOTA FARSI METTERE INCINTA DA UNO SCONOSCIUTO! – tuonò Nel, alzandosi in piedi.
- Sei ancora una bambina. – disse William, rivolgendosi alla nipote. – Avresti dovuto stare molto più attenta.
- Senza contare l’assoluta mancanza di tatto che sfoggi, approfittando della famiglia riunita! – fece eco Elizabeth, in genere molto più tranquilla e pacata. – A che scopo trascinare qui quest’uomo, noi e i tuoi fratelli?
- Immagino volesse solo un po’ di attenzione. – s’intromise Conrad. Suo padre e sua madre erano abbastanza sconvolti da non aprire bocca, per il momento, Doris e Gerberula confabulavano assorte e corrucciate, e gli altri non erano di certo più mansueti.
- Che intendi dire? – chiese Connie, confusa.
- Che reazione ti aspettavi? Pensavi che avremmo stretto la mano a te e al tuo amico? Che saremmo stati tranquilli e pacati? Hai appena diciannove anni, non sai di che mantenere quella creatura e vieni qui ad annunciarci questa gravidanza a dimostrazione della tua mancanza di maturità. Non è così che ti abbiamo cresciuto. – fece suo padre, sempre calmo, ma improvvisamente brusco.
Conrad vide la sorella irrigidirsi e cercare qualche parola per rispondere. John, accanto a lei, sembrava una statua di sale.
- Non è saggio comportarsi così. Ti sei infilata in una situazione senza uscita. Un bambino cambierà tremendamente la tua vita, e non penso fosse quello che volevi. – tentò Doris, conciliante.
Constance, tutti lo sapevano, agiva come una ragazzina e con estrema leggerezza, prendendo di giorno in giorno quello che veniva. Era la meno adatta in quella stanza a fare la madre. La ragazza sembrò farsi fragile, ad un certo punto, e rimpicciolirsi.
- Non pensavo a chissà che accoglienza. – pigolò. – Ma ho sempre voluto avere dei bambini e se questo è capitato ora non vedo perché considerarlo un male. Mi adatterò, e John non è il primo che mi capita sotto mano, è ingiusto dirlo!
- Sei sempre stata tu a vantarti dei tuoi amici, mica io, eh? – s’intromise Connor, mentre appoggiava la testa sui pugni.
- Non è il momento di scherzare su queste cose, ragazzo. – lo zittì subito l’anziana Gerberula, piccata. – Io penso sia ora che parli questo Babbano, i figli si fanno in due.
Conrad vide quel povero idiota, su per giù suo coetaneo, affrettarsi per dire qualcosa di sensato. Dubitava che ne fosse capace, dato che si era messo con sua sorella.
- Capisco il trambusto che abbiamo creato… davvero. – aggiunse, notando Edward, l’unico che fino a quel momento era rimasto in silenzio, cercare di incenerirlo con lo sguardo. Essendo John un neofita della magia per un momento temette che potesse veramente ucciderlo in quel modo. – Non è stato forse troppo rispettoso farvelo sapere in questa maniera.
- Non il modo più intelligente, quanto meno. – si lasciò scappare Conrad, puntando il suo sguardo sulla sorellina nei guai.
- Si è trattata di una cosa assolutamente inaspettata anche per noi e, per quanto non sia una scusante, non è stata l’unica notizia choc che ho avuto nell’arco delle ultime due settimane. – era evidente che John Barrowman era sconvolto e a disagio, e ce la stava mettendo tutta per non farsi cavare gli occhi dalla famiglia Lethifold. Consolante, almeno, era sapere che erano sufficientemente progressisti da aver diviso la colpa a metà tra lui e la sua ragazza.
- E dopo questo bel discorso che intendete fare? – chiese Edward, continuando a fissare il Babbano.
- Comportarci da adulti, per quanto possibile. – insistette John, bloccando Connie prima che potesse aprir bocca. Le aveva preso la mano, e l’aveva zittita con uno sguardo. Era più di quanto chiunque, tra genitori e fratelli, fosse mai riuscito a fare in diciannove anni.
- Ovvero? – chiese Cornelia, brusca. Conrad la vide, rigidamente seduta di fronte a lui, tamburellare nervosamente le dita sulla tovaglia; detestava quella situazione, si vedeva bene, e lui condivideva completamente i suoi sentimenti.
- Un bambino ha bisogno di una famiglia, prima di tutto. – rispose Connie, ora intimidita dalla sua famiglia – Di un padre e una madre che si prendano cura di lui. Perciò io e John dovremmo sposarci.
- Pure questa! – sbottò Conrad, livido.
- Mi sembra sciocco, Constance. – di tutta la tavolata, Doris era di certo la strega che con più indulgenza avrebbe giudicato la nipote, ma la zia matta era una donna pronta a sorprendere. – Davvero pensi che sposare un ragazzo che conosci da pochi mesi, per quanto simpatico e amabile, sia una buona scelta per voi? Rischi di essere molto infelice, anzi, rischiate di esserlo in tre. – spiegò. Doris, indipendente com’era, pensava fosse meglio arrangiarsi da sole, che affidarsi a qualcuno di cui non si poteva avere piena fiducia.
- Doris ha ragione. – aggiunse Catherine, - Credo sia il caso di affrontare un solo problema alla volta, non di più. Non affrettare le cose perché tu pensi che sarà più facile.
- Non ho intenzione di imporvi quest’imprevisto… - Constance si voltò verso il ragazzo. – Pensiamo di potercela cavare da soli.
- Possiamo mantenerci in tre con il mio lavoro, comodamente, anche. – disse anche John.
- Avere denaro a sufficienza non appiana le cose. – Benjamin si irrigidì, come se fosse stato insultato. – Nessuno di noi, nessuno, nonostante il come ci è arrivata la notizia, si sognerebbe di mettere Connie alla porta e il solo pensare che venirmi a dire che ci sono soldi a sufficienza risolva tutto mi offende.
- Credo che a questo punto non sia più necessario parlarne in così tanti. – Catherine prese posizione, e pose bruscamente fine al pranzo. – Tu, tu e tuo padre ora ci mettiamo in cucina a parlare. – fece con fare autoritario, indicando i due ragazzi. Fu uno spostamento veloce e, subito dopo lo sgraziato rumore di sedie trascinate sul pavimento, la tavola cominciò a svuotarsi.
- Per le chiappe di Morgana, questo da lei non me lo sarei mai aspettata, lo giuro! – attaccò Gerberula, mentre Doris e gli altri nonni ripartivano in un’accesa discussione sulla novità. Cornelia fece un cenno con la testa a suo fratello e sua cognata, agguantò Connor per la collottola e un altro gruppetto, quello anagraficamente più giovane, abbandonò la tavola e riparò in giardino.

- Razza di stupida oca. – riprese Connor, non appena furono tutti fuori.
- Come se la Chips non le avesse spiegato niente a scuola! – fece Nel, altrettanto furiosa.
- Nel, per piacere, non voglio saperne niente, niente! – Conrad cercò di non pensare a che poteva aver spiegato la Chips alle studentesse di Hogwarts, ma ormai il dubbio gli era stato instillato nella mente, e avrebbe dovuto ucciderla per liberarsene.
- E’ un bel guaio. – convenne Violetta, pacata. Si era seduta su una delle panche, e faceva andare avanti e indietro la carrozzina con dentro Alice, perché potesse riguadagnare, almeno lei, un po’ di serenità.
- Papà li ucciderà? – chiese Connor.
- Ah, non dire sciocchezze. – lo zittì Conrad – Papà è troppo tenero per fare una cosa simile.
- Vuol dire che sarai un padre dispotico per Alice? – Cornelia si era allontanata verso la gabbia dei conigli. Bianconiglio, il coniglietto obeso che le aveva fatto compagnia negli ultimi anni di scuola, era ormai morto da un po’, ma aveva lasciato una numerosa discendenza, che i suoi genitori allevavano nel tempo libero. La strega aprì una delle gabbiette, ed estrasse una palletta di pelo candida, si sedette per terra e se la mise sul grembo. – Prenderai a maledizioni i suoi ragazzi, la sbatterai fuori di casa al primo passo falso e scemenze del genere?
Violetta rise, mentre Conrad si esibiva in un ghigno malefico. – Voglio sperare che Alice farà un migliore utilizzo della sua intelligenza.
- Vedetela così, John almeno non sembra dell’idea di darsela a gambe. – tentò Violetta.
- Perché non la conosce bene, aspetta che capisca com’è fatta sul serio e vedrai che vedremo la scia mentre fugge. – disse subito Conrad.
Suo malgrado, la moglie rise: - Ti diverti molto vero, a rigirare il dito nella piaga?
- Non è questione di divertirsi, è questione di obiettività.
- Ma stai zitto, te la stai godendo. Hai sempre goduto delle sfortune altrui. – Cornelia era una profonda conoscitrice della mente di suo fratello nel bene e nel male. Accarezzò il manto soffice della creaturina che aveva con sé. – Chissà quanto diventerà grassa, tra un po’. – aggiunse.
- Come una balena, sicuro. – ridacchiò Connor.
- Chi diventerà come una balena? – l’idillio s’infranse, tutti si zittirono e si voltarono verso la portafinestra: era Doris, probabilmente scampata al vecchiume rimasto in sala da pranzo.
- Pensavate di prendere una lavata di capo coi fiocchi, non è così? – la donna pareva divertita, e per niente scocciata.
- Be’, non è forse il momento migliore per riderci su. – Violetta aveva avuto di sicuro una vita molto più semplice, con la famiglia Lethifold, aver fatto tutto in ordine aveva aiutato, questo era certo.
- Non sono una puritana del secolo scorso, eh? – Doris si andò ad accomodare accanto alla giovane mamma. – E non lo è nemmeno Benjamin. Nostra madre è Gerberula, ci capiamo, no? Constance ha mancato di tatto, è solo questo che dà a tutti sui nervi.
- Per questo mi chiedevo se mamma e papà la scuoieranno, visto che vuole sposarsi di gran fetta.
- Altro bel modo per farsi bella a spese nostre. – s’intromise Conrad.
- Già me la figuro, vestita come la Fata Confetto. – continuò Cornelia.
- Ragazzi, fate poco i furbi, se lei si sposa voi sarete presenti e vestiti a festa, tutti quanti. – minacciò Doris. – Inutile che fai quella faccia, non riuscirai a farla franca con la scusa di un viaggio diplomatico.
- Aveva ragione Connor, meglio sperare che la scuoino, e che scuoino anche lui. – convenne il mago. Terribile idea avere una sposina incinta in giro per casa, pronta ad assillare chiunque con proposte agghiaccianti. Aveva provato a farlo anche per il suo, di matrimonio, ma l’aveva smarrita a male parole molto in fretta, e lui e Violetta erano sopravvissuti.
Nonostante i pessimi pronostici che Connor continuò a ripetere ciclicamente su morti violente e squartamenti che si sarebbero verificati in cucina di lì a poco, Constance rimase perfettamente illesa. Uscì in giardino una mezzora dopo, accompagnata da John. Sembrava sinistramente felice.
- Oh, eccoti qua. – l’accolse Nel, scambiandosi uno sguardo d’intesa con Conrad.
- Viva, per di più. – aggiunse.
- Allora, che avete deciso? – domandò Doris, incuriosita.
- I nonni lo sanno già, mamma e papà sono dell’idea di lasciarci sposare prima che la pancia diventi troppo grande. – sorrise. – L’idea poi è di andare a vivere con John a Cardiff.
L’annuncio fu accolto con un grande silenzio, da parte dei presenti. Doris se l’era aspettato, perché ben conosceva il gemello e sua moglie, Connor era abbastanza sorpreso che la sorella fosse ancora in grado di reggersi sulle gambe, Violetta era felice che la cosa si fosse risolta pacificamente, e quanto a Cornelia e Conrad be’… a loro semplicemente importava molto poco.
- Oh. – fu il commento generale finale. Sembrava poco carino non dire niente, ma nessuno riuscì a formulare di meglio.
- E avrei anche una cosa da chiedere a Nel. – aggiunse poi Constance.
- A me? – chiese la giovane, inquieta.
- Vorresti essere una delle mie damigelle? – domandò la futura sposa, tutta sorridente.
- Oh per la miseria. – tentennò la giovane.
Conrad la guardò, ringraziando sentitamente di essere maschio e in salvo.
- E’ un sì? – chiese la ragazza.
- Se ci tieni tanto… - tentennò Cornelia.
- Oh, fantastico! – Connie si aggrappò al braccio di John, cinguettando. – Lo sapevo che tutto sarebbe andato per il meglio, non te l’avevo detto?
Conrad osservò bene il viso di John: pareva decisamente annichilito dal susseguirsi rapidissimo di eventi, eppure, nonostante tutto, sorrideva. Constance avrebbe dovuto baciarsi i gomiti molto a lungo, per la botta di fortuna che aveva avuto.
- Dio, mi farà mettere vestiti orrendi. – piagnucolò Nel, lasciandosi cadere supina sull’erba.
- Ah, sarà divertente, non vedo proprio l’ora. – le rispose Conrad, ridacchiando con autentico sadismo.



Note di fine storia: Spero vi sia piaciuta quant'è piaciuto a me scriverla. Commentate senza paura XD
  
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