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Autore: piuma_rosaEbianca    20/08/2011    9 recensioni
Le mani intrecciate, sotto la pioggia fitta e leggera, guardandosi e sorridendo con gli occhi che brillano, ridendo di nulla, felici della semplice presenza l'uno dell'altro.
Felici di quell'essere insieme così, senza preoccupazioni o paranoie.

Non è slash, non è romantica, non c'è niente di quello che probabilmente vi aspettate da una """"BellDom"""".
Astenersi fungirl, grazie.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pioggia e tè nero alla pesca. Scusatemi. Me l'ero promesso. Non sono capace di mantenere certe cose.
Ma poi anche no, perché voglio farlo.

Boh. Buona lettura.

~

La pioggia gli scorre addosso inzuppando la pesante felpa di uno e il cappotto di lana dell'altro.
L'acqua fredda si infila nel colletto del cantante, facendolo rabbrividire, ma per niente al mondo scioglierebbe quell'abbraccio..
Il batterista ha tirato su il cappuccio della felpa e affondato il viso nell'incavo del collo dell'amico, respira a pieni polmoni il suo profumo delicato di tè nero alla pesca misto all'odore della pioggia.
La gente li guarda, alcuni sorridono, altri distolgono lo sguardo infastiditi.
Qualcuno gli grida di levarsi di mezzo, ma non se ne curano.
Le uniche cose importanti sono il contatto del corpo dell'altro, e i cuori che si battono contro all'impazzata.
Poi, senza bisogno di parole, senza bisogno di mettersi d'accordo, Dom scioglie l'abbraccio e lo prende per mano.
“Andiamo a casa” sembra dirgli con lo sguardo.
E Matt neanche annuisce, semplicemente ricambia lo sguardo.
Si guardano per un attimo negli occhi, il grigio chiaro contro l'azzurro, e si sorridono con una naturalezza incredibile, con una tenerezza incontenibile.
Dom si sente il cuore in gola e gli occhi lucidi.
È commosso da quell'ennesima dimostrazione di fedeltà e affetto.
Ancora una volta Matt è rimasto al suo fianco, ignorando il mondo, per portargli conforto.
È rimasto a Londra, perdendo il volo per Los Angeles.
È rimasto con lui, perdendo l'occasione di riabbracciare Gaia un giorno prima.
È tornato indietro per chiedergli scusa, per l'ultimo abbraccio, per farli capire che c'era, c'era sempre, che non era solo.
È tornato indietro per salutarlo a dovere, per avere la possibilità di respirare un altro po' la sua vita, per quell'ultima sera.
Per quell'ultima notte.
Si inviano verso il solito, vecchio appartamento. Lo stesso da anni. Lo stesso di sempre.
Le mani intrecciate, sotto la pioggia fitta e leggera, guardandosi e sorridendo con gli occhi che brillano, ridendo di nulla, felici della semplice presenza l'uno dell'altro.
Felici di quell'essere insieme così, senza preoccupazioni o paranoie.
Il litigio della sera prima completamente dimenticato, dissolto come sale nell'acqua, dimenticato, rimosso come un brutto ricordo dell'infanzia.
Non conta più niente, di quelle parole che si sono urlati, di quegli insulti alimentati dall'alcol.
Non conta più niente, di quelle vecchie colpe, di quelle assenze che pesano nei momenti peggiori, di questo mancarsi insensato e del non riuscire a stare lontani.
Non conta più niente, di quelle lacrime calde, di quel pugno, di quel vetro rotto, e di quella porta sbattuta.
Contano, adesso, solo i passi che mancano a casa.
Solo i battiti e i respiri che mancano, si perdono nell'attimo in cui guardi i suoi occhi, e ci lasci anche un po' di testa e di cuore, tanto per essere più leggero.
Solo la voglia di starsi vicino, nel modo più semplice, più puro.
Solo il bisogno di tornare quello che erano, di rimanere quello che davvero sono.
Solo il sorriso ebete che non riescono a togliersi dalla faccia, solo il brillio in fondo agli occhi, di quella felicità infantile, solo la risata che ti lasci scappare dalla labbra ormai viola per il freddo.
Solo le risate immotivate, senza alcuna parola, senza alcuna battuta, senza alcuna spiegazione. Semplicemente ridono di una gioia interiore talmente grande che gli aleggia intorno e sembra quasi fermare la pioggia.
Le risate continuano a risuonare per la tromba delle scale, poi su, contro le porte, contro le finestre annebbiate, su fino all'ultimo piano, l'ultima porta, l'ultimo ostacolo.
Dom tira fuori le chiavi a fatica, scosso da brividi di freddo, e spalanca la porta.
Si fiondano dentro, tremanti, fradici, felici all'inverosimile.
Dom mette al massimo i termosifoni, prende delle coperte, Matt prepara del tè caldo, tira fuori vecchi biscotti al cioccolato da una credenza.
Ordinano sushi, pizza e una scatola di ciambelle.
Coldplay a tutto volume nello stereo, e loro seduti sul tappeto avvolti da vecchie coperte di lana, appoggiati al divano, gli sguardi al soffitto, lasciandosi trascinare dai ricordi di serate uguali a quella, magari in compagnia di Chris, Tom, o chiunque altro, magari finite ad ubriacarsi e rimorchiare in un bar a caso, magari bruciate in grandiose scopate con ragazze di cui a malapena riescono a ricordare i volti, figuriamoci i nomi, o meno spesso, finendo addormentati lì dove sono, abbracciati, con il sorriso ancora stampato in faccia.
Questa è una sera come tante, si ripetono senza crederci. Non ci hanno creduto mai.
Il tempo passato insieme non è mai banale, non è mai sprecato.
-Usciamo.- dice Dom all'improvviso, scattando in piedi e inciampando quasi nel cartone di una pizza.
Matt si alza ridendo, ancora, senza neanche dirgli di sì.
Il tempo di lavarsi un minimo, cambiarsi e sono fuori per le strade bagnate di una Londra sveglia come non mai, a appena le dieci di sera.
Si infilano nel primo bar, prendono da bere, avvicinano ragazze.
Ogni tanto qualcuno li riconosce e chiede un autografo. Qualche ragazza urla e ride, insinuando sul fatto che siano insieme da soli.
Dom è circondato da una folla di belle ragazze, la maggior parte troppo giovani per poter fare qualsiasi cosa, Matt lo guarda da sopra la sua birra e ride.
Escono presto da lì e trovano un posto diverso, due strade più su.
Altri fan, altre ragazze, altro alcol, altre allusioni.
Continuano così, cambiando bar ogni venti minuti, flirtando a vuoto con le ragazze, offrendo e facendosi offrire da bere, firmando autografi a caso, facendosi fare foto senza sapere poi bene che fine faranno.
Ridendo, guardandosi, senza allontanarsi mai troppo, senza concedersi troppo a nessuno, e camminando per strada tenendosi per mano, in un modo che per molti risulta ambiguo, ma che per loro è un semplice modo per non perdersi fra la folla.
Un semplice volersi sempre accanto, sempre vicino.
Passano le ore, in quel modo.
Le rubriche dei due si affollano di numeri e nomi che cancelleranno la mattina dopo.
Penne e pennarelli gli scorrono fra le mani, vengono costretti a firmare di tutto, da bottiglie a reggiseni, da borse a sottobicchieri.
Qualche ragazza fortunata riesce ad appartarsi per qualche minuto con Dom, mentre Matt intrattiene il resto della folla, senza concedersi a nessuna.
Si sentono vere e proprie celebrità.
Londinesi e turisti li assalgono in ogni locale, ragazze di ogni età si affollano per fare foto con loro, per farsi autografare qualcosa, per strappare un bacio o un abbraccio a uno dei due.
I baristi neanche si lamentano per il casino, accogliendo entusiasti gli straordinari incassi.
Quattro ore e una decina di bar dopo, alle due di notte, si ritrovano in un taxi stanchi morti e ubriachi fradici, Matt con la camicia sporca e umida di non si sa bene quali alcolici, e Dom con la maglietta mezza strappata e un paio di ragazze davvero sbronze che gli urlano il loro amore dal marciapiede.
Il cuore che batte veloce, il respiro affannato. Entrambi senza parole. Senza più la forza di fare niente se non ridere, guardarsi e ridere ancora.
Il tassista si ferma davanti al portone, dopo aver fatto almeno due chilometri attraverso Londra.
Gli danno troppi soldi e scendono senza aspettare il resto.
Salgono fino all'appartamento reggendosi l'un l'altro per non cadere, ridendo, sbattendo contro le pareti, probabilmente svegliando qualcuno.
Entrano in casa inciampando sulla soglia e nei resti di cibo sparsi per tutta la casa.
Barcollano fino alla camera di Dom.
Dom si toglie quello che rimane della maglietta e si butta sul letto già disfatto.
Matt rimane in piedi, tentando di aprirsi la camicia senza successo.
Le mani gli tremano, i bottoni si sdoppiano davanti ai suoi occhi.
Dom gli ride in faccia, poi si alza in ginocchio sul letto per aiutarlo.
Gli apre la camicia bianca, gliela sfila delicatamente e la stende sul fondo del letto per lasciarla ad asciugare.
Gli sfiora lentamente il petto glabro e pallido, ridacchiando.
-Antiestetico e inquietante.- commenta ributtandosi a peso morto sul letto.
Matt sorride e non risponde.
Spegne la luce e si lascia cadere pesantemente su letto, facendolo cigolare.
Rimangono lì distesi a fissare il soffitto nel buio.
-Scusa per ieri. Non volevo dirti quelle cose. Non le pensavo davvero.- dice poi Matt all'improvviso.
-Non ti preoccupare. Sei tornato. Mi basta.- risponde Dom, il sorriso perennemente stampato sul volto.
-È stato bello, stasera. Mi mancava. Mi mancavi.- dice.
-Già. Grazie di avermi assecondato.- risponde.
Silenzio.
Dom si volta di lato e fissa Matt.
-Matt.- lo chiama a bassa voce.
-Dimmi.-.
-Potresti...- mormora, senza sapere bene come dirlo.
Ma non ce n'è bisogno.
Matt ridacchia, sospira e si gira a sinistra ritrovandosi faccia a faccia con l'amico.
Sono vicinissimi, si sorridono, si respirano addosso.
Dom si sporge in avanti, sollevando la testa dal materasso e gli posa un delicatissimo bacio sul collo, nel punto morbido fra la mascella e l'orechhio.
A labbra chiuse, senza malizia, senza pensieri strani o doppi fini di sorta.
Semplicemente un tocco, con lo stesso valore di un abbraccio veloce, o una mano stretta in un momento difficile.
Una cosa normale, piccola, invisibile.
Semplicemente una dimostrazione di affetto.
Un tacito “Ti voglio bene”.
Mentre si allontana, lento, Matt fa lo stesso sul suo pomo d'Adamo.
Poi sorride, contro la sua pelle calda.
Dom si ridistende con serenità.
Era un “Ti voglio bene anche io”.
E quello scambio, lento, silenzioso, è una sorta di bacio della buonanotte.
Non una cosa romantica, affatto. Neanche dolce.
Al massimo tenera, sì.
C'è tenerezza in tutto quello.
Come nel guardarsi negli occhi un'ultima volta prima di chiuderli e dormire.
Con il respiro dell'altro sulle labbra, il suo sapore di alcol e stanchezza , e il suo odore, sempre lo stesso, di pioggia e tè nero alla pesca.

And I wonder
If everything could ever feel this real forever
If anything could ever be this good again

The only thing I'll ever ask of you
You've got to promise not to stop when I say when.
[Everlong - Foo Fighters]
~

Questo è quanto. Questo è tutto.
Vi prego, vi supplico, non venite a fare la fungirl qui.
Commenti del "Li avrei visti meglio a scopare" non mi servono. Lo so già., Anche io.
Ma sono pignola, e ci tengo ad essere realistica.
Questo è il BellDom, quello vero, quello che esiste veramente fra quei due.
Grazie comunque di aver letto.
Se vi va recensite, rispondero quasi sicuramente.

Vi voglio bene, voi se avete capito.
Piuma_
   
 
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