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Autore: AsiaAddicted    20/08/2011    3 recensioni
Cinque ragazzi, una sola decisione da prendere.
Cinque ragazzi, un solo disastro da evitare.
Cinque ragazzi, un solo destino a cui non possono scappare.
Un incubo non può uccidere. Un incubo non ha mai ucciso nessuno, giusto?
Genere: Fantasy, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ok, salve mondo! Questa è la mia prima originale, nonchè il mio primo fantasy, quindi vi prego, non siate troppo duri çAç E' a capitoli e spero davvero di riuscire a portarla a termine!
Ho cercato DI TUTTO per far sì che questa non fosse una trama già vista e rivista, ma purtroppo il meglio che mi è uscito è questo e..spero possa piacere.
Recensite tutto il recensibile, mi aiuterà a migliorare! E..grazie già da ora a chi leggerà :D

T.
 
Mancava poco più di una settimana a Natale e si sentiva nell’aria.
Le strade di Los Angeles, ormai completamente addobbate, erano attraversate da sciami di persone brulicanti come formiche in cerca degli ultimi regali da mettere sotto l’albero, e dal cielo cadevano piccoli fiocchi di neve che leggiadri andavano ad ammucchiarsi al suolo conferendo al luogo un tocco di “magia” in più.
Tera si guardava meravigliata attorno, catturata dalle fresche e colorate vetrine dei più differenti negozi, mentre i suoi genitori erano entrati in uno di quelli che doveva quasi sicuramente vendere articoli per casa.
A Tera piaceva il giorno, la faceva sentire al sicuro. Non le piaceva rimanere da sola, preferiva avere qualcuno intorno, e le strade affollate per lei erano l’ideale, soprattutto di mattina. 
Ma tutto questo aveva un perché. 
Nata e cresciuta a Londra, era venuta per le vacanze di Natale a Los Angeles con i genitori a cui era molto attaccata.
Poteva tranquillamente sembrare una come tutte, una normalissima diciottenne dai lineamenti occidentali, pelle bianca quanto il latte, capelli lunghi, lisci e tinti (anche contro il volere di sua madre) di un intenso blu notte e penetranti e glaciali occhi di un grigio chiaro. Corpicino esile e altezza nella norma, forse leggermente più bassa addirittura. 
Ma lei non era una ragazza come le altre, e per quanto avesse voluto negarlo a se stessa si era ritrovata obbligata ad arrendersi all’evidenza.
Fin da quando ne aveva memoria, le sue notti erano dominate per lo più da sogni, sogni strani, ma che le sembravano quasi reali.
Se non avesse saputo che i sogni erano solo sogni, solo proiezioni mentali, forse avrebbe creduto di essere stata immersa ogni notte in un mondo differente, in un mondo completamente fuori dagli schemi. Ma invece lo sapeva, e perciò non si curava di quanto fossero insani.
Quei sogni però, da semplicemente anormali si trasformarono in inquietanti, fino a diventare qualcosa di cui Tera aveva paura. Qualcosa che Tera non voleva affrontare.
Passava molte notti insonni, attaccata al computer o alla tv, e se proprio non ce la faceva più allora prendeva sonniferi per garantirsi ore di sonno senza doversi svegliare di soprassalto con il terrore di chiudere di nuovo gli occhi.
Eppure non poteva evitarli sempre. 
A volte si addormentava, senza volerlo, ingenuamente, ed eccoli arrivare, in punta di piedi, per poi inghiottirla e trasportarla in un oblio infinito di insanità e inquietudine.
Attorno a lei capitavano cose strane, cose che non riusciva a spiegarsi. 
Sentiva delle voci, voci perse nel vuoto, sentiva sussurri. Qualche volta era come se qualcuno la stesse seguendo, sentiva il peso dello sguardo di “qualcosa” su di lei anche quando era nella più completa solitudine. 
Eppure non c’era nessuno, no, continuava a ripetersi. Era impossibile.
Mentre stava ferma immobile davanti a un negozio ad ammirarne la vetrina qualcuno la urtò violentemente facendola cadere e cadendo a sua volta.
Dopo essersi ripresa dalla botta, la ragazza si alzò velocemente scrollandosi la poca neve dai vestiti umidi e tendendo una mano verso Tera per aiutarla ad alzarsi.
- Scusi, scusi mi dispiace un sacco, sono tremendamente in ritardo e.. - cercò di scusarsi.
- Non si preoccupi, davvero, non ha importanza! Sto bene! - disse Tera dolcemente, invitandola a stare tranquilla.
- G-grazie beh, buona giornata allora, arrivederla e scusi ancora! 
Tera non ebbe neanche il tempo di rispondere che la ragazza era già sparita fra la folla di persone sparse per la strada e i suoi genitori la stavano trascinando via dopo essere usciti dal negozio.
 
---
 
 V.
 
“Perfetto, ci voleva solo più il volo nella neve”  pensava una ragazza di media statura, dai capelli color ebano, mentre correva disperata verso il suo posto di lavoro.
Non aveva dormito quella notte, come quasi tutte le tutte le altre, ancora perseguitata da quei terribili incubi e da quei respiri, fin troppo vicini a lei, praticamente sul suo collo.
Respiri che provenivano dal nulla.
Non poteva farci niente, aveva provato di tutto, si era perfino rivolta a uno psicologo: quelle strane visioni e quelle presenze accompagnavano Vanessa fin da quando era una bambina e viveva ancora in Italia, sotto la protezione della sua famiglia.
Si era trasferita a L.A da quasi un anno per lavoro, dal momento che una delle più importanti redazioni giornalistiche di moda americane le aveva offerto un posto in quanto segretaria per un pezzo grosso del settore.
Un pezzo grosso alquanto esigente, diciamocelo.
Se allora fosse stata a conoscenza delle abitudini e delle maniere del suo capo, non si sarebbe mai imbarcata in un’avventura simile, anche perché per una ventenne vivere sola in un posto del genere era già di per sé una cosa complicata. Ma per sua sfortuna non la conosceva ancora, un anno prima, e quell‘offerta le era sembrata una benedizione del cielo.
Una volta arrivata all’ottavo piano della redazione, dov’era situato il suo ufficio, la giornalista a cui faceva da segretaria si alzò dal suo posto di lavoro e andò dritta dritta verso di lei.
Si fermo a scrutarla, quasi a voler penetrare in quegli occhi marrone scuro, praticamente neri, che mai avevano permesso alla gente di capire a fondo le emozioni di quella ragazza.
- Sei in ritardo, al solito. - disse apaticamente. 
- Mi scusi signora, ho avuto un contrattempo. 
- Non è una novità. Prima di tutto voglio un caffè, e dopodiché voglio che tu mi dia la tua disponibilità per venire con me stasera a un importante evento di moda che si terrà all’Hotel Casablanca e su cui io dovrò scrivere un articolo.
La sua non era una semplice richiesta ma bensì un ordine che Vanessa non avrebbe in alcun caso potuto rifiutare, così annui debolmente e andò a preparare il caffè, pensando che almeno quella sera non sarebbe stata sola in balia delle sue paure.
  
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