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Autore: Towards The Sun    21/08/2011    1 recensioni
[Miley Cyrus]
Una storia scritta da un ragazzo sentimentale, riguardante un sogno avuto, rielaborato.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco, da qua inizia il sogno! Miley entra in scena dal prossimo capitolo!

Capitolo 2


Believe, una parola, credere. È questa la mia parola preferita, in assoluto, perchè racchiude in essa la filosofia più importante nella vita, a mio parere. Mai arrendersi, mai dire che è finita, crederci sempre. Amavo quella parola, il significato che racchiudeva, tanto da farmela tatuare sull'avambraccio sinistro dopo la mia inaspettata e, oserei dire, miracolosa promozione dalla terza alla quarta. Fino ad un mese dalla fine della scuola ero bocciato, stando alle parole della rappresentante di classe, ma non mi sono arreso, e studiando ogni giorno per un mese son riuscito a recuperare molte materie, fino a farmi rimandare a settembre, per poi essere promosso agli esami di riparazione. È stata una bella lezione di vita per me, e sono anche contento che sia andata così, mi è servita di lezione per la quarta e la quinta, che ho affrontato con uno spirito diverso.

Ora sono qua, nella capitale italiana, pronto a giocarmi nel migliore dei modi la più grande opportunità della mia vita. Mi chiamo Wes, sono nato a Londra e ho 19 anni. Il mio più grande sogno è far coincidere il lavoro che manterrà me e la mia futura famiglia con la mia passione: la musica. Suono due strumenti, la chitarra e il pianoforte, e canto, tutto ciò da molto tempo. Nonostante le continue spinte di mio fratello ad entrare nel mondo dello spettacolo ho sempre preferito restare nel mio piccolo, fino a quest'estate, quando ho fatto i provini per un talent show. Fino ad ora era andato tutto bene, ma mi ritrovavo davanti allo scoglio più grande: la prima puntata. Nella prima puntata vengono convocati circa 80 ragazzi, i migliori tra tutti coloro che hanno affrontato il provino, ma solo 1/4 di loro entrerà poi effettivamente a far parte del programma televisivo. Ero al centro della sala, non mancava molto alla diretta, e più mi giravo intorno e più vedevo tanti ragazzi che inseguivano un sogno, proprio come me. Fissai la scritta che vi era stampata sul mio braccio sinistro, il mio primo ed unico tatuaggio, ripetendomi quella parola chissà quante volte nella testa. Ero vestito con un look semplice, pienamente nel mio stile. Pantaloni chiari e stretti, nike bianche, canottiera aderente che metteva in risalto il duro lavoro della palestra con sopra una camicia a maniche corte nera, sbottonata. Mi ero lasciato un pò di barba in faccia, ho sempre pensato che mi dia un tocco più da uomo, mentre i capelli erano come al solito: alzati con al cera, ma senza troppa precisione: erano abbastanza lunghi rispetto al mio classico taglio, così me li sistemai un pò per non farli sembrare troppo folti. Portavo al collo la mia classica collana da militare, che finiva sopra alla canottiera, con scritto un nome. Non mancava molto alla diretta, così ognuno di noi andò a posizionarsi ai lati dello studio, che pareva enorme. Notai subito come molti, per il nervosisimo, iniziarono ad attaccare discorso con i ragazzi vicini, trasmettendo la propria ansia di ragazzo in ragazzo. Io invece no, reagivo in modo diverso. Sicuramente ero teso ed emozionato quanto loro, ma tutto ciò mi portava a stare zitto ed isolato. Non ero mai di molte parole, sopratutto in casi come questo. Cercai di concentrarmi solo su mio futuro imminente, vedendo i ragazzi che, uno per uno, si alzavano chiamati dal presentatore e poi uscivano piangendo o esultando, cercando qualcuno per festeggiare.

La prima puntata consisteva in questo modo: ognuno dei 80 ragazzi doveva mettersi al centro dello studio, una volta chiamato dal presentatore, davanti ad un microfono. Il presentatore diceva il nome del ragazzo, e successivamente se era stato ammesso o meno. Se il risultato fosse quello positivo poi si sarebbe passato all'analisi dei dati, e una rapida esibizione. Avevo un pò di paura, ma riuscivo a controllare tutto, nonstante brutti pensier viaggiavano nella mia mente. Eravamo 80, 40 cantanti e 40 ballerini, e visto che ne entravano solo 10 per categoria, avevo 1/4 di possibilità di entrare. Cercai di studiarli: chi tra loro era al mio livello?chi mi era superiore?chi inferiore?

 Mentre tutte queste domande mi ronzavano in testa ecco che sentii chiamare il mio nome. Con calma mi alzai, non cercando lo sguardo di nessuno, e camminando piano giunsi al centro dello studio, salutando cortesemente la giuria che si trovava esattamente davanti a me. Il presentatore pronunciò prima il mio nome, e poi ci fù qualche attimo di silenzio in sala, che a me pareva non finire più. Avevo gli occhi chiusi e il cuore che batteva all'impazzata, mentre i secondi passavano. Iniziai a sudare e a sentire l'aria intorno a me surriscaldarsi, non riuscivo più a resistere, così aprii gli occhi fissando lo sguardo sul presentatore, che a sua volta stava facendo lo stesso su di me: probabilmente stava aspettando che io lo guardassi per darmi il responso. Prima di proferire parole gli scappò un sorriso, e successivamente pronunciò le tre parole magiche "sei stato ammesso". Non ci credevo, davvero. La mia prima reazione fù quella di sospirare, portando la mano sinistra piena di braccialetti al cuore, mentre il pubblico applaudiva e nello schermo apparì il mio nome. Riuscii a dire solo un sospirato "grazie", rivolto alla giuria, mentre non capivo più niente, anche se non lo davo a vedere. Si passò all'analisi dei miei dati, anche se non riuscivo ad ascoltare, preso da altri pensieri. Ce l'avevo fatta: era tra i 20 che faranno parte del talent show. Da ora in poi dipendeva tutto da me: mi bastava giocare bene le mie carte per poter finalmente diventare qualcuno, farmi notare, far uscire un cd.. fare il primo passo verso la carriera da cantante!una persona della giuria, con la barba molto folta, fece una battuta su di me, basata su uno dei miei dati, che non avevo neanche sentito, ma sorrisi sentendo tutto il pubblico ridere. Speravo solo di non aver dato l'impressione di non essere attento in quel momento, come in effetti era. Tutto filò liscio, e, dopo aver bevuto un bichiere d'acqua, era il momento di cantare una canzone, come tutti gli altri ragazzi ammessi. Mi diedero una sedia e la mia chitarra, che avevo portato fin da Genova in treno. Presi il mio pletro di fiducia, e prima di iniziare lasciai qualche secondo di silenzio, nei quali guardai il mio tatuaggio e sorrisi.
  
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