Per
più di un secolo ho vissuto nel segreto.
Nascosto nell’ombra.
Solo al mondo.
Fino ad ora.
Sono
un vampiro.
E questa è la mia storia.
Non sarei dovuto tornare a casa. So i rischi che corro, ma non ho scelta, lo
devo conoscere.
Caro diario,
oggi ricomincia la scuola.
Dovrò affrontare ciò che è successo, dare spiegazioni, andare avanti, sembrare
un ragazzo normale.
Posso farcela.
Insomma...devo farcela.
Erano
le 8 del mattino. Era un Lunedì. Era il 13 Settembre 2010.
Ed era il primo giorno di scuola dopo...dopo la morte dei miei genitori.
Il
giorno in cui avrei dovuto uscire dalla mia camera, diventata il mio rifugio
personale, in cui avrei dovuto togliermi le cuffie attraverso le quali musica
triste e depressa non faceva altro che farmi deprimere ancora di più,
affrontare i miei amici, dare spiegazioni, fare finta che tutto andasse bene.
Perchè
potevo fingere quanto volevo, ma non andava tutto bene. Lo dimostravano gli
occhi rossi, il cuscino bagnato, la miriade di fazzoletti sul comodino e la playlist
“life sucks” del mio iPod.
Potevo
farcela, dovevo farcela.
Mi
alzai dal letto e mi diressi in bagno facendo lo slalom tra i vari fazzoletti,
le foto dei miei e i residui di cibo.
Nell’ultimo
mese avevo vissuto come un selvaggio: passavo l’intera giornata a letto,
mangiando, deprimendomi, indossando gli stessi vestiti per giorni, ascoltando e
cantando canzoni che non facevano altro che allargare l’enorme buco che mi
sentivo nel petto.
Dovevo
fare un cambiamento radicale, e avevo...venti minuti.
Arrivato
in bagno, mi lavai e mi misi il completo di Marc Jacobs che avevo trovato
lavato e stirato di fianco alla doccia.
Ringraziai
mentalmente mio zio, Burt. Nell’ultimo mese si era preso cura di me e di mio
fratello, era diventato nostro tutore, si era trasferito da Los Angeles a
questo paesino sperduto abitato da bifolchi in Ohio, e non ci faceva mancare
niente. Aveva perso sua sorella e suo cognato, ma era rimasto forte, doveva
crescere due adolescenti, da solo, ma questo non lo aveva fatto tirare indietro.
Sì,
zio Burt era probabilmente il mio eroe.
Mi
sistemai, e mi guardai allo specchio: ero passabile, ma dovevo fare qualcosa
per quegli occhi rossi. Mi misi del
collirio, un’ultima passata di lacca e scesi in cucina.
“Ho
fatto le frittelle! E c’è il bacon e...una frittata di verdure! E poi
ovviamente il caffè e...ho preparato il pranzo al sacco.”
Zio
Burt era lievemente sovraeccitato, e
stava aggiungendo piatti su piatti a un tavolo completamente pieno di cibo. Aveva...lievemente esagerato.
Io di
solito non mangiavo la mattina e Finn faceva colazione con i suoi amici, ma mi
sedetti e ingoiai due o tre frittelle bevendo del succo di frutta,
ringraziandolo.
“Non
sapevo, ecco, cosa fare, allora ho fatto un po’ di tutto. Spero vi piaccia.”
Mi
accorsi che stava indossando...un grembiule. Okay, quella vista era molto divertente, visto
che Burt era un meccanico. Sorrisi, e Burt non se lo fece sfuggire.
“Oggi
sei felice? Rivedrai tutti i tuoi amici...insomma, non che andare a scuola ti
debba rendere felice, cioè, sei un adolescente, lo capisco, e niente...”
“Burt,
respira”
“Sì,
mi sa che dovrei iniziare a farlo”
Gli
sorrisi. Era un ottimo, fantastico, stupendo zio.
Ma non è tuo padre, non è tua
madre.
Aggiunse una voce nella mia testa. La ignorai e continuai a mangiare.
Vidi
i sacchetti del pranzo e mi ricordai di quel ragazzo a scuola, Brad, che non
aveva i soldi per la mensa e quindi saltava sempre il pranzo...sì, sarebbe
stato felice di mangiare i miei panini.
Burt...cucinava
bene. Ma non come tua madre. Okay, questa voce stava iniziando a darmi sui
nervi. Non poteva continuare a farmeli ricordare, dovevo andare avanti, dovevo
mettere una pietra sul passato, e dovevo cominciare da adesso.
Prima
o poi ce l’avrei fatta e sarei ritornato il vecchio Kurt. Era solo...questione
di tempo.
“Vai
a scuola con Finn o viene a prenderti Mercedes?”
“Entrambe.
Mercedes dà un passaggio ad entrambi.”
Annuì
pensieroso e tornò alle pentole.
“Oggi
hai...quel colloquio, giusto? Per l’officina vicino al Grill.”
“Eh
già...” Scorsi un po’ di preoccupazione sul suo viso, così lo rassicurai.
“Andrai
benissimo, Burt. Ti prenderanno sicuramente, nessuno ripara macchine come te.” Mi
sorrise e mi diede una pacca sulla schiena.
In
quel momento mio fratello scese dalle scale, tirando giù un attaccapanni e due
vasi, che caddero a terra frantumandosi.
“Finn
sant’iddio sei come un’elefante in un negozio di cristalli quando imparerai a
non saltare letteralmente giù per le scale facendo venti gradini alla volta e
che diamine questi vasi sono preziosi!” sclerò Burt.
Finn
mormorò un “Mi dispiace zio Burt” e si sedette vicino a me.
“Da
quando facciamo colazione a casa?” mi sussurrò.
“Da
quando zio Burt ha deciso così. Fai finta di niente e mangia. Ci ha preparato
pure il pranzo”. Mi guardò con un’occhiata stralunata e addentò una frittella.
“Zio,
oggi dopo scuola io e i miei amici andiamo al campo di basket a fare una
partita e poi ceniamo fuori. Per te va bene?”.
“Ehm...sì.
Basta che non fate tardi. Insomma, domani c’è scuola...e non fate guai.” Avrebbero
di sicuro fatto guai.
Finn
fece un sorrisetto e mi guardò. Ovviamente il post partita doveva essere un
raduno ragazzi/fidanzate, e questo avrebbe voluto dire che avrebbe rivisto
Rachel, la sua ragazza, non che una delle mie migliori amiche.
“Vieni
anche te?” mi chiese, con un’occhiata speranzosa.
“Ehm...no
grazie. Ci sono i saldi e io e Mercedes volevamo andare al centro commerciale,
e poi vederci un film al cinema”.
“Okay.”
Amavo
il fatto che per mio fratello andassi bene così com’ero. Non poteva capirmi del
tutto, ma mi accettava, accettava ogni mia stranezza e ogni mio particolare. Era
un ottimo fratello.
Sentimmo
un lungo e prolungato suono e questo ci fece capire che Mercedes e la sua
Toyota Yaris erano arrivate.
Salutammo
Burt e uscimmo in cortile.
E
all’improvviso vidi un corvo. Era appoggiato sul pesco davanti alla cucina, i cui
rami arrivavano a poche decine di centimetri dalla finestra della mia camera. Era
nero come il petrolio e...mi stava fissando.
Okay,
ero paranoico. Dovevo smetterla. Sì, decisamente.
Distolsi
lo sguardo, salii in macchina e salutai Mercedes. Lei partì come un razzo e
iniziò a parlare di cose riguardanti fatti soprannaturali e magie e streghe...
E io
che pensavo di essere pazzo perchè avevo appena notato che un corvo mi aveva
guardato!
Finn,
seduto nel sedile posteriore, iniziò a scrivere col cellulare, probabilmente a Rachel,
e io cercai musica decente sulla radio.
“Io...non
lo so...mia nonna si sa, è un’alcolizzata ma...se avesse ragione? No, cioè dai,
la magia non esiste, non sono mica scema...però se esistesse...insomma, sarebbe
abbastanza figo, potrei...far sparire la fame nel mondo e far finire tutte le
guerre...e fare in modo che un qualche proprietario di una qualche etichetta
discografica mi senta e mi dia un contratto...sì, decisamente.”
Scoppiai
a ridere e sia Mercedes che Finn mi fissarono, sbalorditi.
“Che
c’è?”
“Niente...è
solo che...è bello sentirti ridere dopo così tanto tempo” mi disse dolcemente
Mercedes. Le sorrisi.
Mi
era stata vicina quest’estate, passando interne nottate a consolarmi e a dirmi
che sarebbe andato tutto bene. E non andava poi così male.
Dovevo
solo reprimerLI in un cassetto lontano nella mia mente, e...pensare alle cose
belle della vita! Sì, life is great, don’t worry, be happy!
Arrivammo a scuola, Finn mi salutò con un bacio sulla testa e andò dai suoi
amici, io e Mercedes ci dirigemmo verso i nostri armadietti.
“Io...non
volevo parlarne davanti a Finn, insomma, non volevo sembrare inopportuna...come
stai?”
“Bene.
Non preoccuparti. Va bene Mercedes. Non va alla grande, ma va bene. Benino,
ecco...”
Mi
prese per mano, mi diede un bacio sulla guancia e ci dirigemmo verso l’entrata.
La
vita scorreva normalmente, i signori Hummel erano morti sì, ma i ragazzi del
McKinley di Lima, Ohio, erano andati avanti con la loro vita.
Erano
passati tre mesi, loro erano andati dai loro parenti al mare o in campagna,
avevano trovato dei lavori estivi, erano andati in piscina, avevano fatto
conquiste amorose...
Io
no.
Ignorai
quella vocina nella mia testa che mi diceva “Sei tu che hai deciso di deprimerti” e salutai i miei amici, che
stavano aspettando me e Mercedes davanti al mio armadietto.
Venni
assalito da una Rachel Berry in un abito verde fluo e calze bianche al
ginocchio.
“Kurt!
Come stai? Stai bene? Sei sicuro di farcela? Ecco, l’avevo detto, doveva stare
ancora un po’ a casa, l’avevo detto io!”
“Rachel,
sto bene, non preoccuparti. Sono tornato, il caro e vecchio Kurt, e sono prontissimo
a rubarti gli assoli”
“Vedremo...”
mi disse con sguardo serio, e poi scoppiò a ridere.
Mi
diede un bacio sulla fronte e mi lasciò alle braccia di Quinn.
“Kurt...mi
sei mancato. Io...avrei voluto chiamarti più spesso e...vederti, ma i miei
hanno insistito sull’andare da mia zia in Arizona e io..”
“Quinn,
non preoccuparti. Va tutto bene. E ho apprezzato ogni messaggio e ogni e-mail”
Quinn
aveva avuto una bambina, lo scorso Maggio, prima della morte dei miei genitori.
Beth.
Lei e
il padre, Noah Puckerman, migliore amico di Finn, l’avevano data in adozione a
Shelby Corcoran, la madre biologica di Rachel, che viveva con i suoi due papà,
che l’avevano adottata appena nata. (Le storie amorose del McKinley facevano
concorrenza a quelle di Beautiful, sì.)
Dopo
il parto, suo padre se n’era andato di casa, e sua madre, lo sceriffo della
città, l’aveva mandata in Arizona per l’estate.
Poi
fu la volta degli abbracci di Tina e Mike, entrambi asiatici, entrambi innamorati.
E
infine di Artie, che era sulla sedia a rotelle da quando aveva cinque anni, a
causa di un incidente in macchina sul ponte vicino all’Old Wood (lo stesso
ponte in cui avevano trovato la morte...i miei genitori) e Brittany, la sua
fidanzata, la ragazza più dolce del pianeta anche se non la più brillante, che
mi porse un disegno: c’erano degli angeli e delle nuvole, un uomo e una donna
vestiti di bianco e dei cuori.
“Credo
che siano in un bel posto, adesso.” mi disse e mi abbracciò.
Trattenni
a stento le lacrime. Era la cosa più dolce che mi avessero mai detto, valeva mille
volte più di un “Mi dispiace” o un “Andrà tutto bene”.
“Grazie
Brittany, grazie davvero” le dissi, inspirando rumorosamente per trattenere le
lacrime. Lei mi sorrise e ritornò vicino ad Artie, che le sorrise e le diede un
bacio sulla mano.
I
ragazzi del Glee Club. I miei amici. Mi avevano aiutato in questi tre mesi, non
so come avrei fatto senza di loro.
“Allora
ci vediamo a mensa, okay?” disse Tina.
“Certo.
A dopo. E...grazie ragazzi, vi voglio bene”.
“Di
niente, Kurt, è questo ciò che fanno gli amici, no?” disse Rachel, con un lieve
e dolce sorriso.
Ah,
la mia Rachel, era lunatica, possessiva, egocentrica e mi rubava gli assoli, ma
le volevo bene.
Ci
separammo e io e Mercedes ci dirigemmo verso l’aula di Spagnolo.
“Devo
andare in bagno, mi accompagni?” mi chiese sotto voce, e prima che potessi
risponderle, mi trascinò verso il bagno. Delle ragazze.
Roteai
gli occhi e mi appoggiai al lavandino, mentre Mercedes entrava in uno dei
gabinetti.
“Lo
sai che se qualcuno mi trovasse qui, sarei in guai seri? Non è che perchè solo
perchè sono gay posso entrare qui e far finta di niente...”
“Kurt,
puoi stare zitto per favore? Devo concentrarmi.”
Scoppiai
a ridere e uscii dal bagno con un “Okay, concentrati bene, ti aspetto fuori”
Appena
aprii la porta, andai contro qualcosa. Anzi, qualcuno.
I miei
libri e quelli di Mercedes caddero a terra e sia io che quel qualcuno a cui ero
appena andato incontro, ci cogliemmo a raccoglierli.
Alzai
lo sguardo e rimasi a bocca aperta: quel qualcuno era un ragazzo ed
era...meraviglioso. Aveva un fascino esotico e, alzandomi, lo squadrai da capo
a piedi.
Aveva
i capelli ricci e neri, sembravano morbidi ed erano ben curati. Mi immaginai
cos’avrei provato a passare la mano tra quei capelli..
Gli
occhi erano color cioccolato al latte, ed erano penetranti. Mi venne l’acquolina
in bocca, sembravano veramente cioccolato al latte fuso...
I
lineamenti erano marcati e le labbra delicate e rosa. Immaginai quanto fossero
morbide al tatto...
Indossava
una camicia nera aderente a maniche corte che metteva in risalto le spalle, gli
addominali e i bicipiti, un paio di occhiali fucsia appesi al colletto.
I
pantaloni erano anch’essi neri e aderenti, e arrivavano alla caviglia, e ai
piedi indossava delle scarpe di marca.
Mi
porse i libri che aveva raccolto e mi rivolse un sorriso mozzafiato. Rimasi a
bocca aperta e lo ringraziai con un sorriso.
Mi
porse la mano e si presentò: “Ehi, piacere, io sono Blaine. E te?”
Presi
la mano e mi accorsi di quanto fosse morbida e...fredda. “Kurt...Hummel. Sei
nuovo qui, vero?”
“Sì. Mi
sono appena trasferito. Vengo da Chicago.”
Continuava
a sorridere (aveva dei denti perfetti), e a stringermi la mano. A malincuore,
staccai la mia e mi voltai verso il bagno delle ragazze, sperando che Mercedes
uscisse e mettesse fine a quel momento imbarazzante perchè...ero diventato
rosso. Come un peperone. Come un pomodoro. E davanti a me c’era un ragazzo
meraviglioso che forse era gay e che...Oddio!
Mi aveva appena visto uscire dal bagno delle ragazze.
“Io...non
vorrei che tu pensassi...insomma, nel bagno c’era una mia amica e io la stavo
aspettando, cioè le stavo tenendo i libri...” cercai di spiegare, lui sorrise
e rispose con un “Nessun problema, non
stavo pensando male”
Aveva
capito che...ero gay? E soprattutto...lui lo era? E se anche lo fosse
stato...avrei mai avuto una possibilità?
Stavo
per chiedergli in che classe fosse, quando uscì Mercedes dal bagno urlando: “Eh
già, mi sono concentrata veramente bene. Andiamo in cl-“ e si accorse di
Blaine.
Aprì
la bocca, poi la richiuse, poi mi guardò con aria sconvolta e ri-guardò Blaine.
Sorrise
imbarazzata e si presentò con un: “Ciao, io sono Mercedes Jones, sono un’amica
di Kurt. Solo amica, insomma, diciamo la sua migliore amica, ma non la sua
fidanzata, no, insomma, lui è libero, sai? Liberissimo. E’ una persona
fantastica, e credo lo sia anche tu, insomma, dovreste conoscervi...”
La
fulminai con lo sguardo e sorrisi imbarazzato a Blaine.
Lui
scoppiò a ridere e rispose con un: “Lo stavamo facendo. E comunque piacere, io
sono Blaine.”
Mercedes
non faceva altro che muovere lo sguardo da me a Blaine, da Blaine a me, dalla
mia sciarpa di Versace agli occhiali fucsia di Blaine, dalle scarpe di Blaine
alle mia cintura di Gucci.
Sorrise
e iniziò una frase con qualcosa che suonava come: “Allora Blaine, cosa puoi
dirci di te...” ma venne sovrastata dalla campanella.
“Siamo
in ritardo! Dobbiamo andare! Beh è stato un piacere conoscerti, Blaine!” dissi,
prendendo Mercedes per un braccio e tirandola verso l’aula di Spagnolo.
Ma
lei si fermò e gli disse: “Io e Kurt oggi andiamo al centro commerciale. Vuoi
venire? Ci sono i saldi, anche sulle grandi marche. Ne saremmo felicissimi.”
La
diedi un pizzicotto e la guardai non male, malissimo, ma Blaine sorrise,
guardandomi, e accettò la proposta “Pure io. Allora ci vediamo lì. E’ stato un
piacere. Mercedes...Kurt” aggiunse, sorridendomi.
Ricambiai
il sorriso e lo vidi allontanarsi.
Quando
fu a distanza di sicurezza, Mercedes iniziò a fangirlizzare e a dire frasi come
“E’ gay! E’ sicuro” “Ti mangiava con gli occhi Kurt” “Oggi ve la spasserete, ne
sono sicura” “Ma poi...quanto era figo?” “E che bel fondoschiena...aiuto,
proprio bello.”
Beh...diciamo
che l’avevo notato...avevo osservato ogni suo singolo particolare e sì, lo trovavo
molto, molto attraente.
Ma
dovevo conoscerlo prima di fare qualunque cosa e soprattutto capire se avevo
una minima possibilità. Non sapevo neanche il suo cognome!
Mi
ricordai della campanella e trascinai una Mercedes delirante verso l’aula di
Spagnolo.
Forse...avrei
avuto una possibilità.
Forse...sarei
potuto essere felice, veramente felice, dopo tanto tempo.
Forse...quest’anno
non sarebbe andato poi così male.
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Salve a tutti!
Allora, prima di tutto grazie per avere letto questo primo capitolo (primo tra
tanti, si spera).
Poi vorrei precisare che non ho mai scritto FF su Glee o The Vampire Diaries,
quindi questa è la mia “prima creatura”, siate clementi, e soprattutto fatemi
sapere cosa ne pensate e tutti i consigli e le critiche sono ben accetti.
Ho deciso di “trasportare” i personaggi di Glee nel mondo di TVD perchè amo
questi due shows, e ho sempre voluto scrivere una ff vampire!klaine.
Sì, i protagonisti della storia saranno Kurt e Blaine, ma cercherò di dare
ampio spazio anche agli altri personaggi.
Il Glee Club canterà canzoni e dovrà prepararsi per le
Provinciali/Regionali/Nazionali, come in una normale puntata di Glee, ma ci
aggiungerò un pizzico di soprannaturale...xD
Per chi conoscesse già TVD, le
vicende dei personaggi sono così ispirate:
Kurt/Elena;
Blaine/Damon (la storia dei “due fratelli” sarà un po’ diversa da quella del
telefilm...Blaine avrà comunque un carattere molto simile a quello di Damon);
Burt/Jenna;
Finn/Jeremy (non credo avranno molto in comune però);
Mercedes/Bonnie;
Rachel/Meredith (personaggio presente nei libri, migliore amica di Elena,
Bonnie e Caroline);
Quinn/Caroline (ho sempre desiderato scrivere dell’amicizia Kurt/Quinn, e spero
ne avrò l’occasione)
Puck/Tyler (il mio cuore Quick/Forwood si fa sentire...xD)
Ovviamente non ci sarà uno schema rigido, ma mi ispirerò comunque alle vicende
dei personaggi di TVD.
E molto presto ne inserirò altri...
Bene, grazie per aver letto, e...al prossimo capitolo! (: