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Autore: SweetTaiga    21/08/2011    8 recensioni
PRIMA CLASSIFICATA AL CONTEST "RACCONTAMI..."
E’ strano il cuore delle donne. Soprattutto quando la donna in questione crede di non aver niente, ed improvvisamente si accorge di aver perso quel tutto che in realtà possedeva. Soprattutto quando quella stessa donna non ha coraggio, né astuzia, né ingegno, ma solo un buon cuore e la capacità di migliorare. Soprattutto quando quella donna, nel profondo, serba un affetto sincero per un improbabile partito. E’ strano il cuore delle donne, soprattutto quello delle donne che, nate senza coraggio, ingegno o astuzia, devono imparare a vivere, e a convivere con se stesse.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hannah Abbott, Hermione Granger, Neville Paciock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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PRIMA CLASSIFICATA AL CONTEST “RACCONTAMI…” indetto da SHIZUE ASASHI E TULIPANO


Il coraggio di una Tassorosso



D'ora in poi, per te, andrò alla ricerca dei sempre nei mai.
M. Barbery

 
 
 
Era inconcepibile.
Neville Paciock? Nei Grifondoro?
Mi venne da ridere.
Mi guardai attorno, eppure nessuno sembrava particolarmente interessato a quel ragazzino imbranato e dall’aria sognante.
Solo io avevo gli occhi fissi su di lui e, malgrado tutto, non riuscivo a staccarli.
E’ davvero buffo, pensai.
Non potrei maifare amicizia con uno come lui, mi ripetevo.
Poco prima lo avevo visto affannarsi nella ricerca di un rospo.
Era inciampato quattro volte in un paio di metri e, grattandosi il naso col dorso della mano, mi aveva chiesto se per caso l’avessi visto.
Mi chiesi in quel momento come diavolo si facesse a perdere una cosa verde, viscida e rimbalzante, ma poi compresi che, fossi stata in lui, probabilmente l’avrei persa di proposito.
Le risatine delle ragazze attorno a me mi impedirono di rispondere, e Neville – così lo sentii chiamare - andò via ancora più imbronciato di prima.
Lo vidi poco dopo mentre discuteva balbettando con una certa Hermione Granger, una ragazzina dai capelli arruffati ed il naso sempre all’insù, alla ricerca di qualcosa da insegnare, da correggere.
Tuttavia, nonostante quel’aria altezzosa, la ragazzina gli parlò senza alcun riserbo, senza ridacchiare, sostenendolo ogni volta che rischiava di inciampare, prestandogli la voce quando, troppo eccitato, non riusciva a chiedere agli altri se avessero visto il suo adorato rospo.
Odiai quella ragazzina, e l’adorai al tempo stesso.
Se mi avessero chiesto il perché, avrei risposto che l’odiavo perché aveva i capelli ricci e scuri come li avrei voluti tanto anche io. La odiavo per il modo orrendo in cui non li acconciava.


Ben presto notai che la casa Grifondoro non era affatto adatta a Neville.
Tassorosso, invece, avrebbe fatto al caso suo.
E non perché fosse la mia casa – assolutamente, non avrei mai pensato una cosa tanto meschina! – ma perché ospitava i buoni di cuore.
E quel ragazzino, sotto uno spesso strato di timidezza e pudore, cuore ne aveva da vendere.
Lo si capiva dal modo in cui osservava gli altri, dalle attenzioni sottili che regalava, dai suoi sorrisi impacciati.
Una volta lo dedicò anche a me, uno di quei sorrisi.
Mi cadde addosso con una pila di tomi enormi e, dopo essersi alzato a fatica, mi tese una mano per aiutarmi.
« Scusa », sussurrò. Ed eccolo lì, quel sorriso.
Rimasi impalata, e dovette pensare che  fossi scema perché, dopo aver ripreso coscienza di me, mi allontanai senza nemmeno salutarlo.


Avevo sempre creduto che Hogwarts fosse il luogo più sicuro per i giovani maghi.
Non avevo mai compreso, invece, che la vita sarebbe stata dura per chi, come me, era nata Mezzosangue.
Vedevo negli occhi dei Serpeverde il disgusto, quando per sbaglio incrociavano i miei occhi e lasciavano cadere il pesante velo di indignata indifferenza.
E di nuovo c’era lei, Hermione Granger, pronta a combattere per il suo sangue.
Per un istante desiderai ardentemente di diventare una Grifondoro.
Avrei voluto avere una briciola del suo coraggio, un barlume del suo orgoglio.
Avrei voluto essere capace di affrontare Draco Malfoy, il pargolo di quella famiglia che tanto temevo, con la testa alta ed i pugni stretti, proprio come faceva lei.
Avrei voluto essere meno docile, meno Tassorosso.
Per quanto buoni e laboriosi, noi venivamo spesso esclusi.
Forse per le nostre scarse ambizioni, forse per il nostro essere così dannatamente facili da ingannare.
Ed io odiavo la mia casa, la odiavo perché l’unica cosa che ottenni fu una sorta di mantello perenne dell’invisibilità.
Se non sei Grifondoro, se non hai fegato, se non hai coraggio, se non combatti, sei inutile.
Se non sei un Serpeverde, se non hai ambizione, se non sai sopravvivere ad ogni costo, se non sai fiutare il pericolo, sei morto.
Se non sei un Corvonero, capace di tenere testa con l’ingegnò all’astuzia ed alla forza, hai perso.
Io ero una Tassorosso.
Potevo solo continuare ad osservare Hermione Granger che, con gli occhi accesi di una fiamma a me sconosciuta, combatteva contro il mondo per dimostrare l’infondatezza dell’idea della purezza del sangue.
E potevo poi sbirciare Neville che, giorno dopo giorno, continuava ad essere così tenace da restare lì, in quella casa, nonostante tutto.
Forse a mancarmi non era il coraggio, ma il desiderio ardente di dimostrare chi fossi.
Avrei voluto fare qualcosa, ma il terrore dilagò nel castello, e quel barlume di forza che Neville mi aveva donato si spense al primo soffio di vento.


Giravano strane voci. Una camera dei segreti, si diceva.
« Attenti a voi, Mezzosangue », continuava a ripetere Malfoy.
E se la Granger, da buona Grifondoro, alzava orgogliosamente il viso e raddrizzava le spalle, orgogliosa del suo sangue, io mi appiattivo lungo i muri, tentando di mimetizzarmi con essi.
Cose bizzarre accaddero a Hogwarts.
Molte furono le vittime, immensa fu la paura.
Scritte di sangue e corpi pietrificati: ecco ciò che ci offriva la nostra adorata scuola.
Provavo paura, terrore per ciò che sarebbe potuto accadere.
Mi vedevo già lì, inerme, sul pavimento freddo, incapace di parlare.
Pietrificata, morta, perduta.
« E’ stato l’Erede », diceva Ernie. « E’ stato Harry Potter ».
Guardavo spesso, in maniera perplessa, quel ragazzino smilzo con grandi occhiali poggiati sul naso pallido.
Harry Potter? L’Erede?, mi chiedevo.
« Ma quella cosa, qualsiasi cosa sia, attacca i Mezzosangue. La sua migliore amica lo è, quindi non farebbe mai…», tentai di dire, ma Ernie mi interruppe con un gesto svogliato della mano.
« E’ l’Erede di Serpeverde, cosa vuoi che se ne importi degli altri? », sbottò lui con ovvietà.
Mi limitai ad annuire, senza sforzarmi di scoprire la verità né affannandomi per far comprendere il mio punto di vista.
Per prendere posizione era necessaria una buona dose di coraggio, ed io non ero mica una Grifondoro.


« No, Hermione no! », balbettava Neville, come se fosse una strana preghiera.
Strinsi i denti nel sentirgli pronunciare quel nome, ma il suo volto pallido dissipò l’odio.
Ernie corse verso di me, e con voce trafelata mi annunciò la novità che, di bocca in bocca, stava facendo il giro del castello.
« Hermione. Granger. Pietrificata », disse, scandendo bene ogni parola, come se avesse paura di sbagliare.
Rimasi per qualche attimo immobile, con lo sguardo posato su Neville il quale, sempre più pallido, si stropicciava con forza le mani.
« Harry Potter è innocente », dissi soltanto.
In memoria di Hermione gonfiai il petto.
Provavo paura, ma ero pronta a combatterla.
Durante la sua assenza, avrei mostratoio al mondo quanto fosse puro il sangue sporco che ci macchia le vene.


« Harry Potter ha salvato di nuovo il Mondo Magico, eh? », disse Ernie al ritorno delle vacanze.
Sembrava più carico che mai, e pronto ad affrontare il terzo anno.
Annuii, lasciando che il mio sguardo e la mia mente vagassero per il treno, alla ricerca di una cabina vuota e di un sorriso impacciato.
« Per la barba di Merlino, sembra così divertente essere un Grifondoro. Da noi Tassorosso non succede mai nulla! », esclamò allora.
« Prima delle vacanze una ragazzina di primo si è ficcata la matita nel naso, no? E’ stato abbastanza divertente, ed anche un po’ disgustoso », mormorai, ancora assorta nei miei pensieri.
Sentii Ernie sbuffare a pochi passi da me.
« Emozionante », borbottò, prima di fiondarsi in una cabina libera.
Feci appena in tempo a scorgere quel sorriso, quando una chioma arruffata si intromise.
Alzai gli occhi al cielo.
Ora può muoversi, ma se continua a impedirmi di vederlo la ripietrifico io, questa volta, pensai.
In maniera perenne, questa volta, aggiunsi.
Incrociai lo sguardo impertinente di Malfoy, e prima che potesse aprire bocca gli chiusi lo sportello in faccia.
Sorrisi comprendendo che fu proprio quella ragazzina fastidiosa, saccente e irritante a mostrarmi la purezza e la nobiltà del nostro sangue sporco.


Prefetto, continuavo a ripetere.
Prefetto?, mi domandavo.
Avevo ripetuto quella parola con mille intonazioni diverse, provando la frase davanti allo specchio.
20 punti in meno a Serpeverde, ragazzino, io sono un Prefetto, dicevo a me stessa, per poi scoppiare a ridere.
Chi l’avrebbe mai detto che finalmente, durante il mio quinto anno, avrei iniziato a desiderare di mostrare le mie qualità?
Mi sentivo all’altezza dei Grifondoro, dei Serpeverde e dei Corvonero.
Ero pronta a sfidare Hermione Granger in persona.
Né, forse proprio Hermione no, ma forse sarei riuscita a parlare con Neville. Un paio di parole, nulla di più, non avrei mai aspirato ad altro, naturalmente.
La mia gioia fu facilmente distrutta dall’arrivo di un nuovo tiranno, la professoressa Dolores Umbridge, con i suoi vestitini rosa ed il sorriso sgradevole.
Difesa Contro le Arti Oscure divenne con lei una sorta di ora di lettura.
« Niente magia », ripeteva, senza tener conto del futile dettaglio che, secondo alcune voci, Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato fosse tornato.
Ero una strega abbastanza dotata, ma essendo una Mezzosangue era normale che per me il terrore fosse più vivo che – un esempio a caso – nei Serpeverde.
Il timore verso Malfoy e verso la sua famiglia di Mangiamorte tornò a perseguitarmi, e stavo ben attenta a non incrociarlo nei corridoi, come se quello sguardo gelido potesse catapultarmi direttamente di fronte a -Che-Non-Deve-Essere-Nominato.
Hermione Granger e i suoi amici eroi, invece, ostentavano sicurezza, ripetendo apertamente che Lui era tornato, che eravamo tutti in pericolo, che bisognava fare qualcosa.
Pazzi, folli, senza cervello.
Cosa poteva fare un branco di ragazzini?
« Creeremo un esercito. Impareremo la vera Difesa contro le Arti Oscure. Quando il peggio arriverà, saremo pronti »
Fu con questo bel discorsetto che Hermione Granger ci legò a sé, facendoci firmare un contratto che ci registrava come membri dell’Esercito di Silente.
Fu il periodo più bello dei miei anni ad Hogwarts.
Sentivo di aver il mondo in pugno, di poter fare qualunque cosa.
I miei fulminei cambiamenti di umore mi impressionavano, eppure nulla riusciva ad intaccare quel senso di costante eccitazione che mi pervadeva l’anima.
Anche Neville faceva parte dell’ES, e fu con sommo orgoglio che applaudii quando, finalmente, riuscì a compiere un incantesimo di disarmo.
Sorrise imbarazzato verso di noi, arrossendo fino a somigliare paurosamente ad un Weasley.
Ricambiai il sorriso.
In quel momento, il coraggio dei Grifondoro era niente in confronto al fuoco che mi bruciava dentro.


Il sogno durò poco.
La Umbridge ci scoprì, e la mancanza dell’ES gravava su di noi come una guerra persa.
Ci sentivamo soli, sperduti, eppure quel coraggio non si era spento in noi.
Era l’anno dei G.U.F.O., un anno fondamentale, e nonostante la tristezza riuscimmo ad andare avanti.
Di tanto in tanto vedevo Neville accucciato nei corridoi, intento a cercare di far lievitare una piuma che, puntualmente, scoppiava in un mare di scintille candide.
Gli sorridevo di nascosto, incoraggiandolo, e quando l’anno fu finito, quando i G.U.F.O. furono completati, sentii che mi sarebbero mancati quei momenti.
C’era aria di cambiamenti.
La scuola prima o poi sarebbe finita, la guerra prima o poi sarebbe iniziata.
E qualcuno, prima o poi, avrebbe notato quel sorriso impacciato, ed avrebbe avuto più coraggio di me.


Sesto anno.
Credetti di morire, lo temetti davvero.
A volte immaginavo di sparire, senza lasciare traccia.
Un’atmosfera tesa regnava su Hogwarts, strani presagi stavano per avverarsi.
La vita scorreva tranquilla, in una quiete innaturale.
La quiete prima della tempesta.
Girava voce di vari attentati verso il Preside, tutti culminati, purtroppo, con il coinvolgimento di vittime innocenti.
La paura era tangibile, si leggeva negli occhi di ognuno.
Persino negli occhi della McGranitt quando, una notte, mi chiamò.
Morta, fu l’unica parola che continuai a ripetere nella mia mente.
Mia madre era morta.
Hogwarts era morta.
Io avrei voluto essere morta.
Invece ero lì, viva, per quanto un corpo immobile e senza gioia possa essere definito tale.
Ero viva ma lontana dalla mia vita.
In quei lunghi giorni di dolore e lacrime sentii più che mai la mancanza dell’Esercito di Silente.
Mi sentivo inutile, avrei voluto fare qualcosa, volevo contribuire alla distruzione del Male, bramavo vendetta.
Avrei preferito combattere e morire, piuttosto che continuare a vivere in quell’apatia.


L’anno dopo insistetti per tornare ad Hogwarts.
Fu solo quando misi piede nel castello, quando ricominciai a respirare, che compresi ciò che era realmente successo.
Mia madre era morta.
Piansi una notte intera sulla spalla di Ernie, consapevole che mai più nulla sarebbe tornato come prima.
Mia madre era morte.
Io ero ancora viva.
Volevo vendetta, volevo combattere, volevo tornare a vivere davvero.
Harry, Ron ed Hermione erano andati via.
Non avevo più quella figura saccente a farmi inconsapevolmente da guida, non potevo più imitare il suo rimpettirsi, né fingere di odiare i suoi capelli.
Non avevo più alcuna giustificazione.
Non potevo rinunciare a parlare con Neville fingendo che fosse per colpa sua, perché era sempre in mezzo, perché era insopportabile.
Presi tra le mani tutto il mio coraggio, e mi avvicinai.
Neville mi sorrise.
Un sorriso impacciato, un sorriso dolce, eppure un sorriso diverso.
Notai in quel momento i suoi occhi.
Occhi decisi, occhi combattivi.
Il bambino si era trasformato in uomo, ed era arrivato il momento che anch’io iniziassi a crescere.


Il nuovo Esercito lavorò senza sosta.
Non temevo più punizioni, non temevo più la morte.
Avevo ricominciato a sentirmi viva, viva davvero, senza freni, senza limitazioni.
Sentivo il sangue pulsarmi nelle vene, ma mai una volta mi sfiorò il pensiero che qual sangue fosse sporco, che fosse qualcosa di cui vergognarmi.
Amavo invece il suo pulsare, il suo dar vita al mio cuore, il suo dar vita a me.
Ringraziai mentalmente Hermione, e le sussurrai un lieve addio.
Ce l’avrei fatta da sola.


Li vedemmo tornare, un giorno, sporchi di fango e malmessi, con i vestiti rattoppati.
Harry, Ron e Hermione erano di nuovo tra noi.
Ciò significava solo una cosa: la guerra era vicina.


L’adrenalina rimpiazzò la paura iniziale. Eravamo uniti.
Guardai Neville e non mi meravigliai di scorgere il fuoco nei suoi occhi, lo stesso fuoco che così tanto spesso avevo intravisto nello sguardo di Hermione.
Guardai il mio riflesso nella vetrata appannata: anche i miei occhi brillavano, ora che avevo capito come accenderli.


« Harry Potter è morto », annunciò con soddisfazione Voldemort.
Nessuno volle crederci, eppure il suo corpo era lì, inerme, dinnanzi a noi.
Voldemort chiese di schierarci al suo fianco.
Non sfiorai nemmeno con il pensiero quella proposta.
Vivere per lui sarebbe stato come morire.
Fu con orrore che osservai Neville avanzare lentamente verso l’esercito nemico.
Stavo per urlare, per correre da lui, per gridargli quanto fosse idiota, quando la sua voce echeggiò nel silenzio.
Non compresi le sue parole.
Tutto avvenne così velocemente che non ebbi il tempo di pensare.
Solo per un attimo, per un secondo, desiderai ardentemente guardare il suo sorriso.
Il suo volto scavato dal dolore, sporcato di polvere, annerito dall’odio, lucente di coraggio non meritava quello scempio, quella puzza di morte, quei cadaveri ammassati.
Poi tutto accelerò.
Harry si mosse.
Era la fine.
Era un nuovo inizio.
Avevamo vinto.

Non avrei mai ammesso nemmeno a me stessa che quel suo sorriso impacciato mi faceva impazzire, se non l’avessi incontrato per sbaglio a Diagon Alley.
Guardava assorto una vetrina di piante magiche, intrugli per il terreno e foglie curative.
Trassi un profondo respiro e, riempiendo i polmoni di tutto il coraggio che avevo, mi avvicinai a lui.
In fondo, se un pappamolle come lui era diventato uno degli eroi del mondo magico, una Tassorosso poteva trovare la forza di chiedergli di uscire, no?
Avevo ragione, da bambina.
Non avrei mai potuto essere solo amica di uno come lui.
Mai amica, o per sempre amante.
« Ciao Hannah », esclamò sorpreso, parlando con il mio riflesso nella vetrina.
Sperai ardentemente di scartare il mai, e di far avverare il per sempre.
 
 
I GIUDIZI DELLE GIUDICe

Tulipano

Grammatica e sintassi: 9 
Stile: 9,5 
Originalità: 10 
Caratterizzazione dei personaggi: 10 
Gradimento personale: 10 
Totale: 48,5 

Beh sì, io adoro Neville e tu lo hai descritto attraverso gli occhi di Hannahh (con la h finale!) Abbottt davvero molto bene. L'ho trovata originale perché hai descritto gli avvenimenti più importanti di tutta la storia attraverso il punto di vista di Hannahh. 
La caratterizzazione dei personaggi è perfetta, anche di Hermione, nonostante venga solo citata. 
Ho apprezzato molto il tuo insistere sulla questione delle case, ma devo dissentire: non credo che Tassorosso non abbia qualità e non possa competere con le altre case, anzi. Ma qui si andrebbe a fare una discussione infinita sulle case di Hogwarts e non mi sembra proprio il caso. 
Per quanto riguarda la grammatica ci sono dei periodi non proprio scorrevoli, e qualche ripetizione (per esempio, dici che Hannahh adorava e odiava Hermione allo stesso tempo, ma specifichi solo perché la odia, non perché l'adora). In più c'è una frase che non si riesce a capire "Ero viva la lontana dalla mia vita", credo sia una svista. 
Ho gradito molto lo stile che hai usato, una scelta bene riuscita, davvero. Nell'insieme risulta davvero un'ottima storia, complimenti. 

Shizue Asashi 

Grammatica e sintassi: 9 
Stile: 8.5 
Originalità: 9.5 
Caratterizzazione dei personaggi: 10 
Gradimento personale: 10 
Totale: 47 

Ci sono pochi errori, quasi tutti di punteggiatura. Tanto per iniziare ci sono delle virgola davanti alla congiunzione “e”, mancano le virgole davanti a molte preposizioni relative e c’è uno scorretto utilizzo della d euforica, che va utilizzata solo se la parola che segue inizia per la stessa vocale (ed entrò, ad andare). 
Inoltre, tra le ultime battute, hai sbagliato a scrivere Hannahh e lo stesso errore ricorre anche nella presentazione dei personaggi: è Hannahh Abbottt (con l’h finale e il cognome con due t!) 
Lo stile è piacevole e, se non fosse per qualche virgola fuori posto, non avrei niente da ridire. Adoro il fatto che tu abbia frammentato la storia, suddividendola tra i vari anni e che tu abbia alternato parti pacate ad altre molto più incalzanti e rapide, tramite la punteggiatura. Però c’è una frase che non ha senso: “Ero viva la lontana dalla mia vita.” Volevi dire “ero viva, ma lontana dalla mia vita” o “ero viva là, lontana dalla mia vita”? 
La fan fiction è originale, su questo non c’è dubbio. Non ho mai letto di una Hannahh come la tua, mi piace il modo in cui è cresciuta e maturata durante l’evolversi delle vicende e il modo in cui si rende conto di provare qualcosa nei confronti di Neville. 
La caratterizzazione dei Tassorosso, divisi tra quelli che non si pongono alcun problema e quelli che sentono il peso dell’essere Tassorosso, che si sentono messi in disparte e che vogliono farsi valere. Ho adorato la frase con cui Hannahh dice che, da quando è una Tassorosso, è come se fosse coperta da un perenne mantello dell’invisibilità. 
Inoltre non mi sarei mai aspettata che tu utilizzassi la figura di Hermione in questo modo e sono sicura che sarebbe lusingata di aver aiutato Hannahh a emergere. 
Davvero un ottimo lavoro, mi auguro di leggere presto qualcos’altro di simile *_* 
 
Totale punti: 47.75
 
 
NOTE:
Scrivere questa storia è stata davvero una sfida!
Nulla, voglio fare i complimenti a Valeire_90, con cui condivido il primo posto, e alle altre tre partecipanti, Fabi_Fabi, KumaCla,Katherine Elizabeth.

A presto,
SweetTaiga



   
 
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