F. M. sentiva i battiti del cuore accelerare a mille, ma non provò panico.
La sagoma sottile ed evanescente continuava a fissarlo dalle sue orbite nere, tuttavia senza emanare odio, o voglia di far male.
L’uomo si trovò a seguire quell’essere oltre la radura, di nuovo in mezzo agli alberi, fino ad una specie di avvallamento dove il bosco era ancora più fitto, ma con le piante più basse. E fatti un centinaio di metri, incastrato in diagonale, sostenuto dai rami di quegli alberi, intravide qualcosa.
Si avvicinò fino ad avere la visuale completa dell’oggetto.
Era a forma di piramide isoscele, di metallo chiaro, alto all’incirca come un albero, e non sembrava avere finestrini.
Da una tasca del piumino blu, estrasse la sua fotocamera digitale e, con essa, scattò una serie di istantanee, ma non poté girarci attorno, a causa degli alberi che lo circondavano bloccandolo fra essi.
Procedendo dietro ai quattro spettri apparentemente inoffensivi, Sam e Dean oltrepassarono la radura, s’inoltrarono di nuovo in mezzo agli alberi, presero lo stretto sentiero, giunsero all’avvallamento, e coprirono quei cento e passa metri che li separava da qualcosa che non avevano mai visto. Almeno non di persona, e non da vicino.
Si fermarono allibiti e fissarono quell’oggetto.
“Ecco, Sam. – disse Dean con la voce alterata dall’emozione – Adesso ci manca solo che appaia Mulder”.
E da dietro l’oggetto spuntò un uomo, in carne e ossa.
In un primo momento, la distanza fra loro non permise ai ragazzi di focalizzarne il volto, poi, Dean si avvicinò maggiormente all’oggetto, e l’uomo uscì allo scoperto mostrandosi per intero e muovendosi verso di lui.
Aveva barba e baffi, ma i capelli castani divisi da una scriminatura laterale alta, e gli occhi piccoli, scuri, lunghi, dallo sguardo penetrante e indagatore, erano i suoi. Non poteva sbagliarsi, anche se gli parve un sogno.
Sam raggiunse velocemente Dean, ed entrambi rimasero a bocca aperta:
“MULDER !!!!!” esclamarono in coro con le voci spezzate dalla sorpresa.