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Autore: Sasotta    21/08/2011    4 recensioni
Non volevo essere beccata a guardarlo, ma anche sforzandomi, non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso.
"Quanto sei carino..." pensai, mordendomi il labbro inferiore.
Lui si girò di scatto come se mi avesse sentito e, come avevo previsto, vide la mia facia imbambolata.
Fece sicuramente finta di non aver notato niente, mascherando la sua faccia sorpresa con una domanda:
< Scusa, hai per caso una penna o una matita? >
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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< Stanza 430 signorina. > Mi guardò con sguardo pieno d’agitazione quella che sarebbe stata la mia
professoressa di inglese durante la vacanza-studio.

Presi le chiavi che mi stava letteralmente buttando in mano, la mia valigia da 15 chili, e mi diressi
quasi correndo all’ascensore che stava per chiudersi.

Un minuto e mi ritrovai al quarto piano.

“Ok, non sarà difficile arrivarci…spero.” Uscii dall’ascensore barcollando, con la sacca che ogni tanto
mi scivolava dalla spalla…iniziai a guardarmi intorno;

accanto agli ascensori si dividevano due corridoi ricoperti di moquette rossa con vari ghirigori;
di fronte a me due cartelli: uno diceva “401-420“ accompagnato da una freccia che puntava a sinistra,
l’altro “421-450”accompagnato anch’esso da una freccia che però puntava a destra.

“Ok, andiamo a destra allora!” mi diressi con passo deciso verso il corridoio.

La moquette, come se non fossi già abbastanza in difficoltà, frenava le ruote della mia valigia, che fu ancora
più faticosa da trasportare.

Finalmente arrivai davanti alla mia stanza.

Presi la chiave magnetica che mi aveva dato l’insegnante, e la passai sotto la maniglia; la serratura fece
un sordissimo “clunk”, e dopo vari cigolii la porta si aprì.

La spinsi con tutta la forza che mi rimaneva dopo il lungo viaggio, cercando di far passare anche la valigia.

Non appena fui dentro gridai, presa dall'eccitazione di essere arrivata.

< Ce l’ho fatta! Ah-ah stupida valigia! Ho vinto io! >.


Con totale imbarazzo, mi accorsi che tre paia di occhi mi stavano guardando, come fossi pazza.

E a dirla tutta, forse, lo ero davvero!

< Scusate, sono un po’ eccitata… > dissi abbassando la testa.

< Figurati! Dovevi sentire i nostri urletti quando siamo entrate in camera! > disse una ragazza piombandomi davanti.

< Io sono Camilla! > continuò.

Aveva dei capelli a caschetto castano scuro, un po’ di lentiggini sul naso, degli occhi castani piccolini e antipatici,
ed era talmente magra che una folata di vento sarebbe stata capace di spostarla di dieci metri;

indossava degli shorts di jeans, che facevano vedere metà chiappa, e una canottiera bianca striminzita,
accompagnati da vari accessori, che sembrava fossero stati messi a caso.

< Sono di Milano, ho 17 anni…ah, sappi che il letto accanto alla finestra è il mio, come questa parte di divano,
questi due cassetti, questa sedia, quest… >

Era anche logorroica. Molto logorroica. Troppo logorroica.


< Ok, Camilla, basta! Non vedi che l’hai intontita con tutte ‘ste parole!? > guardai la persona a cui apparteneva
la voce che avevo sentito.

< Comunque, Rossana! Piacere! > Si alzò dal letto su cui era seduta e venne da me a stringermi la mano.

< Ciao! Io sono Diletta! > Le sorrisi.


Era del tutto diversa da Camilla: era un po’ cicciotta, con un seno esuberante, aveva degli occhioni grandi e azzurri,
e i capelli ricci e rossi…molto particolari.

Percepii immediatamente che era una ragazza sincera ed amichevole, con cui si poteva parlare liberamente…mi ispirò
da subito fiducia.

Dopo Camilla e Rossana, anche la terza ragazza si sentì in dovere di presentarsi;

si alzò anch’essa dal letto, chiudendo lo smalto rosa pallido appena passato sulle unghie, e arrivò davanti a me con sguardo
sfuggente ma per niente imbarazzato.

< Io sono Dafne… > disse scrutandomi.

Era perfetta: aveva dei capelli lunghi, biondi e mossi, accompagnati qua e là da delle ciocche rosa, degli occhi dolci verdi con
delle pagliuzze marroni, e un corpo perfetto; era truccata divinamente, e quel filo di fondotinta le rendeva la pelle candida e
rosea…sembrava una bambola di porcellana.

Era una ragazza veramente carina, e mi sentii inferiore a starle vicino.


< L’unico posto rimasto è nel lettone insieme a me…se per te non è un problema dormiremo insieme. Sennò mi sposto e prendo
una brandina. > disse Rossana.

< Tranquilla, il lettone va benissimo! Però tiro calci mentre dormo! Stai attenta! > dissi sorridendo.

Rossana e Camilla si misero a ridacchiare. Dafne mi girò le spalle e tornò a darsi un’altra ripassata allo smalto.

Buttai la mia sacca sul letto ed adagiai la mia valigia per terra; iniziai a tirare fuori i miei vestiti, e presi dall’armadio
i pochi appendiabiti rimasti; quando pensai che gli abiti che avevo tirato fuori potessero bastare per quei 10 giorni
a Cocoa Beach, iniziai a rimettere tutti gli appendini strapieni di magliette e pantaloni nell’armadio.

Appena mi girai per prendere i rimanenti, notai che i piccoli occhietti di Camilla stavano puntando nell'armadio il mio vestito
da sera, un vestito che mi era stato regalato da mia madre poco prima che se ne andasse di casa, senza
farci avere più sue notizie, e che allora mi stava grandissimo.

< Metterai quello stasera? > mi domandò sedendosi sul letto già mezzo sfatto.

< Stasera? > chiesi, non capendo.

< Perché? >

< Ma come? Non sai che stasera c’è la festa di benvenuto nella discoteca dell’hotel!? Mamma mia ragazza…
sei proprio messa male! >  Fece roteare gli occhi, scuotendo lentamente la testa.

La guardai con disappunto, increspando la bocca e inarcando il mio sopracciglio sinistro;

quella ragazza mi stava antipatica a pelle.

< Si, lo metterò stasera. > affermai con tono deciso.

Lei fece spallucce e andò a chiudersi in bagno, proprio quando avevo bisogno di andare a fare una doccia;
alla fine uscì mezz‘ora dopo, costretta dalle mie implorazioni.

Entrai in bagno con le mie asciugamani e il mio beauty case,chiudendo subito la porta a chiave.

Appoggiata alla porta, sentivo le altre chiacchierare e ridacchiare, ma non riuscivo a distinguere le loro parole;
non si capiva proprio niente…molto probabilmente mi stavano già prendendo in giro per la mia, direi epica, entrata
nella stanza.

" Ma perché sono così goffa!? " singhiozzai.

Mi spogliai lentamente…presi shampoo e bagnoschiuma ed entrai nella doccia.

L’acqua iniziò a scendere tiepida, e insieme allo shampoo percorse i lineamenti del mio corpo, partendo dalla testa, passando
per le scapole, la schiena, il sedere, le gambe, ed infine le caviglie.

Mi lasciai travolgere da quella magnifica sensazione di libertà, pulito e armonia;

lasciai che l’acqua trasportasse via con sé anche tutti i miei pensieri;

quel giorno era stato un inferno, tutto era andato storto, tutto era andato in modo diverso da come me lo ero immaginato mille
e mille volte.

Poi un certo punto mi venne in mente lui.

Quel ragazzo dagli occhi talmente belli da far mancare il fiato.

Quel ragazzo dai capelli corvini, che scriveva e riscriveva parole con la mia penna.

“Potevo parlargli cavolo! Che stupida!” pensai, scostando la tenda della doccia per uscire;

ero talmente soprappensiero che non mi accorsi che stavo per poggiare il piede sinistro sopra una pozzanghera d’acqua e
bagnoschiuma…

Non appena toccai il pavimento, scivolai all’indietro e picchiai la testa contro il bordo della doccia;

caddi a terra tra rovinosamente, trascinando con me la tendina giallognola tutta bagnata della doccia.

***

< Hei Diletta! Dài, riprenditi! >

Aprii un occhio, ma vedevo tutto offuscato…sentivo una voce che mi chiamava, ma sembrava lontana anni luce, e feci
fatica a distinguere di chi fosse.

< Non statele così vicine! > parlò una seconda voce.

Piano, piano misi a fuoco le facce di chi mi stava parlando.

Due mani forti mi stavano reggendo il busto, comandate da un ragazzo carino, ma non bellissimo.

Aveva i capelli corti e biondi, l’apparecchio ai denti e gli occhi color nocciola.

E io ero nuda.

< Oddio. > Dissi alzandomi di botto.

La testa mi girò vorticosamente.

< Tranquilla, stai sdraiata e stai calma. Ti ho vestita prima di chiamare Jei. > mi disse Rossana mettendomi di nuovo giù.

< Fortuna che Dafne sapeva scassinare una serratura! Se no eri ancora qui dentro! >

Alzai lo sguardo verso la porta spalancata; sullo stipite c’era Dafne, che osservava la scena.

< Grazie. > Mugugnai.

< Di niente. > Rispose lei, voltandosi e andandosene.

Rimasi sdraiata ancora per un po’, poi decisi di alzarmi.
Il ragazzo, Jei, mi aiutò.

< Grazie ancora. > gli sorrisi, imbarazzata.

< Figurati! Comunque, io sonoJei, piacere di conoscerti! > ricambiò il sorriso, facendosi stringere la mano.

Sembrava un bravo ragazzo.

< Bene, ora che stai meglio puoi prepararti per la festa! Tanto hai solo un bernoccolino, non si noterà neanche se
sistemi bene i capelli! > gracchiò Camilla.

Rossana la fulminò con lo sguardo e sbuffò.

< Sei sempre la solita! Fosse capitato a te, che ti dicessero una cosa del genere, ti infuriavi e mandavi tutti a quel paese. >

Camilla fece una smorfia, prese la sua trousse e si mise a truccarsi davanti allo specchio.

< Te la senti di venire? > mi chiese Rossana.

Feci cenno di si con la testa ancora dolorante.

< Beh, ragazze, vado a prepararmi anche io! Ci si becca dopo. > Jei ci interruppe e ci salutò, uscendo chiudendosi la porta
alle spalle.

Andai verso l’armadio e presi il mio vestitino. Era un po' corto, drappeggiato, tutto nero a parte due fasce bianche: una appena sotto
il seno, e l’altra verso il basso, chiusa da un fiocco nero.

Mi feci aiutare da Rossana ad allacciare la cerniera, e poi decisi di farmi truccare e sistemare i capelli da quella noiosa di Camilla,
che aveva insistito tanto per farlo;

alla fine fui soddisfatta, non truccava male, anzi!

Aveva raccolto i miei capelli castani e ricci con delle forcine, in modo che qualche ciuffo mi ricadesse sulle spalle, poi mi aveva
messo un filo di fondotinta, un po’ di terra sulle guance, e mi aveva fatto un trucco “Smokey” nero e bianco;
infine un bel po’ di mascara e lucidalabbra avevano coronato il tutto.

Mi sentivo bella, e la mia autostima aumentò un pochino.

Tutte, in camera, eravamo pronte.

Uscimmo insieme, e ci fiondammo con i nostri tacchi 12 nell’ascensore che, già strapieno, stava per chiudersi.

Ed eccoci alla fine del secondo capitolo di questa mia strana creazione! Spero sia stato di vostro gradimento, e che non ci siano errori;
se ci dovessero essere, vi prego fatemelo sapere! Provvederò subito a correggerli!!;D
Vi ringrazio moltissimo per le recensioni che mi avete lasciato nel primo capitolo! Sono stata veramente felice!! uno speciale ringraziamento per le persone che recensiranno!!
Un salutone! A domenica prossima con il terzo capitolo di "MiAmi?"

   

 

                                                                                                                                                   Sara

   
 
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