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Autore: Ecchan    24/04/2006    2 recensioni
In un modo in bilico fra passato e futuro, la storia e i segreti di una ragazza. Tratto da un mio sogno.
Genere: Romantico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C'era una volta un mondo parallelo a quello da noi conosciuto, un mondo che racchiudeva in sè elementi del futuro del presente

C'era una volta un mondo parallelo a quello da noi conosciuto, un mondo che racchiudeva in sé elementi del futuro del presente e del passato. In una grande città/stato sul mare correvano sia su rotaie di ferro che si stagliavano nel cielo, sia sotto la superficie dell'acqua, treni veloci che trasportavano ogni giorno milioni di persone che si recavano, nella noiosa routine giornaliera, al posto di lavoro. Nella medesima città giravano per le vie grandi draghi dalla coda piena di grossi pungiglioni taglienti come lame, anch'essi adibiti al trasporto di persone grazie a delle costruzioni che essi portavano diligentemente sulla schiena. Ogni essere umano di questa nazione sapeva utilizzare la magia, anche se pochi eletti erano in grado di svilupparla a pieno. La cittadina era viva e piena di colori, i palazzi si elevavano fino al cielo, incredibilmente limpido. In una giornata come tante altre, una giovane ragazza diciottenne, appena trasferitasi da chissà quale città, visitava con i nuovi compagni di classe un noioso museo di chissà quali rarità appartenute ad un’era antica. La fanciulla era di statura media, viso gentile e sorriso sempre dipinto sul volto, i lunghi capelli castani raccolti in una coda, aveva indosso la divisa della scuola. Il gruppo seguiva con scarso interesse ciò che diceva un signore di mezza età panciuto, baffuto e grigio, la loro guida, che sapeva rendere, se ciò fosse stato possibile, ancora più noiosa quella piccola gita. La ragazza però sembrava quasi non sentire le parole dell'uomo, concentrata com'era ad ascoltare le parole di un suo compagno, anch'esso un giovane ragazzo diciottenne. Egli era alto, capelli scuri, corti e scarmigliati e aveva una figura asciutta, ma ciò che di lui colpiva di più la ragazza era il radioso sorriso che sapeva mostrarle: era l’amico a lei più caro, nonostante l’avesse conosciuto da poco, adorava stare in sua compagnia a parlare del più e del meno, poter ridere insieme a lui era ciò che aveva reso questi ultimi giorni così belli al suo ricordo. “ Un amico? Sarà questo ciò che provo realmente per lui? Quando sto con lui il mio cuore è più leggero, mi basta la sua presenza perché questa gita appaia divertente ai miei occhi. In fondo non mi interessa se è solo un’amicizia, vorrei solo che questi bei momenti si ripetessero all’infinito…”. Il giovane ragazzo continuava nei suoi discorsi e rivolgeva la sua attenzione solo a lei per tutta la durata della visita. “Bene ragazzi, ora avete un po’ di tempo libero che potete utilizzare o per terminare da soli la vista del museo o per mangiare. Ci vediamo all’uscita, tutti puntuali ovviamente” la guida, con la sua voce monotona  e inespressiva si congedò da loro, incamminandosi con passo lento verso la zona più interna dell’edificio, scomparendo alla vista dei ragazzi. “Che ne dici di continuare a girare per il museo ancora per un po’?” il ragazzo, sorridendo alla fanciulla, la prese per mano senza aspettare risposta, incamminandosi verso una zona che non avevano visitato con l’anziano cicerone “Mi hanno detto che questa è la zona più interessante, non avevo dubbi che quel vecchio non ci avrebbe portato…” “Ehi, ma sono tutti andati a mangiare, non ci sarà nessuno da quella parte.” “…” il ragazzo si fermò improvvisamente, si fece serio e tenendo ancora per mano la ragazza si voltò verso lei. La guardò per un attimo negli occhi rimanendo per un attimo in silenzio: “Ecco…io ti devo parlare…è una cosa importante.” Si trovavano in una stanza un po’ in penombra, molto diversa dalle altre,  arredata in stile occidentale ottocentesco dove erano esposti diversi monili, probabilmente appartenenti allo stesso periodo. Un poco imbarazzata, la ragazza distolse per un attimo lo sguardo: che voleva dirle il ragazzo? Forse era stata troppo appiccicosa in questi ultimi giorni e voleva dirle di lasciarlo respirare un po’? Effettivamente in quel periodo aveva passato tutto il suo tempo libero con lui, non conoscendo nessun altro…Si accorse che era la prima volta che si metteva a fare pensieri simili e si preoccupava di tali cose, e se  il sentimento che provava per questo ragazzo l’avesse cambiata? Per un attimo il suo sguardo fu attratto da un oggetto riposto su di un mobile di legno scuro ricco di intagli: il monile era ricco di pietre preziose, forse rubini e ad un primo sguardo sembrava uno specchio appartenuto a chissà quale principessa. Improvvisamente desiderò ardentemente di toccarlo, di sfiorare quel particolare oggetto, che stranamente non era riposto in alcuna teca. Il ragazzo notò lo sguardo di lei e guardò il monile, un’espressione spaventata apparve sul suo volto: rapidamente afferrò la mano di lei che si protraeva verso quell’oggetto e gridò “No, non farlo! Che diavolo ci fa un oggetto simile qui?” La ragazza lo fissò per un attimo, un’espressione spaesata in viso: “Sai cos’è?” “Tu non puoi saperlo perché ti sei trasferita da poco, ma qui da noi quell’oggetto è molto famoso: se chi lo tocca è prossimo alla morte, esso gli mostra il momento ultimo della fine…” “ Ma se il giorno della morte non è vicino non accade nulla, giusto? Allora che problema c’è?” disse lei, cercando di divincolarsi, ancora attratta da quello specchio prezioso. Il ragazzo non lasciò la presa, anzi la cinse fra le braccia, sussurrandole all’orecchio con voce preoccupata: “Non farlo, ti prego, si raccontano storie spaventose su quello specchio, è un oggetto maledetto. Non voglio che ti accada qualcosa…io…credo di essermi innamorato di te.” Presa alla sprovvista la ragazza rimase basita per qualche attimo, guardò il ragazzo negli occhi e poi, si sciolse in un sorriso, ricambiando l’abbraccio di lui. Era così felice, lui era innamorato di lei, proprio di lei, ed era lì che la guardava sorridendole dolcemente come sempre. Delle lacrime di felicità le bagnarono un poco gli occhi, ma cercò di cacciarle via, come per mantenere un certo contegno. Improvvisamente nella stanza, già un poco buia, si palesò una grossa ombra di un uomo: ”Non credevo che ci fosse qualcuno qui… Incredibile che dei giovani siano più interessati al museo che a fare baldoria fuori, sono quasi commosso.” Riconobbero quella voce monotona e profonda: era l’uomo che aveva fatto loro da guida per il museo. Entrato nella stanza, si mise a camminare con passo lento, le mani dietro alla schiena che lo rendevano in posizione eretta, ma accentuavano ancora di più il suo enorme pancione, i baffi e i capelli grigi per ordinati, un abito con fantasia scozzese di color verde bottiglia e nero. I due ragazzi si guardarono l’un l’altro interrogativi, che voleva quell’uomo? Di sicuro non era lì per visitare quella particolare stanza, conosceva il museo a memoria! Quando l’uomo fu vicino a loro si avvicinò alla ragazza, studiandola in silenzio per un momento. “ E così ho sentito dire che lei viene da un’altra città, è esatto signorina?” “Sentito dire?”pensò per un attimo la ragazza “Chi mai si sarà messo a chiacchierare dei fatti miei con quest’uomo?” rimase in silenzio per un attimo, poi con decisione rispose: “Sì, è esatto, vengo da una piccola città a Sud” “ Ma davvero? Che strano, anche io sono nato a Sud, ma non ho mai sentito nessuno con un accento come il vostro… e soprattutto se venite da tal luogo dovreste ben sapere che è un disonore per una giovane donna portare un abito slacciato in quel modo!” La divisa della ragazza, infatti, era un poco sbottonata all’altezza del collo e del decolté. Questa con un gesto veloce afferrò i due lembi di questa e con tono incerto disse: ”Oh…ma certo…che sciocca dimenticarlo…” Il ragazzo osservò la strana scena dubbioso, portando lo sguardo dalla ragazza all’omone antipatico e vice versa; anche lui non conosceva per nulla il passato della ragazza, ma non per questo gli pareva un buon motivo attaccarla così! Improvvisamente l’espressione del vecchio uomo baffuto, cambiò passando da maliziosa ad una smorfia d’odio e disprezzo: “Sapete, da mesi i maghi della nazione stanno controllando gli estranei che nell’ultimo periodo sono entrati nella nostra amata città/stato… non ne son giunti molti, pochi si arrischiano in un pericoloso tragitto che bisogna affrontare per poter giungere in un'altra nazione…E VOI! VOI SIETE L’UNICA CON DELLE ORIGINI TOTALMENTE INVENTATE!” “ CHE STATE DICENDO? CON CHE PROVA MI ACCUSATE DI ESSERE UNA BUGIARDA?” gridò la ragazza, rossa in viso per la rabbia. “Che faccia tosta che avete, mentite ancora? Due son le prove che mi rendono sicuro di ciò che affermo: il vostro accento, tipicamente dell’ovest e non del sud, e la vostra completa ignoranza sulle usanze della terra che voi additate come vostra. Prima vi stavo mettendo alla prova: al sud non esiste alcuna regola riguardante un modo onorevole di vestirsi per le donne…NON SIETE ALTRO CHE UNA BUGIARDA! SIETE VOI L’ASSASSINA CHE HA ATTENTATO ALLA VITA DELL’IMPERATORE! VOI, E NESSUN ALTRA!” “ COME OSATE VOI!” urlò il ragazzo, furente per la rabbia. Quell’ uomo era solo un pazzo, un vaneggiatore! Come poteva una ragazza così fragile, così gentile, ad essere una spietata assassina? Alcuni giorni prima aveva letto di quell’attentato nel quale l’imperatore della nazione era rimasto gravemente ferito. I molti testimoni avevano parlato di una giovane maga, trasformata in un essere volante metà uccello/ metà donna che era fuggita da una delle finestre delle stanze private del reggente. Ma non poteva essere lei, no! In alcun modo! Si voltò verso di lei, cercando di trasmetterle sicurezza, cercando di dirle “Ti proteggerò io!” Quando la vide però, rimase paralizzato: la ragazza era seria in volto, mostrando un’espressione furba che non le aveva mai visto fare. Parole di ghiaccio uscirono dalla bocca di lei: “ E così la mia tranquillità e finita, eh? Temo proprio d’essere io la giovane ragazza che cercate, ormai non posso più negarlo”. Il ragazzo si sentì morire dentro: era falso, era una bugia, non poteva essere! Con un urlo di rabbia l’uomo baffuto si scagliò contro la ragazza che schivò il colpo molto facilmente, compiendo un balzo indietro. Rapidamente diede uno sguardo intorno, alla ricerca di un’arma: vide lo specchio e non esitò ad afferrarlo, con l’intenzione di usarlo per colpire il grosso uomo. Improvvisamente l’antico monile brillò, la stanza si fece buia intorno ai tre e innanzi ai loro occhi apparve una scena: la giovane ragazza adagiata sull’asfalto, immersa in una pozza di sangue, una lacrima che riga il suo viso, ma un debole sorriso sulle sue labbra. Lo specchio aveva loro rivelato il momento della morte della ragazza, un momento che probabilmente sarebbe giunto a breve. Rimasero tutti immobili per un attimo, la debole luce tornò ad illuminare la stanza del museo, il silenzio troneggiava fra loro. “E così la tua vita durerà ancora per poco, chissà chi sarà a darti il colpo di grazia, forse…IO?” Con un sorriso maligno l’uomo si scagliò nuovamente contro questa, ancora distratta per ciò che aveva appena visto. Improvvisamente però, il ragazzo si frappose, bloccando l’attacco del vecchio e urlando disperatamente: nonostante lei gli avesse mentito, nonostante lei avesse tentato di uccidere un uomo, nonostante tutto questo lui non poteva permettere che quella terribile scena si realizzasse. Avrebbe fatto di tutto, anche usato quel poco di magia che un civile come lui poteva padroneggiare, per cambiare il destino che lo specchio aveva mostrato loro. Cercando di difenderla venne colpito da un forte pugno dell’uomo che lo costrinse sulle ginocchia e la ragazza vedendo ciò tornò in sé: anche se era quello il destino terribile che l’aspettava, anche se fosse morta, c’era una sola cosa che lei poteva e desiderava fare: non avrebbe mai permesso che quel ragazzo venisse coinvolto, ferito o persino peggio, per causa sua, un’assassina, cresciuta fin dalla nascita al solo scopo di uccidere. Lui l’aveva fatta sentire bene, l’aveva fatta sentire felice, i ricordi con lui erano il suo tesoro più grande, voleva stare con lui, ma non poteva coinvolgerlo in questa torbida storia. Assunse un’espressione di ghiaccio, si avvicinò al ragazzo e lo spinse via: “ Non t’immischiare!” disse con un tono duro. Fu avvolta da una luce accecante, una magia, che la trasformò in un essere metà donna e metà uccello, spalancò la finestra e si gettò di sotto, spiccando il volo sopra il mare tranquillo e fra le enormi costruzioni in ferro dei ponti sui quali passavano i treni. “Non mi scapperai!” l’uomo baffuto si lanciò all’inseguimento di quella, materializzando con la sua magia sviluppata un macchinario che lo rendesse in grado di volare e scaraventandosi fuori dall’ampia finestra. Il ragazzo senza pensarci due volte si buttò anch’egli all’inseguimento di quella, riuscendo con la sua poca magia, grazie al grande desiderio di salvarla del suo terribile destino, a trasformare le proprie braccia in ali: nonostante tutto credeva ancora nella dolce ragazza che aveva conosciuto, credeva nelle cose che si erano detti e raccontati in quei giorni felici insieme, non poteva lasciarla sola. Riuscì a volare sempre più veloce rincorrendola nel cielo e perfino sottacqua, fino ad arrivare nel centro della città. Il vecchio uomo stanco di quel folle inseguimento, decise di passare all’azione, non curandosi della presenza del ragazzo, frapposto fra lui e la ragazza. Scagliò un potente incantesimo che avrebbe distrutto entrambi senza pietà, nonostante si trovasse nel centro abitato, proprio mentre un drago trasportatore passava in mezzo alla strada, vicino a loro. La ragazza notò l’attacco: quel pazzo avrebbe colpito anche il ragazzo, l’avrebbe di sicuro ucciso! Bloccò improvvisamente la sua fuga, raggiungendo più veloce che poteva il ragazzo da lei amato che ancora seguitava a rincorrerla. Lo spinse di lato con decisione, riuscendo così a salvarlo dal colpo del vecchio baffuto. Il colpo sfiorò la ragazza ed esplose lì vicino: la ragazza fu sbalzata via, finendo vicina al drago trasportatore che, spaventato per l’esplosione e vedendola la colpì con decisione con la coda acuminata, facendola precipitare sull’asfalto. In una pozza di sangue, la ragazza esalò l’ultimo respiro: era immensamente triste, non avrebbe più potuto rivedere il ragazzo che più aveva amato nella sua vita, ma un  debole sorriso apparve sulle sue labbra, lui era salvo, e questo era tutto ciò che importava.

  
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