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Autore: Defyingravity    22/08/2011    2 recensioni
E se Kurt non fosse disposto ad aspettare Blaine per sempre?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti!!
Spero la vostra estate stia procedendo nei migliore dei modi :)

Prima di tutto mi devo scusare per il tremendo ritardo nel postare questo capitolo, ma tra impegni vari e Ferragosto... ho avuto poco tempo per scrivere.
A proposito di Ferragosto come avrete visto dal titolo del capitolo, questo non tratterà esattamente dell’estate... So cosa state pensando: questa parla di estate, mare, sole, Agosto e se ne esce con palle di neve? È scema?
La risposta?
Credo di sì XDDDD Ma l’arco narrativo lo richiedeva XD

Bando alle ciance, vi lascio alla lettura, spero davvero che vi piaccia!
E vi prego, vi prego, vi prego, vi prego, vi prego, lasciatemi dei commenti per farmi sapere cosa ne pensate, ci terrei davvero davvero tanto.
Buona lettura!

Come sempre, non possiedo Glee nè i personaggi presenti nella storia. *uff*


*****



Chapter 6: Snowballs




*****






Where are you Christmas?
Why can`t I find you?
Why have you gone away?


Blaine Anderson amava il Natale.

Era una festa che lo avevasempre riportato alla sua infanzia, la dolce e spensierata infanzia di cui sentiva terribilmente la mancanza; amava le decorazioni e le luci che riempivano ogni singolo posto, gli davano un senso di allegria e calore che solo quel periodo riusciva a dargli.


Where is the laughter
You used to bring me
Why can't I hear music play?




Blaine amava il Natale almeno da quando ne avesse memoria e ricordava perfino la sua prima piccola chitarra ricevuta quando era bambino da suo padre, grande sostenitore dell’arte.
Il Natale era sinonimo di allegria, spensieratezza, purezza e leggerezza come la neve, ma più di tutto il Natale voleva dire amore.
Non era così?
Non era forse la prima e più importante cosa che si spiegava ai bambini?
“Il Natale vuol dire amore, passare del tempo in famiglia e con i proprio cari.”


My world is changing
I'm rearranging
Does that mean Christmas changes too?



Ma a quanto pareva in casa Anderson non era esattamente così, almeno non da alcuni anni.


Where are you Christmas?
Do you remember?
The one you used to know



Blaine aveva sempre amato i pranzi di Natale, passare del tempo con i propri cari attorno ad un tavolo bandito di ogni tipo di cibo, era una delle cose che adorava di quella festività, se si aggiunge che da piccolo aveva sempre qualcosa con cui giocare o comunque da andarne fiero.

Si poteva definire il giorno perfetto. Soprattutto perché amava passare il tempo con i suoi cugini, amava poi uscire dalla casa per addentrarsi nel gran giardino coperto dal manto bianco e giocare con la neve, soffice, da sembrare panna montata, ma fredda come il ghiaccio.



I'm not the same one
See what the time's done
Is that why you have let me go?



Le cose però iniziarono a cambiare, Blaine crebbe ed conobbe sé stesso, i suoi gusti, la sua vera realtà, una realtà che a suo padre non piacque, talmente tanto che da quel giorno ogni cosa cambiò.
Il Natale era sempre lo stesso pranzo attorno ad un tavolo in una grande ed affollata stanza, era sempre neve, luci, decorazioni, abeti, angeli, cori natalizi, ma non era più lo stesso amore, qualcosa era cambiato, qualcosa di grande, anche se non sembrava, più grande di quanto un singolo giovane cuore potrebbe reggere.
Da quando aveva fatto coming out, tutto era cambiato, il rapporto tra padre e figlio Anderson era diverso, si era incrinato, sembrava che l’uomo non guardasse più il suo ragazzo con lo stesso sguardo orgoglioso che gli rivolgeva prima, sembrava cercasse costantemente di cambiarlo, di renderlo ciò che non era: ora il Natale erano solo gelidi auguri, non più né abbracci, né feste, né lunghe conversazioni.
Per questo Blaine associava il Natale alla sua infanzia, il periodo della sua vita in cui tutto sembrava andare bene, lo associava ai ricordi più gioiosi che aveva con sua famiglia.


You and I were so carefree
Now nothing easy
Did Christmas change?
Or just me..



Il cantante solista degli Warblers finì di cantare e si allontanò dalla finestra, da dove aveva guardato la neve cadere fino a quel momento. Ignorò gli occhi bagnati e le lacrime che lentamente iniziarono a rigargli la guancia, uscendo silenziosamente dalla stanza degli Warblers.
Il Natale non sarebbe mai più stato lo stesso.


*****


Gli Warblers erano sparsi nell’aula di canto, tutti intenti ad addobbare la sala con le classiche decorazioni natalizie, quando dal silenzio si sollevarono dei suoni allegri ed armonici. Al iniziò a cantare, allontanandosi dal gruppetto in cui era, per poggiare un braccio sulla spalla di Pedro, intento a decorare l’albero di Natale con le palline rosse e blu.



Just hear
Those sleigh bells
Jingle-ing
Ring ting
Tingle-ing too



Dietro il cantante il coro canto all’unisono:


Come on


Pedro sorridente lanciò un’occhiata al suo compare, iniziando a cantare a sua volta, muovendosi a tempo con la canzone, senza smettere di decorare il suo albero:



It's lovely weather
For a sleigh ride
Together with you



Riker e Nick posarono le due statue d’angelo accanto alla porta, arrivando al centro della stanza a braccetto con grandi passi a ritmo di musica:



Outside
The snow is falling
And friends
Are calling "you hoo"
Come on
It's lovely weather
For a sleigh ride
Together with you



I due se ne andarono dal centro indicando con un ampio gesto del braccio David, che si separò dal gruppo che decorava le finestre, piombando al centro della stanza con un elegante salto:



It's a marshmallow world in the winter
when the snow comes to cover the ground
it’s the time for play, it's a whipped cream day
I wait for it the whole year round.



Francis comparve al suo fianco, appoggiando una mano sulla spalla del suo amico.



Those are marshmallow clouds being friendly
in the arms of the evergreen trees
and the sun is red like a pumpkin head
it’s shining so your nose won’t freeze.



Fu la volta di King e Nelson che, fermi alle decorazioni sui mobili, uno accanto all’altro, iniziarono a saltellare a tempo alternandosi.



Giddy-yap, giddy-yap
Giddy-yap, let's go
Let's look at the show
We're gliding along
With the song
Of a wintry fairy land



Blaine passò dietro a King e Nelson, attraversò la stanza agitando una palla di neve in mano:



World is your snowball
See how it grows
That’s how it goes
Whenever it snows
World’s your snowball
Just for a song



Passò l’oggetto a Kurt, il quale sorridente la posò sul tavolino e si mise a cantare, camminando attorno alla stanza:



We're gliding along
With the song
Of a wintry fairy land



Questa volta a lui si unì Blaine, formando un duetto:


We're gliding along
With the song
Of a wintry fairy land

Our cheeks are nice
And rosy
And comfy cozy are we
We're snuggled up
Together like two birds
Of a feather would be
Let's take the road
Before us
And sing a chorus or two
Come on
It's lovely weather
For a sleigh ride
Together with you



I due ragazzi si sorrisero l’uno all’altro, in mezzo agli applausi e le decorazioni che furono lanciate in aria.
«Nevica!» esclamò con entusiasmo Riker appoggiando una mano sull’alta finestra. «Ancora?» chiese con aria quasi stufa King, che stava seduto su uno dei divani con telecamera in mano.
«Nevica davvero?» Al scattò in piedi e con velocità si precipitò alla finestra. «Nevica, nevica!» disse con entusiasmo.
«Usciamo vero?» questa volta fu Nick a parlare, il quale come risposta ottenne:
«Me lo stai davvero chiedendo?» da parte del suo inseparabile amico.
«E se avessimo ancora le prove?» fu Wes a parlare, alzandosi ed intrecciando le braccia al petto.
«Oh ti prego, Wes.» disse Riker voltandosi verso di lui aria esasperata «Siamo arrivati primi alle Provinciali, andremo alle Regionali! Credo che un po’ di divertimento ce li meritiamo!» continuò con un ghigno «E poi... non ti crede nessuno.»
«Sappiamo che anche tu muori dalla voglia di scendere.» ghignò Nick, con una mano già sulla maniglia.
«Cacchio!» imprecò Wes, liberando le sue braccia dalla stretta «Era davvero così evidente?»
David seduto dietro di lui scrollò le spalle:
«Io opto per la tua pessima recitazione.» Il suo amico roteò gli occhi, mentre gli altri ragazzi sghignazzavano alla battuta. «Ok, ho capito, comunque credo che...» iniziò a dire Wes, voltandosi verso la porta, che però trovò aperta. «Ehi, aspettate, dove sono spariti Nick e Riker?»
«E te lo stai davvero chiedendo?» sentì domanda Fran.
«Da quando in qua stanno ad aspettare te?» questa volta fu Nelson, che si stava già mettendo un cappotto, a fare la domanda.
«Ragazzi, vamos?» Pedro sbucò alla porta, vestito con una pesante giacca ed una sciarpa che gli penzolava dal collo.
«Ovvio!» esclamò Al, dandogli una pacca sulla spalla per sparire dalla vista degli altri.
«Vi seguo, devo riprendere!»
«Ehi!» li chiamò Wes, vedendo tutti i ragazzi sparire dalla stanza. «Aspettatemi, arrivo anch’io!» e partì alla rincorsa degli altri, fiancheggiato da David che gli diede una scherzosa pacca sulla spalla.


*****




Nel grande giardino intorno alla Dalton, si sentivano dalle urla alle risate, un gruppo di ragazzi, chi vestito con la giacca a vento, chi con solo la giacca dell’uniforme era completamente impegnato in una lotta a palla di neve.
«Ahi!»
«Preso!»
«David!»
«Nelson!»
«All’attacco!!»
Wes si vide arrivare otto palline di neve verso di lui, che lo colpirono in diverse parti del corpo.
«Questa me la pagate!» urlò di rimando piegato in due.
«Ti aspettiamo!» sentì urlare da Riker.
Fran era piegato su sé stesso, intento a fare un’altra pallina da lanciare a chiunque gli fosse capitato sotto tiro, quando improvvisamente si sentì qualcosa di gelido spalmarsi nei capelli.
«Questa è per ieri sera!» ridacchiò Al, mentre scappava a grandi passi dal suo compagno di stanza.
«Oddio, ma è gelida!» urlò lui cercato di togliersene il più possibile dal capo.
«Ma dai, fratello. È neve!» disse sarcasticamente Nelson comparso al suo fianco. Il suo amico biondo lo guardò per un secondo, prima di spalmare a sua volta della neve nei suoi folti capelli ricci.
«Oh mio dio, è fredda!» urlò.
«Ma dai, fratello. È neve!» gli fece il verso l’altro, scappando dal malcapitato che aveva appena iniziato a rincorrerlo con della neve in mano.



Kurt era appena arrivato nel campo di battaglia, si guardava scrupolosamente intorno nella speranza di non essere beccato da niente, ma di prendere in pieno qualcuno intento nella fuga, ma un leggero colpo sulla schiena attirò la sua attenzione.
Qualcuno lo aveva colpito con una palla di neve, lasciando sul suo doppiopetto nero una macchia bianca, il ragazzo sollevò lo sguardo, ribattendo senza neanche guardare chi fosse. Accadde tutto così velocemente che neanche se ne rese conto.
«Ouch!» sentì urlare, nello stesso istante in cui la palla colpì dritto nella fronte Blaine. Kurt corse in direzione del corpo che stava cadendo sul manto bianco.
«Oddio Blaine, scusa!» si precipitò, piegandosi a terra. «Ti ho fatto male?»
«No, no.» lo rassicurò il moro, strofinandosi la fronte «è parecchio fredda.»
«Ma dai, fratello. È neve!» urlò Fran da dietro, cercando di pararsi da Nelson che stava sempre cercando di vendicarsi. Kurt e Blaine li guardarono sparire tra gli altri ragazzi, il primo con uno la fronte aggrottata e l’altro con un sorriso stampato in volto.
«Mi dispiace per averti colpito comunque.» spezzò il silenzio Kurt, guardando la fronte del suo amico; la neve aveva completamente liberato i capelli di Blaine dalla sua solita morsa del gel, lasciandoli liberi in piccoli riccioli scuri, schiacciati sulla testa dall’acqua. Kurt sorrise involontariamente, era la prima volta che vedeva il suo amico senza gel e doveva ammettere che stava parecchio bene.
«Devi smetterla di scusarti...» disse Blaine, cercando il suo sguardo «Non è niente. E poi...» il ragazzo scattò, mettendosi in ginocchio e lanciò un po’ di neve in faccia a Kurt, il quale riuscì solo a chiudere gli occhi «almeno ho un motivo per vendicarmi!»
Togliendosi la neve dal viso con diverse smorfie del viso, Kurt aprì gli occhi scattando in piedi:
«Ti conviene correre, canarino dei miei stivali!» urlò, prendendo una manciata di neve da poter lanciare al suo fuggitivo.
Iniziarono a rincorrersi, lanciandosi a vicenda delle pallate di neve, e mano a mano che continuavano, altre persone si aggregavano a Kurt.
«Ehi, è un complotto questo?» chiese Blaine scherzoso da dietro un albero.
«Esci fuori, piccolo hobbit...» lo chiamò Wes con un ghigno sul volto.
«Ci sono gli zii che ti aspettano qui...» continuò David ridacchiando con la palla in mano. Kurt ridacchiava, mentre si guardava attorno in cerca di un modo di raggiungere Blaine senza essere notato.
«Forza, Blaine. Esci, sarà più indolore di quello che pensi.» lo chiamò Nelson, lanciando in aria la sua pallina bianca.
«Blaine, mi si stanno scaricando le batterie, andiamo, esci!» lo chiamò King, che era stato tutto il tempo a filmare la battaglia con la sua telecamera.
In quel momento si sentì un urlo di due diverse voci, Blaine cadde a terra, placcato da Riker e Nick.
«Sei nostro!» urlarono questi ultimi affogando il loro amico nella neve fresca. Il malcapitato cercava in ogni modo di liberarsi dalla stretta, cercando di rigirarsi per ribaltare la situazione.
«Ehi, Kurt.» sentì sussurrare da Pedro al suo orecchio. Il ragazzo girò leggermente la testa, guardando l’ispanico alto più o meno quanto lui.
«Prendi la telecamera di King, e noi lo stenderemo.» borbottò Al che comparve all’altro suo fianco.
Il castano si voltò tranquillamente, arrivando accanto al nipponico, senza rientrare nel campo della ripresa, senza dire niente rubò letteralmente dalle mani la telecamera prima che il suo proprietario potesse controbattere, fu preso da Al e Pedro che lo buttarono, accanto a Blaine, nella neve fresca.
«Ecco a voi, signore e signori... King e Blaine.» annunciò Kurt, riprendendo il tutto, avvicinandosi velocemente al riccio.
«Tocca anche a te, caro.» si sentì dire da Fran, che gli prese la macchina dalle mani «Come rito di iniziazione per essere entrato negli Warblers.»
Kurt lo guardò stranito: «Cosa-» ed improvvisamente si sentì prendere dal braccio e fu immerso, anche lui, nella neve fresca.
«I capelli!» urlò, prima di scoppiare a ridere, cercando di liberarsi dalla presa del sorridente Blaine.


*****




«Io vi ammazzo! Oh mio dio, sto morendo di freddo, sono bagnato fradicio! E pensare che ero asciutto prima che voi... voi...» King entrò a grandi passi dentro l’edificio della Dalton, lasciando la porta spalancata alle sue spalle. Era furioso, non era stata una sua intenzione giocare con la neve, lui avrebbe dovuto riprendere tutto, ed invece, come sempre si era ritrovato a fare tutt’altro.
«Ti buttassimo nella neve fresca?» arrivò ridacchiante Al, che gli diede una leggera spinta. «Sì!» strillò il giapponese furioso.
«Amigo, quanto sei brontolone! Dillo che ti sei divertido!» intervenne Pedro, restituendo la telecamera al suo proprietario.
King scosse più volte la testa con gli occhi rivolti verso l’alto, si allontanò dagli altri due ragazzi furioso:
«Sperate per voi stessi che non sia entrata neanche una goccia d’acqua dentro.» borbottò sparendo verso la sua stanza, senza notare Al e Pedro sghignazzare alle sua spalle.
«Cavoli, che freddo.» borbottò tremante Nick, coprendosi il più stretto possibile tra le sue stesse braccia.
«Vi prego, sbrighiamoci ad entrare, sento che mi si staccheranno le punte delle orecchie.» brontolò in preda ai brividi Riker, scappando con il suo compare nella propria camera.
Blaine entrò nella scuola con le mani ben coperte sotto le sue ascelle, rannicchiandosi quanto più potesse su sé stesso, nella speranza di scaldarsi e di frenare i brividi che lo avevano completamente invaso.
«Stai bene, Blaine?» chiese Kurt in tono preoccupato, avvicinandosi al suo amico.
«Ho solo un po’ di freddo.» rispose, togliendo lentamente le mani dal loro riparo «Credo di aver perso la sensibilità alle dita.» i suoi palmi erano rossi fiammanti, non un segno buono per quanto entrambi ne sapevano.
«Blaine, ma stai praticamente congelando! Rimettitele dov’erano, subito!» esclamò Kurt, che fu quasi travolto da Wes e David.
«La doccia è mia!» urlò il primo.
«Prima mi devi prendere!» rispose l’altro che correva poco davanti a lui.
«Credo che questo significhi che dovrò aspettare per la doccia.» osservò Blaine, osservando i suoi compagni di stanza scappare.
«Siamo in due. Ne avevo bisogno per far sciogliere questi ghiaccioli ai piedi, a dire il vero.»
«Che ne dici di andare al caminetto?» lo invitò Blaine con un sorriso «Almeno ci scaldiamo.»
Kurt annuì, seguendo il suo amico verso un corridoio diverso da quelli che prendevano i loro compagni.

Entrarono nella sala di prove degli Warblers, dove trovarono un accogliente e caloroso fuoco scoppiettare nel camino. La stanza era calda, resa ancora più accogliente da tutte le decorazioni natalizie che la riempivano.
Blaine si fiondò davanti al focolare, sporgendo le mani, impaziente di scaldarsi le mani e togliersi finalmente quel dolore.
«Blaine, no!» riuscì a dire Kurt, il tempo che questo si rendesse conto del proprio errore e ritirasse le mani dal calore.
«Ahia!» gemette con diverse smorfie di dolore.
«Mettere le mani ghiacciate subito al caldo non è la scelta giusta.» disse Kurt, scuotendo leggermente la testa con il naso arricciato. «Mettiti a sedere.» disse indicandogli con un cenno il divano. Mentre Blaine faceva come stato detto, tenendosi le mani stretta l’una all’altra, l’altro ragazzo si tolse la sciarpa, posandola delicatamente sulle mani del moro lasciate sulle sue gambe.
«Inizia con questo intanto.» gli suggerì gentilmente «Sei stato un matto ad uscire solo con l’uniforme.»
Blaine sorrise a sé stesso a quelle parole: «Sì, ma direi che ne è valsa la pena.» ridacchiò, guardandosi le mani.
Kurt sollevò lo sguardo sul ragazzo di fronte a lui, senza che questo se ne accorgesse, e lo guardò in ogni suo singolo dettaglio, il sorriso che Blaine aveva sul viso era una cosa impagabile.
«Kurt?»
«Sì?» si riprese il castano.
«Non avevi freddo ai piedi?» domandò gentilmente Blaine, aggrottando le sopracciglia con aria di preoccupazione.
«Oh... sì.»
«Perché non ti metti vicino al camino?» lo invitò con un sorriso «Togliti le scarpe e scaldati, non voglio che tu perda delle dita dei piedi.» disse in una leggera risata, si alzò e si guardò attorno.
«Che stai facendo?» chiese Kurt, ormai seduto a terra, guardandolo girare per la stanza con le mani coperte dalla sciarpa.
«Sono sicuro che ci sia una coperta da queste parti...» Il ragazzo continuò a cercare per la stanza, sollevando diversi oggetti con le mani sempre avvolte nella sciarpa del suo amico. «Blaine, lascia stare. Mi metter-- »
«Eccola! L’avevo detto che c’era.» esclamò fiero di sé stesso, prendendo l’oggetto per poi posarlo accanto a Kurt.
«Grazie.» rispose quest’ultimo senza incontrare il suo sguardo.
«Figurati.» Blaine si rimise a sedere sul divano, mentre l’altro ragazzo si sistemava velocemente la coperta sui suoi piedi «La neve ci ha completamente distrutto mani e piedi.» osservò il riccioluto, guardandosi le mani che lentamente sembravano riprendere il loro colorito naturale.
«Oh no, ho sempre sofferto il freddo ai piedi, mi si ghiacciano facilmente.» spiegò Kurt formando un leggero sorriso in viso «Di inverno è sempre un inferno.»
«Oh, non sapevo... questa cosa.»
«Già, cerco sempre di non pensarci.» sorrise malinconicamente Kurt «Invece tu sei uscito a giocare con la neve senza i guanti, parecchio intelligente come mossa, direi.» continuò scherzosamente.
«Già,» ridacchiò Blaine, togliendosi finalmente le mani dalla sciarpa «dovrei comprarmi dei guanti.»
Kurt sollevò nuovamente lo sguardo verso l’altro ragazzo, che in quel momento, perso nei suoi pensieri, osservava il fuoco scoppiettante, si morse delicatamente le labbra, cercando di nascondere la felicità che provava in quel momento a trovarsi da solo con lui.
Dei guanti, eh?



*****




«Silenzio, ragazzi!» urlò la professoressa Simmons, sbattendo rumorosamente il cucchiaio di legno contro la cattedra. «Seguite la ricetta ed iniziate a preparare il dolce!»
Nell’aula di economia domestica i ragazzi del terzo anno stavano sperimentando la ricetta che quella mattina la professoressa aveva portato: “fondente al cioccolato”.
«Ho tutto il burro che mi si scioglie in mano!» urlò disgustato Nick, guardandosi i palmi per poi allungarli verso di David che si allontanò con un salto da lui.
«Non toccarmi con quella roba!» lo avvertì il ragazzo, sfoderando la paletta di plastica come difesa «Questa divisa mi deve durare fino all’inizio delle vacanze di Natale.»
«Che aspettative pretenziose che hai!» scherzò Nick, continuando a cercare un modo per macchiare il suo compagno.
«Accidenti alle uova!» gridò Riker «Signorina Simmons, come posso umanamente riuscire a prendere solo la parte rossa dell’uovo?»
«Lewis, se c’è scritto nella ricetta vuol dire che è possibile. Possibile che tu faccia sempre tutta questa confusione?» domandò con maggior esasperazione la donna, indicando l’intruglio di uova distrutte e farina che si era creato in una bacinella il ragazzo.
«È semplicemente impossibile prenderne solo il rosso!» insistette il biondo.
«Guarda.» intervenne infine l’insegnante, prendendo in mano una delle uova per romperla e mostrare come fare all’alunno. «Non è difficile, Lewis. Ed ora prova, te ne prego.»
Riker, che fino a quel momento aveva osservato ogni azione della professoressa con occhi sgranati ed un’aria sempre più sbalordita, prese un uovo e con esitazione provò a romperlo.
Al suo fianco l’insegnante lo osservava con i suoi grandi occhi verdi scuro; la signora Simmons era una donna sulla quarantina robusta e di statura bassa, il suo viso tondo e paffuto ed i capelli vaporosi di un color biondo scuro, lasciavano trapelare solo la dolcezza e la calma della persona. Tutti alla Dalton la adoravano, per la sua pazienza e per la sua amabilità, era come una madrina per tutti gli alunni, non a caso la chiamavano spesso Fata Madrina, esattamente perché ricordava in tutto e per tutto il personaggio del classico Disney.
Riker deglutì e sbatté l’uovo, il quale però andò in mille pezzi nelle sue mani.
«No, no, no, no, no, NO!» iniziò a ripetere il ragazzo, alzando sempre di più la sua voce: non poteva credere di non riuscire a fare una delle cose più semplici della cucina. Scacciò il restante dell’uovo sul banco, portando la sua testa indietro con gli occhi chiusi: non avrebbe mai passato il corso di economia domestica, ne era sicuro.
«Ti serve una mano?» chiese una voce accanto a lui. Riker si voltò e vide Kurt, che ormai aveva finito il suo dolce, osservare il pasticcio che lui aveva combinato.
«Al momento me ne servirebbero anche due.» rispose esasperato.
«Hummel, potresti aiutarlo tu mentre io vado a dare un’occhiata agli altri ragazzi?» chiese la donna.
«Certo, signora Simmons.» rispose il castano con un sorriso. Sicuramente per Kurt non era un problema aiutare Riker: era il migliore del corso. Tra tutti quei ragazzi lui era uno dei pochi che sapesse veramente cucinare, ed era ormai una rutine che aiutasse qualcuno in difficoltà appena lui aveva finito le proprie cose.
«Dovresti sbatterle un po’ più delicatamente quelle uova.» gli suggerì il ragazzo, iniziando a pulire il macello dell’altro.
«Sì, lo so.»
«È facile, credimi.» lo rassicurò Kurt, posando un uovo nelle mani di Riker «Appoggialo alla ciotola e batti piano.» lo incoraggiò, iniziando così ad aiutare il suo compagno nella sua ardua lotta contro il cibo.

Pochi banchi dietro di loro c’erano Al, Wes e Blaine in piedi, intenti a rimettere apposto.
«Non... sentite una certa puzza?» chiese Wes iniziando ad annusarsi intorno.
«Ehi, non datemi la colpa! Non sono stato io stavolta!» si difese subito Al, alzando le mani in alto.
«Ragazzi, il micr-- » ma Blaine non riuscì a finire la parola.

Boom.

Tutti si voltarono nello stesso momento verso l’origine del rumore.
Il microonde dei tre ragazzi adesso era aperto, con il vetro distrutto e qualche fiamma dilagava nell’apparecchio. La signora Simmons in un secondo arrivò lì davanti, spegnendo il tutto con l’estintore, ma il fumo ormai aveva raggiunto il soffitto e l’allarme antincendio risuonò per tutta la scuola.
«Non vi muovete!» urlò l’insegnante uscendo di corsa dalla classe, urlando per i corridoi di non spaventarsi, che non era successo niente.
Nell’aula calò il silenzio più totale, nessuno osò muovere un muscolo.
«Mi sa che questa l'avete fatta grossa.» spezzò il silenzio Riker, sentendosi poi gli occhi di tutti rivolti verso di lui.


******




Wes, Al e Blaine erano seduti uno accanto all’altro su tre semplici sedie rosse in presidenza. I tre si scambiarono uno sguardo pieno di preoccupazione. Blaine dopo poco spostò lo sguardo verso la donna bionda di fronte a loro, certo, avevano fatto scattare l’allarme antincendio spaventando tutta la struttura scolastica, ma non era una cosa fatta di proposito, non poteva incolparli o fare niente di drastico...
Giusto?
La preside lanciò uno sguardo ad ognuno dei ragazzi, per poi togliersi gli occhiali con un gesto elegante:
«Si può sapere cosa avete fatto?» chiese la donna, tenendo gli occhiali tra le sue dita mentre si massaggiava le tempie.
«Beh, ecco..» Al iniziò a balbettare guardando i suoi compagni in cerca di qualche parola adatta.
«È stato un incidente, signora Hoover.» Wes cercò di rendere la faccenda meno problematica di quello che sembrasse.
«Lo spero bene.» commentò lei, soffermando lo sguardo sul ragazzo che aveva appena parlato «Piuttosto vorrei sapere come avete fatto.»
«Il fatto è che...» iniziò a spiegare Blaine «abbiamo messo a scaldare un contenitore di alluminio, senza pensare alle conseguenze e beh... il microonde è scoppiato.»
«Quello l’ho visto, grazie Anderson.» la donna scosse la testa, riportando lo sguardo su tutti e tre i ragazzi «Il lato positivo è che almeno non è stata un atto pianificato--»
«Le assicuriamo che è stato un incidente!» ci tenne a precisare Al, urlando involontariamente. La signora Hoover gli lanciò uno sguardo accigliato, per poi tornare a parlare.
«Ma in ogni caso dovrete ripagare le spese. I microonde della scuola vengono sui 200$, e voi dovrete ripagare di ogni singolo centesimo.»
I tre ragazzi annuirono all’unisono.
«Perdoni la domanda, ma come... come facciamo a guadagnare 200$?» chiese con aria preoccupata Blaine.
«Fate parte del Glee club, giusto? Potete andare all’ospizio qui vicino a cantare prima di Natale così da guadagnare una parte di ciò che vi serve. Per il resto vi posso consigliare di vendere dei dolci.» propose la preside «Comunque tornate dalla signora Simmons il prima possibile e fatevi dire il prezzo esatto del microonde, quei soldi devono essere nelle sue mani il primo possibile, e con questo intendo entro la fine delle vacanze di Natale.»
I tre ragazzi a quelle parole sbiancarono, dovevano recuperare 200$ con dei porta a porta, quanto sarebbero stati disposti gli Warblers ad aiutarli per un loro errore?
«Ora andate, avete le prove del saggio. Non fate tardi, gli altri vi aspetteranno di sicuro.»
continuò la donna, tornando a leggere le carte che aveva sulla scrivania.
«Sì, grazie signora Hoover. Arrivederci.» salutarono in coro i tre, uscendo dalla presidenza. «Arrivederci.» rispose lei, rivolgendo un ultimo sguardo agli alunni, finché non chiusero la porta alle loro spalle.
I tre Warblers appena usciti si scambiarono uno sguardo e silenziosamente iniziarono a camminare lungo il corridoio, verso l’aula di teatro.
«Direi che è andata meglio di quanto credessimo...» disse Blaine, tenendo sempre la testa bassa e le mani nelle tasche dei pantaloni.
«Già, di solito la Hoover è spietata.» commentò Al.
«Dimenticate che dobbiamo guadagnare 200$ e forse anche di più.» ricordò Wes, inarcando un sopracciglio verso gli altri due.
«Dobbiamo sperare in un aiuto dagli altri.» Blaine sollevò la testa.
«Wes, tu sei uno del consiglio, dovresti riuscire a convincerli, no?» chiese Al.
«Non è così semplice. Sono del consiglio per il Glee club, per le canzoni le prove, per le canzoni posso mettere parola, ma non posso di certo costringere le persone a rimediare ad un mio errore...»
«...Giusto.» borbottò il ragazzo, tornando a guardare i suoi piedi con la fronte aggrottata nella speranza di trovare qualche idea.
I tre ragazzi continuarono a camminare in silenzio, ragionando ad un modo per guadagnare tutti quei soldi.



******




«Fermi, ragazzi!» la voce di David rimbombò in tono quasi implorante in tutto l’auditorium, nella speranza di far concentrare gli Warblers alle prove per il saggio natalizio. «Dobbiamo provare! Il saggio è più vicino di quanto crediate, mettetevi in fila ed iniziamo!» urlò, gesticolando ampiamente con le mani e tornare a sistemare alcune cose sul computer.
«Ma è inutile!» sentenziò Nick «Non c’è Blaine, come facciamo a cantare?»
«È uguale, possiamo sempre fare qualcosa anche senza di lui...» rispose l’altro da sotto il palco dove gli altri Warblers stavano, quando la porta alle loro spalle si aprì e Wes, Blaine ed Al entrarono nella stanza.
«Finalmente!» sospirò grato il ragazzo color cioccolato, andandogli incontro.
«Allora siete ancora vivi!?» urlò Riker dal palco «La Hoover non vi ha mangiato?»
«Come puoi vedere no!» rispose in un sorriso Wes.
«Com’è andata?» chiese a bassa voce David una volta raggiunti in modo da non farsi sentire.
«Dobbiamo dire una cosa a tutti.» rispose il ragazzo dai tratti asiatici prima al suo amico e poi si rivolse a tutti gli Warblers «Abbiamo bisogno di una mano.»
Kurt, anche lui sul palco, spostò le sue dita dalle sua labbra in un elegante gesto e con il sopracciglio inarcato fece una semplice domanda:
«Cosa è successo?»
Blaine si mise sotto il palco, esattamente al centro e spiegò come erano andate le cose e cosa avevano accordato con la Hoover. «Per questo avremmo bisogno del vostro aiuto.» terminò il moro «Ci dareste una mano?»
Nella sala per qualche istante governò il silenzio, Blaine spostò lo sguardo su ogni singolo ragazzo, terminando su Kurt che lo stava guardando con un sorriso e fece un piccolo cenno con la testa.
«Io ci sto.» disse «Del resto sarebbe un ottimo allenamento anche per le regionali.»
«Amico, ci hai davvero chiesto se vogliamo?» chiese Riker sorpreso.
«Siamo una famiglia, fratello.» disse Nelson «Ci aiutiamo a vicenda.»
«Ci sembrava ovvio.» finì la frase Francis con un piccolo sorriso.
Tutti gli Warblers annuirono alle sue parole, guardando i tre ragazzi appena arrivati.
«Grazie.» disse affettuosamente Blaine, rivolgendo uno sguardo a tutti i presenti.
«Ciò vuol dire che ci dobbiamo dare ancora più dentro con le prove!» esclamò David, battendo le mani.
«Oh, ti prego!» disse Nick «Dovremmo esibirci davanti a dei novantenni! Sarà già tanto se non ci scambieranno per i loro nipoti!»
«Non importa.» rispose Wes «Dobbiamo dare il massimo se vogliamo guadagnarci quei soldi.»
Gli altri annuirono, ormai già in posizione per iniziare le prove.
Blaine sorrise, mettendosi a centro del palco, mentre un coro si sollevò alle sue spalle e poi iniziò a cantare:

Sleigh bells ring
are you listening
in the lane
snow is glistening
A beautiful sight
we're happy tonight
walking in a winter wonderland

Con la sua solita allegria e sicurezza iniziò a ballare per il palco, mentre gli Warblers si disponevano attorno a lui, seguendolo in un armonioso coro.

Gone away is the bluebird
here to stay is a new bird
He sings a love song
as we go along
walking in a winter wonderland
In the meadow we can build a snowman --


Un tonfo alle sua spalle e Blaine vide Pedro a terra, che si accarezzava la testa.
«Ouch.»
«Cosa è successo?» chiese Wes, avvicinandosi al caduto.
«Questi due mi hanno pestato los piès y mi sono ritrovato per terra!» disse indicando Riker e Nick, i quali si scambiarono uno sguardo che parevo tutto fuorché innocente.
«Ci dichiariamo innocenti, vostro onore!» dissero all’unisono, posando una mano sul cuore.
«Fatevelo dire: di anno in anno siete sempre più penosi.» disse una voce alla porta, fin troppo familiare per troppe persone.


*****




N.d.A. Come avrete capito sì, questo arco natalizio sarà diviso in due capitoli!
Alla prossima! :D
  
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