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Autore: Sole_    23/08/2011    4 recensioni
E se in tre giorni venisse raccontata una storia? La storia di due folli: una sedicenne -Bella- e un ventisettenne -Edward- che hanno deciso di amarsi per quello che sono: il maestro di piano e l'alunna.
Dal terzo capitolo:
"Edward aveva avuto varie volte l’impulso di baciarla, ma la sua coscienza, molto previdente, l’aveva bloccato ogni volta. Dopo la quinta volta che gli ricordava che lui era il suo maestro di piano e stava saltando la lezione, le aveva fatto fare un goffo casqué e le aveva detto che doveva iniziare la lezione. Bella pensava che quella parentesi sarebbe finita, ma in realtà l’atmosfera non se ne era andata ed il sorriso era rimasto sui loro volti anche mentre l’insegnante spiegava all’alunna la nuova sinfonia da imparare."
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Secondo Capitolo
Un piano, un insegnante e un bacio.
 
Ok. Lo so… avevo detto che avrei postato una volta a settimana, ma ho appena finito il capitolo è volevo che voi lo leggeste… ho anche pensato di lasciarvi uno spoiler e sentire che ne pensavate… poi mi sono detta che era una bastardata ed allora ho evitato. In questo capitolo ci sarà tanta Alice pazza. Forse ancora più pazza di quanto siete abituata a vederla di solito.
Adesso devo ringraziarvi. Voglio ringraziarvi perché già 255 visite per il primo capitolo mi hanno lasciata così: O.O
Nel senso… 255. Sono tantissime. Sono veramente… Non so parlare. :/
Poi ringrazio chi mi ha aggiunto nelle seguite –spero che questo capitolo vi piaccia-, chi mi ha aggiunto nelle ricordate –grazie davvero, pazza4ever - e chi nelle preferite. Se le seguite e le ricordate mi hanno lasciato senza parole –lo so, non si direbbe ; )- le quattro preferite mi hanno totalmente spiazzato. Davvero. 4. Io sono.. Dio. Grazie, grazie mille. Sarò che io sono molto selettiva, sarà che non mi ritengo esattamente brava a scrivere –se volete saperlo l’anno scorso ho preso 6, 6 ad italiano e solo perché non so scrivere-, sarà che… ma sono rimasta veramente bene, anzi benissimo.
E poi ringrazio: fabyp, vampirellawolf e Ary94 che hanno recensito, grazie mille a tutte e tre. Mi serviva il parere di qualcuno che non fosse di parte. Grazie davvero. : )
Il resto lo scrivo in fondo perché ho ancora qualcosa da dire e se lo dico ora vi rovino la lettura. : )
Mary.
 
Secondo Capitolo – Tra amore, torte e un nuovo matrimonio ogni giorno.
 
“Mi spieghi dov’ero io mentre accadeva tutto ciò?”
Alice. Alice Brandon. Ecco chi doveva ringraziare Bella se Edward Cullen le aveva chiesto un appuntamento. Perché se Alice non l’avesse invitata alla sua casa al mare a Port Angeles, non si sarebbe mai registrata in casa sua e quindi Edward Cullen non la sarebbe mai venuta a prendere.
Visto papà: sarò anche flippata, ma almeno mi sono rimediata un appuntamento con il mio insegnante di pianoforte. Ma questo non glielo avrebbe mai detto –a Charlie-, perché come minimo avrebbe prima ucciso Edward Cullen, magari dopo averlo castrato e poi l’avrebbe messa in punizione fino alla fine dei tempi.
“Bella? Capisco che Edward Cullen ti ha chiesto un appuntamento, però potresti anche dare un po’ di attenzioni alla tua migliore amica, eh!” Povera Alice. Nessuno la capiva. Lei aveva quasi una fobia. Lei odiava non sapere le cose.
“Sì, sì. Scusa Alice hai ragione tu. Come sempre.” Mai dare torto ad Alice Brandon, ti saresti ritrovata o ritrovato –le sue torture non guardavano in faccia nessuno- a doverle farle da facchino-barra-manichino per ogni capo che avrebbe voluto farti provare ed ovviamente comprare.
“Bella. Non mi hai ancora spiegato bene come è andata, però.” Aveva messo su un dolcissimo broncio molto alla Gatto con gli Stivali. Ma Bella aveva imparato a resisterle –ormai gli unici che non le resistevano più erano suo fratello, Emmett e Jasper, il suo ragazzo. Beh veramente anche Charlie, ma questo non dovrei dirvelo: lui è sempre il rispettabile Capo della Polizia: solo grazie al broncio di Alice, Charlie si era convinto a lasciare la figlia dall’amica.-
“Ma Alice, veramente io te l’ho raccontato già trecentosessantacinquemilioni di volte… Non…” Ma non era riuscita a finire la frase che subito Alice aveva iniziato a minacciarla:
“Oh, sai Bella, hanno aperto un bellissimo negozio qui vicino. Vende solo Dolce & Gabbana e Calvin Klein. Volevo andarlo a vedere il prima possibile.” So che per voi, forse, non è possibile considerarla una minaccia ma per Bella… oh per       Bella, quella era la minaccia più minacciosa che avesse mai sentito, beh fra le prime dieci, tutte ovviamente da parte di Alice.
“Ok, ok. Ho capito. Ho capito. Allora dopo che gli ho dato il suo bacio… ero così imbarazzata. Lui non fa altro che farmi sentire in imbarazzo. Dio. Davvero. Non sapevo che fare. Ero non rossa, di più. Alice… mi ha chiesto un appuntamentooooooooooooo.” Stava saltellando per la camera dell’amica tutta felice e tutta rossa solo al pensiero di cosa era successo il giorno prima.  
“Capisci Alice? Mi ha chiesto un appuntamento! Edward Cullen. Il mio insegnante di pianoforte. Aspetta, ma è legale?” Ecco in quel momento le erano venute alla mente tutte le paranoie da figlia del Capo della Polizia.
“Bella macchisenefrega. Scusa la legalità ti ha mai fermato dall’immaginarlo un appuntamento? No assolutamente no!”
E qui va aperta una parentesi sul lato caratteriale di Alice. Lei era un avvocato. Cioè. No. Non lo era visto che non si era ancora diplomata, figurarsi laureata. Ma aveva nel carattere la vena dell’avvocato. O avvocata. Perché “è giusto che le donne abbiano il nome appropriato per ogni cosa senza copiarlo dagli uomini. Siamo donne emancipate, noi!”. Beh, questa è Alice Brandon.
“Bene quindi adesso non pensare a tuo padre che castra Edward –perché so che lo stai pensando- e inizia l’opera.
Le ultime parole famose. Bella emise un gemito frustrato essendo perfettamente cosciente di cosa stesse andando incontro.
Erano solo le dieci e le ragazze avevano appena finito di vestirsi. Una –Alice- era completamente eccitata all’idea di dover preparare l’amica per l’appuntamento con la A maiuscola, forse più di quando si stava preparando per il suo primo appuntamento con Jasper.
L’altra –Bella, ma non credo ci sia bisogno di dirlo- era ancora stordita: i capelli da pettinare, lo spazzolino da poco infilato in bocca e poi:
“Bella, sai che t.v.b., ma hai delle occhiaie da far schifo.” È bella l’amicizia eh?
Ah. Dimenticavo: altra parentesi sulla strambezza di Alice Brandon. In quel periodo aveva deciso che parlare in essemmessesco –per dirla con le sue parole- fosse figo. Quindi appena poteva infilava qualche parola, non facendosi –nella metà dei casi- capire da chi l’ascoltava. Ormai Bella l’aveva imparato –il gergo di Alice- e le rispondeva come se parlasse normalmente.
“Oh. Ma grazie Alice. Anch’io ti voglio bene. Spero finisca presto questa tua fotta di parlare in essemmessesco.
“Ah. Ah. Bella è in. Come fai a non capirlo? L’ho sempre detto: te, di moda, nn ci cpsc nnt.
Ok. Ok. Questa volta mi rifiuto anche di provare a capirla.
“Alice… eh?” va bene volerle bene, va bene considerarla una sorella, ma quello non era capibile neanche da Bella.
“Non ci capisci niente… non era ovvio?”
“No, Alice, non lo era.” Quanto ti voglio bene Alice.
Bella ed Alice erano amiche dall’asilo. Erano di quel tipo di amiche che nascono insieme e muoiono insieme. Di quelle amiche che avrebbero fatto di tutto per l’altra, che non si sarebbero mai mentite, se non per fare una sorpresa.
Bella ed Alice si consideravano separate in culla. E così si comportavano: si contavano più facilmente le ore che non erano insieme che il contrario; pensavano alla stessa maniera: quello che pensava una arrivava all’altra e viceversa; si aiutavano in qualsiasi occasione e soprattutto si volevano un bene così grande che era incalcolabile.
Non tutti hanno la fortuna di avere un’amica come Alice, o Bella.
“Bene. Sai che prima non scherzavo: voglio andare davvero a vedere quel nuovo negozio qui vicino.”
Quel nuovo negozio qui vicino si era, quasi subito, trasformato in centro pieno di bei negozi e poi, ancora, in centro commerciale. Ad un certo punto Alice –già piena di buste, bustine e bustarelle- aveva tentato di far diventare quel centro commerciale in Seattle, ma Bella non glielo aveva permesso.
“No, via Alice siamo piene e credo di aver prosciugato il conto di Charlie di almeno due stipendi.”
“Va bene Bella. Oh. Guarda c’è Jasper.” E da qui la narrazione si interrompe perché gli aggettivi che Alice rivolse quel giorno –come tutti gli altri- al suo ragazzo sono seriamente irripetibili.
“Jasper? Jasper?” Quel poveretto, che non si accorse del folletto che lo chiamava, ebbe un brutto quarto d’ora, beh forse più di un quarto.
“Alice, amore mio.” L’amore che legava quei due rendeva la gente invidiosa. C’era chi era invidioso di Jasper che aveva al fianco quella gnocca stratosferica, scatenando la gelosia del ragazzo; c’era chi era invidioso di Alice che stava con quel figo della Madonna, cercando la propria distruzione, visto che Alice era molto meno pacifica del suo fidanzato e saltava al collo di qualsiasi ragazza –era capitato anche con qualche ragazzo- che lanciasse uno sguardo di troppo a Jasper.
La loro prima volta poi…
Quel giorno a scuola –precisamente all’ora di spagnolo- Alice aveva scritto a Bella un messaggio su carta. Dopo averla osservata scribacchiare con la sua scrittura svolazzante qualcosa, aveva poggiato lo sguardo sul foglio dove c’era scritto:
Jasper mi ha chiesto di sposarlo.”
A quelle parole Bella avrebbe tanto voluto sputare quello che aveva in bocca –per fare semplicemente un po’ di scena-, l’unico problema: non aveva –in bocca- niente da sputare.
Aveva allora ripreso il foglietto e ci aveva scritto con tutta l’agitazione che aveva in corpo:
“Alice, so che sei pazza. Ma non sapevo che avessi contagiato anche Jasper… mi spieghi cosa stai dicendo?”
Bella non riusciva a capacitarsi della pazzia dell’amica: era successo che avesse qualche idea un po’ più folle delle altre, ma non aveva mai detto qualcosa di così folle.
L’amica aveva guardato alla lavagna, aveva copiato su di un quaderno quello che c’era scritto, si era accertata di nuovo che il professore fosse intento a scrivere il verbo andare alla lavagna e, solo a quel punto, aveva ripreso il foglio e ci aveva scritto:
No, cioè veramente non è andata esattamente così. Ieri, gli ho chiesto di farlo, ti ricordi te ne avevo parlato, e lui mi ha risposto: “ma io voglio farlo da sposato.” . Tu non puoi sapere come mi sono sentita. Mi sentivo respinta, mi sentivo brutta. Così ho iniziato a piangere. Eravamo nel giardino di casa Hale –con Rosalie che poteva benissimo vederci- ed io piangevo mentre Jasper tentava di calmarmi. Ero così triste. Pensavo volesse lasciarmi. Ad un certo punto si è chinato, ha preso un filo d’erba…”
 A quel punto dovette girare il foglio, poi ridiede uno sguardo distratto al professore e continuò:
…Ci ha fatto un nodo, creando un anello e si è inginocchiato davanti a me. Io ero tipo: O.O
Ero emozionatissima. Sapevo cosa voleva fare, beh speravo volesse fare quello che pensavo.
Cmq mi ha preso la mano e mi ha detto: “Alice Brandon vuoi concedermi l’immenso onore di diventare mia moglie?”
Poi”
E si era dovuta per forza fermare perché il professore l’aveva ripresa:
“Signorina Brandon mi vuole dire cosa sta scrivendo?”
Bella sapeva che l’amica non faceva niente a caso: quella volta -molto furbescamente- aveva scritto gli appunti del professore per evitare di essere sgamata:
“Gli appunti prof?”
Il professore si era avvicinato per controllare, aveva visto il quaderno della Signorina Brandon perfettamente in pari e se ne era andato amareggiato.
A quel punto Bella le aveva mimato un “continuiamo dopo” che aveva chiuso la conversazione.
Quel dopo c’era stato. Durante l’ora di mensa.
Mentre Bella si stava divertendo a distruggere una mela, Alice le aveva raccontato dei piani tutta eccitata perché: “questo pomeriggio mi sposo!”.
Era seduta su Jasper che, con un sorriso ebete in volto, guardava la sua fidanzata –a tutti gli effetti- mentre esponeva ogni dettaglio di quel matrimonio.
“Allora sarà una cerimonia per pochi intimi: io e Jasper –per ovvi motivi- poi tu –che sei la mia testimone- ed il testimone di Jasper –che non mi vuole dire chi è.”
“Alice io davvero grazie. È bello sapere che sarò presente alle tue prime nozze.” Si sta comportando come se fossero vere, però glielo lascio fare: è felice e a me va bene così. Ed, evidentemente, va bene così anche a Jasper.
Bella li guardava ed –anche se si sentiva in colpa- era gelosa del loro amore. Erano così affiatati, così innamorati. Si cercavano senza volerlo.
“Comunque saremo in camera di Jasper, così appena voi –tu ed il testimone di Jazz- ve ne andrete, noi saremo liberi di farequellocheciva.
A quel punto fu impossibile per Bella non ridere: Alice era troppo esilarante. Anche Jazz rilasciò un risolino felice che lo fece trucidare dall’occhiata più assassina che Alice avesse mai tirato a qualcuno.
“Alice non c’è bisogno di dirlo con tanta segretezza, non siamo mica due spie in azione, perché tu non sei una spia del Presidente vero Alice?”
In quel momento si erano guardati così dolcemente che Bella aveva dovuto distogliere lo sguardo. Era un momento così intimo. Chiunque li avesse guardati avrebbe distolto lo sguardo. Tutti tranne Emmett. Il fratello di Alice era molto protettivo nei suoi confronti: si sarebbe alzato dal suo tavolo, avrebbe tirato un pugno assestato a Jasper e avrebbe portato via Alice. E questo per uno sguardo. Menomale che aveva undici anni  più di Jasper, e non andava al liceo da un po’.
Non vorrei fare la rompipalle ma…
“Mhmh..” Bella si era dovuta schiarire la gola più volte per far ‘si che si separassero.
“Bene. Allora ovviamente prima del matrimonio –quindi subito dopo scuola- ci sarà l’addio al nubilato. Saremo te ed io a casa mia a prepararciiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii” Aveva iniziato ad applaudire come una bambina, sempre più eccitata all’idea di sposarsi, all’idea di cosa ci sarebbe stato dopo.
 
Dopo due ore di preparazione nella quale Alice aveva preteso di “distruggere ogni radice di pelo superfluo ovunque si trovi.” in quel momento Bella aveva avuto paura dell’amica, paura che si era trasformata in terrore quando aveva sentito la fine della frase: “e questo verrà fatto anche sul tuo corpo.”        
In quel momento una risata diabolica era nata dalla gola di Alice. No, questo non è vero, il vostro narratore si diverte ad ingigantire i fatti.
Comunque dopo quelle due ore si erano ritrovate a casa Hale, in camera di Jasper mentre Alice sparpagliava petali di rose di ogni colore presente sulla Terra in giro per la stanza e nel frattempo cantava la marcia nuziale.
Bella aveva, da poco, iniziato ad aiutare Alice con i petali –“che sembrano non finire mai.” quando avevano sentito delle voci: una era sicuramente di Jasper, e l’altra…
Bella non può essere lui. Lo sai. È impossibile che Jasper abbia chiesto a lui di fargli da testimone.
Anche la sua coscienza parlava del matrimonio come se fosse una cosa vera.
Lo so che è impossibile ma sarebbe bello sper…
Si era fermata. E mentre continuava a pensare che fosse schizofrenica –perché “non è normale parlare con la propria coscienza.”- li aveva visti entrare.
Cioè, lo aveva visto entrare: gli occhi di un verde splendente, i capelli che sembravano così morbidi, le spalle larghe che si intravedevano da sotto la maglietta e poi –l’aveva lasciato per ultimo apposta, perché sapeva che non sarebbe riuscita a vedere nient’altro, poi- il suo sorriso. Il sorriso sghembo che tanto amava.
Era Edward Cullen, e lei era innamorata di lui.
 
***
Questo capitolo è uscito così. Non è neanche completo perché il flash back andava per le lunghe ed io i capitoli lunghi non li so gestire. Mi dispiace. Ma c’è Edward. Per tre frasi c’è Edward che sarà molto più presente nel prossimo che sarà ancora un pezzo di flash back e poi Bella che aspetta l’appuntamento. Forse ci sarà anche l’appuntamento, dipende da quanto lungo mi viene il resto. Lo so… blocco sul più bello sempre, ma non lo faccio apposta… da noia anche a me.
Bene. Ringrazio tutti. Siete degli angeli davvero.
Per il capitolo penso che lo posterò fra due tre giorni. Finché sono in vacanza posso fare quello che mi va. Poi dopo no. Sapete inizio il liceo e devo studiare. Quindi credo che posterò una volta alla settimana come avevo detto. Se però volete che inizi già da ora a postare così, ditemelo, non c’è problema.
Poi recensite? Sapete mi farebbe tanto piacere sapere quello che pensate, qualsiasi cosa. *Occhi da Gatto con gli Stivali*
Ah. Quasi dimenticavo –modo di dire, tengo particolarmente a spiegare questa parte-  il matrimonio di Alice a Jasper. Allora l’idea non è tutta farina del mio sacco: i genitori di una mia amica si sono conosciuti quando una aveva 14 anni e l’altro 17 ed ogni giorno si sposavano con degl’anellini, su di una panchina, non servivano loro neanche i testimoni. Era una cosa così dolce che l’ho voluta mettere. Non la trovate dolcissima anche voi? Quando questa mia amica me l’ha raccontato io ero così *-*
Poi, il prossimo capitolo in realtà sarà la seconda parte di questo.. quindi “tra amore, dolci e un matrimonio ogni giorno” ci sarà tutto. Perché in questo manca il dolce giusto?
Credo di aver finito.
*E menomale, ste poverine non leggeranno mai la tua nota chilometrica. Chiedi scusa!* vi ricordavate di The Revenge, vero? ; )
Quindi, prima che mi uccida vi chiedo scusa per la nota, che è veramente chilometrica, e me ne vado.
Penso che dovrò creare la mia pagina autore, voi che dite?
Mary.
  
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