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Autore: Ziggie    23/08/2011    3 recensioni
E rieccomi qui a scrivere di nuovo del capitan Barbossa. Nei frammenti precedenti ho narrato della sua storia prendendo spunto da situazioni accennate nella sua biografia, qui invecce si cambia musica. In questa storia Hector narrerà dei propri pensieri, delle proprie sensazioni di fronte a quanto ha vissuto: morte, resurrezione e tutte le altre imprese alquanto epiche che lo hanno accerchiato nel corso della saga. Quindi non mi resta che augurarvi buona lettura ;)
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hector Barbossa
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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E rieccomi qui! Questo è il continuo dei frammenti in cui Hector ha narrato la sua vita, ora si passa ad elementi più hard, chiamiamoli così. Non vi dico molto, lascio la suspence e il primo capitolo. Buona lettura!                  
 

 

Frammenti: le sensazioni di un uomo vissuto.
                                                         

 

               1. “Il buio della morte”
 

Quel duello era destinato a durare un’eternità: eravamo due immortali, dannati, impegnati a darci battaglia fino al giorno del giudizio. Poi Sparrow riuscì a sbilanciarmi, ma non caddi e misi mano alla mia pistola puntandola contro quella sgualdrinella, che mi aveva dato grane dal giorno in cui aveva messo piede sulla mia nave.
Un colpo riecheggiò per la caverna, ma non proveniva dalla mia canna: Sparrow aveva sparato l’unico colpo che possedeva, un colpo che conservava da dieci anni. Povero stolto! Ghignai, ma il mio corpo fu pervaso da una strana sensazione, come se fossi tornato dalle macabre sponde della maledizione.
- Dieci anni che conservi quel colpo e sei riuscito a sprecarlo! – Il mio rivale mi guardava con sguardo crucciato, lo stesso che mi aveva riservato il giorno dell’ammutinamento, perché?
Tutto fu chiaro e il mio ghigno si spense alle parole del giovane Turner: - non  l’ha sprecato - sgranai gli occhi.
Avevo concluso quel viaggio maledetto per intraprenderne uno più oscuro; che ironia della sorte! Ero libero e le prime cose che sentii furono: il freddo della morte, che mi pervase il corpo, come ad accogliermi tra le sue braccia e il calore tiepido del sangue, che ormai sgorgava libero sul bianco sporco della mia camicia.
Quel colpo, quel tonfo sordo, mi colpì il petto all’altezza del cuore, facendomi tremare.
Spada e pistola mi caddero di mano e io indietreggiai, aprendomi la giacca e osservando il sangue fuoriuscire: deglutii a vuoto e rialzai lo sguardo.
- Sento …. Freddo -.
Il fiato mi si smorzò e il cuore rallentò il suo battito, ma non mi impedii di mettere mano al frutto che avevo in tasca, afferrandolo, tastandolo, sentendo quel ben di Dio, che mi faceva gola, sotto i miei polpastrelli, sapendo che non l’avrei potuto gustare come desideravo.
Le forze mi abbandonarono, caddi all’indietro e, sdraiato su quella montagnetta d’oro, sotto il forziere infernale, il mio cuore emise il suo ultimo battito ed io esalai il mio ultimo respiro.
Spirai in quella grotta che mi aveva donato l’oscurità e mi aveva tolto ogni emozione umana; morii libero, senza nessun vincolo, come si conviene ad un lupo di mare, ad un capitano.
  


 

  
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