Anime & Manga > Pokemon
Ricorda la storia  |      
Autore: Akemi_Kaires    23/08/2011    5 recensioni
{Hopeshipping, Angelo/Sandra}
A volte le riunioni del Consiglio non sono così noiose come sembrano.
Gesti inaspettati ribaltano la situazione da così a così.
Poche e semplice parole basteranno sicuramente per rompere la monotonia della situazione...
[Partecipante al Pokèmon Special Challange indetto da nihil no kami su EFP; Shipping: Hopeshipping; Personaggi: Sandra - Angelo - Lance]
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
- Questa storia fa parte della serie 'With You, My Love'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Image and video hosting by TinyPic

Maybe, One Day…



Punto cardine e nucleo vitale per ambedue le regioni di Johto e Kanto, la Lega Pokèmon sorge maestosa e imponente al centro dell’elevato Altopiano Blu. Completamente circondata dall’importante catena montuosa del Monte Argento, domina costantemente i luoghi sotto il suo controllo, servendosi dei tanti rami cadetti comunemente menzionati sotto il nome di Palestre.
Gli esponenti massimi del paese ove si trovano e dove estendono il loro potere e sorveglianza sono i cosiddetti Capipalestra; sempre disponibili e ligi al loro dovere riguardo la tutela dei luoghi natii, conferiscono Medaglie ai giovani e valorosi Allenatori come simbolo della loro abilità.
Saggiano il valore, l’onore e la forza interiore di essi, per indirizzarli e guidarli verso la futura sfida contro il Campione.
Compito dei Superquattro e dell’Allenatore Massimo sarà poi valutare al meglio tutto l’insieme di queste capacità sviluppate nel corso dell’avventura.
Ma i doveri di questi sovrani – conosciuti come “Consiglieri Indaco” – non si limita solamente a questo. La priorità e ordine del giorno è la salvaguardia del mondo dalle insidie del male.
Anche quel giorno, il Consiglio si era nuovamente riunito per ottenere resoconto sull’ultimo periodo – fortunatamente – pacifico affrontato…


- Che i Capipalestra entrino, prego.
Immediatamente, non appena l’ordine fu pronunciato, le porte d’ingresso della Sala si spalancarono, permettendo a sedici eleganti figure di fare il loro ingresso e avanzare.
Perfettamente divisi in due file, si avviarono con fare composto e quasi meccanico verso due rispettivi lunghi tavoli - uno per regione -, per poi prendere posto silenziosamente su eleganti e regali sedie precedentemente prefissate e ordinate in base alla persona che doveva sedervi.
Come segno di riconoscimento, poggiarono dinnanzi a loro Medaglia e Scheda Allenatore, per permettere ai Superquattro di visionare la loro reale identità. Dopodiché, volsero lo sguardo verso il Campione, in attesa che la riunione avesse inizio.
Il Consiglio si svolse plenario. C’erano davvero tutti, a partire da Brock – primo Capo di Kanto, maestro del tipo Roccia – fino a Sandra, seduta in un angolo remoto quasi in disparte, avvolta nel suo mantello nero.
Il discorso iniziale, indotto da Lance, fu pressoché interminabile. Soprattutto lunghissimo fu il tempo nel quale ciascuno fece rapporto riguardo la situazione del proprio territorio. Era da un mese preciso che non si riuniva al completo, e ognuno aveva da aggiornare gli altri riguardo qualsiasi particolare riguardante gli avvenimenti accaduti durante tale periodo, descrivendo minuziosamente ogni più piccolo e recondito dettaglio.
Cominciò Karen, infine, con un discorso riguardante la sconfitta del Team Rocket e il loro scioglimento. Nulla di nuovo, per le orecchie altrui, data la pace che regnava sovrana in codesti luoghi. Giovanni non aveva risposto all’appello disperato dei suoi seguaci, e i generali furono costretti ad abbandonare come polvere al vento ogni loro sogno di conquista del pianeta.
Vennero trattati argomenti piuttosto monotoni, già conosciuti e analizzati precedentemente, ormai rivelati perfettamente in ogni dettaglio. Cose già sentite che venivano riprese per terrore che una nuova e più potente minaccia potesse sgretolare quel muro di serenità che entrambe le regioni si erano costruite attorno con fatica, o almeno secondo i pensieri di Angelo.
Quest’ultimo, con fare annoiato, si sforzò di ascoltare qualsiasi parola, pregando con tutto il cuore che il tempo prendesse a scorrere il più velocemente possibile. Avrebbe volentieri fatto a meno di udire tutti quei discorsi, abbandonandosi alle sue profonde riflessioni riguardo all’imminente progetto di restaurazione della Torre Bruciata, se solo non fosse stato per tutta quell’attenzione che i suoi colleghi sembravano provare nei confronti di quelle passate discussioni oramai conosciute a memoria da ognuno di loro.
Sicuramente lo facevano per paura di ricevere un qualche rimprovero e ammonimento da parte dei Sommi Quattro, sempre pronti a sanzionare coloro che non rispettavano le regole delle riunioni. Non rientrava nei loro interessi fare una figuraccia davanti agli occhi attenti e indagatori dei colleghi, ed evitavano in qualsiasi modo di incappare in tale spiacevole inconveniente. Ne andava del loro onore e della credibilità.
Il biondo, però, scorse con la coda dell’occhio movimenti alquanto insoliti e misteriosi poco distante da lui. A quanto pare qualche pazzo c’era, fra di loro; qualcuno si era fatto sopraffare dalla stanchezza. E chiunque esso fosse, si trovava esattamente di fronte a lui.
Lentamente, portò lo sguardo verso l’incosciente figura, in quel momento intenta a tracciare disegni astratti su un foglietto minuto di carta, con fare annoiato e con malavoglia.
Essendo le postazioni divise su due lati del tavolo, matematicamente di fronte al quarto Consigliere vi era l’ottavo. Mai si sarebbe immaginato, però, che proprio QUEL numero Otto si sarebbe abbassato a un comportamento del genere.
Dopotutto, però, era a conoscenza del suo strano comportamento. Quella ragazza lo era di natura, misteriosa e incomprensibile. L’aveva da sempre incuriosito per via del suo aspetto mascolino e divino al contempo, e di quel carattere così forte e competitivo come non mai. Di femminile possedeva solamente i tratti genetici della corporatura e qualche accessorio della sua divisa.
Era stato quel suo atteggiamento orgoglioso e freddo a non aver mai catturato l’interesse del ragazzo nei suoi confronti. A volte risultava perfino menefreghista nei confronti altrui, come esattamente stava dimostrando in quel preciso istante.
Se fosse stata una vicenda normalissima, di certo l’amante dei Pokèmon spettro avrebbe distolto istintivamente lo sguardo dalla bella Domadraghi dai capelli azzurri. Perché sì, doveva ammettere che esteticamente non era affatto male.
Eppure non riusciva ad ignorarla, a lasciarla perdere. Stranamente, quella strana curiosità che serbava da anni nei suoi confronti gli stava suggerendo ripetutamente di agire, di fare qualcosa. Forse ciò era dovuto alla noia, oppure per qualche oscuro motivo del quale ancora non si capacitava alla perfezione. Se si fosse trattato di una qualsiasi altra persona, forse non avrebbe agito e pensato nello stesso e medesimo modo.
Quella sensazione travolgente lo spinse perfino ad infrangere le regole. Ma, oramai, che aveva da perdere? Avendo perso il filo del discorso di Lance, non sarebbe mai riuscito a seguire ulteriormente qualsiasi altra parola. E, inutile dirlo, non aveva alcuna intenzione di udire altre inutili discussioni.
Afferrò il foglio di carta che aveva di fronte a sé – affidato solitamente per prendere qualsiasi tipo di appunto riguardo ai provvedimenti e alle varie procedure da svolgere in situazioni future – e vergò timidamente un piccolo messaggio, per poi consegnarlo alla destinataria.
Annoiata?
Sandra sbatté più volte le palpebre, altamente stupita. Alzò leggermente il capo, inarcando un sopracciglio, studiando il collega con dubbio e scetticismo. Mai e poi mai si sarebbe aspettata un simile gesto da parte del freddo asceta.
Sì.
Una risposta molto concisa, tracciata con fare diffidente con la biro, piuttosto restia sul continuare in qualche modo quell’assurda conversazione cominciata in uno modo pressoché assurdo. Perché mai avrebbe dovuto rivolgerle parola? Dopotutto, lei non era di certo una di quelle persone con le quali passare in compagnia un momento di noia, anzi.
Ho visto che stai disegnando.
Un modo piuttosto banale per sciogliere il ghiaccio fra loro, eppur efficace. Abbozzò un sorriso divertito, non appena lesse la risposta che la ragazza gli aveva lasciato poco dopo.
Piuttosto che ascoltare quella testa vuota che vanvera cose senza senso…
Angelo trattenne una risata, guardando la giovane che, dopo aver lanciato un’occhiata al cugino, aveva alzato lo sguardo verso il soffitto, incrociando le braccia al petto per poi sbuffare.
Eppure c’era qualcosa di insensato in quella reazione. Prima di allora, mai e poi mai l’aveva vista comportarsi in quel modo. Forse perché non le aveva mai riservato molta attenzione.
Strano, però. Come mai non sei interessata?
Perché è da una settimana che mi ripete a memoria quelle insulse parole che sta pronunciando or ora! Con chi credi che si sia esercitato, fino ad adesso, ad Ebanopoli…?!
Il Capopalestra si morse la mano, tentando di soffocare il divertimento provato all’immaginarsi quella scena buffa. La poteva quasi vedere, lei, esasperata dal sentire il cugino ripetere come un disco rotto le stesse ed identiche cose.
La sua allegria fu immediatamente smorzata dallo sguardo gelido che l’altra gli aveva lanciato. Sì, dal suo punto di vista di certo non doveva essere molto allegra, quella situazione.
“Che ci trovi da ridere?!” mimò lei con le labbra, badando a non destare attenzione degli altri nei suoi confronti.
L’altro non rispose, beandosi per un attimo di quelle belle iridi gelide accese dal fuoco della furia e della rabbia. Non aveva mai notato quanto fossero belle.
“Ma via, che stai pensando?” si ammonì da solo, tornando al loro discorso scritto. Chinò il capo sul foglio, in modo tale che lei non potesse notare come le sue guance si fossero per un attimo imporporate di fronte a quel momento.
“Tutta colpa della mia timidezza” cercò di giustificare quella reazione lui, in modo istintivo, cercando di convincersi in prima persona che fosse quella la realtà celata in quel caldo torpore che aveva avvolto il suo corpo. Non era abituato a stabilire rapporti con persone al di fuori di Eugenius.
Come mai sei qui, allora, se sai già tutto?
Mi ha trascinata qui con la forza, quel tiranno di Campione! Quel maledetto mi ha minacciata di depormi dal mio ruolo…
Che strano. Non le era mai capitato di divertirsi così tanto di divertirsi in una così noiosa e disastrata riunione - per giunta riguardo una sua disavventura -, specie col più timido e chiuso dei Consiglieri. Non lo aveva mai preso molto in considerazione, e mai aveva provato interessi nei suoi confronti, neppure come amico.
Forse ciò era dovuto a quel suo carattere fin troppo individualista e, sotto alcuni aspetti, infantile.
Le stava riuscendo perfino naturale confessargli ogni cosa riguardo quell’odiata vicenda, quasi fosse lecito e obbligatorio. Si sentiva in dovere di parlare con lui, quasi fosse un’azione abituale e quotidiana della vita di tutti i giorni.
“Assurdo…” pensò, mordendosi il labbro inferiore. “Perché con lui, poi?!”.
Non appena, però, lo vide con un ghigno dipinto sul volto, riprese immediatamente la pagina con furia. Ricominciò a scrivere con rabbia, quasi incidendo la frase con forza, imprimendo la punta della penna sulla carta.
Non osare prendermi in giro! Fosse per me, ora sarei nella palestra a sconfiggere qualche speranzoso e sognante sfidante di turno.
Per un breve attimo, a Sandra parve perfino di scorgere una nota di rammarico negli occhi viola del giovane. Sembrava mortificato per aver destato una reazione così repentina e furiosa, quasi non desiderasse vederla arrabbiata.
La ragazza fu colta da un senso di tenerezza, ove fu costretta a distogliere lo sguardo dalla bella figura di Angelo. Si mise una mano tra i capelli, cercando di distrarsi mentre giocava con una ciocca di capelli. Uno strano senso di smarrimento la colse in fallo, mentre qualcosa gorgogliava convulsamente nel suo stomaco.
“Cosa. Diavolo. Mi. Sta. Succedendo?” si domandò innervosita, non appena si accorse di essere inoltre ansiosa di ricevere una sua risposta. Necessitava di continuare quel dannato dialogo, quasi dipendesse da esso come una droga.
Difatti, non appena il foglio si prestò dinnanzi alla sua figura, lesse con avidità ciò che, con una calligrafia piuttosto disordinata e piccola, il biondo aveva risposto.
Scapperesti da qui anche a costo di lavorare?
Pur di non ascoltare la voce fastidiosa di Lance, sì, sarei disposta a compilare anche tre miliardi di documenti per la Lega.
Lui abbozzò un sorrisetto sornione. Sì, lei sarebbe stata davvero capace di questo e altro pur di sopravvivere a quella tortura che il suo parente le stava infliggendo. Sebbene non la conoscesse profondamente, era certo che l’avrebbe fatto.
Eppure, per qualche oscuro motivo, lodò il cielo per il fatto che in realtà lei fosse in quel momento proprio davanti a sé, intenta a parlargli amichevolmente. Se solo ne avesse avuto il coraggio, sarebbe andato personalmente a ringraziare il suo Capitano per il bel regalo che gli aveva fatto.
Credo abbia fatto un favore a portarti qui.
Era troppo timido per aggiungere quel “mi” che aveva esitato a tracciare.
Tentennò molteplici volte se cancellare quella frase o meno, fino a quando il ticchettio delle dita sul tavolo da parte della giovane lo riscosse da quell’orda di pudore che l’aveva travolto.
Serrò gli occhi, consegnandole repentinamente l’affermazione, tentando di mascherare quella strana agitazione che lo aveva abbracciato tra le sue spire. Provava terrore all’idea di una sua possibile reazione negativa. Forse gli avrebbe strappato il pezzo di carta in faccia, riducendolo in brandelli dinnanzi alle sue iridi.
Invece, poco dopo, arrivò la tanto agognata risposta, carica di curiosità ed incredulità.
A chi?! A me no di certo!!!
“O almeno credo…” aggiunse lei poco dopo nella sua mente, sospirando. Era troppo orgogliosa per ammettere che forse una nota positiva in quella “sottospecie di punizione” l’aveva trovata.
Si meravigliò per un secondo del suo contegno: se si fosse trattato di un altro, non gli avrebbe neppure risposto. Anzi, avrebbe accartocciato la carta in una pallina e se la sarebbe rigirata tra le dita, godendo magari dello sguardo meravigliato del mittente.
Invece con Angelo non era riuscita a fare ciò, anzi gli aveva perfino risposto.
Il suo flusso di pensieri venne interrotto bruscamente dalla voce tonante di Lance.
- Immagino che siamo parecchio stremati dopo questa lunga seduta - annunciò con fare solenne e composto, sfoderando un sorriso che irritò alquanto Sandra. - Perciò propongo di aggiornarci il mese prossimo, con la speranza che la situazione rimanga stabile. Oggi abbiamo ascoltato tutti gli elementi che ci serviranno per decidere la nostra futura condotta.
Sciolse il Consiglio, e tutti si ritirarono in un silenzio spossato: la riunione era durata parecchie ed ininterrotte ore, senza un minimo di pausa.
La giovane Domadraghi si alzò con fare composto, rincalzando la sedia, sospirando. Finalmente poteva tornarsene ai soliti piaceri quotidiani e alla lava della sua palestra, nonché ai suoi allenamenti. Aveva perso fin troppo tempo inutilmente... o forse no.
Alzò leggermente il capo, quel poco che le bastava per osservare Angelo. Ancora seduto al suo posto, non accennava neppure a voler lasciare la stanza.
La stava fissando, con fare incantato, totalmente perso nei suoi pensieri. Totalmente dispiaciuto per la conclusione di quella riunione, non trovava neppure le parole giuste per salutare o dire qualcosa alla sua nuova "amica".
- A quanto pare è finita - esclamò infine, non sapendo come iniziare il discorso.
L'altra alzò gli occhi al cielo, esibendo una smorfia di disappunto. - Lance mi vuole morta.
L'asceta rise, sperando con tutto il cuore di non offendere l'animo suscettibile e iroso della ragazza. Non desiderava concludere quella bella situazione con una discussione a suon di urla e lotte.
Un inaspettato silenzio tombale calò fra loro due. Nessuno sapeva cosa dire, come concludere il tutto, neanche come salutarsi. Anzi, non volevano neppure che quella situazione terminasse così senza preavviso. Nel profondo, desideravano passare un po' più di tempo assieme, eppure non osavano ammetterlo per timidezza e orgoglio personale.
- Allora... ti saluto - mormorò lei, infine, esitando leggermente. - Lance mi aspetta. Dobbiamo tornare ad Ebanopoli.
Stranamente, un moto di gelosia travolse immediatamente Angelo. Strinse i pugni, cercando di smorzare la rabbia che stranamente sentiva ardere come fuoco vivo nei meandri della sua anima misteriosa. Vedere quelle labbra morbide e candide pronunciare il nome di colui che le era sempre accanto lo irritava alquanto. Lo vedeva come un rivale? Assurdo, dopotutto si trattava di suo cugino.
Quel momento di riflessione gli costò caro. Bastò un battito di ciglia, che lei non era già più nel suo campo visivo.
Il Capopalestra si alzò di scatto, avviandosi velocemente verso l'uscita della sala. Ed eccola, proprio sulla soglia che la divideva dal mondo esterno, con una pokèball in mano, proprio accanto al Campione. Stizzita, lo stava sicuramente rimproverando, nonostante lui si stesse godendo ogni briciolo delle sue lamentele.
- Sandra! - urlò, prendendo il coraggio a due mani, catturando l'attenzione dei due Ebanopolesi. Sfidando quel senso di repulsione e freddezza, decise di porre la domanda cruciale, ignorando ciò che potessero pensare nei suoi confronti.
- Ci rivedremo presto, vero? - domandò poi con ansia, in attesa di una possibile risposta da parte della bella ragazza. Impegnati com'erano nelle loro rispettive Palestre, non si sarebbe stupito affatto di una risposta negativa, anzi si aspettava proprio quella.
Avrebbe dovuto rinunciare sin da subito a quel piccolo lumicino di speranza.
Eppure eccolo, un sorriso, nato in quel radioso volto dipinto da felicità pura. Sembrava quasi che la ragazza non aspettasse altro che quel primo passo.
- Forse, un giorno, verrò a farti visita ad Amarantopoli - rispose lei, salendo sulla groppa di Dragonite, pronta a spiccare il volo. - Ci sono ancora molte cose che devo conoscere di quel luogo, tante cose che devo imparare.
Angelo non poteva credere alle sue orecchie.
Per la prima volta in vita sua, si sentì quasi completo.
"Allora non tutto è perduto!" si disse, osservando il lontano puntino nel cielo blu, oramai farcito di stelle.
Era l'inizio di una nuova e assai difficile e vitale battaglia contro sé stesso e il suo futuro.
Una lotta che sicuramente non avrebbe perso.

---
La Tana del Drago:
E approdo oggi con una nuova storiella per voi!
Perdonate i possibili errori di battitura, ma l'ho finita or ora...
Questa è per te, mio caro Cugino! E per tutti voi che siete rimasti alquanto colpiti da questa coppia.
Mi congedo immediatamente, senza intrattenervi ulteriormente.
Spero sia stata davvero di vostro gradimento! Ci ho messo il cuore per farla per una persona cara... ^^
Mi auguro vi sia piaciuta!
A presto!
Akemi the Dragonshipper (W LA SANDRA X LANCE!!! <3)
  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pokemon / Vai alla pagina dell'autore: Akemi_Kaires