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Autore: GStew    23/08/2011    12 recensioni
Una notte d'estate Bella viene rapita da Edward. Lui alterna momenti dolci a momenti di pura durezza e di puro cinismo. Bella è confusa, scappa ma tutto è inutile.
Potrà questa convivenza forzata con Edward trasformarsi in amore? Bella nonostante tutto non ne è poi così convinta. Tutti umani. Edward X Bella
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 


IL GIOCO DELL’AMORE

CAPITOLO UNO

Erano le tre e venti di notte e non riuscivo a dormire a causa di quella stupida pizza che avevo deciso di ordinare perché ero sola in casa, visto che Charlie era andato da Billy a vedere una partita di baseball. Ora si trovava nella sua camera a dormire beatamente e soprattutto con la pancia piena. Come avrei voluto mangiare anche io i piatti squisiti di Sue.
Decisi di andare a prendere qualcosa da bere quando sentii muovere qualcosa al piano di sotto e poi il silenzio. Trattenni il respiro e restai in ascolto, ma nulla. Di sicuro era stato fuori anche se a me era sembrato in casa, del resto dormivo con la finestra aperta visto il caldo dell’estate, un’anomalia per Forks.
Mi feci coraggio e scesi le scale accendendo tutte le luci per controllare che non ci fosse nessuno. Dopo aver guardato in sala e in cucina e non aver trovato nessuno o qualcosa fuori posto spensi le luci. L’ultima volta che accesi tutte le luci mio padre si alzò spaventato credendo che ci fossero dei ladri. Che stupido. Ma dico io, dei ladri? In casa nostra? No, non era possibile.
Mi diressi verso la cucina e andai dritta al frigo, dopo essere, ovviamente, inciampata più volte a causa del buio. Presi la bottiglia dell’acqua che vi avevo deposto la sera prima. All’improvviso qualcuno mi cinse la vita con un braccio e con una mano blocco il mio urlo coprendomi la bocca. Lo sconosciuto si avvicinò al mio orecchio.
“Stai zitta e non urlare, non ti farò nulla. Te lo prometto.”
La sua voce era vellutata e melodiosa, nonostante la situazione mi incantò.
Annuii con la testa non potendo parlare, il suo braccio imprigionava entrambe le mie braccia che ricadevano strette lungo i miei fianchi. Il suo corpo spingeva il mio contro il frigo, impedendomi così di scappare o muovermi.
“Devo sapere una cosa.”
Sentenziò dopo un po’.
“Devo sapere dove posso trovare degli oggetti di valore o dei soldi. Avete una cassaforte?”
I minuti passavano e io speravo solo nell’arrivo di un Charlie armato.
“Piccola, rispondimi.”
Feci no con la testa, ma io volevo semplicemente dire che non avevamo una cassaforte, probabilmente lui non capì, anzi pensò che non gli volessi dire nulla. Da una parte, però aveva ragione.
Mi spinse di più contro il frigo facendomelo toccare anche con il viso.
“Sai, ti posso fare male se non parli.”
Disse divertito.
Cosa c’era di divertente?
Feci di nuovo no e mugolai. Solo allora mi accorsi delle lacrime che mi stavano rigando il volto.
“Non piangere, fai la brava e andrà tutto bene, te lo prometto.”
Le sue parole ebbero il potere di farmi smettere di piangere e di farmi riprendere un po’ di lucidità. Cercai di muovermi per prendere il foglio che si trovava accanto al telefono, in caso avessi il bisogno di prendere appunti o altro quando qualcuno chiamava. In questa settimana nessuno avrebbe potuto chiamare però. La linea non c’era a causa di un guasto dovuto ad un temporale estivo di qualche giorno fa. Cosa più ridicola anche il mio cellulare era andato distrutto, maledette gare di moto. Mi era caduto durante una corsa, avevo anche vinto.
Una stretta al braccio mi fece ridestare dai miei pensieri.
“Ti muovi?”
Chiese scocciato.
Non mi ero nemmeno accorta che mi avesse portato davanti al foglio e lasciato un braccio libero per scrivere.

Non c’è una cassaforte.

Con la mia scrittura già orribile di suo e in più con le mani che mi tremavano non capii come lo sconosciuto riuscì a capire cosa avevo scritto.
“Allora dimmi dove tenete i soldi.”
Sussurrò ancora al mio orecchio facendomi venire dei brividi.

Abbiamo tutto in banca.

Scrissi.
Secondo lui gli dicevo dove si trovavano i nostri risparmi?
“Non ci credo, bugiarda.”
Mi insultò con tono calmo.

Giuro, in casa non c’è veramen

Mi fermai quando sentii qualcuno scendere le scale, mio padre. Iniziai a mugolare cercando di farmi sentire.
“Stai zitta ragazzina, o te ne pentirai.”
Mi zittii immediatamente e annuii, lui mi portò nello sgabuzzino accanto alla cucina. Mio padre accese una luce e spostò una sedia, infine aprì il frigo. Mentre seguivo tutti i passi di mio padre mi accorsi che lo sconosciuto mi stava infilando una mano sotto la maglietta e iniziava ad accarezzarmi la pancia.
“Ma che f…”
“Zitta.”
E così mi rimise una mano sulla bocca.
Iniziò anche a darmi piccoli baci sul collo. Era una bella sensazione, anche Jake faceva sempre così, ma questa persona era uno sconosciuto e così cercai di spostarmi ma lui mi strinse maggiormente a se.
Si sentì il suono dell’interruttore e le scale scricchiolare. Lui si fermò e mi fece uscire. Invece che continuare a parlare dei soldi mi fece uscire da casa e salire su una macchina argentata. No, non era possibile, mi stava… mi sta rapendo!
Iniziai a urlare chiamando mio padre e cercando di uscire da quella macchina che aveva chiuso. Lo sconosciuto salì dalla parte del guidatore.
“Ehi piccola, smetti di urlare, non ti farò nulla.”
Mi girai verso il finestrino per non vedere il suo viso da finto angelo.
“Finiscila di piangere.”
Disse con dolcezza.
“Ah, ti avviso, non provare mai a scappare perché non userò la dolcezza di prima.”
Dolcezza? Altre lacrime uscirono dai miei occhi e io rimasi girata piangendo più forte.



Note Autore:


  1. Ok, forse sono pazza! Ho già una storia in corso e mi metto a scriverne un’altra, ma era già da un po’che l’avevo in mente. :)
  2. Se avete tempo o voglia lasciatemi un commento, mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate o ricevere vostri consigli.
  3. Scusate eventuali errori.


                                                                                                                                  GStew!  
  
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