Serie TV > iCarly
Ricorda la storia  |      
Autore: BellaLuna    24/08/2011    7 recensioni
Era una paradosso e Freddie lo sapeva bene, eppure, mentre guardava il viso rilassato di Sam affondare maggiormente sul suo petto e la sua mano che ,incerta, andava a scostarle i cappelli ribelli sulla fronte, il tutto gli parve anche così dannatamente perfetto che non riuscì in nessuno modo ad impedirsi di sorridere come un ebete e addormentarsi con il suo capo poggiato sulla testa di lei.
Paring: Seddie.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Salve a tutti xD

Premetto che è la prima One-Shot che scrivo su questo Paring, perciò non so se ne sia uscito fuori qualcosa di abominevole ^^”

Spero comunque che vi piaccia, come a me è piaciuto scrivere su questi due matti a cui mi sono molto affezionata xD

La storia è ambientata verso la fine della Terza Stagione, in nessun episodio in particolare.

Vi lascio alla lettura,

BellaLuna :)

                                                                                                                              

                                                                  §  Paradox  

 

Freddie Benson, da ragazzo ligio al dovere e di grande responsabilità qual’era, aveva da poco concluso tutto i suoi compiti per il giorno successivo e anticipato alcune ricerche che gli sarebbero servite per la settima seguente.

Dopo di che, aveva messo in ordine gli attrezzi della sua telecamera e sistemato in ordine alfabetico la sua libreria, aggiungendo anche i libri che quel pomeriggio aveva usato per studiare.

Sapeva che, se sua madre si fosse azzardata a  mettere un piedi in camera sua e avesse trovato anche solo una penna fuori posto avrebbe cominciato ad andare in escandescenza e allora nemmeno l’esercito militare degli Stati Uniti D’America sarebbe riuscito a placare le sue incessanti raccomandazione e le crescenti crisi isteriche su come l’ordine perfetto all’interno della sua stanza contribuisse a conferirgli una pace interiore capace di fargli conciliare meglio il sonno e far aumentare la sua concentrazione mentre studiava.

Come se ,in realtà, non fosse intelligente di suo e il suo successo a scuola fosse dovuto alla sistemazione e la pulizia costante che sua madre dedicava ai suoi mobili.

Davvero, alle volte pensava che Marissa Benosn avesse sul serio bisogno di un Hobby che non lo riguardasse personalmente.

Dello yoga ad esempio, magari riusciva a farle calmare i suoi continui deliri, riguardante come gli adolescenti di oggi morivano per incidenti d’auto il dieci per cento in più di vent’anni fa.

“ Tesoro,” gli aveva detto qualche giorno prima in tono nevrotico, dopo aver ascoltato la notizia al telegiornale.

“ ricordi quel discorso che abbiamo fatto riguardante la patente?”

“ certo.” Le aveva risposto distratto, mentre infilava il cucchiaio in una poltiglia verde e appiccicosa che sarebbe dovuta essere la sua cena.

“ non credo che te la lascerò prendere, sai … il prossimo anno …”

Era scattato in piedi improvvisamente ,con gli occhi e le orecchie tutte rivolte verso la donna che gli sedeva di fronte.

“ Cosa?! Perche?!”

“ ma come non hai sentito la TV?”

Avrebbe voluto risponderle che era troppo impegnato a cercare di non vomitare alla vista della gelatina immangiabile nel suo piatto ,ma si limitò a scuotere la testa ,cercando di non far alterare la madre che era già visibilmente nervosa.

“ quest’anno ci sono stati sette incidenti in più dell’anno scorso per quando riguarda giovani adolescenti al volante, è un serio pericolo per te! ”

Lui aveva sbuffato, si era passato la mano nei capelli e aveva cercato di convincere la madre giurandole che avrebbe preso tutte le precauzioni possibili ,ma alla fine la Signora Benson aveva tirato in ballo l’incidente che pochi mesi prima aveva avuto con il Camion Taco dove quasi Carly non ci stava rimanendo secca e lui pure.

Non aveva voluto aggiungere altro in quel momento e ,uscendo definitivamente alla cucina, si era chiuso la porta della sua camera dietro di sé.

Comunque quello della patente era ancora un argomento che doveva chiarire con sua madre.

Lasciando da parte i ricordi, Freddie lanciò un’occhiata al suo orologio da polso.

Erano da poco passate le sei e sua madre quel giorno aveva il turno fino alle undici di sera.

Non sapendo più cosa poter fare a casa, decise di scendere al Groovie Smothie e prendersi un frullato per ingannare il tempo, poi avrebbe chiamato Carly per informarsi come era andato il suo volo per raggiungere i nonni e infine avrebbe controllato i commenti sull’ultimo episodio di ICarly.

Sì, era un’ottima organizzazione, se non che ,non appena varcò la soglia di casa, non si ritrovò davanti la figura minuta di Sam Puckett intenta a bussare freneticamente alla porta della sua migliore amica, mettendoci così tanta forza nel suo pugno che il ragazzo potette giurare che da lì a poco la porta sarebbe venuta giù ridotta a brandelli.

<< Sam …? >> la chiamò, guardandola scettico e appoggiandosi allo stipite dell’entrata di casa sua.

La bionda sussultò impercettibilmente e con in viso un’espressione minacciosa si voltò lentamente verso di lui.

<< Benson >> lo salutò fredda e Freddie notò incredulo che aveva sia il naso che le guancie in fiamme e che sembrava più stanca di quando si era messa in testa di salire ,in meno di mezz’ora, tutti i gradini del loro palazzo.

Era evidente che Sam non si trovasse nella sua forma migliore e si stupì anche nel sapere il perchè.

Quella mattina era arrivata a scuola inzuppata fradicia d’acqua, perché sua madre era troppo sbronza per guidare e accompagnarla a scuola ed era troppo tardi per avvisare Carly di venire da lei o anche di prendere l’autobus.

Di conseguenza si era beccata un bel raffreddore grazie alla sua dote naturale di non riuscire mai a svegliarsi venti muniti prima che iniziassero le lezioni.

Il punto era che se glielo avesse fatto notare l’avrebbe picchiato, allora decise di porle una domanda a caso per spazzare il silenzio imbarazzante in cui erano caduti.

<< che stai facendo? >>

<< non lo vedi da solo? >>

Il ragazzo storse le labbra e arricciò il naso, mentre la bionda continuava a dare pugni alla porta di casa Shay.

Anche le sue battute non erano pungenti come al solito e questo non era un segnale positivo.

<< se cerchi Carly … >> decise di fermarla prima che sfondasse sul serio la porta << è andata a trovare i suoi nonni.>>

<< ah sì, allora perché ha avvertito te e non me? >>

<< l’ha fatto! Solo che tu hai il vizio di non ascoltare le persone quando ti parlano, mentre ti abbuffi di bacon e pancetta.>>

<< lo sai che sono pigra e posso solo concentrami su una cosa da fare alla volta, quindi o mangio oppure ascolto le vostre conversazioni, che il più delle volte, grazie a te, risultano essere enormemente noioseee. >>

Nonostante il commento poco carino che Sam gli aveva appena rivolto, Freddie si lasciò sfuggire un mezzo sorrisetto compiaciuto, contento ,infondo, che la ragazza avesse ritrovato la sua lingua tagliente.

Visto che dopo quell’ultimo scambio di battute nessuno dei due aveva più aperto bocca, la bionda fece un passo avanti facendogli un cenno fugace con la mano.

<< me ne ritorno a casa.>> Stabilì, con voce fiacca e nasale, per poi starnutire e tirare su con il naso.

In quel momento Freddie si sentì piuttosto combattuto.

Da una parte aveva paura che se si fosse mostrato apprensivo nei confronti della sua amica/nemica ,che evidentemente non stava molto bene, lei, come al suo solito, l’avrebbe presa come una questione d’orgoglio, sbraitandogli contro che le Puckett non hanno bisogno dell’aiuto di nessuno, soprattutto di un’insopportabile nerd che era solo in grado di infastidirla ulteriormente.

Dall’altra parte però, un inconsapevole lato del suo cervello gli suggeriva che non era affatto saggio lasciare che Sam se ne andasse in giro ridotta in quello stato ,a quell’ora, quando le temperature fuori minacciavano di scendere anche sotto zero.

Così, alla fine, decise di bloccarla prima che scivolasse via dentro l’ascensore.

La fermò per un polso e quando le sue dita vennero a contatto con la pelle di lei sentì un brivido attraversargli la schiena e stordirlo per qualche istante.

La pelle di Sam scottava più di un pentola a vapore, a quanto pare non si trattava solo di un semplice raffreddore.

<< Sam, tu hai la febbre! >> le disse, avvicinandosi ulteriormente a lei e toccandole la fronte con l’altra mano libera.

A differenza di come si era immaginato la bionda non la scostò via, anzi chiuse per un attimo gli occhi come se le stesse dando sollievo il leggero tocco del suo palmo.

Poi però ritornò ad essere la selvaggia Puckett e con un gesto frettoloso si ribellò dalla sua presa al polso e lo spintonò velocemente e furiosamente via da lei.

<< non dire idiozie, Freddison! sto alla grande e …>>

Avrebbe voluto aggiungere qualcos’altro, un commento senz’altro poco carino, ma venne colpita da un forte colpo di tosse che non le permise di rivolgere più la parola al ragazzo che intanto, fregandosene altamente del suo parere, le porse un fazzoletto e le diede dei colpi sulla schiena per calmarla.

<< va meglio? >> le domandò apprensivo, dopo che lei si asciugò velocemente il naso con ancora gli occhi lucidi.

In tutta risposta Sam gli rivolse un’occhiata al vetriolo soffiando più forte , in un semplice gesto per intimargli che non erano affari suoi.

Sì, che sono affari miei! Avrebbe voluto risponderle per le rime, ma si morse l’interno della guancia per non complicare ulteriormente le cose.

Doveva convincere Sam ad entrare in casa sua e a prendere qualche aspirina - che sua madre teneva nel’armadietto del bagno - prima che la sua febbre diventasse una polmonite.

Il problema stava nel convincere la ragazza a lasciarsi aiutare da lui e Freddie conosceva solo un modo per far sì che Sam Puckett facesse ciò che lui le chiedeva.

<< perché non entri un attimo? ti offro una cioccolata calda.>>

Il cibo.

Sam lo fissò intensamente negli occhi per alcuni lunghissimi secondi, indecisa se accettare l’offerta oppure riprendere a marciare verso l’ascensore.

Infine sospirò, fece roteare le pupille infastidita, si ficcò le mani nelle tasche dei jeans scuri che indossava e sibilò in un tono piatto e rauco << vada per la cioccolata >>

Freddie si appuntò mentalmente la vittoria e aprì la porta alle sue spalle per far entrare la ragazza.

<< ehy, solo per questa volta Benson,chiaro?! >> volle precisare, puntandogli un indice minaccioso contro a pochi cm dal suo viso.

<< certo.>> deglutì amaramente il ragazzo, terrorizzato dal suo sguardo di fuoco.

Sam annuì ed entrò definitivamente dentro l’appartamento, mentre Freddie rilasciava un sospiro di sollievo e accendeva le luci della cucina.

La bionda si accomodò sul divano di fronte la televisione, stringendosi un cuscino viola scuro al petto e prendendo possesso del telecomando.

Il ragazzo sorrise, notando come tenera poteva sembrare quel piccolo demone in quel momento : tutta rannicchiata e con il broncio sulle labbra fra i cuscinoni del suo divano.

Poi cacciò velocemente quell’immagine dalla sua testa, perché era sbagliato fare un simile pensiero su Sam Puckett e perché in ogni caso lei non era mai stata una tipa tenera.

Non con lui almeno.

Mentre preparava in silenzio due tazze di cioccolata calda l’unico rumore che potette ascoltare fu il respiro irregolare e pesante dovuto al raffreddore della ragazza, i suoi colpi di tosse e di sottofondo il rumore di spari di qualche film d’azione.

Tenera …? Sam? Devo essere impazzito!

<< ci vuole ancora molto, Fredduccini? Mama sta morendo di fame.>> Sibilò seccata, guardandolo a testa in giù dopo aver appoggiato la testa sopra la spalliera del divano.

<< è pronto.>> Annunciò, versando il liquido caldo e denso in due tazze colorate poste sopra un vassoio.

Poi si diresse verso il divano e si sedette accanto alla bionda che aveva incrociato le gambe e lo fissava impaziente.

Dopo aver dato il primo sorso e scottandosi di poco la lingua disse al ragazzo.

<< credevo che tua madre non ti facesse tenere dolci in casa.>>

<< infatti, questi fanno parte della mia scorta personale segreta.>>

<< oooh, affascinante. >>

Freddie non diede peso al commento sarcastico, limitandosi solo ad assumere l’aria di chi è abituato a quel genere di trattamento da parte della propria migliore amica/nemica.

Approfittando del fatto che Sam sembrasse soddisfatta della proprio merenda, si diresse verso il bagno recuperando termometro e alcune aspirine dall’armadietto di sua madre, poi tornò in cucina.

<< non la bevi? >> gli domandò la ragazza non appena fu di nuovo a portata della sua visuale, riferita alla sua tazza di cioccolata calda ancora sul vassoio sopra il divano.

Il moro aggrottò le sopracciglia e fece segno di no con la testa.

Ancora delle volte si stupiva della voracità di Sam, ma da quando l’aveva scoperta ,tre anni fa, a quel giorno si accorse di non provare più quel disgusto nel vederla mangiare quattro volte di più di quanto non facesse una ragazza normale.

Anzi, si divertiva nel guardarla mentre mangiava e c’erano delle volte in cui le sembrava perfino … carina … mentre lo faceva.

Ma, di solito ,poi, lei, accortasi che la stava fissando, gli sputacchiava addosso il cibo che teneva in bocca o gli rovesciava addosso il contenuto della sua bibita e allora lui le diceva che era la solita maleducata e lei rispondeva che lui era il solito nano idiota e lì iniziavano a litigare fin quando Carly ,esasperata, non li divideva con l’aiuto di Spancer, quando c’era il ragazzo, oppure iniziando ad urlare come una gallina isterica ,spruzzando loro addosso l’acqua che teneva sulla sua mina pistola che aveva imparato a tenersi sempre dietro per bloccare i continui battibecchi dei suoi due migliori amici.

Comunque, era arrivato il momento di controllare quali erano le condizioni di salute della piccola demone e allora tornò a sedersi affianco a lei ,porgendole il termometro elettrico.

<< io quel coso non lo metto! >> affermò risoluta la ragazza, i lineamenti chiaramente contratti dall’irritazione.

<< Sam, hai la febbre e far finta che non sia così non ti aiuterà a guarire.>>

<< non c’è bisogno che tu ti prenda cura di me Fredork, non ne ho di bisogno, sto beee-ne! >> continuò a declamare cocciuta, dando un altro lungo sorso alla sua cioccolata.

<< non ne sono tanto sicuro.>>

<< è un problema tuo.>>

<< che ti costa misurarti la febbre? È una cosa normale essere ammalati! >>

<< non sono ammalata ho solo un po’ di raffreddore tutto qui, tu ne stai facendo un dramma perché sei abituato a curarti anche se ti tagli un dito con la carta.>>

<< non è vero! >>

<< sì, invece! >>

<< ti ho detto di no! >>

<< è così, ammettilo! >>

<< tu devi ammettere di non stare affatto bene! >>

Sam sbuffò e rubò dalle mani di Freddie il termometro.

<< se lo faccio, poi tu mi lascerai in pace? >> gli chiese scocciata, tirando nuovamente su col naso e poggiando la tazza mezza vuota nuovamente sul vassoio.

Il moro ci pensò un istante prima di rispondere, perché se Sam avesse avuto davvero la febbre alta allora avrebbe dovuto convincerla a prendere le medicine e a stare al caldo, poiché non era abbastanza sicuro che il suo giubbotto riuscisse a non farle sentire freddo e ora che ci faceva caso stava anche leggermente tremando.

<< dipende.>>

Decise di optare per una risposta un po’ enigmatica, al che la giovane sbuffò ,facendo roteare gli occhi.

<< sei proprio odioso, Freddie.>>

<< grazie, anche tu.>>

 Sam chiuse gli occhi e si portò il termometro alla bocca, nonostante quest’ultima fosse ancora sporca di cioccolata.

Freddie sorrise nel constatare che sicuramente la ragazza l’aveva fatto apposta per fargli un torto e in effetti la sua mancanza di delicatezza gli aveva sempre dato un po’ di fastidio, ma in quel momento ero troppo euforico per aver convinto l’impossibile Samantha Puckett a collaborare per dar peso ad una simile sciocchezza.

Non appena si udì lo squillo continuo emanato dal termometro elettrico la bionda se lo tolse dalle labbra e lo guardò rigirandoselo fra le mani.

 << allora? >> le domandò il ragazzo, in tono impaziente.

La quindicenne rispose con una scrollata di spalle ,porgendogli l’oggetto e tornando a bere la cioccolata.

<< trentotto e otto! Sam hai quasi trentanove di febbre! >> tuonò, fissandola sconvolto e preoccupato al tempo stesso.

La ragazza non si scompose, continuando a bere e a guardare il televisore.

<< e te ne stavi tranquillamente in giro con queste temperature glaciali? Tu sei fuori di testa! >>

<< ti sbagli, sei tu che mi fai salire la pressione con la tua voce fastidiosa! Scommetto che prima di incontrarti era molto più bassa! E poi io non sono una debole Benson, un po’ di febbre non ha mai fermato una Puckett! >>

Un po’ di febbre! Si ripetè mentalmente ironico il ragazzo, sospirando nervoso e alzandosi nuovamente dal divano.

Si recò in camera sua prendendo alcune coperte, poi torno in cucina e le lanciò una direttamente in testa alla bionda.

<< ehy! >>

<< copriti, perché anche se sei una Puckett di certo non vorrai morire di freddo, giusto? >>

La ragazza non replicò, lanciandogli solamente uno sguardo incollerito, mentre si portava un plaid attorno alle spalle.

<< ti preparo un’aspirina.>>

<< non la voglio! >>

<< devi prendertela o altrimenti la temperatura non si abbasserà.>>

<< tu non sei né mia madre né il mio medico curante, non puoi dirmi cosa devo o non devo fare! >>

<< guarda che lo sto dicendo per te! >>

<< beh … nessuno te lo ha chiesto! >>

<< bene, allora ,la prossima volta, ti chiederò il permesso prima di preoccuparmi per te, d’accordo?! >>

Impercettibilmente Sam si sentì arrossire nelle gote, mentre qualcosa cominciava a smuoversi nel suo stomaco e di sicuro non erano le ali di pollo che aveva mangiato quella mattina.

Ringraziò mentalmente l’influenza ,che aveva comunque reso le sue guancie color rosso pomodoro, in modo che Freddie non si fosse accorto di quel piccolo particolare imbarazzante.

Accidenti a lui! Lo detesto quando fa il carino con me! Pensò, nonostante una vocina saputella nella sua testa continuasse a ripeterle “ Bugiarda!” facendola alterare e arrossire ancora di più.

Non sapendo come contro ribattere all’ultima affermazione del ragazzo, decise allora che era meglio stare zitta e per una volta lasciargli l’ultima parola.

Stava male infondo, quindi poteva permetterselo.

Freddie, interpretando il suo silenzio come una resa e sorpreso dal fatto che ci aveva messo meno tempo del previsto a convincerla, si diresse in cucina e versò un po’ d’acqua in un bicchiere di vetro dove poi sciolse l’aspirina.

In seguito porse il bicchiere a Sam che lo fissò disgustata prima di berlo in un unico sorso.

<< ha un sapore orrendo! >> esclamò, schioccando la lingua nel palato.

<< ti farà sentire meglio.>>

<< perfetto, ora posso andarmene? >>

<< no, non posso permetterti di uscire con questo freddo.>>

<< se credi che me ne starò qui buona, buona a sopportarti per tutto il resto della serata, allora tu sei veramente u’id- >>

<< ti preparo delle costolette di maiale e ordiniamo una pizza, va bene? >>

<< offri tu? >>

<< ovvio.>>

<< allora, affare fatto! Mama non rifiuta mai una cena gratuita. >>

Non ci ha messo poi tanto a cambiare idea.

 

<< Sam … >>

<< zitto, Benson, sto pensando! >>

Freddie sbuffò sonoramente, per poi affondare una patita fritta nella maionese e portarsela in bocca.

Era da poco arrivato il ragazzo delle pizze e ora Sam era impegnata in una difficile scelta se dover prima divorare la sua pizza oppure le costolette di maiale che lui le aveva cucinato.

Una scelta piuttosto ardua per lei ,ma alla fine decise per le costolette, mentre ,intanto, ancora seduta sul divano faceva zapping col telecomando.

<< come mai tua madre non è ancora arrivata? Sono le otto di sera.>>

<< ha il turno fino a tardi oggi e poco fa mi ha telefonato per assicurarsi che vada tutto bene.>>

<< le hai detto che sono qui? >>

<< certo che no, altrimenti si sarebbe precipitata a casa di corsa per assicurarsi che tu non mi stessi tenendo in ostaggio.>>

<< quest’idea mi piace, dovremmo provarla qualche volta.>>

<< ah-ah-ah, molto spiritosa.>>

<< lo so! Com’è la tua pizza? >>

<< buona, ma non credere che la dividerò con te.>>

<< nemmeno una fetta? >>

<< no.>>

<< ma sono malata! >>

<< hai la tua! >>

<< certo, ma voglio assaggiare pure la tua.>>

<< sei la solita ingorda! >>

<< e tu il solito tirchio! >>

<< tirchio? Io? non sai nemmeno cosa vuol dire … e ,semmai, sei tu quella tirchia.>>

<< non ti conviene offendermi, Benson, e ora dammi un pezzo della tua pizza! >>

<< no! >>

<< bene.>>

Fu una questione di secondi e Sam afferrò il cartone della pizza di Freddie dando il via ad una specie di tiro alla fune.

<< mollala! >>

<< no, è mia! >>

Siccome lei si trovava seduta sul divano e lui seduto per terra, il ragazzo stava avendo alla meglio, per non parlare del fatto che l’aspirina non aveva ancora dato i suoi frutti e Sam sentiva che le sue braccia erano ancora indolenzite e stanche, così ,quando il ragazzo diede uno strattone più forte precipitò direttamente sopra di lui facendo volar via il cartone della pizza.

<< Sam! >> la rimproverò Freddie, steso per terra con lei sopra di lui e lo scatolone che ora si trovava a qualche metro di distanza da loro con la pizza sparpagliata per tutto il pavimento.

<< questa è tutta colpa tua ,Fredward! >> cercò di alzarsi in piedi la bionda ,ma con scarso successo ,perché il suo piede scivolò sulla superficie del tappeto, ricadendo nuovamente sopra il ragazzo.

<< ahi! non è che pesi proprio come una piuma.>> Commentò il moro, notevolmente a disagio visto la posizione imbarazzante in cui si erano ritrovati.

<< sta zitto, Benson! >> lo schernì malamente la ragazza, dandogli un pugno sul braccio mentre ,intanto, senza una ragione precisa, sentiva qualcosa svolazzarle dentro lo stomaco e una sensazione di calore, non di certo dovuta alla febbre, che le esplodeva nel petto.

Prima che la situazione degenerasse e lei si accorgesse di quanto in effetti fossero vicini i loro visi in quel momento, riuscì a mettersi seduta con la schiena appoggiata sul divano e il cuore che minacciava di esploderle dentro il petto.

Freddie, con le gote leggermente più rosee di prima, la imitò per poi sospirare.

Si ritrovò a pensare che era davvero una strana situazione la loro.

Se qualche anno prima gli avessero detto che avrebbe ospitato a casa sua una in convalescente Sam Puckett, cercando anche di aiutarla a curarsi, di sicuro sarebbe scoppiato a ridere come un’idiota ,rispondendo che sarebbe stato molto più probabile che gli asini volassero.

Eppure, quel giorno, si ritrovava a credere che fosse addirittura giusto che lui si occupasse di lei, anche se ,di sicuro, se ci fosse stata Carly sarebbe stata lei a prendersi cura della loro esuberante amica in comune.

Ma Carly non c’era e l’unica persona su cui Sam poteva contare fedelmente dopo di lei era proprio lui.

Forse era per quella ragione che si sentiva così protettivo nei suoi riguardi, come se desiderasse proteggerla da qualcosa.

Ma erano pensieri istantanei che così come erano venuti volarono via in un attimo dalla sua mente, lasciandolo ,solo per un millesimo di secondo, stordito a chiedersi quando era successo esattamente che aveva smesso di pensare a Sam come una minacciosa furia dai capelli biondi o una spina nel fianco sempre pronta ad insultarlo e avesse cominciato a considerarla più come una specie di … Amica? Spalla? Complice? Non lo sapeva nemmeno lui.

Sta di fatto che, in quel momento ,trovava perfino piacevole il fatto che lei gli stesse così vicina senza picchiarlo.

Solo quando la sentì starnutire ritornò di nuovo alla realtà, notando che la ragazza si era di nuovo seduta sul divano, avvolgendosi nelle coperte e continuando a mangiare l’ultima delle sue due costolette.

Deglutì, a lui la fame gli era completamente passata.

 

<< senti ancora freddo,Sam? >> le chiese il moro, vedendo la ragazza, ormai sazia visto che si era già divorata la sua intera pizza, avvolta in due spesse coperte.

Dopo quell’imbarazzante situazione non si erano più rivolti la parola, preferendo mangiare in silenzio, eppure Freddie aveva notato benissimo come Sam sembrasse sempre più abbattuta e stanca e come il suo corpo fremesse senza che la ragazza riuscisse più a controllarlo.

Aveva cercato invano di trattenere la domanda che le aveva appena posto, per non mostrarsi troppo apprensivo e preoccupato nei suoi riguardi ,ma era bastato vederla frettolosamente avvolgersi in un altro plaid perché le sue buone precauzioni andassero a farsi una vacanza.

<< no … sto bene … >> sibilò d’un tratto la bionda, con un tono di voce così fiacco e stanco che Freddie avvertì qualcosa spezzarsi dentro il suo petto.

Si rimise allora nuovamente seduto affianco a lei e le poggiò una mano sulla fronte bollente

Sam ,come prima, non si ritrasse immediatamente ma lo fisso dritto negli occhi per alcuni interminabili secondi in cui il ragazzo si accorse che quella piccola testolina bionda aveva davvero gli occhi più azzurri che avesse mai visto.

Un azzurro così luminoso che in confronto il cielo d’estate era tetro e cupo.

Si sentì improvvisamente nervoso, mentre distoglieva veloce lo sguardo da lei e ritirava la mano esitante.

<< non mi sembra che la febbre sia ancora scesa.>> commentò, schiarendosi la voce e passandosi imbarazzato una mano fra i capelli.

Sam annuì piano, sbadigliando e facendo affondare tutto il mento sotto le coperte in cui era avvolta.

Le sue forze le stavano vendendo meno e la stanchezza ,dovuta all’influenza, stava pian piano prendendo possesso del suo corpo, tanto che ,dopo una manciata di minuti, non riuscì più nemmeno a trovare la forza di volontà per tenere gli occhi aperti.

Freddie avvertì d’un tratto un lieve peso posarsi piano sulla sua spalla.

Sam Puckett si era addormentata affianco a lui come una bimba di cinque anni ,con le labbra leggermente dischiuse a causa del raffreddore e il respiro ansante.

Inizialmente il ragazzo reagì spalancando gli occhi scioccato, poiché gli risultava davvero assurdo che Sam Puckett si fosse appisolata sulla spalla senza prima averlo insultato o malmenato in qualche modo.

Poi respinse l’impulso di svegliarla, spaventato da una sua possibile reazione.

In seguito, si perse nel fissarla come se la stesse vedendo per la prima volta.

I lungi capelli mossi che le ricadevano in morbide onde sul viso, le ciglia lunghe e dorate, il naso leggermente all’in su e le labbra carnose a forma di cuore.

Quella era il piccolo demone biondo che si divertiva da matti a complicargli la vita o ad organizzare stupidi scherzi insieme a lui.

Quella era la principessina bisbetica che gli affibbiava nomignoli derisori e poi lo baciava su una scala antincendi.

Quella era la ragazza che odiava con tutto se stesso ma dalla quale non sarebbe mai riuscito a separarsi.  

Era una paradosso e Freddie lo sapeva bene, eppure, mentre guardava il viso rilassato di Sam affondare maggiormente sul suo petto e   la sua mano che incerta andava a scostarle i cappelli ribelli sulla fronte, il tutto gli parve anche così dannatamente perfetto che non riuscì in nessuno modo ad impedirsi di sorridere dolcemente e addormentarsi con il suo capo poggiato sulla testa di lei.

 

 

Qualche giorno dopo …

 

Da : Sam Puckett

A : Freddie Benson

Heilà Freddork :) Carly mi ha appena detto che sei a casa con l’influenza, oooh mi dispiace davvero molto :( … ehm, no … aspetta un attimo, non mi dispiace per niente! :D

Addio, Ti Odio, Sam  

 

Da : Freddie Benson

A : Sam Puckett

Va al diavolo, Demone!

 

                                                                             Fine

  
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > iCarly / Vai alla pagina dell'autore: BellaLuna