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Autore: Kyrie Eleison    24/08/2011    6 recensioni
Il cacciatore lanciò a Castiel uno sguardo apprensivo per assicurarsi che non avesse un’aria troppo sconcertante, poi rivolse alla donna in rosa un altro sorriso smagliante. – Siamo del Ministero della Salute e siamo qui per assicurarci che lei non corra rischi. – esclamò quasi in estasi, tentando di passarsi per un salvatore piuttosto che per uno scocciatore.
- Del Ministero della Salute? Cos’è successo? C’è qualche epidemia? – bisbigliò terrorizzata la signora, cambiando immediatamente tono, mentre Dean si complimentava in silenzio con se stesso per risultare così convincente alle casalinghe in sovrappeso.
WARNING: mpreg/eggpreg
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Note iniziali: Ho tanta paura di questa fanfiction. L'ho scritta di getto dopo aver mangiato con la mia degna compare tre figli di Cas tramutati in crêpe (con il Philadelphia Milka - ma esiste davvero? - e il Muu Muu) e ne sono rimasta tremendamente traumatizzata. Non biasimatemi: dopo aver scoperto che meravigliosa gente anglofona scrive eggpreg mi sono detta:"Perché non emularli e impestare il fandom con qualche porcata delle mie?"
E così fu.
Perdonatemi, davvero! Mi spiace per Dean, per Castiel e anche per le uova.
Linciatemi pure, so di meritarlo.
In ogni caso, questa oscenità è dedicata ad Alice e ad Eli.
Tanto amore.

Fanny

 

Crêpe

 

 

Dean si rigirò tra le mani il tesserino del Ministero, mentre Castiel osservava la porta con aria confusa.
- Direi che a questo punto possiamo anche suonare. – commentò nervosamente il cacciatore, allungando la mano verso il campanello.
Sarebbe stato un lavoraccio, ancor più faticoso che l’annientare demoni.
Castiel gli si avvicinò con fare noncurante. – Che cosa diremo, precisamente? – domandò serio.
- Che le sue uova sono affette da un pericoloso virus e che deve consegnarcele perché possiamo analizzarle in laboratorio. –
Dean era quasi sicuro che tutto sarebbe andato alla perfezione. Era preparato – psicologicamente e non , si era stampato sul volto un’espressione assolutamente convincente e, per quanto fosse una missione suicida, si sentiva pronto. A tutto.
- E dici che ci crederà? – continuò imperterrito l’angelo, che evidentemente non comprendeva la drammaticità della situazione.
L’istinto omicida del cacciatore si risvegliò prepotentemente.
- Chi ha lasciato il suo dannato uovo in un pollaio? – sbraitò, stringendo con furia il piccolo tesserino che teneva ancora in mano.
Respirò profondamente e s’impose di pensare all’Impala, che, parcheggiata alle loro spalle, costituiva un nido sicuro dove riporre l’uovo una volta recuperato.
Si diede dell’idiota per il pensiero appena formulato e si preparò a suonare il campanello, prima che Castiel gli ripetesse per l’ennesima volta che no, non aveva abbandonato il suo uovo in un pollaio, l’aveva solamente poggiato in un prato perché rimanesse un po’ al sole e si abituasse al meraviglioso mondo dove sarebbe presto giunto. Un dono del Signore o qualche stronzata del genere.
Premette il pulsante accanto alla porta e attese fremente.
- Arrivo! – sbraitò una voce poco cordiale dall’interno.
Castiel stava ancora fissando la porta con espressione indecifrabile quando questa si aprì, rivelando un ingresso buio, quasi completamente coperto dal corpo massiccio e coperto di farina di una stereotipata casalinga in grembiule rosa.
- Sì? – brontolo la donna, strofinandosi le mani sul ventre e lasciando chiazze bianche sul rosa shocking dell’osceno indumento che indossava per cucinare.
- Salve- esordì Dean con un sorriso estremamente professionale stampato sul volto –Speriamo di non disturbarla, ma ci siamo trovati costretti a farle visita. –
L a donna aggrottò le sopracciglia e lo scrutò in cagnesco. – Chi siete? –
Il cacciatore lanciò a Castiel uno sguardo apprensivo per assicurarsi che non avesse un’aria troppo sconcertante, poi rivolse alla donna in rosa un altro sorriso smagliante. – Siamo del Ministero della Salute e siamo qui per assicurarci che lei non corra rischi. – esclamò quasi in estasi, tentando di passarsi per un salvatore piuttosto che per uno scocciatore.
- Del Ministero della Salute? Cos’è successo? C’è qualche epidemia? – bisbigliò terrorizzata la signora, cambiando immediatamente tono, mentre Dean si complimentava in silenzio con se stesso per risultare così convincente alle casalinghe in sovrappeso.
- No, fortunatamente no, solo un piccolo controllo. Sappiamo che ha recentemente acquistato delle uova… - fece una pausa carica di suspance e pathos.
- Me le ha vendute la cugina di mia suocera!– trillò la donna disperata, sentendosi in punto di morte – Ho sempre saputo che in quella c’era qualcosa di sbagliato. Sa, una volta l’ho vista ululare alla luna, lo giuro! Mi hanno tutti presa per pazza, ma quella non è normale. Oh, lo sa Dio se non è normale! –
Castiel alzò lo sguardo sulla donna e sbattè le palpebre con aria di rimprovero, mentre il cacciatore prendeva mentalmente nota della cosa e si riprometteva di fare una visita alla cugina della suocera.
- Sfortunatamente quello non è il nostro campo- commentò con l’ennesimo sorriso –Possiamo però assicurarci del fatto che lei non incappi in una spiacevole intossicazione alimentare. –
- Per le uova? Ma sono anni che le prendo da quella, non mi è mai successo niente! – replicò la donna, torcendosi le mani con aria confusa.
Dean iniziava a perdere la pazienza. Faceva caldo, Castiel non era minimamente d’aiuto, quella stupida casalinga faceva di tutto per non collaborare e, soprattutto, la cucina emanava un tremendo odore di uova.
- Signora, mi creda, si sono verificati quattro casi d’intossicazione alimentare e stiamo facendo il possibile per non far correre rischi agli altri clienti della signora… della cugina di sua suocera. – disse, rimpiangendo di non aver trascinato con sé Sam, che sarebbe di certo stato in grado di convincere la casalinga.
- Ma… ho parlato ieri con mia suocera e non mi ha detto nulla! E sono sicura di essere l’unica, assieme a lei, che compra le uova da Eveline; vi state sbagliando, non c’è dubbio. –
Dean aprì la bocca per ribattere, ma fu preceduto dall’angelo, che si parò davanti alla donna con aria a dir poco minacciosa.
- Il mio collega ha detto che la nostra missione è quella di salvarle la vita, quindi ci faccia entrare. – dichiarò in tono che non ammetteva replice, mentre il cacciatore reprimeva l’impulso di spiaccicarsi una mano sulla faccia.
La signora grassa lo fissò costernata. – Volete fare irruzione in casa mia? – strillò.
- Sì. -  asserì l’angelo, ignorando Dean che lo strattonava per una manica.
- Io chiamo la polizia, giuro che lo faccio! Volete entrare in casa mia per rubare, vero? –
La donna era ormai assurdamente su di giri. Aveva afferrato un soprammobile a forma di pastorella – vestita di rosa – da una mensola accanto alla porta e l’agitava come fosse un’arma mortale.
- Signora, per favore, evitiamo tutto questo caos. Perché non ci consegna le uova e basta? – la supplicò Dean esausto.
La casalinga gli piazzò la pastorella sotto il naso e la sventolo con furia omicida. – Cos’hanno quelle uova?  Ci avete nascosto della cocaina? – ringhiò, mentre Dean la osservava traumatizzato e Castiel si domandava in silenzio di cosa stesse parlando.
- In realtà in un uovo c’è… - iniziò tranquillo, ignorando l’infarto che aveva colpito il cacciatore.
- Un microchip. – dichiarò Dean affannosamente.
Se avevano ancora una speranza di recuperare l’uovo, sarebbe stato meglio cucire a Castiel la bocca per sempre.
- Un microchip? – ripeté esterrefatta la donna, in un misto di terrore ed eccitazione. Avrebbe dovuto telefonare a sua suocera e raccontarle tutto.
Il cacciatore annuì con aria grave. – Il pollaio della cugina di sua suocera cela molti segreti- e incatenò gli occhi della signora grassa ai suoi –Molti. Così abbiamo fatto in modo di tenerla d’occhio. Questioni d Stato, sa… -
Strattonò una manica del trench di Castiel e fece per entrare nell’appartamento, ma fu prontamente bloccato dalla casalinga.
- Poi potrò vedere il microchip? – trillò in estasi, afferrando una mano di Castiel, che la scrutò inclinando la testa da un lato.
- Assolutamente. – rispose Dean, recuperando il suo tono professionale e trascinando l’angelo verso la cucina, che riusciva a riconoscere per via dell’inquietante zaffata di olio e uova che aleggiava nella casa.
- Cos’è un microchip? – sussurrò Castiel, nonostante l’altro stesse facendo del suo meglio per ignorarlo il più possibile.
Lo spettacolo che si presentò davanti agli occhi del cacciatore fu a dir poco devastante: sei gusci di uova distrutti giacevano sul bancone della cucina, i loro contenuti riposavano su un monticello di farina dentro un’enorme scodella rosa e gli unici superstiti – due piccole uova – troneggiavano sopra un tovagliolo.
- Cas, non guardare! – esclamò e gli coprì gli occhi con una mano, spingendolo fuori dalla cucina.
- Cosa succede? Cosa? – strillò la donna in rosa, che nel frattempo era sopraggiunta, afferrando Dean per le spalle e scuotendole come se fosse stato un giunco.
Il cacciatore si voltò costernato in direzione del miscuglio nella ciotola rosa e premette la mano sul viso dell’angelo.
- Abbiamo paura che il microchip possa essere finito nella sua… ehm, frittata. – bisbigliò cercando di ritrovare un minimo di contegno e mostrando di possedere scarse doti culinarie.
- Oh, sono crêpe, ne stavo facendo qualcuna perché a mio nipote piacciono tanto e… -
Dean non la lasciò finire e spinse Castiel verso il soggiorno, che scorse dritto davanti a sé nella penombra.
- Devo discutere con il mio collega, lei non tocchi nulla. – ammonì la donna con tono feroce.
L’angelo sembrava ignaro di tutto e si lasciava trascinare docilmente da una stanza all’altra.
- Cas. Come posso riconoscere l’uovo? Posso farlo, vero? Che so, è verde, ha delle alette nel tuorlo, escono nuvole bianche quando ci si fa una frittata… qualsiasi cosa! –
- E’ morto? – si limitò a domandare.
Dean sospirò e si lasciò cadere sul divano rosa, l’unica cosa  che riusciva a distinguere della stanza buia, considerato che la donna si era premurata di abbassare tutte le tapparelle per proteggersi dalla calura estiva.
- Non lo so, Cas.- sospirò – Spero di no, ma devo sapere come scoprirlo. –
Appoggiò la testa contro lo schienale e studiò l’angelo, che rimaneva in piedi davanti a lui, impassibile.
Si erano mossi troppo tardi, era vero, ma gli ci era voluto un po’ di tempo per riuscire a scoprire chi avesse acquistato le uova da Eveline.
E, alla fine, la colpa non era sua. Lui non avrebbe mai lasciato l’uovo in un prato.
Il suo pensiero corse alle raccapriccianti notizie sul giornale a proposito di genitori che abbandonavano i propri figlioletti in macchina per ore e li ritrovavano morti. Rabbrividì e scacciò quelle oscenità dalla propria mente.
- Cas, andrà tutto bene, dimmi solo cosa devo fare. –
Non ottenendo alcuna risposta, si alzò e si diresse nuovamente verso la cucina, pronto ad ispezionare la ciotola.
Cosa si aspettava di trovare? L’immagine di un piccolo cadavere alato l’aveva sfiorato, ma era stato solamente un flash. Probabilmente non ci sarebbe stato nulla di anormale, nulla che avesse potuto fornirgli qualche indizio.
- E’ tutto a posto?- s’informò la donna in rosa, sfilandosi il grembiule per mostrare soddisfatta un abito a quadretti viola e fucsia –Volete assaggiare una crêpe?
Non ci metterò molto a terminarle. Ne verranno di meno, purtroppo: ho dovuto scartare quest’uovo perché aveva una forma strana e non volevo rischiare, sa com’è. -
Sollevò un uovo decisamente troppo tondo e lo esaminò sospettosa.
Dean sgranò gli occhi e provò il fortissimo impulso di abbracciarla. Non era sicuro che si trattasse dell’uovo giusto, ma doveva fidarsi, dove sperare in qualcosa.
- Signora, credo proprio di aver individuato ciò che cercavo. Il suo aiuto è stato provvidenziale, davvero! – esclamò gioioso, sfilandole gentilmente l’ovetto di mano e allontanandosi, dopo aver recuperato il comatoso Castiel.
- Ora dobbiamo davvero andare. Sa, affari di Stato! –
- Ma… il microchip? – piagnucolò la donna delusa, mentre Dean chiudeva in fretta la porta e fuggiva quasi commosso verso la sua Impala con l’angelo alle calcagna.
 
Non credeva di aver mai visto Castiel in uno stato simile.
Continuava ad avere un’espressione a metà tra lo sconvolto e l’impassibile dipinta sul volto e Dean avvertiva  una tremenda voglia di abbracciarlo.
Associare l’immagine del suo angelo a quella di una madre apprensiva lo traumatizzava non poco, ma, se si tralasciava il lato comico, era un qualcosa di assolutamente adorabile.
- Sei contento? – domandò mentre cercava disperatamente di reprimere un sorrisetto e si concentrava sulla strada.
- Immagino che perderlo non sarebbe stato bello. – commentò Castiel, osservando incuriosito l’uovo che teneva tra le mani.
- A parte abbandonarlo in mezzo ai prati, che cosa ci si deve fare esattamente?  - s’informò il cacciatore, accarezzando la leva del cambio.
L’angelo assunse un’aria contrita e strinse la presa attorno a quello che nella mente di Dean si era trasformato in una placenta dalle fattezze alquanto losche.
- Non si deve abbandonare in mezzo ai prati.- disse serio –Volevo che scoprisse le meraviglie del mondo in cui probabilmente non nascerà. Non sono sicuro del fatto che possa succedere, immagino che il Signore non soprassiederà su un fatto di tale portata. Potrebbero essere gli ultimi istanti che trascorre sulla Terra, volevo che… -
Il cacciatore spostò la mano destra dalla leva al ginocchio di Castiel e sorrise, continuando a tenere gli occhi fissi sull’asfalto davanti a sé.
- Andrà tutto bene, Cas, te lo prometto. –
Non gl’importava quello che sarebbe potuto accadere, era estremamente calmo.
L’immagine del suo angelo con un uovo – il suo uovo – in mano era talmente rassicurante che nulla lo avrebbe potuto turbare.
Effettivamente non sapeva come Dio avrebbe reagito, ma non se ne preoccupava. Era assurdo, ma, dopo aver visto l’angelo uscire dal bagno con un’aria mostruosamente traumatizzata – parlando di Castiel – e un uovo in mano, sentiva che niente e nessuno avrebbe più potuto sorprenderlo.
Un’inspiegabile energia positiva l’aveva pervaso e si sentiva pronto a riporre la propria fede in tutti gli essere umani, divini e demoniaci dell’universo.
Aveva un uovo, cos’altro avrebbe potuto desiderare?
Sapeva che Dio non sarebbe sceso sulla Terra per benedire quella sorta di pulcino angelico – a dir la verità, per quel che Dean ne sapeve, sarebbe anche potuto essere un alieno con le antenne – e affermare quanto amasse celebrare battesimi di neonati svolazzanti nati da un angelo e un cacciatore di demoni, ma era talmente di buon umore da esser pronto a fare una chiacchierata ragionevole con il Signore, come un ragazzo che va dal padre dell’amata a chieder la sua mano.
In effetti, Dio non si mostrava agli uomini, Castiel non era la sua amata – se non in senso metaforico – e la sua richiesta non era quella di sposare l’angelo, bensì quella di farsi affidare un bebè nato da un uovo, ma era tutto assolutamente irrilevante.
Accanto a lui Castiel stava avvolgendo l’uovo in un lembo del suo trench e lo fissava esattamente come sua madre aveva osservato Sammy la prima volta in cui lo aveva stretto tra le braccia.
Del resto, rifletté Dean, era scampato all’Inferno, perché mai una chiacchierata con Dio avrebbe dovuto spaventarlo?
Con un sospiro soddisfatto sfiorò la radio e fece partire We are the champions dopo aver deciso che, essendo le uova una vera bomba di colesterolo e grassi saturi – una minaccia per il suo fisico, avrebbe sicuramente trovato qualcosa per rimpiazzarle.

 

  
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