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Autore: Rein94    24/08/2011    2 recensioni
Gli avrebbe fatto comodo anche in quel momento, pensò Arthur, avere Merlin accanto a consigliargli che cosa fare. Fatto fra l’altro altamente improbabile, visto che stavolta era Merlin quello ai suoi piedi con una spada puntata al petto. E a meno che qualcuno fosse sbucato dal nulla nel giro di pochi secondi, qualcuno che Arthur avrebbe ascoltato – altra cosa improbabile, visto che in una situazione come quella non c’era nessuno a parte Merlin a cui lui avrebbe dato ascolto – il suo servitore sarebbe morto di certo.
||Double Shot ~ RevealFic||
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Pairing: Nessuno in particolare. Merlin/Arthur friendship, ma visto che ho cercato di essere IC il “friendship” dipende dai punti di vista.

Rating: Verde

Genere: Generale, Introspettivo.

Avvertimenti: Reveal!Fic …ovvero in cui Arthur scopre la verità sulla magia di Merlin. Ah, sarà una double shot, ho il secondo capitolo già quasi pronto.

Disclaimer: I personaggi appartengono alla BBC, che si diverte a riempire la serie di gente che shippa la Merthur ma fa comunque innamorare Arthur di Gwen.

Note: Ehm…spero vi piaccia, ma anche in caso non fosse così sarebbe carino se recensiste per dirmelo (sì, è un patetico tentativo di ottenere recensioni). Alla prossima!

 

 

 

01.

 

 

Aveva il respiro talmente irregolare da sentirsi la testa svuotata, come se la troppa aria che gli arrivava al cervello lo stesse facendo impazzire. Il suo campo visivo era ricoperto di chiazze colorate - le stesse che appaiono quando si guarda troppo a lungo il sole - e aveva la certezza che, sebbene in quel momento si sentisse totalmente estraniato dal suo stesso corpo, ogni sua cellula stesse tremando – di paura, di rabbia, di dolore.

Si sentiva la testa incredibilmente leggera e allo stesso tempo pesante per via della confusione che provava in quel momento.
Avvertiva un dolore indescrivibile in tutto il corpo, sotto la pelle, dentro di sé, ed era così incredibilmente fastidioso il pensiero di non riuscire a stabilire da quale punto provenisse di preciso: si sarebbe volentieri strappato il cuore dal petto pur di impedire al sangue di pulsare in modo così doloroso nelle sue vene.
La mia armatura è sporca” si ritrovò incoerentemente a pensare “quando torneremo a Camelot, Merlin dovrà pulirla”.

 No, no, così non andava per niente bene. Doveva calmarsi e ignorare quel maledettissimo ronzio che era la voce dell’uomo a terra davanti a lui (chissà cosa stava dicendo, in ogni modo? Non era sicuro di volerlo ascoltare) e ammazzarlo con la spada che solo in quel momento si rendeva conto di avere in mano.
Indistintamente, ricordò di essersi già sentito così, prima. Solo che davanti a lui c’era suo padre e lui sentiva che non sarebbe riuscito a controllarsi e poi…com’è che si era fermato? …Ah, già. Come aveva potuto dimenticare una delle poche volte in cui Merlin si era reso davvero utile?
Gli avrebbe fatto comodo anche in quel momento, pensò Arthur, avere Merlin accanto a consigliargli che cosa fare. Fatto fra l’altro altamente improbabile, visto che stavolta era Merlin quello ai suoi piedi con una spada puntata al petto. E a meno che qualcuno fosse sbucato dal nulla nel giro di pochi secondi, qualcuno che Arthur avrebbe ascoltato – altra cosa improbabile, visto che in una situazione come quella non c’era nessuno a parte Merlin a cui lui avrebbe dato ascolto – il suo servitore sarebbe morto di certo.

 Si sentiva così umiliato, così…stupido. Non c’era assolutamente niente che Merlin non sapesse di lui; in parte perché da quando era diventato il suo servitore lo seguiva ovunque come un’ombra, in parte perché – anche se nessuno dei due l’aveva ancora ammesso ad alta voce – c’era un legame fra di loro. Non che Arthur fosse un esperto in rapporti d’amicizia – in realtà, era abbastanza sicuro di non aver mai avuto amici prima di conoscere Merlin – ma era confortante sapere che c’era qualcuno che, a dispetto del suo brutto carattere e delle liti e della sua totale ed assoluta mancanza di tatto, aveva fiducia in lui e gli sarebbe rimasto accanto nonostante tutto.

 Faceva tremendamente male scoprire che una cosa tanto importante per lui non fosse in realtà altro che una stupida bugia…Se non fosse stato così arrabbiato e deluso e ferito, probabilmente gli sarebbe venuto da ridere. Uno stregone. Uno stregone aveva lucidato la sua armatura e pulito i suoi stivali e l’aveva seguito a caccia e si era fatto mettere alla gogna per lui per oltre quattro anni. E lui, Arthur Pendragon, futuro re di Camelot, per oltre quattro anni aveva sconfitto soldati e stregoni e creature magiche tenendosi vicino senza saperlo il nemico più temibile di tutti.

 <<…Avrei voluto dirvelo, davvero Arthur ma…>>

 

Zitto, zitto! Non voleva sentirlo parlare. Anche mentre cercava di salvarsi la vita continuava a comportarsi come il Merlin che conosceva che aveva creduto di conoscere, quello che non abbassava mai lo sguardo, come a voler esprimere con gli occhi ciò che non gli riusciva di dire a parole. E, ironicamente, quello che Arthur leggeva negli occhi di Merlin era l’esatta copia dei sentimenti che lui stesso provava in quel momento: dolore, senso di tradimento, paura.

Aspettava, con la spada sempre fissa sul petto dell’amico e lo sguardo fisso sui suoi occhi, in attesa di riconoscervi un’espressione a lui estranea che gli facesse capire che no, quello non era il Merlin che aveva imparato a conoscere e che andava bene ucciderlo, perché altri non era che un nemico. Ma più lo guardava, più gli sembrava simile all’idiota che suo padre aveva pensato bene di affibbiargli come servitore, senza immaginare quanto importante sarebbe diventato per lui. Per poi ovviamente rovinare ogni cosa decidendo di tradire lui e tutta Camelot.

Arthur deglutì a fatica, tentando con scarso successo di controllare la rabbia e il tremore nella sua voce.

<<Dammi una sola ragione, Merlin>> cominciò l’erede al trono <<Per cui io non debba ucciderti qui, ora.>>

 
Il moro taceva, e lui aspettava solo che gli rispondesse, così da poter trovare nelle sue insulse giustificazioni un valido motivo per trapassargli il petto con la spada.

<<…Perché, sire, voi non volete farlo.>> Per un istante Arthur fu talmente sbalordito dalla semplicità dell’affermazione che abbassò leggermente la spada. <<Almeno>> continuò lo stregone <<non prima di avermi lasciato spiegare.>>

Arthur rimase immobile, senza avere la benché minima idea di cosa fare. Aveva paura e il dolore e la delusione non davano cenno di affievolirsi, ma stava iniziando a tornare abbastanza lucido da riuscire a pensare coerentemente.

<<Guardatemi, Arthur!>> Merlin approfittò del silenzio del principe <<Voi mi conoscete. Io non potrei…non potrei mai…attaccare in alcun modo voi o Camelot!>>

Improvvisamente, Arthur sentì il bisogno di distogliere lo sguardo. Se avesse continuato a guardare fisso in quegli occhi così familiari, lo sapeva, avrebbe finito per convincersi ad ascoltare quello che aveva da dire. Avrebbe finito per convincersi che le leggi su cui era fondato il suo regno, quelle in base alle quali lui stesso era stato cresciuto, erano sbagliate. Tutto semplicemente per il fatto che l’unica cosa che sembrava veramente sbagliata in quel momento era l’idea di uccidere Merlin.

Aprì la bocca come per parlare, ma non ne uscì alcun suono. Invece capì, osservando lo sguardo ferito di Merlin, che non l’avrebbe ucciso. Lentamente e con indecisione, smise di puntare la spada al suo petto, senza pur riporla nella guaina.

 

<<D’accordo allora, spiegami.>> Tentava di mostrarsi superiore e sicuro di sé, ma la sua voce tradiva la sua confusione. <<Perché?>>

 

 

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