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Autore: Feel Good Inc    24/08/2011    4 recensioni
{ III classificata nel 'It's a looney looney looney contest' indetto da En~Dark~Ciel; vincitrice del Premio Fluff }
Pepé è uno stalker, punto. Immagino che potrei pure denunciarlo, ma le conseguenze di un tale gesto mi spaventano: so per certo che i miei rifiuti lo gasano ancora di più, per cui con ogni probabilità affronterebbe una querela con un sorriso da albero di Natale e si limiterebbe a dire « Ma tu devi amarmi davvero beaucoup, ma chérie. »
[ Pepé le Pew/Penelope Pussycat; gijinka (no!furry) ]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Penelope Pussycat, Pepé Le Pew
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Scritta per il It's a looney looney looney contest indetto da En~Dark~Ciel sul forum di EFP.
EDIT 05/09: Si è classificata terza, ma non gasatevi, a partecipare eravamo in tre. xD Comunque il mio bel Premio Fluff è una soddisfazione <3



Autore
: Feel Good Inc (EFP) – FataFaby89 (forum)

Titolo: Stay {500 feet away}

 

Pacchetto

Coppia: Pepé le Pew/Penelope Pussycat

Genere: Romantico (ma questa è più che altro una commedia romantica ^^’)

Kinky Warning: Stalking

Pillola d’ispirazione: finale di ‘Via col vento’

 

Avvertimenti: Gijinka, One-shot

Note: D’accordo, sì, dacché ho deciso di umanizzare i personaggi mi sarebbe piaciuto molto di più contestualizzarli meglio, tant’è vero che all’inizio avevo progettato una long. Ma ho anche pensato che così facendo sarei caduta nel banale, nel già sentito... Così ho tentato di condensare un’ipotetica umanizzazione di Pepé e Penelope in un unico squarcio di giornata, un solo capitolo, in cui ho inserito qua e là dei riferimenti ai personaggi originali (la puzza del formaggio francese sta a simboleggiare la natura di puzzola/moffetta di Pepé; la striscia di vernice bianca citata da Penelope è simbolo dell’equivoco che fa sì che Pepé la scambi per una sua simile negli episodi animati; il professor Martian è un’altra figura Looney in quanto dovrebbe essere la versione terrestre di Marvin il Marziano). Per quanto riguarda l’IC, tenete presente che la parte iniziale è tutta uno sfogo... Non credo che Penelope parlerebbe così (se mai potesse parlare!) ma anche lei perderà la pazienza alle volte, no? Insomma, quando si ha a che fare con uno come Pepé... xD

 

*Il titolo è liberamente tratto da un verso della canzone Stalker, Goldfinger.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

stay {500 feet away} ~

 

 

 

 

 

 

 

« Ma chérie, tu sei il mio cielo, il mio sole, la mia luna, le mie stelle... »

No, non siete capitati in un’ode amorosa di pessima originalità. Vi trovate soltanto nella storia della mia adolescenza.

Pepé ha la mia età, e non credo che vada benissimo a scuola, perciò è da escludersi che sia l’alter ego o la reincarnazione di un qualche famoso poeta. È solo che è francese, e questo gli dà il diritto di credersi straordinariamente romantico. Per quanto mi riguarda, l’unica cosa che riesco a pensare della sua adorata Francia è che il loro formaggio puzza da fare schifo.

Ma adesso voi vi starete chiedendo per quale motivo, se parlo così di lui, mi stia lasciando rintronare di cretinate sul cosmo e sull’amore universale. Be’, è il mio compleanno, va bene? Non posso svignarmela finché non ha finito di « farmi gli auguri ». E poi a volte l’unico modo per farlo sbollire in fretta è assecondarlo.

Non fraintendetemi, però. Pepé Le Pew (no, giuro che non sto scherzando) è e resta l’individuo più appiccicoso e irritante che abbia conosciuto in sedici anni di vita.

La prima volta che l’ho incontrato è stato in prima liceo... Ma sarebbe meglio dire che lui ha incontrato me: mi vide in corridoio mentre imbiancavo gli scaffali del laboratorio di scienze – avevo aperto un buco nel mio camice con un tipo di acido di cui non oso neppure ricordare il nome, e il professor Martian aveva pensato bene di affibbiarmi una punizione che mi avrebbe rovinato l’esistenza – e, non so per quale assurdo motivo, la vista della vernice bianca su una mensola nera lo mandò in estasi. Forse per lui significava qualcosa, che ne so. Non gliel’ho mai chiesto – be’, è difficile chiedergli qualunque cosa, in effetti, perché per la maggior parte del tempo non fa che parlare ininterrottamente di quanto ama i miei occhi e i miei capelli e la mia bocca e il mio sorriso, anche se mi domando quando accidenti mi abbia vista sorridere in sua presenza.

Da quel giorno me lo sono ritrovato puntualmente ovunque. In classe, prima delle lezioni, dopo le lezioni, durante le lezioni. In mensa. In palestra. Sul vialetto di casa mia. In bagno! Una volta credo che si sia nascosto nel bidone della spazzatura sotto la finestra della mia stanza, ma può darsi che gli effluvi amorosi di quella notte fossero solo gli spasmi di un gatto innamorato.

E a proposito di gatti: non fa che dirmi che adora guardarmi la mattina quando sbadiglio e mi stiracchio. Ora, voglio dire, un ragazzo normale non sbava davanti a una ragazza gonfia di sonno, giusto? Ma no, Pepé si ferma a osservare il modo in cui « il mio corpo si curva e s’inarca nel rilassamento dei muscoli e i miei movimenti si fanno fluidi e felini, ascoltando quel mio mormorio soddisfatto che ricorda proprio le fusa di una gattina ». E mi chiama ‘pussycat’. Penelope Pussycat. Davanti a numerosi testimoni.

Ma dico.

Pepé è uno stalker, punto. Immagino che potrei pure denunciarlo, ma le conseguenze di un tale gesto mi spaventano: so per certo che i miei rifiuti lo gasano ancora di più, per cui con ogni probabilità affronterebbe una querela con un sorriso da albero di Natale e si limiterebbe a dire « Ma tu devi amarmi davvero beaucoup, ma chérie. » Non ho ancora deciso se odio di più pussycat o ma chérie.

Il fatto è che non conta quante volte io storca il naso, mi ritragga, gli impedisca di stritolarmi tra le braccia e di baciarmi – oh, ci ha provato, ovvio che ci ha provato!... Non conta, dicevo, perché tutte queste belle parole che sto buttando giù al momento non riesco e non riuscirò mai a dirgliele in faccia. Sono abominevolmente timida. Scappo, fuggo, ma in silenzio. E lui ci va a nozze perché « chi tace acconsente ».

Oh, no, stop, fermi! Lo so. Lo so cosa state pensando. Ma siete del tutto fuori strada.

...

A me non piace Pepé Le Pew!

 

 

 

Penelope è arrivata a scrivere fino a qui quando Pepé, evidentemente sazio di declamare lodi alla sua bellezza celestiale, finalmente nota il disinteresse con cui accoglie i suoi strampalati auguri di compleanno e inizia a sbirciare pericolosamente il foglio che lei ha avuto tutto il tempo di ricoprire di frasi su frasi.

« Che cosa scrivi, ma chérie? »

Penelope, come da copione, non risponde. Ma non ha fatto i conti con la curiosità di Pepé, che in un battito di ciglia le sfila di mano il foglio e inizia a leggerlo. Inutilmente la ragazza salta su dal banco e tenta di riprenderselo: lui si tiene fuori dalla sua portata, arriva fino in fondo allo sfogo messo per iscritto e la sua espressione si acciglia un po’ di più a ogni rigo.

Alla fine, Pepé alza lo sguardo con l’aria ferita e contrariata di un cucciolo rifiutato.

« Très bien. Très bien, Penelope. Immagino che tu voglia mettere ancora alla prova il mio immonso amour pour toi, ma devo avvertirti che a ogni cosa il y a un limite. Non credere che io resterò per sompre qui ad aspettare che tu mi confessi di essere désespérément innamorata di moi... »

« Pepé » esordisce Penelope, sentendosi avvampare.

« Non, non! Capisco. Una fanciulla ha bisogno di sapere che il suo innamorato non scesserà mai di amarla. Mais questo potrebbe condurti all’infeliscità, ma chérie, è justo che tu lo sappia... »

« Pepé... »

« Ecco, ti vedo, vedo come saremo nous tra alcuni anni: il tuo orgoglio ti avrà portata lontana da moi, e un jorno mi vedrai in una strada affollata, e ricorderai le mie parole d’amour con una fitta di rimpionto,  e allora mi verrai incontro... »

« Pepé... »

« ... e ti jetterai ai miei piedi, implorondomi di perdonare la tua sciocca timidezza e ritrosia, il non avermi permesso di aprire la porte del tuo cuore... »

« Pepé... »

« E allora io mi volterò, ti guarderò, e forse un peu soffrirò nel vederti piangere, mais, ormai stonco, ti dirò: francamonte me ne infischio... »

« Pepé! »

Pepé la guarda disorientato. È la prima volta che Penelope alza la voce con lui. Accigliata, non può fare altro che riprendergli di mano il foglio e – rossa come il tramonto che lui decanta tanto – impugnare di nuovo la penna per aggiungere poche parole in fondo alla filippica incompiuta.

Pepé segue il tutto con lo sguardo, e d’improvviso i suoi occhi grandi e neri s’illuminano e le guance rosse di Penelope sono coperte dei suoi baci appassionati.

Non può vederla, ma stavolta lei sorride davvero.

 

 

 

A me non piace Pepé Le Pew!

È solo che non potrei vivere senza di lui.

   
 
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