Live, again.
- Il giorno
che chiunque, nel Regno Unito, stava aspettando. Da tanto, troppo
tempo. Anni
di terrore, di sangue e di lotte relegati ad un passato da cancellare
grazie a
quel ragazzo. Il Bambino-Che-E’-Sopravvissuto. La leggenda,
famoso ancor prima
di parlare. Inconsapevole del suo destino eppure tanto coraggioso da
affrontarlo di petto. Ed ora, non c’è persona
nelle cui vene scorre sangue
magico che non festeggi la rinascita.
- Non lui.
- Fissa il
parco del castello, come ha fatto tante volte in passato. Eppure
stavolta è
tutto diverso. La sua amata scuola, così familiare e
così protettiva, giace
dilaniata ed al tempo stesso tempio della vittoria. I vetri rotti, i
muri
caduti, le volte spaccate testimoniano la sofferenza subita, mentre il
vociare
ininterrotto che proviene da ogni angolo dell’edificio, i
canti di gioia e gli
abbracci felici raccontano di un futuro che deve ancora venire, ma
già migliore
di ogni presente possibile.
- Lui,
invece,
vorrebbe che tutti tacessero. Vorrebbe che il dolore che sta
squarciando il suo
petto venisse rispettato, che tutti si unissero nel silenzio. Ma sa che
non può
pretenderlo, ed allora è fuggito altrove, alla ricerca di
una solitudine che
fosse catartica.
- Ha preso
parte alla battaglia, la grande battaglia. Lo ha fatto non
perché doveva, ma
perché voleva. Esattamente come tutte le persone schierate
dalla parte dei
buoni nell’eterna lotta tra il Bene ed il Male.
- Esattamente
come suo fratello.
- Ma se lui
è
qui, vivo, a contare i suoi respiri come fossero un peccato
incancellabile,
l’altro è morto. Suo fratello è morto.
- Lo ha visto
spegnersi, il sorriso in volto e gli occhi vuoti. Ha visto la vita
uscire dal
corpo di una delle persone a lui più care, ed ha visto
morire il cuore di altri
come lui. Sua madre, incapace ora di dire una parola di conforto come
sempre
abituata a fare. Il padre, impassibile nella sua maschera di composta
sofferenza.
I fratelli, la sorella. Ed infine il gemello e pezzo combaciante, reso
pazzo
dalla consapevolezza che la parte migliore di sé se ne
è andata per sempre.
- Lui si
sente
un codardo. Vigliacco perché scappato tra le lacrime mentre
tutti si
stringevano attorno al cadavere di Fred. Sciocco, stupido e debole. Ma
non ce
l’ha fatta.
- Come se le
sue gambe sapessero da sole dove andare, si è ritrovato in
ginocchio accanto al
baldacchino che tante volte lo ha ospitato nel corso degli anni. La
Torre di
Grifondoro, il dormitorio, il porto sicuro.
- Invece ora
tutto è crollato, e vuole stare solo.
- Non piange
più, perché non ha più lacrime da
piangere. Ma ha il volto trasfigurato di chi
non riesce ad accettare che stia accadendo proprio a lui. Vorrebbe
urlare,
vorrebbe prendere a calci il mondo, vorrebbe scappare via e non tornare
mai
più. Invece rimane là, fermo ed immobile, ad
osservare senza vedere. A capire
che la vita vera si è abbattuta su di lui senza offrirgli
alcun appiglio ed
alcuna arma per difendersi. Semplicemente, si ritrova schiacciato.
Soffocato da
qualcosa più grande di lui.
- Pensa, per
quel poco che il suo cervello riesce ad elaborare. Ed i pensieri non lo
fanno
stare meglio. Accantonati i ricordi, tangibili neanche fosse possibile
toccarli, la razionalità arriva a fargli presente che non
è né il primo né
l’ultimo. E’ il cerchio della vita. E si forma
davanti ai suoi occhi il volto
del suo migliore amico, la cui esistenza è stata
continuamente dilaniata da
lutti. Ed anche in questo momento sta piangendo la scomparsa
dell’ultima
persona che lo legava ad una vita che non ha mai potuto vivere.
- Ma anche
per
questo l’abbraccio di Harry Potter gli è sembrato
una coltellata al cuore. Un
voler ribadire ancora, se fosse necessario, quanto lui sia inadeguato
rispetto
al mondo.
- Solo, si
rende conto di quanto ogni promessa che tutto sarebbe andato bene, ogni
parola
detta per riempire il vuoto della paura siano prive di senso. Lu
è vivo, eppure
è morto. E si, chiamatelo debole se volete, ma proprio non
ce la fa a pensare
che prima o poi passerà, che il tempo cancellerà
il sorriso del fratello dalla
sua mente.
- E’
solo,
perché solo con se stesso sa essere sincero fino in fondo.
Agli altri si è
sempre mostrato ottimista, positivo, il primo a sdrammatizzare. Un
punto di
riferimento, investito di un ruolo che mai avrebbe voluto ma che ha
accettato
in nome dell’amicizia.
- Ora tutto
questo non ha più senso d’esistere. Ora anche lui
è spezzato, ora anche lui ha
il diritto di gridare al mondo la sua sofferenza. Eppure davanti agli
altri non
può, per una sorta di orgoglio che gli impedisce di sminuire
l’immagine di sé
che con tanta fatica ha costruito. Non più
l’eterno secondo, ma il braccio
destro.
- Dà
le spalle
alla porta della stanza, le iridi blu incollate
all’orizzonte. E non sente un
leggero rumore dietro di sé, che annuncia l’arrivo
di una persona. Il passo
leggero di chi non vuole disturbare, la preoccupazione di chi non ce la
faceva
più senza sapere-
- - Ronald..
–
Lo chiama per nome, sussurrando, come se utilizzare più
lettere potesse dargli
il tempo di prepararsi ad una presenza che non fosse il suo dolore.
- E Ronald si
volta, e la vede. Lei, Hermione. La ragazza che finalmente ha baciato,
la
ragazza che ama più di qualsiasi cosa al mondo. La stessa i
cui occhi ha
fuggito per non mostrare lo sguardo umido ed i singhiozzi che sono
seguiti.
- Eppure, ora
che lei è lì, sembra tutto così
naturale. Lei deve stare lì, è perfettamente al
suo posto mentre lo fissa con lo sguardo carico d’angoscia.
Altri no, ma lei
sì.
- Ed
è un
correrle incontro, e poi stringersi al suo petto. Un gigante che si
rifugia in
uno scricciolo, trovandovi tutta la protezione che potesse mai
desiderare. Mani
gentili sono quelle che ora accarezzano i fili ramati che scendono
scomposti
sulla fronte ampia, mentre le lacrime tornano copiose, ma stavolta
senza
vergogna.
- E’
un
attimo, un istante quello in cui il blu incontra il nocciola. Non
dicono nulla,
perché nulla c’è da dire. Sanno
già tutto ciò che hanno bisogno di sapere. Lei
è lì, neanche avesse saputo che lui, nonostante
la fuga e l’isolamento, avesse
in realtà il bisogno fisico di abbracciarla.
- Non
realizzano quanto tempo restano in quella posizione. A nessuno dei due
interessa poi molto. E’ solo l’ennesimo di tanti
contatti fisici tra i due,
eppure non lo dimenticheranno mai. Non ne parleranno più in
seguito, come se
l’intimità di quel momento portasse con
sé il segreto di lui.
- Ma
è in quel
preciso istante che è iniziata anche la sua, di rinascita.
E’ stato in quel
preciso istante che i suoi respiri, i battiti del suo cuore da peccato
si sono
trasformati in diritto alla vita. E’ stato in quel momento
che la sua esistenza
ha trovato più senso che in passato, dovendo vivere non
più per chi c’è, ma
anche per chi è stato.
- E grazie a lei, in quella stretta infinita, ha capito una cosa. Ogni volta che penserà a Fred, non dovrà considerarlo un assente. Fred è semplicemente invisibile.
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La
mia prima FF. Spero vi sia piaciuta. Ed ogni recensione è
graditissima ^^