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Autore: AurelioGleeKlaine    25/08/2011    1 recensioni
Ripropongo una mia One-Shot che pubblicai su un account di una mia amica.
Il titolo rimane lo stesso quindi avviso che non ho copiato.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Blaine non aveva mai pensato di salire su quel bus con dei pensieri così torbidi, così tetri. Eppure sorrideva.

‘Sto arrivando’  scrisse col cellulare. Il viaggio era solitario, struggente, come quando vorresti che ci fosse casino a distrarti e invece rimani da solo a pensare, quando avresti bisogno di spegnere la testa come la luce. Click. Durante il viaggio immaginava il viso di Kurt rigato di lacrime con scritte dentro le sue parole. Immaginarlo così era peggio di sentire il ferro rovente che lo passava per la carne, straziante, solo pensare che per una volta non sarà bello guardare il suo sorriso, ma sarà orrendo vederlo sparire in una frazione di secondo che sarà lunga ore. Scende. Strano, nonostante fosse una giornata decisamente inadatta al sole, nel cielo non c'era neanche una traccia di nuvole. Fece a piedi quel breve tratto di strada che di solito aveva sempre attraversato con il sorriso sulla faccia e qualche volta con dei fiori, un regalino in mano. Lo vide, gli venne incontro, ma l'abbraccio che tante volte lo aveva sollevato dai problemi che si lasciava dietro, quel giorno era freddo, impersonale vuoto.

Gli disse direttamente che doveva parlargli, e che voleva farlo da soli, appartati.

Andarono a sedersi su una panchina sperduta in un vicolo. Blaine aprì la bocca per dire le peggiori parole che possa dire un essere umano: < Mi dispiace di averti illuso, ma tentavo di capire quello che pensavi, e ora voglio solo lasciarti volare con le tue ali. Non volevo finisse così, perché io ti amo, ti amo ancora, non svanirai presto dai miei pensieri, e non so' perché. Spero che queste parole non ti abbiano ferito in modo così permanente da non perdonarmi mai.>

Il suo volto era inorridito. Senza che  ne abbia il controllo cominciarono a sgorgare lacrime. Pianse, sussurrò qualche parola che  risuonò come " traditore, vigliacco. " Si alzò e andò via, ma prima gli diede un bacio sulla guancia. Credeva che sarebbe stato più facile, non trovava più la forza di andare avanti dopo neanche qualche minuto senza lui. L'ira contro se stesso era insopportabile, sentiva che l'ultima volta che le sue labbra lo avevano sfiorato avevano lasciato impresso il marchio di quello che era l'ultima cosa che Blaine voleva dalla vita.

Arrivò la sera. Blaine guardava quel grilletto. Vecchio, arrugginito.

Lui sen'era andata, era solo. Di nuovo. Pensava che essere tanto vicino ad andarsene per sempre ricalcando le orme di una persona tra le più meravigliose di questo mondo non sarà stato tanto male, ma che probabilmente nessuno vorrebbe che  facesse  tutto questo. Arrivò il momento, chiamò il 911 dalla sua stanza della Dalton. " C'è stato un suicidio. " " Chi è il morto? " " IO. ".

La notizia della morte di un ragazzo in una stanza di un’accademia, trapela velocemente. I compagni di scuola.  Fino alle orecchie di un ragazzo.

-

Si dirigeva per l’ennesima volta verso il cimitero, atterrito. Si sentiva in colpa. Dicevano che non era stata causa sua, ma Kurt non ci credeva. Era distrutto dall'idea che il suo volto non sarà più alla luce del sole. Arrivò davanti alla tomba da poco messa in ordine dalle lettere e le corone di fiori rimaste dai funerali. Non ricordava più quante volte si era detto che prendersi la testa tra le mani e rimuginare non serviva a niente. Ma Blaine non c’era più, e perché doveva esserci anche lui? Lo rivoleva indietro, lo desiderava ancora. “Aveva detto che ci sarebbe sempre stato quando nel caso avessi avuto bisogno di lui!” si ripeteva Kurt angosciosamente.  “Mi hai illuso, mi hai tradito, tutte quelle parole erano vento sulle montagne, sono arrabbiato. E se toccasse a me mantenere quel ‘per sempre’ che ci eravamo promessi?  Salvami. Riportami da te. Ti amo’ Urlava Kurt.

Scese nello scantinato di casa sua, Kurt. La corda. La maledetta corda, stasera gli faceva una paura matta. Kurt si cinse il collo con le mani che tremavano. “Questo sarà il salto che mi farà cadere nelle tue braccia.” Sussurrò piangendo.

Saltò.
Buio.

-

Su quel verdeggiante tratto di erba del cimitero pubblico, non c'è più Kurt che implora pietà davanti alla foto di quello che era la sua vita. Rimangono solo due lastre di marmo freddo. 

   
 
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