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Autore: ellephedre    26/08/2011    14 recensioni
Rei Hino e Yuichiro Kumada come coppia. Questa sarà la raccolta dedicata a come questi due personaggi, dopo aver deciso di amarsi, imparano a conoscersi e a comprendersi, lentamente, sempre un poco di più.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rei/Rea, Yuichiro/Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
Capitoli:
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Interludio


 

E fummo noi

 

Autore: ellephedre

 

Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.

 


     

Episodio 2 - Inattesa gelosia

    

Col passare delle settimane Rei aveva imparato ad apprezzare i molti vantaggi di un fidanzato poco appariscente.

Usagi passava il suo tempo a rodersi il fegato per le ragazze che si gettavano tra le braccia di Mamoru? Lei no.

Ami doveva far finta di non sentire gli apprezzamenti sotto voce lanciati in direzione di Alexander quando i due uscivano insieme? Lei no.

Lei aveva Yuichiro, che quando andava in giro guardava per terra, per aria o nel nulla, perso nei propri pensieri.

Yuichiro, che appena poteva indossava la tunica del tempio e sembrava uscito da un mondo vecchio quarant'anni.

Yuichiro, che del cattivo ragazzo misterioso che piaceva tanto alle (altre) donne non aveva nulla.

Quando stava in silenzio lui aveva un'espressione perennemente serena e, quando qualcuno gli parlava, pareva pronto a gettarsi ai suoi piedi per essergli di aiuto e servizio. 

Il resto del mondo di lui non sapeva nulla ed era perfetto: Yuichiro Kumada era solamente suo e nessuna cercava di rubarglielo.

Se quella non era pace.

Terminò un mercoledì di giugno qualunque, esattamente all'ora di pranzo.

       

«Ed è così che sei finito a lavorare qui» disse squillante una voce sconosciuta di ragazza, non lontano dalla stanza del sacro fuoco.

Rei drizzò le orecchie, lasciando gli occhi fissi sulle fiamme ardenti.

«Il maestro è stato molto gentile con me.»

Yuichiro. Lo sentiva a malapena.

«Come vedi», continuò lui, «questo è un tempio molto grande. Mantenerlo costa, ma Hino-san mi ha preso ugualmente con sé come apprendista. Non sapeva nemmeno chi ero. Sono già passati quattro anni.»

«Quattro anni e sei l'unico aiutante? Davvero non c'è nessun altro?»

Rei separò le mani unite e si diresse alla porta. Le voci che provenivano dalla zona dell'altare divennero più nitide.

«Oltre a me c'è solo Rei, la nipote del maestro, che funge da miko quando ha tempo.»

La nipote del maestro?

Invece di lasciar scorrere l'anta per intero, come aveva inteso fare, Rei aprì solo uno spiraglio. Accanto a Yuichiro, voltata di spalle, stava una ragazza coi capelli neri, corti; portava una canottierina gialla e dei pantaloncini bianchi.

Era quasi estate, ma la primavera era ancora mite e non c'era ragione di andare in giro tanto svestite.

«Allora pensi che abbia una possibilità qui?»

Nella domanda dell'estranea vi fu una risata sommessa e una lieve inclinazione del capo. Flirt.

Prima di sbattere l'anta dall'altro lato, Rei volle udire la risposta.

«Dipende dal maestro. Gliene parlerò.»

«Grazie! È un peccato che non possa restare oggi, ma passerò domani per conoscerlo. Oh, spero che vada bene! Mi piacerebbe moltissimo lavorare in questo tempio. Qui ci sei anche tu.»

COSA??

«Ah... sì.» L'esitazione di Yuichiro prese la piega di una risata. «Non preoccuparti, piacerai al maestro.»

«Speriamo. Devo correre adesso.» La tipa allungò una mano e la posò sul braccio di Yuichiro.

«Grazie di tutto, a domani.»

«... a domani.»

Dallo spiraglio Rei riuscì a vedere la testa di lui voltata verso lo spiazzo del tempio. La ragazza stava correndo via, con i suoi pantaloncini a mutanda e il suo vitino da vespa. Rei attese tre secondi - contati tra sibili di rabbia - prima di sbattere la porta di lato. Il tempio tremò sino alle fondamenta.

Yuichiro sussultò, voltandosi. Appena la vide, si aprì in un sorriso enorme. «Ciao!»

Rei si bloccò dopo un passo. «Ciao.» Si leccò le labbra, pronta a gustare sangue non suo. «Con chi parlavi?»

Tranquillo, lui indicò le scale del tempio con un cenno della testa. «Era una ragazza che mi ha fermato per strada. È interessata a lavorare in un tempio.»

«Noi non assumiamo.»

Lui studiò il suo tono e, stupido che non era altro, non lo comprese. «Tuo nonno ieri mi diceva che non gli sarebbe dispiaciuto avere qualche ragazza nuova ad aiutarlo.»

«Quelle erano le sue solite chiacchiere da maniaco. Non dobbiamo dargli retta, ancora non lo sai?»

Yuichiro contemplò la corda della preghiera che dondolava dal soffitto e sospirò. «Il fatto è che... è molto annoiato negli ultimi tempi. Quella ragazza» guardò di nuovo le scale, «sembra fatta di pasta dura. Saprà gestire le sue battute. E poi ha bisogno di un lavoro.»

«Mio nonno paga una miseria.»

Yuichiro scrollò le spalle. «Per lei sarebbe solo un lavoro part-time. Vuole guadagnare qualcosa durante l'ultimo anno delle superiori, per risparmiare. Adesso lavora in una gelateria.»

Ma quanto avevano parlato? «Ti ha raccontato tante cose.»

«Be' sì, sembrava simpatica.»

Un apprezzamento che le lasciava solo il gusto del punto da cui cominciare. «Ti trovava simpatico anche lei.»

Lui trovò l'appunto divertente. «Vuole un lavoro, per questo era gentile.»

Già, come no. Infatti anche lei flirtava con le persone che la dovevano raccomandare, cercando tocchi casuali. Naturale. «Perché mi hai presentato come 'la nipote del maestro'?»

«Hm?»

«La nipote del maestro» ripeté Rei, rifiutandosi di spiegarsi oltre.

Yuichiro comprese che aveva ascoltato quasi tutta la conversazione, ma impiegò un altro attimo a cogliere la silenziosa domanda. «Ah. Be', il nostro rapporto non c'entrava col discorso.»

Oh, già. Non era un'informazione da dare a una sconosciuta che sorrideva e alludeva un po' troppo. Non sia mai.

Rei si impose di calmarsi. Era cresciuta, era maturata: poteva imporsi senza gridare e minacciare violenza. «La prossima volta di' chi sono per te. Sempre che tu ce l'abbia in mente.»

«Eh?»

I monosillabi non risolvevano nulla! «Quella ci stava provando! Il minimo che potevi fare tu era dirle che eri impegnato!» Invece lui aveva esitato e si era messo persino a fissarla mentre andava via, manco fosse interessato all'offerta.

Per la sua incolumità, Rei non considerò l'ipotesi per più di mezzo secondo.

Yuichiro scoppiò a ridere. «Ma non era interessata a me! Figurarsi, una come quella mi avrebbe voluto solo nei sogni che avevo-»

Lei lo mandò a rotolare giù per i cinque scalini di pietra dell'altare. «Sogni d'oro allora! Senza di me!»

Per la rabbia cominciò a correre e per determinazione corse più veloce di lui, giù per la scalinata che portava in strada e fuori dal tempo. Lo distanziò fino a perderlo di vista.

L'allenamento Sailor una volta tanto era servito a qualcosa.

 

Gli stritolo il collo.

Se prova a parlarmi lo faccio fuori con la scopa!

Se osa menzionare di nuovo quella specie di parassita, giuro che lo mando a dormire fuori di casa!

Idiozie, doveva lasciarlo, ecco cosa doveva fare! Almeno per qualche giorno doveva farlo piangere e disperare fino allo sfinimento! Così lui non avrebbe MAI più osato darla per scontata.

Nei sogni che aveva, eh?

Bello dirle che in tutti quei sogni c'era stata solo lei e poi coltivarne di nascosto altri. 

Rei non aveva pensato che lui fosse come tutti gli altri uomini, sempre pronto a credere che in giro ci fossero ragazze migliori di quelle che avevano accanto e che - per loro sfortuna - non li degnavano di uno sguardo.

Oh, se quella tipa gli piaceva tanto che ci andasse pure! Lo avrebbe impacchettato lei stessa per la sfacciata, con un fiocco tanto stretto da bloccargli la circolazione.

Qualcosa le adombrò la visuale.

«Rei?»

«CHE C'È?!?!»

Usagi spiccò un balzo all'indietro. «Perché URLI? Ti ho solo salutato!!»

Rei tornò a vedere i propri dintorni. Era finita al parco. Usagi le stava davanti, una smorfia piagnucolante stampata in faccia. «Cosa ci fai qui?» le domandò.

Usagi finse di tirare su col naso. «Cos'è questo brutto carattere? Sto andando a trovare Mamo-chan. Gli faccio una sorpresa.»

«Potrebbe farne lui a te.»

«Eh?»

Rei strinse i denti. «Niente. Oggi sono di cattivo umore, lasciami perdere. Va' pure, parliamo al telefono più tardi.» Avrebbe avuto bisogno di sfogarsi. Chi meglio di Usagi per quello?

«Hm, no. Non si abbandonano le amiche in difficoltà. Che cos'hai?»

Sul punto di aprire di bocca, Rei comprese che raccontare di quel problema l'avrebbe fatta sentire ridicola e misera. Yuichiro era davvero ancora interessato ad altre ragazze? «Niente.»

Usagi si sedette accanto a lei, sulla panchina. «Andiamo, voglio sapere cosa ti ha fatto arrabbiare così tanto. È un'ingiustizia vederti tanto giù.»

Oh, esatto, non era giusto! Cos'aveva fatto lei per meritarsi una simile mancanza di rispetto? «È stato Yuichiro.» Appena tirò fuori il nome di lui si sentì già meglio. Doveva pestare almeno quello! «Sai che oggi una tizia ha cercato di abbordarlo? E lui le ha dato pure corda! Non le ha nemmeno detto che io ero la sua-... Be'?»

A Usagi tremava il petto per le risate.

«Lo trovi divertente?»

«No. Sì. No, però... una tipa ha cercato di 'abbordarlo'? Andiamo Rei, non è possibile. Ti sarai immaginata tutto.»

Come?

«Sei troppa gelosa.» Usagi scosse condiscendente la testa. «Nessuna ragazza cercherebbe mai di rubarti Yuichiro. Va bene, in fondo è carino, ma ha sempre quell'aria così... svagata. Non può aver attirato in quel senso una ragazza che non lo conosce. Ti starai sbagliando, dDi sicuro.»

Rei artigliò con le dita le assi di legno della panchina. «Ti parlo di un'estranea che ha cercato di rubarmi il ragazzo e tu mi rispondi dicendo che non è possibile perché tanto... non lo vuole nessuna

Usagi fece vagare le pupille in tondo. «Detto così è brutto. Intendo che Yuichiro non è un ragazzo... insomma, molto affascinante. Perciò tu non devi preoccuparti di cose come questa.»

Rei non credette alle proprie orecchie. Non si doveva preoccupare perché si era scelta un ragazzo che non era affascinante? «Solo tu puoi essere afflitta dalla gelosia?»

«No, però-»

«Con tutte le volte che sono stata costretta ad ascoltarti mentre piagnucolavi per sciocchezze!» Saltò in piedi. «Forse ne avevi motivo! Anche io mi sarei preoccupata ad avere accanto un ragazzo poco affettuoso come Mamoru!»

Usagi spalancò la bocca. «Mamo-chan non è poco affettuoso! È solo- solo-»

«È solo che se vuoi un abbraccio da lui tu lo devi chiedere! Io non ho mai avuto questi problemi!»

Usagi scattò come una molla. «Mamo-chan non è come dici!»

«Infatti la colpa sarà tua! Gli stai sempre così appiccata che lui non vedrà l'ora di stare da solo!»

Usagi divenne un tale concentrato d'ira che i suoi codini si sollevarono in aria. «Perché sono affettuosa! Povero Yuichiro, è sempre lui quello che deve venire a cercarti! Devi essere un fidanzata impossibile!»

«Tra noi due sei tu più insopportabile!»

«Mamo-chan non mi deve sopportare!»

«Vallo a dire a lui!»

«Sei un'insensibile! Yuichiro no, mi chiedo come faccia a reggerti!»

Si fiondarono in avanti nello stesso momento.

         

«Mamma...?»

«Non guardare tesoro, sono due che litigano.»

«Ma ci sono tante braccia, tante gambe... Quella è una testa!»

«Lo so, andiamo via. Nemmeno al parco c'è più pace...»

             

La lotta ebbe fine quando Usagi colpì un palo con uno stinco.

«UAHHHHHHHHHH!»

Il salto fu così potente che Rei la trovò attaccata al lampione. Lassù Usagi pareva un koala con le code.

«Scendi» le ordinò, inspirando alla ricerca d'aria.

«Ahiaaahhh...» Usagi scivolò lungo il palo senza smettere di piangere.

«Ti sei fatta male?» Rei le scostò una ciocca di capelli dalla fronte. Stava sudando.

«Sìììì!» Usagi provò ad appoggiare la gamba dolorante a terra e produsse una smorfia di sofferenza. Prese a saltare in tondo, come se muoversi potesse aiutarla a guarire.

«Ferma.» Rei riuscì ad afferrarla e, con cautela, la aiutò a camminare fino alla panchina. «Sei un disastro.»

«Eri tu che mi picchiavi!»

«Be', se tu non mi hai lasciato i segni dei graffi è solo perché avevo la tunica. Come hai fatto a non vedere il palo?» Si abbassò ad esaminarle la gamba.

«Mi stavi tirando i capelli.»

«Tu tiravi i miei, altrimenti ti avrei avvertita.»

«Basta, non litighiamo piùùù!»

Rei emise un sospiro. «Non stavo più litigando, mi sto preoccupando per te. Riesci a poggiare la gamba ora?» Se non ce l'avesse fatta sarebbero dovute andare in ospedale. Nel gesso di Usagi lei avrebbe scritto: 'Questa mini-frattura è opera mia. Ero stupida e gelosa.'

Provò a toccarle la gamba dove vedeva una specie di livido che iniziava a formarsi.

Usagi sussultò. «Mi dispiace, Rei.»

«Sei tu quella azzoppata.»

«Sono stata insensibile. È vero, tu mi hai sempre ascoltato quando mi lamentavo per quanto ero gelosa di Mamo-chan.»

Rei scrollò le spalle. Non le interessavano più le recriminazioni. «Sai che niente di quello che ho detto è vero.» Tornò in piedi e osservò lo stato disastrato della sua amica, le guance rosse dove l'aveva pizzicata - forte ma senza unghie - e gli occhi gonfi dal pianto. Usagi aveva la capacità di far sembrare un piagnucolio di pochi secondi un pianto disperato durato ore e ore. Anche così, aveva sempre l'aspetto di un coniglietto paffuto che attendeva solo di essere consolato.

Rei un tempo si era convinta che Mamoru avesse avuto un cuore di ferro per il numero di volte che era stato capace di resistere ai capricci che Usagi aveva corredato di lacrime. Dentro di sé, però, l'aveva segretamente lodato: se Mamoru avesse ceduto a tutte le piccole e infantili pretese della sua fidanzata, non si sarebbe dimostrato degno di lei.

«Mamoru non ti trova insopportabile, Usagi. Adesso dovresti chiedergli di venire a prenderti, vedrai che arriverà correndo. Anche se non gli dici che ti sei fatta male.»

Usagi si massaggiò distrattamente il ginocchio. «Lui non arriva sempre correndo. A volte è impegnato, ma... mi ama.» Sollevò lo sguardo sotto la frangia disordinata. «E Yuichiro ama te, Rei.»

Dentro di sé Rei non lo aveva mai messo in dubbio, ma non bastava. Solo perché lui le aveva detto 'ti amo' poteva permettersi di indugiare sull'idea di altre ragazze, anche solo per fantasia?

No, e lei non sarebbe rimasta zitta a subire.

Usagi la stava osservando. «Mi dispiace per quello che ho detto su di lui, però... anche se un'estranea ha cercato di intromettersi tra voi, non puoi preoccuparti. Non riesco - e voglio dire che non riesco, nemmeno se mi pagassero in pasticcini - a immaginare che lui guardi un'altra ragazza.»

Bene, Usagi avrebbe potuto aprire una sua pasticceria.

Non volle lasciarsi vincere di nuovo dall'amarezza. «Torno a casa.»

«Provi a parlargli?»

Quel giorno, neppure morta. Yuichiro si sarebbe beccato ore di sdegnoso silenzio da lei. «Ti chiamo più tardi, per dirti com'è andata.» Solo quando stava per prendere il piccolo sentiero che conduceva alla strada si rese conto di cosa aveva dimenticato. «Oh. Vuoi che chiami Mamoru per te dalla cabina telefonica?»

Da lontano, Usagi scrollò le spalle. «Ma no! Guarda!» Saltò in piedi.

Rei sussultò e cercò di tornare indietro, ma si fermò quando vide Usagi in equilibrio sulla gamba ferita.

«Ma non stavi male?!»

«Sì che stavo male! Ma è passato qualche secondo e quindi riesco a rimettermi di nuovo in piedi. Vado verso la cabina da sola, ma sarò guarita tra qualche minuto.»

Se avessero fatto un fumetto su Usagi, l'avrebbero chiamato Regeneration Girl, l'Indistruttibile.

«Rimango con te finché non sei guarita.»

«Manco per sogno, va' da Yuichiro! Tu cercherai di non parlargli ma lui parlerà con te. E voilà, tutto si risolverà per magia. Su, vai! È la penitenza che devi scontare per avermi picchiata!»

Rei lasciò ad Usagi la soddisfazione di darle un'ordine e anche la speranza di avere ragione.

Se anche avesse parlato con Yuichiro, lei non aveva intenzione di perdonarlo subito. Per una volta, era la cosa giusta da fare.

               

«Rei.»

Ebbe il dispiacere di ascoltare la voce di lui proprio dopo pranzo. Come lo stupido che era, Yu aveva continuato a cercarla in giro per il quartiere.

Chissà come, non si erano incrociati. Che fortuna.

«Avevo chiuso la porta.» Rei sollevò il braccio in direzione della cucina. «Il tuo pranzo ti aspetta in frigo.»

Come se non gli avesse detto una sola parola, lui entrò nella stanza e si mise a sedere accanto al tavolino largo dove lei stava facendo i compiti.

Rei non lo degnò di uno sguardo, ma le fu impossibile ignorarlo quando una sua mano la toccò sul collo.

«E questo?»

Si scostò. «Conseguenza di un match con Usagi. Niente di che.» Il piccolo graffio, che non aveva nemmeno sentito sul momento, si era mostrato a lei solo davanti allo specchio del bagno.

Cercò di concentrarsi di nuovo sul problema di matematica. Pensò di chiedere a Yuichiro di uscire, ma preferì astenersi: essere ignorato lo feriva. Che provasse un po' di quel che aveva provato lei sentendosi dimenticata di fronte alla prima arrivata.

Lui emise un forte sospiro e si sporse in avanti sul tavolo. «Una ragazza come quella mi avrebbe voluto solo nei sogni che avevo da ragazzino, e fortuna che non me ne importa più niente. Era questo che stavo finendo di dire.»

Buon per te. Fu uno sforzo trattenersi e rimanere zitta.

«Pensavo che ne avresti riso anche tu. Credevo che potessimo parlare di queste cose, del passato e anche di... di quello che pensavamo di volere.»

Le pareva che lei lo avesse trovato divertente?

In silenzio lui non si arrese, piuttosto studiò la sua mancanza di reazioni. «Mi sbagliavo. E... Va bene, forse avevo pensato che quella ragazza fosse... interessata a me. Ma mi sembrava ridicolo o, se fosse stato vero, divertente, perché non mi era mai capitata una cosa simile. È per questo che sono quasi sicuro che le importasse solo del lavoro al tempio.»

Rei era stufa di rivivere la scena. «Sto cercando di studiare.» Comunque quella sfacciata in pantaloncini se lo poteva scordare di lavorare lì. O, se ci teneva tanto a lavorare nel loro tempio e a stare vicino a Yuichiro, poteva farlo dentro una tomba. Liberare il sottosuolo dai vermi sarebbe stata un'occupazione consona per una del suo calibro.

Yuichiro non accennò ad andarsene. «Ti ha fatto arrabbiare che non le abbia detto chi sei?»

Quello e il fatto che, combinando tutti gli indizi, le risultava ancora difficile credergli. Yuichiro aveva fatto eccome un pensiero su quella ragazza, per quanto la versione che le stava raccontando fosse plausibile.

Lei non avrebbe avuto remore a fidarsi delle sue parole se lo avesse sentito rendere pubblica la loro relazione con la stessa devozione che le mostrava quando erano soli. Evidentemente, però, per lui la loro storia era una cosa da nascondere.

«Un mese e dodici giorni.»

Il conteggio attirò la sua attenzione. Non fu facile mantenere gli occhi sul foglio a quadretti.

«Noi due stiamo insieme da un mese e dodici giorni. Non riesco ancora a dichiarare con facilità che sei la mia... che ho qualcosa di te, qualunque cosa. Noi ci amiamo, ma non siamo ancora arrivati al... possesso. Per me è così; non la trovo una cosa negativa.»

Ma che diavolo-? «Che vuol dire?»

Yuichiro si riempì di un cenno di speranza e lei si rese conto di avergli appena risposto.

«Per ora tu mi permetti di amarti e per questo anche di... ferirti. Non ci capiamo spesso anche se poi facciamo pace e quindi... Penso di dover ancora lavorare per renderti davvero felice.»

Lei iniziò a capire. «Solo allora sentirai che è giusto dire che sono la tua ragazza?»

Lui rifletté sulla risposta, ma soprattutto sul tono della domanda. «Sì?»

«È stupido

Yu si rabbuiò.. «Forse.»

«Dire 'mio ragazzo' o 'mia ragazza' è solo un modo per stabilire che c'è una coppia tra due persone. Siamo una coppia, no?»

«Sì.»

«Questa tua strana idea di possesso è più adatta ad uno di quegli impegni per cui si firma un documento. Non ci arriveremo nemmeno vicino se continui così.»

Yuichiro incassò il colpo come un pugno che era abituato a subire. «Sei ancora arrabbiata.»

Rei si sentì dannatamente in colpa. In colpa, lei! «Tu l'hai lasciata fare. E, mentre andava via, hai passato interi momenti a guardarla.»

Per un attimo lui non parve capire di cosa stesse parlando. Quando comprese, aggrottò la fronte. «Te l'ho già detto: me la stavo ridendo tra me. Pensavo a quanto sarei stato contento dell'occasione tanti anni fa e che non me ne importava più niente. Pensavo» schioccò un dito, «Capita così a tutti? Uno trova una ragazza e all'improvviso piove l'occasione per cui avrebbe pagato-»

«Quella era una sfrontata priva di pudore! Come faceva a piacerti?!»

«Tanti anni fa! Prima di conoscerti! Stavo solo facendo ragionamenti stupidi perché sono stupido, è questo che vuoi sentire? Giocavo con l'idea di essere uno di quelli che veniva abbordato, ma non ci credevo nemmeno io!»

Nel suo tono percepì lo stesso risentimento che lei aveva provato udendo le parole di Usagi.

Posò la penna e deglutì. «Non è vero. Anche se non ci sono ragazze che ti seguono per strada» - cosa di cui lei era immensamente grata - «non significa che...»

«Rei.» Yuichiro scuoteva la testa. «Non m'importa. Io piaccio a te. Tu stai sopra tutti i sogni che ho mai fatto. Questo» sorrise, «mi ha fatto pensare molto bene anche di me stesso, ma... non ha importanza. Stavo bene anche prima, io mi faccio notare col tempo. La maggioranza delle persone è come me, non è una sfortuna.» Allungò una mano e le trovò la tempia. Le accarezzò i capelli e Rei si chiese come avesse capito che ora poteva farlo.

Il suo Yu comprendeva molte cose di lei. Forse, un po' meno di se stesso.

Cercò di spiegargli. «Nella vita di tutti i giorni ti manca fascino.» Fu brutale con lui proprio per essere il più dolce possibile. «Ma non fai nulla per costruirlo, non ci provi nemmeno. Sembra quasi che tu voglia affossarlo completamente. Io credo... no, so che potrebbe essere diverso. Tu hai fascino quando sei con me.»

Forse avrebbe potuto essere più dolce, ma lui la ripagò proprio con la serenità che lei aveva voluto vedere. Perciò, dopo aver avuto tutto, volle averne ancora.

«A me piace la tua voce, quando la tieni tranquilla. Le tue espressioni, di più quando non le nascondi sotto la frangia che insisti per tenere lunga.» Gliela scostò dalla fronte. «Mi piace anche come stai in taluni vestiti.» Quei pochissimi buoni che aveva. «Non sottovalutarti, o è come se calpestassi i miei gusti. Ti assicuro che sono sempre di qualità, non mi sono mai accontentata di nulla di meno.»

Yuichiro girò l'angolo del tavolo e la strinse per la vita, forte. «Con me ti sei accontentata, ma diventerò degno di te. Tutto quello che vuoi, Rei.»

«Per ora sei già tutto quello che voglio» Lo circondò con le braccia sulle spalle; le piacque il modo in cui le sue mani si toccarono tra loro dietro la schiena di lui, a racchiuderlo perfettamente. «Il mio ragazzo» mormorò.

Quel ragazzo che, alla fine, non si era mai interessato ad un'altra, e che - per fortuna di lei e cecità di loro - non interessava tanto ad altre donne, almeno per il momento. «Non può essere una cosa a senso unico, perciò io sono la tua...?»

«La mia Rei?»

Le strappò una risata bassa.

«Suona meglio di 'la mia ragazza', ma dirò anche questo.» Lui assaporò il termine. «La mia ragazza.»

Lei gli dimostrò che poteva fidarsi a chiamarla così sollevandosi sulle ginocchia e prendendogli la bocca con la propria.

Oh, quello, era quello che nessun'altra donna doveva mai scoprire: lui aveva la bocca più soffice e al contempo ferma che potesse esistere. Con quella era capace di dare i baci più saporiti ed eccitanti dell'intero pianeta. No, dell'intero universo.

Lentamente, si sdraiarono insieme sui tatami del pavimento.

«Yuichiro!!»

Staccandosi di colpo, Rei si morse scocciata le labbra. Avrebbe ucciso suo nonno.

«Il tuo pranzo si è raffreddato» continuò a urlare lui in corridoio. «Hai mangiato fuori?»

Districandosi piano, Yuichiro si pulì la bocca con la tunica e tornò a sedere. «No, maestro! Devo ancora mangiare.»

I passi fuori dalla porta si avvicinarono sempre di più e Rei si ravviò i capelli.

Dopo poco suo nonno entrò nella stanza «Mangia in fretta, ragazzo. Abbiamo cose da fare più tardi.»

Ah sì? pensò Rei. Sicuramente dovevano riparare qualcosa che lui aveva distrutto in uno dei suoi tanti allenamenti anti-età. Stava cercando di nuovo di sviluppare un'assurda disciplina da insegnare nella sua palestra, questa volta rivolgendosi a donne sui trenta o quarant'anni. Sempre troppo giovani per lui. «Nonno?»

Lui le lanciò un'occhiata. «Non dovresti permettergli di disturbarti mentre fai i compiti.»

«Domani verrà una ragazza a chiederti un lavoro.»

«Una ragazza?» si illuminò lui.

«Sì, Yu l'ha incontrata oggi. Ha la mia età, le piace portare calzoncini e magliettine corte. Se ti lasci convincere ad assumerla, giuro che me ne andrò da questa casa.»

Suo nonno chiuse la bocca aperta.

«Sono seria. E Yuichiro si licenzierà, perché se non lo fa tra noi è finita.» Senza alcuna vergogna, rivolse a lui una linguaccia allegra, proprio lì.

Suo nonno buttò le braccia al cielo. «Ragazzo! Ma non potevi startene buono?»

«Ha capito male maestro-»

«Sì, certo.» Mogio, lui uscì in corridoio. «Lasciami solo col mio lutto.»

Rei liberò una risata. «Va' a mangiare.» Diede al suo ragazzo un bacio sulla guancia. «Cii vediamo più tardi.»

Yuichiro si alzò e uscì dalla stanza con un sorriso largo, bello.

Sì, anche quando ridi mi piaci.

Di più, da quando so che sei innamorato di me.

     

   

FINE EPISODIO

 


NdA - Questo episodio, come struttura, mi è stato suggerito da Maryusa, che voleva una storia in cui Rei fosse gelosa e in cui ci fosse un litigio tra Usagi e Rei vecchio stile (la nuvoletta di battaglia ad accompagnare la rissa, così ho inteso io :D). Avrebbe dovuto essere una one shot della raccolta Imagining, ma l'ho trasformata in un episodio di questa raccolta che ho in mente da un po'. Il primo periodo del rapporto tra Rei e Yuichiro l'ho studiato soprattutto a livello di ricordi nell'altra mia fanfic, 'Verso l'alba', ma era da tempo che volevo scrivere ad esempio del primo appuntamento tra loro, quello avvenuto dopo l'episodio 2 di Interludio (ambientato il giorno dopo l'inizio della loro relazione, che descrivo ne 'L'indole del fuoco' e che si colloca intorno alla fine di Aprile del 96).

Se cerco di andare in ordine non la finisco più, quindi il prossimo episodio dovrebbe essere proprio quello del primo appuntamento.

Cambierò l'ordine dei capitoli in seguito.

Ricordate, una recensione è il mio più grande premio, qualunque cosa abbiate da dire sulla storia :)

ellephedre

   
 
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