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Autore: Kate_88    26/08/2011    2 recensioni
Harry Potter, il bambino sopravvissuto, il bambino che ha salvato il mondo, ma la sua anima dov'è? Ha chiesto lui quest'inizio? Tutti festeggiano nella Sala Grande eppure lui affronta il suo ultimo viaggio, tutto in discesa.
Questa storia si è classificata Sesta ad un concorso sul forum di EFP indetto da La N o i a Incombe con un punteggio di 49/55
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Buongiorno.
Prima di pubblicare questa One shot è doveroso dire qualche parolina.
Dopo aver conosciuto il forum di EFP mi sono imbattuta nei contest e trovandoli stimolanti, ho partecipato ad alcuni.
Il contest di La N o i a Incombe è il primo contest a cui ho partecipato, anche se i risultati sono arrivati dopo per una questione di scadenze. Leggendo tra i fandom che aveva proposto non c'era Sailor Moon (fandom sul quale scrivo attualmente) così trovando "Harry Potter" decisi che forse potevo tentare e che magari potevo tornare alle origini. 
Ho scritto questa Shot su Harry Potter, nonostante si noti lo stile arruginito specie su questo fandom, tant'è che ci ho pensato molto prima di pubblicare la storia poi però mi sono fatta coraggio e visto che sulla mia pagina ci sono storie peggiori, non potevo non mettere questa. 
È stata un pò modificata in alcuni punti per rendere il tutto più scorrevole, seguendo alcuni consigli, tuttavia spero che la storia vi piaccia un pò.
Se la leggete e vi va, ditemi cosa ne pensate, perché ovviamente sono sempre aperta ai pareri delle persone, siano essi positivi o meno.
Ritornando al contest, questa storia ha ottenuto un punteggio di 49/55 a causa di alcuni errori anche di grammatica (ç_ç) che spero di aver sistemato (non si sa perché ma qualcosa mi sfugge sempre <.<).
Spero vi piaccia. Buona lettura,



Kate.






 

Ad un Passo dal Cielo

 

 

 

Nessuno chiede di venire al mondo, succede e basta, però in quanti vorrebbero non essere mai nati?

Con l'aria fresca che mi scuote i capelli e gli occhiali che proteggono gli occhi, mi domando perché io sia nato.

Ogni essere umano, credente o meno, ad un passo dalla morte invoca il nome del Signore, chiede un piccolo posto nel Paradiso, in uno di quei cieli che Dante, il poeta Italiano, ha descritto nella sua Divina Commedia.

Ho sentito parlare di questo capolavoro, lo hanno acclamato in tutto il mondo, tuttavia credo che Dante sia solo un pazzo; avrà sognato tutto quanto oppure non era un semplice babbano, magari era un mago furbo come Allock che inventò quella storia vendendo milioni di copie. O forse no.

Nessuno vuole un posto all'inferno, d'altronde chi vorrebbe vivere in un mondo dove l'eternità apparirà ancora più lunga e terrificante?
Io No, eppure il Paradiso non l'ho mai chiesto.

Non ho neanche mai chiesto di venire al mondo, di essere predestinato a qualcosa che avrebbe inevitabilmente distrutto la mia anima.

Chi sono io? Sono Harry Potter, il bambino predestinato.

Predestinato, cosa significa realmente?

Nel mio mondo significa sacrificare la propria felicità per quella altrui.

Sono stanco. Esausto. Io questa vita non la voglio eppure nessuno se n'è mai accorto, hanno solo pensato a sacrificarmi come una bestia davanti ad un Dio per paura dell'Ira Divina.

In questo momento, mentre l'aria diventa più fresca, la notte si fa sempre più profonda e le voci si fanno più lontane, torno al mio passato, per gustare nuovamente i momenti che hanno fatto di me quello che sono oggi: un martire.

Cosa può fare un bambino di soli dodici mesi? Un anno.

Un bambino a quell'età ha messo i primi dentini, quelli che fanno piangere dalla mattina alla sera, quelli che dal dolore t'incitano a mordere di tutto nella speranza spuntino presto e ti concedano un po' di sollievo.

Ad un anno forse gattoni, ti arrampichi alle sbarre del lettino, piangi per ogni minima cosa, dormi, mangi, ti rifiuti di stare nel box e giochi con i pupazzi di gomma.

Ad un anno un bambino è un bambino.

Io ad un anno ero già un eroe e che eroe!

Se analizziamo realmente ciò che è successo, mia madre ha sacrificato se stessa per difendermi, dopo che mio padre era già stato ucciso da quel bastardo di Voldemort.

Se continuo ad analizzare la situazione mi domando: perché proprio io dovevo essere il predestinato?

Non potevo far parte di una di quelle famiglie fortunate, magari di quelle che erano riuscite a nascondersi e che erano uscite incolumi da quella prima guerra?

No. Io sono Harry Potter e devo far parte di una famiglia che non esiste più e devo avere una cicatrice sulla fronte, un marchio che fino alla morte ricorderà alla gente chi sono.

C'è chi dice che io sia fortunato, io non ci metterei la mano sul fuoco.

Da quel tragico e fortunato evento – per tutti è stato fortunato, io mi sono salvato – sono ovviamente successe altre cose, tanto per alimentare la mia voglia di vivere.

Vengo affidato ai Dursley, una famiglia davvero perbene, di quelle che viziano il figlio fino all'inverosimile e trattano quello di troppo come l'ultima ruota del carro, insomma la classica storia da film, dove stavolta il protagonista ero io.

I primi anni non so come mi trattavano, sinceramente non ho tutta questa voglia di scoprirlo, però non appena diventai un po' più autosufficiente – ad otto anni si è già grandi, giusto? - approfittarono della mia presenza per non chiamare una donna delle pulizie.

Se Harry stira, lava, prepara la cena, accoglie gli ospiti e sistema il giardino, che bisogno c'è di chiamare qualcuno che lo faccia al posto suo e pagarlo anche?

Basterebbe questo per spiegarsi per adesso sono qui e guardo il cielo sprezzante del pericolo.

Basterebbero questi due insignificanti episodi per non farsi domande ed osservarmi in silenzio mentre mi libero dell'unica cosa che realmente rende opprimente la mia esistenze, quella cosa che costringe la mia anima a qualcosa che non vuole nemmeno lei.

Mi domando se non sia io quello strano, perché Ron dice sempre che io sono fortunato.

Un po' mi dispiace per lui, perché con la sua famiglia ha avuto la sua piccola dose di disgrazie, come la morte di Fred, la ferita di George – forse lui ha avuto la ferita più grande, non ha perso solo un orecchio – e poi Bill con il volto sfigurato da quel Greyback.

Penso a George e mi domando come faccia lui a resistere con una ferita come quella, come faccia a vivere essendo solo una metà e non uno intero.

Inizia a piacermi questo vento che fresco solletica le mie ferite aperte. Brucia sulla pelle ma non importa, non m'importa più di nulla, perché se ripenso ai miei guai mi accorgo che tutto ha preso una piega diversa – una brutta piega – la notte dei miei undici anni.

Cosa mi spinge ad essere qui in questo momento?

Prima di rispondere in un modo diretto e preciso, mi prendo un po' di tempo per spiegare la strada che mi ha portato ad assaporare l'aria così fresca.

Ad undici anni, dopo che una miriade di piccioni hanno invaso casa, obbligandomi a trasferirmi con la mia famiglia in un posto sperduto in mezzo all'oceano, dopo che ho rinchiuso mio cugino nella gabbia di un serpente, arriva a casa mia Hagrid che come se niente fosse, mi dice che sono un mago e che devo andare ad Hogwarts.

Mi piaceva l'idea perché non sapevo cosa mi aspettasse realmente.

Io ero il bambino predestinato, la cicatrice sulla mia fronte mi aveva reso famoso, tutti mi conoscevano ed in silenzio Voldemort attendeva la mia comparsa, mi aspettava da undici anni.

Dopo anno di conoscenze, fatte tutte grazie al mio nome, mi ritrovai con Ron morente su una scacchiera ed Hermione che mi diceva che dovevo continuare, che ero io il predestinato e dopo avermi aiutato nelle pozioni, la strada per me sarebbe stata libera.

Parliamoci chiaramente: la maga brava è sempre stata lei, non io.

Il tranello del diavolo l'ha risolto lei così come la trappola delle pozioni, perché ho dovuto proseguire io?

Se andava lei, avrebbe sistemato tutto in cinque minuti mentre io avrei assistito Ron e invece no! Io ero il predestinato ed a guardare Voldemort/Raptus in faccia dovevo andarci io.

Grazie Hermione. Sei un'amica.

Questo è stato il mio primo anno ad Hogwarts. Davvero divertente.

Quest'aria mi piace sempre di più.

Inizio il mio secondo anno e che succede?

Un elfo domestico m'impedisce di tornare ad Hogwarts – forse dovevo dargli ragione – quasi io e Ron ci ammazziamo contro Platano picchiatore, vengo accusato di aver pietrificato mezza scuola, scopro che parlo il serpentese, quasi vengo divorato da un esercito di ragni giganti e per finire in bellezza trovo la camera dei segreti.

A dodici anni non si può essere già stanchi ed arrabbiati, ma io lo ero.

Ero arrabbiato perché per l'ennesima volta ero io ad aver trovato la soluzione ed ero stanco perché nuovamente toccava a me risolvere la situazione, anche se la sorella quasi morta era di Ron.

Il mio peggior difetto? La curiosità.

Potrei continuare in eterno ad elencare i miei guai ed i miei prodigi, ma c'è stato un momento in cui ho pensato che aver sofferto un po' aveva dato i suoi frutti: avevo scoperto che Sirius mi voleva bene e che non era malvagio. Lui era il mio padrino e l'idea di vivere con lui l'avevo assaporata sulla punta della lingua.

È stato un attimo, il tempo di assaporare la felicità e non m'interessava se dovevo sconfiggere draghi, salvare Ron nel lago od entrare in un labirinto. Per un attimo non m'interessò nemmeno del ritorno di Voldemort e dei sogni in cui s'intrufolava perchè durante il mio quinto anno, a Natale vidi Sirius e lui mi sorrideva.

Conobbi un po' il suo passato, assaporai con lui i momenti belli ed i momenti brutti però per Harry Potter, il ragazzo sopravvissuto, non poteva esserci pace e nonostante avessi lottato contro la Umbridge a scuola, Lui mi fece vedere quello che voleva ed io caddi in una trappola.

Io, proprio io.

Negli anni non mi sono mai perdonato quello sbaglio, quell'errore che portò la mia unica felicità alla morte.

Non ci possono essere sfoghi, pianti, urla e rumori a descrivere quello che accadeva dentro di me mentre distruggevo lo studio di Silente, mentre osservavo la mia vita cadere in pezzi un po' alla volta.

Ero un puzzle.

Qualcuno aveva deciso di ricompormi, nonostante l'ardua impresa, tuttavia quell'episodio mandò all'aria il duro lavoro e capii che per me non c'era più salvezza.

Presi una decisione, feci una promessa che sto mantenendo proprio ora, mentre l'aria si fa più forte e la pelle si muove più velocemente. Le ferite mi fanno male, i lividi vengono violentati dall'aria e gli occhiali premono contro il naso mentre chiudo gli occhi ed assaporo la libertà con un paio di lacrime che abbandonano il mio corpo.

Le lacrime se ne vanno, prima di loro però se ne sono andate altre persone, troppe per un cuore solo.

Mamma, Papà, Sirius, Silente, la mia intera famiglia.

Lui aveva deciso di colpire me indirettamente perché sapeva qual'era il mio punto debole, anche io però avevo scoperto il suo e così, nonostante la morte di Silente e il mio dolore che aumentava, decisi di affrontarlo per l'ultima volta.

Sarebbe morto lui perché l'avevo promesso a me stesso.

Avrei protetto le ultime persone che rimanevano al mio fianco, i miei ultimi affetti, ricordando in ogni gesto coloro che se n'erano andati dalla mia nascita per difendermi: Mamma, Papà, Sirius, Moody, Silente, Canon, Fred, Scrimgeour, Lupin, Tonks ed infine Piton.

Ho affidato il mio odio alla persona sbagliata e con la sua morte l'ho ritirato, portandolo nuovamente dentro di me.

Perchè sono stato così sciocco? Perché non ho capito quello che accadeva intorno a me?

Mi mancano tutti.

Gli occhiali mi lasciano e volano verso l'alto, trasportati lontano dal vento.

Vola via una parte di me: Hermione ed il suo Oculus Reparo.

Ti saluto Hermione perchè devo andarmene, staccare quel cordone ombelicale che mi teneva legato a te. Hai sempre dimostrato che l'intelligenza è importante e che tuttavia per un amico bisogna anche unire il cervello al cuore e seguire quell'impulso che parte dallo stomaco: l'Istinto.

Devo salutare te, Ron, perchè finalmente hai trovato la felicità accanto alla ragazza che ami, alla donna che spero sposerai. Spero tanto che non chiamerai Harry tuo figlio, è un nome che porta sfortuna. Sei stato il mio migliore amico ma devo salutarti perchè anche io voglio un po' di felicità e se accanto a te ho trovato un po' di sollievo, so che la mia presenza è solo il motivo delle tue sofferenze.

Ginny, mentre prendo velocità e la Torre d'Astronomia s'allontana, mentre cerco di rivivere l'ultimo attimo di Silente, anche se io sono cosciente a differenza sua, ti penso.

Penso ai momenti che avremo potuto vivere insieme, agli attimi belli ed ai litigi che avremo avuto anche su quelle piccolezze, come magari decidere se mettere o meno i cuscini sulle sedie, se regalare un nuovo servizio di piatti o dei semplici porta posate a tua madre per Natale oppure quei piccoli battibecchi classici delle coppie d'innamorati.

Avrei voluto renderti felice e pensandoti ero quasi tentato a non mantenere quella famosa promessa, poi però mi sono guardato allo specchio, in uno dei tanti specchi, quei riflessi che ho visto mentre camminavo nel castello prima di salire sulla Torre.

Tu a festeggiare, io a meditare.

Ho visto il mio riflesso, la mia cicatrice, le tante ferite, poi ho osservato la mia bacchetta: un'arma, una salvezza.

Accanto a me non c'è la felicità, solo una lotta continua, così dopo aver pensato per bene, riflettuto sulla mia condizione, ho mosso i passi con più decisione verso la Torre d'Astronomia, verso la mia fine ed il tuo inizio.

Ti amo Ginny e posso renderti felice solo se me ne vado in punta di piedi, uscendo dalla tua vita silenziosamente mentre festeggi per la fine questa seconda guerra magica.

Il terreno s'avvicina.

Lo vedo nitido anche senza occhiali.

Mi sento leggero e la felicità la vedo nitida, ora però ho anche un po' paura.

Farà male lo schianto?

Io penso di si perché l'aria la sento sulla pelle e le ferite mi fanno ancora più male.

È incredibile che poco dopo il mio nemico, io raggiunga forse il Paradiso.

Chissà se me lo merito o se finirò in un secondo Inferno, o forse merito il Purgatorio per scontare la pena di questo suicidio, per pentirmi dell'aver dubitato per anni di Piton.

Perché ho dubitato di lui?

Quanto sono stato sciocco a non aver visto quanto quell'uomo mi abbia aiutato, protetto e salvato in tutti questi anni. Se avessi mai avuto un figlio l'avrei chiamato come lui, Severus.

Quanto manca alla fine? Se sopravvivo cosa mi chiederanno?

Potrebbero chiedermi il motivo, ma sarebbe una domanda futile perchè dopo una lunga battaglia, come possono chiedermi il motivo della mia tentata morte?

Dopo anni di battaglie, sofferenze, perdite e colpi ricevuti indirettamente, come potrebbero chiedermi il motivo?

Forse si limiterebbero a piangere e Molly mi stringerebbe la mano.

Sta perdendo un altro figlio: me.

Sono crudele con lei perché so quanto mi vuole bene ma la paura di farla soffrire nel tempo è troppo forte ed io voglio solo farla stare bene.

È egoistico, lo so, però io avrei voluto con me la mia vera mamma, quella donna che con fatica m'ha messo al mondo e che con sacrificio mi ha salvato la vita. Sto gettando al vento il suo sacrificio, ne sono consapevole ma ora è troppo tardi per ripensarci e come un bambino corro verso mia madre, sperando d'incontrarla e passare con lei l'eternità, coccolato anche da Papà, giocando a Baseball il pomeriggio o concedendoci qualche tiro al canestro nel tempo libero.

Spero di avere una famiglia normale.

Smetto di pensare ed apro gli occhi.

Davanti a me c'è lei, bella e fatta di luce con i capelli rossicci e gli occhi premurosi, affiancata da quell'uomo che tentò di salvarla, che l'amava con tutto il cuore da anni.

La mia mamma ed il mio papà.

Come sono belli avvolti da quella luce bianca che sembra avvolgere anche me.

Non siamo soli.

Eccoli lì, tutti insieme coloro per cui ho pianto, coloro che volevo al mio fianco e che in questo momento provocano delle fitte all'altezza del cuore.

Fred sorride ma non sono stupito perché da lui non mi sarei mai aspettato un'espressione diversa.

Silente mi rimprovera con lo sguardo come fanno in questo momento i miei genitori, Piton, Sirius, Lupin e Tonks.

Vi ho delusi, lo so.

Glielo dico con gli occhi e mia madre mi risponde di no, che non sono una delusione, che ho salvato il mondo e che semplicemente ho sofferto troppo per essere un ragazzo di soli diciotto anni.

Mi abbraccia ed io torno a vivere.

Mi stringono tutti e forse piango, non so se le lacrime escono davvero.

Sono felice ma in tutta questa felicità vedo dei volti tristi: mi hanno trovato e Molly piange consolata dalla McGranitt che con un braccio fa segno a Madama Chips di coprirmi con un telo.

Vedo Ron che stringe Hermione in lacrime.

Non vedo ancora Ginny. È l'ultima ad arrivare e tutti si voltano ad osservarla.

È bella anche coperta dalle ferite, anche se ha lottato duramente e forse necessita di una doccia.

Hermione la guarda e piange.

Ron è spaventato.

Prima Fred, ora io. So che lei avrà paura, che reagirà male, che forse piangerà e che starà male con il cuore a pezzi ma so anche che un giorno capirà che ora sono felice.

Ho visto il mio corpo in una pozza di sangue ed ho visto l'espressione della Mia Rossa quando ha visto il telo avvicinarsi per coprirmi.

L'ho vista crollare con il peso su di me, l'ho vista piangere fino allo stremo, l'ho vista posarmi un bacio sulle labbra e dirmi arrivederci.

Hanno pianto tutti per me.

Hanno costruito una bara candida, recuperato i miei occhiali e la mia bacchetta, poi hanno messo alcuni effetti personali all'interno, come il mio mantello e la mia scopa per giocare a Quidditch.

Ginny anche ha gettato qualcosa: una foto.

Io e lei che abbiamo sorriso anche durante la seconda guerra magica.

Mi mancherà ma in silenzio veglierò sempre su di lei, osservandola da lontano sperando che torni a sorridere.

Hanno chiuso la mia bara, hanno pianto ancora una volta e hanno svolto la funzione funebre augurandomi la pace.

Devo ringraziarli per questo augurio: adesso posso afferrare la mano dei miei genitori, camminare al fianco dei miei amici, sorridere con Sirius e scherzare con Fred scappando dagli scatti di Canon.

Oltre la Torre d'Astronomia è iniziata la mia nuova vita.

   
 
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