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Autore: Espero    26/04/2006    1 recensioni
Per la prima volta riutilizzo un personaggio.. un buon vecchio personaggio: Yumiko Shiratori.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Il mio nome è Yumiko Shiratori

Il mio nome è Yumiko Shiratori o Melpomene. Il suo non so, però l’amavo.

Ero innamorata di lei e ancora l' amo. Carezzo le sue vecchie foto. Bagno di lacrime queste ultime ore della giornata, pensando a lei mentre fendo il petto della terra scavando la sua tomba.

Ora la cercano ma io l’ho rubata. Ho rubato la sua ombra, ho rubato il suo corpo e il suo sorriso per poterla avere sempre con me. Il suo corpo.

Ora è freddo, finalmente però

posso carezzarla e posso riposare con lei.

Abbiamo passato una bella giornata amore?

Il suo vestito bianco di strani cuori rossi, le dona fascino e malia.

Le sue labbra rosee sono rilassate.

Sembra felice.

Prendo la sua mano e me la passo tra i capelli e piango. La bacio sulla bocca dolcemente e le sfioro il ventre. Sorrido.

In queste ore abbiamo trascorso momenti dolci. Abbiamo fatto l’amore, abbiamo riso di noi e pianto.

Ora però la sua ombra va sfumando e non voglio vederla perdere il suo stupore. Si. Guardandola provo lo stupore del bimbo che dopo lo spavento della la tempesta vede sorridere, per la prima volta, l’arcobaleno.

I suoi capelli sono blu violaceo, i suoi occhi verdi e le sue gote pallide come una luna nuova.

Mio Dio quanto ti amo.

Debole scavo ancora. Non voglio che la trovino. Voglio che lei, la sua ombra, giaccia nel mio intimo, sotto la grande quercia di questo sentiero. Voglio che i viandanti passando sentano il suo odore nell’aria e piangano con me.

Solo io saprò che lei, lì riposa. La bacio un’ultima volta mentre la lascio scivolare, avvolta in una coperta candida, nel sacro buio della terra. Passai la giornata sulla sua tomba sfogliando i suoi pensieri e odorando il suo profumo.

La sera un viandante passò di lì e mi vide.

E tu cosa ci fai qui tutta sola?

Faccio la guardia alla mia ombra. Controllo che nessuno disturbi il riposo.

Riposa un tuo caro sepolto da qualche parte?

No parlare così di lei pezzente. Lei era un angelo ed era la mia amante. Tu zotico, figlio di Talia, vattene.

Le solite puttanelle lesbiche. Mi date il voltastomaco. Sono felice che tu soffra e ancor di più godo nel saper che i vermi ora stanno divorando gli occhi spenti della tua squallida Saffo.

L’immagine penetrò nei miei pensieri come la pesante vanga facilmente si fa strada nel cranio e con le unghie sanguinanti e spezzate scavai senza tregua. Trovai la sua sindone e trovai lei. Vermi. Formiche. Grossi millepiedi. Iniziai a vomitare e il freddo mi prese il cuore. L’avevo persa? Non potevo portarla con me?

Volevo mangiare la sua anima, volevo fare mia la sua ombra. Volevo sentirla per l’ultima volta dentro di me e sentirci unite. La morsi ad un braccio. Poi morsi la sua spalle e poi i suoi seni e la sua guancia e i suoi piedi. Ero vissuta d’amore e non di cibo. Dopo i primi morsi amore e fame si convogliarono in una morbosa carneficina e ne inghiottii il cuore e il cervello e il fegato e le ovaie e la lngua. Per ore trangugiai la sua anima e gustai il freddo nettare del suo cuore.

Di nuovo il tramonto. Di nuovo sola. Mi asciugai le mani nel bianco telo che ora non ospitava che ossa rosicchiate e denti. Presi tra le mani i suoi verdi iridi luccicanti come opali. Li baciai e li misi in tasca.

Gli occhi sono lo specchio dell’anima. Ora il tuo corpo è dentro di me e la sua anima vicino alla mia. Per la prima volta amavo e per la prima volta mi sentivo contraccambiata. Carica di due anime ormai indissolubili e due ombre indistingubili camminai per il bosco al tramonto della giornata più bella della mia vita.

  
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